Racconti Erotici > incesto > Edoardo e il fazzoletto della baronessa madre
incesto

Edoardo e il fazzoletto della baronessa madre


di sexitraumer
05.02.2020    |    2.898    |    0 9.7
"Credete forse che noi non abbiamo uno spadino d’argento per v…vo…vvoi ? E…e…spflut…a…a…c…co…cosa vi servi…re…bbe?” “Per vender cara la pelle padre, se degli..."
Il mondo di Toraldo e Olivina, Terra d’Otranto XVI secolo
La castellana, la graziosissima baronessa, quel tardo pomeriggio non riusciva a togliersi un prurito mentale repentino, dovuto all’iperattività sessuale dell’ormai non più piccolo Edoardo. Un imprevisto bello e buono: dento di sé era convinta che l’avrebbe saputo controllare, dato che in passato da più piccolo, aveva tentato qualche approccio, ottenendo però molto poco, e certo nessuna congiunzione o eiaculazione sul corpo della fine, graziosa, bionda madre. Il giovane erede del casato, benché già soddisfatto più volte da più di una paio di lavoranti, e da un numero imprecisato di schiave abituate a concedere comunque i loro pertugi all’ordine del padrone, si era comportato come un maleducato di bassa lega, di quelli che una donna avrebbe potuto incontrare solo in un postribolo. Dopo la santa messa, tornato a casa evidentemente turbato da qualcosa, forse dall’omelia del prete, accortosi che la propria madre era rimasta sola nella sua stanza, l’aveva raggiunta di gran carriera, come se avesse avuto fretta di dirle chissà cosa…eh già! Proprio la madre che un certo giorno Edoardo dovette trovare chissà perché attraente, più del solito, nonché appetibile sessualmente visto che era comunque una bella donna, con un proprio marito, e un amante undici anni più giovane di lei, Luigino Dresser, suo conterraneo veneto. La sua personale relazione sessuale col gentil parente l’aveva sempre appagata, nonostante qualche recente scappatella sporadica con qualche coppia, una delle quali lesbica; tuttavia c’erano periodi in cui il suo amante doveva tenersi rispettosamente lontano, onde non dar adito a sospetti, e indizi ogni giorno in verità più solidi; la servitù quel tardo mattino era stata per lo più impegnata altrove essendoci il pranzo e la tavola da preparare di lì ad un’ora. Raggiunta la nobile madre nella sua stanza, chiusa la porta dietro di sé, la madre attese, prestando orecchio, che il figlio le dicesse perché era sopraggiunto così all’improvviso…doveva aver temuto di un nuovo malore di suo marito più anziano di lei; per qualche istante Edoardo aveva finto d’iniziare a raccogliere le parole per esporre le ragioni di quell’incontro, ma all’improvviso aveva messo le mani tra le cosce della madre sollevando il lembo della gonna sotto l’ampia, ma neanche tanto, veste da casa, e le aveva toccato, spremendogliela bene, la vulva, masturbandogliela mentre le fissava gli occhi materni in cerca di un’approvazione. La signora baronessa, sfogati un paio di sospiri dovuti ai sapienti nonché inaspettati tocchi del figlio alla sua fica, dapprima si era fatta una piccola risata, inducendo il figlio a credere d’aver gradito… poi qualche istante dopo, cambiando espressione nel volto, allontanatagli la mano, gli aveva mollato un fortissimo man rovescio, invitandolo muta, con uno sguardo vitreo, a lasciare la stanza. Il figlio, che non se l’aspettava, aveva ancora finto di portarsi la mano dove la madre aveva colpito, ma si protese nuovamente verso di lei, baciandola, e leccandola sul collo, fino a finire dietro l’orecchio, dove la nobil dama era piuttosto sensibile. La baronessa, di norma esperta libertina, a quel punto aveva deciso sul momento di tenersi il più rispettoso corteggiamento labbiale (e linguale) del figlio, ma quando egli staccò le labbra, la bionda donna gli indicò la porta…
“…m…madre, cosa vi prende ?!”
La madre non cambiò espressione, mantenendo lo sguardo ostile, data la faccia tosta del figlio…
“Allora è vero che preferite mio cugino Luigino!”
La madre fissandolo negli occhi ostile per la nomina appena fatta lo spinse fuori senza rivolgergli la parola…
“Dovrò informare il padre mio! La vostra tresca è di qu…que…quelle intonterabili…”
La castellana aveva capito che il figlio voleva dire intollerabili, ed era anche abbastanza certa che non avrebbe informato il marito, il quale forse già sapeva, e certo non avrebbe amato avere certe conferme; in fondo la propria moglie col sesso coniugale ci sapeva fare, e parecchio…
Si recò a pranzo, salutando garbatamente dapprima il marito, formale capo famiglia e capo casata con un inchino, aspettando o fingendo d’aspettare che il marito le desse il permesso di sedersi a tavola anche lei all’altro capo del tavolo rettangolare; rimanendo seria non rivolse la parola ad alcuno dei figli ormai capaci di prender posto educatamente e senza far rumore come era stato loro insegnato. Rimase muta anche con le serve alle quali diede ordini a cenni, conoscendo già il menù a base di minestra e carne arrosto; Edoardo cercava lo sguardo della madre, che a sua volta lo evitava a bella posta. Tutti avrebbero capito che la castellana ce l’aveva col figlio. Alessandra e Federica ormai due stupende donnine in fiore, come lo era stata lei alla loro età, quando iniziò una personalissima relazione col nipote Luigino, non ottennero, né chiesero i motivi dell’alterazione pur evidente della madre. Edoardo provò a rivolgere la parola a sua sorella Federica di fronte a lui…
“Dite Federica, da quanto tempo non vedete il cugino Luigi ?”
“Saranno due mesi…perché me lo chiedete Edoardo ?”
“Così…avevo come l’impressione che il cugino veneto fosse qualcosa di più di un parente…un caro caro amico…piuttosto caro, sì. Caro a qualcuno… qui!”
“Ma cos’intendete dire Edoardo?! Qualcosa non va? Avete litigato col cugino, forse?”
“L’ultima volta che è stato qui da noi, con me fu taciturno; io comunque lo vidi cogli amici miei aggirarsi sospettoso per il borgo, fino a quando non si fermò presso la bottega di un mastro fonditore, un tal mastro Monaco…entrato nella bottega consegnò uno spadino d’argento, che mi sarebbe piaciuto possedere per me medesimo, al mastro e si offrì di pagarlo acciocché il mastro lo fondesse…”
“…e allora?”
“Come, allora?! Invero seppi da uno degli amici, che avea fatto apprendistato con quel mastro, che il cugino Luigino ci teneva che il mastro lo fondesse prestamente, perché a sentir lui istesso quello spadino era gravato d’una maledizione, d’un fatto dello secolo trascorso…secondo me il cugino del nord potrebbe aver ucciso qualcheduno ed ambiva a liberarsi dell’arma…magari che ne possiam sapere? E se fosse ricercato?...era taciturno la volta l’ultima ch’era stato con noi !”
Per la castellana, madre di Edoardo, la misura era colma, e si decise ad aprire bocca con la voce imperiosa…
“Edoardo ! Vi ordino di smetterla d’infamare vostro cugino!...e d’annoiare la sorella vostra con le sciocchezze che siete degno di condividere con le vostra penosa comitiva! Li amici, li vostri, son per lo più figli di poveri popolani che v’invidiano, e mirano a dividervi dalli parenti vostri li prossimi…possibile che non lo comprendete? Ho qualche dubbio che possiate realmente essere lo barone erede, sapete!”
“Quello spadino lo avrei voluto per me! Disposto ero anche a pagarlo!”
Federica gli chiese maliziosa:
“…ma volete imprendere il mestiere dell’armi?”
“Oh, no. Era un bellissimo spadino da passeggio tutto in argento. Con quello al fianco alcun villico o popolano oserebbe d’importunarmi!”
L’altra sorella Alessandra intervenne a sua volta:
“Edoardo! Da quel che noi si vede qui siete pieno d’amicizie, comprese quelli delli cenciosi, che quivi messer Vezio non farebbe entrare, se non fossero al vostro seguito! Ma son tutti leccapiedi, che sanno che siete ricco, e che insieme a voi può capitar di mangiar bene…”
“Alessandra! E se incontrassi dei rapitori saraceni che infestan le campagne dei dintorni come potrei difendermi senza uno spadino adeguato alla figura mia?!”
“...ma se non v’accorgete manco di quanto sporcate li vestimenti da passeggio, perché vorreste uno spadino? Per far forse capire alli aggressori vostri che siete disposto alla pugna colli pugnali e coltelli e similia?”
Federica ritornò caustica:
“Se restate al castello senza andar a spiar le coppiette colli amici vostri, niuno potrebbe mai rapirvi! Vero, madre ?”
La signora a malapena sorrise alla figlia. A quel punto il silente padre, il signor barone intervenne:
“Edoardo!...cre…cred…spflut…cough!..credete forse che noi non abbiamo uno spadino d’argento per v…vo…vvoi ? E…e…spflut…a…a…c…co…cosa vi servi…re…bbe?”
“Per vender cara la pelle padre, se degli homini cattivi, pensassero d’aggredirmi!”
Federica suggerì:
“Ma Edoardo, se vi piace l’arte militare, chiedete un comando! Passate le giornate vostre a imparare l’arte militare con uno degli ufficiali di nostro padre, o della gendarmeria…certo dovreste abbandonare la plebaglia con cui siete uso passar la giornata dopo i precetti del maestro, e il catechismo; siete un erede del barone, prima o poi dovrete imparare l’arte di spada e bombarde, meglio prima! Mettete la divisa! Alle donne la divisa piace assai. Perché vi servirà poi… per difender la famiglia vostra tutta.”
“Voi, dite Federica…?”
All’altro capo del tavolo sedeva il signor barone che riusciva ancora a mangiare da solo, nonostante la sua mobilità fosse ormai compromessa da un recente ictus, dal quale si era straordinariamente risvegliato; il signor barone ormai non era più autonomo da un paio di anni: compromesse erano rimaste la parola fluente ed il movimento, ma non il comprendonio, perfettamente in grado di osservare e capire. Da sveglio manteneva una sua dignità, cercando di stare ritto sulla schiena, ma anche le palpebre sembrava che non sempre riuscisse a governarle, e i muscoli della bocca non si muovevano correttamente. Ovviamente aveva bisogno dei servi per vestirsi, e per andare al bagno, dei badanti per muoversi, e di cameriere…in questo non era certo meglio della sua libertina moglie…eh sì che le donnine addette alle sue camere ricevevano un trattamento nutritivo di migliore qualità a cura della castellana, e del suo capo di stato maggiore il tuttofare messer Vezio, se lasciavano che il barone le molestasse come meglio credeva: dai tocchi intimi ad ogni occasione, a quelli infantili (spesso un dito al culo) mentre facevano il letto, ad improvvise richieste a gesti di brevi bocchini, e leccatine di fica, di quella giovane delle lavoranti, e delle schiave…
Il padre e barone intervenne:
“Vor…vorr…spluf…fl..reste ‘ntrar nella gendar…mer..ia, Edoardo? A…av…avete l’età giusta! Posso farvi…in…inqua…inquadrar domani stesso…se…se volete!”
“Ambisco a starvi vicino padre…volevo quello spadino solo per decoro delli vestimenti miei…”
“…a…al…lora no…non volete entrar nel nostro …sercito!”
“No, padre…non ora!”
“Lo spadino è u…un’ar..ma! Se pr..prom…ett…ete…che non vi cercherete guai, ve ne faremo av…ere…un…o…in set…ti…mana! Forse do…do…mani stesso,,,”
“Marito ! Vorrei ricordarvi di non soddisfare per forza ogni richiesta del nostro erede maschio! Lo stesso Luigino ebbe a dirmi tempo fa di non esser uomo d’arme, e lo spadino d’argento, che comunque gli piaceva poco o punto, avrebbe voluto venderlo ad un albergatore poiché era rimasto a corto di danaro in Otranto, dove mandammo messer Vezio a prenderlo…”
“Cara voi…spflult…cough…cough… intendo li problemi di Edoardo! Sta mettendo su li peli sul viso suo, e le palle parlano per lui! Mandatelo con messer …ezio a scegliersi uno spadino da passeggio…colla promessa ch…che s’asterrà da risse e pugne, anca se si trattasse di difender li amici sui plebei! Sarete homo pacifico, e vi terr…re..te lontano dalle violenze pubbliche, ma…nco siccome spet…tat…ore…spluflutch…”
Poi rivolgendosi solamente al figlio…
“Avete il permesso mio, Edoa…cough…rdo! Il mio permesso contro la parola…vostra!”
“Grazie padre, ma or che ci penso, di ben altra spada esperto era il cugino nostro!”
“Cough…cough!...ahchhhh…cough…sfutch….ahi…cough!”
L’anziano barone tossiva a scatti…qualcosa poteva essergli andato per traverso, al punto che la madre di Edoardo disse con un tono severo ed imperativo…
“Finitela Edoardo! Vi ordiniamo di ritirarvi nella vostra stanza, e lì rimarrete fino a quando non verrete chiamato!”
“Ho appuntamento al borgo, madre!”
“Resterete nella vostra stanza! Questo vi abbiamo ordinato! ...andate ora!”
…poi si diresse verso il marito che sembrava stesse barcollando sulla sedia; nel frattempo stava accorrendo anche la servitù…alla quale diede disposizioni circa il marito, che essendosi ingozzato, e avendo bevuto era caduto nel sonno…o forse aveva tossito apposta per interrompere i pettegolezzi del figlio, ben informato a quanto pareva, delle prestazioni di suo cugino in quel momento altrove.
Al borgo però le voci sul libertinaggio della castellana erano comunque arrivate, e le uniche persone a sapere delle libertà sessuali della nobildonna erano messer Vezio discreta guardia del corpo, nonché fido depositario dei segreti della baronessa, il prete della chiesa madre del borgo, suo frequente confessore, e probabilmente qualche servetta dalla vista lunga quanto la lingua; adesso però la castellana doveva aggiungere a quest’elenco suo figlio Edoardo…il fenomeno delle serve dalla vista (e lingua) lunga l’aveva spinta, invero tardivamente, a cambiare un po’ alla volta quasi tutta la servitù, e a trovare una cameriera personale come ad esempio la signorina Titti, donna giovane, non proprio bella, ma col carattere nello sguardo; qualità quest’ultima l’aveva colpita. La signorina Titti di circa ventisei anni, era nata muta per una malformazione alle corde vocali, e quindi sarebbe stata molto meno in grado di riferire, dato che come molte donne umili della sua epoca era probabilmente analfabeta, il che escludeva che potesse scrivere, tanto meno dettare. Essendo addetta alla signora baronessa, il marito barone non la molestava, ed un paio di tentativi di strusciare il cazzo eretto tra le natiche, dopo averle sollevato la gonna, da parte di Edoardo, si erano conclusi con un paio di calci da cavalla da parte della serva Titti, umile e pronta ad assumersi anche la punizione per i calci inferti, ma non puttana come donna Ester, che a suo tempo aveva concesso una sodomia animalesca in un salone ad Edoardo dodicenne…Titti da parte sua era stata per un periodo segretamente innamorata del gendarme alabardiere Barnabito giovane mulatto figlio d’una schiava nera e di un contadino dei luoghi, che però non era di servizio al castello. Lo incontrava un’oretta dopo la messa, e con lui non era andata oltre un ingenuo sverginamento da parte dell’irresponsabile alabardiere, che poi aveva preferito abbandonarla senza impegnarsi, e previa offerta una somma di una quarantina di scudi, che Titti comunque aveva accettato, era riuscito a liberarsi, e sposare una donna decisamente più vecchia di lui di dieci anni, con le tette più grandi di quelle della povera Titti. La quale, preso servizio, chiese alla castellana, tramite un servo della gleba che la capiva facendo da interprete, di essere protetta dalle molestie sessuali del giovane Edoardo, delle quali aveva in qualche modo sentito parlare. La castellana le aveva accordato la sua protezione in cambio di obbedienza assoluta e discrezione. Durante il pranzo la baronessa si era domandata se non aveva concesso troppe libertà al figlio maschio erede; la sua mente andava al suo Edoardo post pubere, e ormai ometto, e più aveva evitato di guardarlo, e più era probabile che avesse pensato a lui, e al suo comportamento, avvertendo imbarazzo e contrazioni al basso ventre, alternate con pruriti al sesso, che sentiva bagnarsi ad ogni sospiro di rassegnazione. Fino a quel giorno da buona madre nel complesso s’era assicurata che non mettesse gli occhi sulle sorelle, e all’improvviso pensò che come aveva provato a molestare lei, la madre, altrettanto poteva fare con le sorelle dalle forme (e carni) piuttosto appetibili… La signora castellana ovviamente dormiva col marito solo una volta che questi fosse nel mondo dei sogni, e si preoccupava di dargli del sesso solo al risveglio, stando lei di sopra, e movendosi con maestria, per poi stargli accanto un paio d’orette dopo il pranzo, finché non riprendeva sonno nuovamente. Quel giorno verso il tramonto, riacquistata una certa padronanza di sé, dopo lo choc di divertimento e imbarazzo della pesante ed inaspettata molestia dell’erede, mandò a chiamare il figlio Edoardo “in castigo”, poi ordinò alla serva addetta a lei in esclusiva, la signorina Titti, di raggiungere messer Vezio, e di tenersi a disposizione…
“…accompagnerete messer Vezio dal cerusico del borgo per ritirare delli medicamenti già ordinati…eccovi sei ducati! Se vi daranno resto potrete tenervelo! …andate, e mettete il nastro lilla sulla porta, mi raccomando!”
La signorina Titti prese il denaro, ed annuì, e dopo un rapido inchino di prammatica se ne andò. Uscita dalla stanza chiuse la porta, e mise sulla maniglia il nastro lilla con un semplice ed evidente nodo; nel linguaggio muto della Baronessa voleva dire: -“se entrerete per un motivo diverso dal pericolo di vita per la mia persona, anzi - la nostra persona ! - specificava la castellana col suo amato plurale maiestatis, o per quella del marito nostro, o delli figli, vi prenderete da venti a trenta nerbate alle natiche ed alla schiena, coll’obbligazione di contare voi istessi ad alta voce, senza perdere lo conto, o si sarebbe ricominciato. E naturalmente qualunque cosa aveste visto, sotto pena d’impiccagione per lo delatore e lo ascoltatore, lo terrete per voi istessi senza confidarlo ad altri !” - aveva specificato la castellana alla servitù tutta, in presenza di messer Vezio, e dell’avvocato della baronal famiglia Lodovico Sanfedele…quindi bastava che in corridoio vedessero il nastro lilla sulla porta, e nessuno si sarebbe dovuto avvicinare alla stanza, e per certezza, era meglio tenersi fuori anche dal corridoio… La stanzona privata della castellana doveva restare tale. Cinque metri per sette con una volta gotica, molto ariosa, e ammobiliata all’insegna della praticità più che del lusso. Mentre aspettava il figlio Edoardo, adolescente viziato, aveva sentito il bisogno di toccarsi, ma lo aveva represso. Il demone dell’incesto ormai era in lei dalla giornata di sesso lubrico con i fratelli Fiorinella e Rodolfo...non appena il figlio la raggiunse, gli chiese brusca fingendo d’aver mantenuto l’alterazione:
“Havvi lo nastro lilla sulla maniglia fuori?”
“Sì...madre.”
“Chiudete la porta allora! A chiave!”
Edoardo diede due giri di chiave; Il figlio sapeva che la madre stava per dirgli qualcosa, per il suo comportamento a pranzo; intanto la madre pensò di chiedergli ferma e tranquilla:

“Come mai ce l’avete tanto con Luigino? Vi recò mai offesa?”
“Sì…”
“E cosa vi fece?”
“Si è sempre rifiutato di dirmi perché volesse liberarsi dello spadino d’argento! Secondo me dovette commetterci omicidio!”
“Luigino è incapace di dar la morte a chiunque…piuttosto offre sé medesimo!”
“Come lo difendete, madre!”
“Vi dico solo come stanno le cose, Edoardo!”
“Il buon vino, madre, scioglie bene la lingua! E vi dico che io e il cugino Luigi ci siam ubriacati bene e Luigino ebbe a dirmi, anche se da ubriacato, d’esser vostro amante da quando aveva li undici anni, che una notte eravate ospite gradita alla magione sua…”
La castellana madre, ostentando disinvoltura, smontò con fluenza e tranquillità di toni le rivelazioni di suo figlio Edoardo su Luigino a sua volta rivelatore...
“Edoardo! Era la favella d’un ubriacato finita all’orecchio d’un altro ubriacato…voi! E le parole di due ubriachi non valgono lo costo del tappo della bottiglia!”
“Madre! Io volevo con il vino sapere della storia dello spadino! Mai gli chiesi cos’era per voi! Però, dandoci ubriacatura reciproca, mi disse lui stesso che voi di ritorno da Otranto gli avevate detto che non era uomo d’arme! E che ben altra spada sapea adoprare!...e quando gli chiesi di quale spada fosse esperto, ebbe ad indicarmi il cazzo!”
La madre di Edoardo mantenne un perfetto autocontrollo senza tradire alcun imbarazzo per la rivelazione del figlio...
“Vi ripeto figlio mio, la conversazione di due ubriaconi non vale nulla!”
“Al borgo li amici dicono che voi un amante ce l’avete!”
“Queste son le malelingue dello borgo! Non dovreste credere a tutto quello che li amici vostri vi dicono. In massima parte trattasi di persone invidiose delle ricchezze vostre, che gli piace di mettervi in imbarazzo colli rispettabili parenti vostri, per rivalsa, come già vi è stato detto a pranzo. Invece ci è stato riferito che da qualche tempo, di notte usate spiare vostra sorella Federica…cosa vi piace di lei, al punto da dormir poco la notte?”
“Li tocchi ch’iusa fare sé istessa, tra le cosce sue…”
“Et avvoi cosa importerebbe? Perché ?...insomma voi non vi toccate?”
“Non saprei madre, ma io son contento che si tocchi, solo che Federica non usa confessarsi per essersi toccata, come invece dovrei farlo io se mi facessi troppe manovelle!”
“Come sapete che non si confessa?”
“Gliel’ho chiesto! Me l’habe detto. E allora perché dovrei farlo io?”
“Edoardo! Ormai siete grande, e non vi nascondo che sarete presto il prossimo barone, dato che vostro padre secondo me, dopo l’ictus, ad altri cinque anni non arriva…ma voi vedo che non avete compreso la situazione reale: dorme poco e s’affatica molto! Sono pessimista, per quanto io lo ami, credetemi! Sono altri li problemi che dovrebbero occuparvi! Ad ogni modo, se lo gradite, vi dispensiamo dall’andare a messa le domeniche tutte. Ma restiam convinte che la messa e la confessione siano meglio della plebaglia! Quanto alla confession dal prete, d’ora in poi ci andrete due volte in un mese, e non quattro come adesso! Ma almeno dovreste peccar di meno!”
“Grazie madre!”
“Di nulla Edoardo! Ora dovrete fare voi qualcosa per noi…in totale discrezione!”
“Cosa, madre?”
“Non vi dispiace se tiro le tende ?! Invero lo Sole sta per tramontare, e dieci candele dovrebbero abbastare, non trovate?!”
Si riferiva al candelabro e al lampadario. Edoardo, abituato a non contraddire la madre, non oppose obiezione alcuna, e la stanza perdette più della metà della sua luminosità, rimanendo giallo rossastra, nonostante il bianco del tufo della Terra d’Otranto delle pareti. La signora baronessa andò verso il figlio, e voltatasi, gli chiese il suo aiuto con i bottoni, e i lacci della veste posteriormente.
“Compiacetevi d’aiutar vostra madre! In questo momento non vogliam la presenza delle serve! Su, Edoardo!”
“Ma per queste cose c’è la Titti ! Dove sta ?”
“Titti è impegnata altrove! E vi ricordo che non oserete recarle molestia, o richieste di sesso, intesi?!”
“Uhmmmm…certo madre…ecco!”
“Tanto, ce la siamo scelta poco bella apposta!”
Dopo che il figlio ebbe sciolto i fiocchi, e tolto i bottoni dalle asole, la veste cadde a terra, lasciando la madre completamente nuda. Non era più così giovane come quando aveva iniziato a trescar col nipote Luigino; adesso i suoi tre figli erano diventati grandicelli, ed in età di nozze quasi tutti. Solo che Edoardo stava bene come era sempre stato: viziato, nonché gentil molestatore delle servette piacenti, anche se quarantenni come ora la madre la cui bellezza il figlio doveva aver mitizzato. Ora però il mito era diventato materiale: c’era della carne che emanava l’odore degli abiti puliti, c’era una pelle con del rossore qua e là a seconda di dove l’abito stringeva. Il figlio non poté non guardare il corpo rimasto snello della madre. La sua schiena era ancora gradevole, dai lineamenti dolci come quelli d’una ninfetta; i fianchi presentavano inevitabilmente dei cuscini, e le natiche, piccole ma ben tornite, tendevano ormai verso il basso, inesorabilmente…le intravide il roseo seno le cui mammelle stavano ancora abbastanza su. Le odorò i capelli biondi che amava portare non troppo lunghi affinché s’intonassero geometricamente con la cuffietta bianca. La castellana fece cenno al figlio di seguirla verso il candeliere da cinque sul mobile al lato verso la porta. La donna, si rivoltò parandosi davanti a lui, senza coprirsi il biondo sesso dal pelo un po’ arruffato dal nervosismo della padrona, ed esordì:
“I vostri giovanissimi occhi vedono bene! Compiacetevi di guardar bene la nostra vulva…e diteci cosa vedete!...avanti! Guardatela, senza baciarla, tantomeno leccarla, guardatela bene! Stamani sembrava interessarvi, no?!”
Il figlio Edoardo s’abbassò per vederla meglio; essendo giovane non soffriva certo di presbiopia. Il giovane, dato lo sguardo da mezzo metro, non ci mise molto a capire…infatti disse:
“Madre!...”
“…allora ?!...”
“Siete …sì, s…siete bagnata madre!...vi stavate forse toccando pria ch’arrivassi?”
La donna disse in modo deciso:
“Invero no! Tutto merito vostro è stato! Ci siam bagnate a cagion delli tocchi improvvisi che ci avete fatto! Preferivate trovarla asciutta? Gli è per dimostrarvi di cosa siete stato capace! Fissatela ancora, prego!”
Il figlio intravide nella penombra delle candele il contrarsi e rilassarsi, per poi contrarsi di nuovo del basso ventre della madre fino all’ombelico. Un sintomo questo che l’era montato dopo i tocchi improvvisi di suo figlio prima di pranzo. Il ragazzo non seppe resistere alla vista di quel ventre materno, quasi ignorando la fica più in basso…poggiò le guance su quel ventre per sentirne finemente il calore che ne emanava, e lì rimase per un paio di minuti forse…la madre aveva capito benissimo che aveva nostalgia del ventre materno, e dolcemente gli disse:
“Edoardo, ormai siete nato parecchio tempo fa…sarebbe ora che dimostriate che sapete stare al mondo…intendete rimanere ancora così a lungo? Se vi degnaste di tornare a guardarci il sesso capirete al volo cosa vogliamo!”
Ci fu un’altra pausa-ventre forse durata circa il doppio. Poi Edoardo come se non avesse ascoltato chiese ingenuamente:
“Madre…?”
“Sì?”
“Mi avete chiamato voi! Poi m’avete chiesto d’aiutarvi a spogliarvi...allora…po…posso?”
Il figlio Edoardo, rivoltosi verso il viso della madre tirò fuori la propria lingua facendola guizzare per esplicitare la propria richiesta. In sé il gesto era stato volgare, nondimeno banale ed inequivoco. La madre capì all’istante ciò che Edoardo voleva…provò uno strano pruritino, come una correntina transitoria di pochi istanti alla propria fica, dentro di essa…eretta in piedi, perfettamente padrona di sé stessa rispose portando una mano sopra la testa del figlio e l’altra accompagnando la sua testa di adolescente verso il proprio sesso:
La donna coprì all’improvviso la propria vulva con la mano, e rivoltasi verso il figlio dritta sulla schiena e con l’altra mano sul suo capo, disse ferma:
“Prima mi giurate che mai più accennerete in presenza d’altri a vostro cugino Luigino!”
“…ma avete detto voi istessa che eravamo ubriacati!”
“Poi mi giurate che mai più parlerete dello spadino d’argento, che detto fra noi, non sarei contenta di vedervelo in mano, visto che voi stesso dite d’aver bevuto!”
“…madre io…”
“Poi d’ora in avanti mai più tenterete d’ingannare vostro cugino, che mai esporrete alle prese in giro delli amici vostri invidiosi!”
“Madre…le voci…”
“E per ultimo mi riferite di ogni voce del borgo per la mia persona! Chi mette la voce, e davanti a chi favella, chiaro ?!”
“Madre…sì…ma allora…”
“…allora giurate ?!”
“…lo giuro madre, lo giuro!”
La castellana fissò il figlio in ginocchio dall’alto della sua statura per diversi istanti, poi abbassando le difese disse:
“Avete il permesso di mostrarci quanto siete abile con la lingua vostra!”
Spingendo verso il basso la clavicola del figlio sentenziò:
“Prego! Accomodatevi pure!…oh…oh…e sbrigatevi con la lingua! Stiamo morendo dalla voglia di leccamento…”
Il figlio avendo davanti a sé il biondo e carnoso sesso materno diede una leccatina rapida d’assaggio verso le pieghe di carne più umidicce…la madre sorrise abbassato lo sguardo vedendo il figlio assaggiarle quei piccoli filini trasparenti intimi. Anni prima gli aveva mostrato la vulva, consentendogli anche un brevissimo assaggio, che da morboso inesperto andò verso lo spacco. Ne ebbe la certezza che il figlio sarebbe andato dietro alle donne senza diventare omosessuale…ora però vi andava talmente dietro da esigere il sesso con la propria madre...ovvio che le pallette parlavano per lui!
“Uhmmm…ahnnn…vi piace ? …ahnnn…il nostro sapore lì sotto...ahnnnn... vi ...ohhhhh...seduce?”
“…ahlmmm…mi piace madre, mi piace…yuhllmmm...laap…llaaaaap…che buona...yuhlmmmm, sluuuurp…slurp….mhmmm...mhmmm...”
“Sapete ...ahnnn...passare...mhmmmm... insomma come sotto un ponte….ahnnn..sù!”
La donna divaricò un poco le cosce per far star più comoda la testa del figlio, che poté esplorarle la fica, l’inguine e l’ano di lingua e saliva. Il figlio, giunto dall’altra parte le aprì le natiche e le valutò l’apertura dello sfintere, che salutò con un colpo di lingua a penetrare.
“AH…AHNNN!”
La madre emise un rantolo imbarazzato sentendosi aperto l’ano dalle mani del figlio, e ancora più imbarazzo le provocò il bacio linguale al suo buchetto sfinterico; era la seconda sorpresa della giornata, dato che non credeva che il figlio volesse assaggiarla anche là dietro…agitazione e tremorini interni, e batticuore, sensazione d’annebbiamento; per un indefinito istante non era riuscita a capire se era contrariata o soddisfatta ed appagata…poi di nuovo piacere; resasi finalmente conto di aver gradito lo spontaneo colpo di lingua dietro, comandò al figlio, preda della passione dei suoi pertugi, di tornare indietro. Non voleva che prendesse un’infezione…Le tremava la voce per l’imbarazzo…veniva cercata anche dietro dove usciva la ca…
“Edoardo...ahnnnn...vi pre...prego...ohhh...la lingua davanti, sulla fica per cortesia!...me la sta...vate le...lecca...ndo bene...se vi piace leccar dietro…ahnnn…in un’altra occasione…ahhnnn…dovete darmi tempo di pulirmelo bene!...basta! OHHHHHH!”
“PCIUUUUU!”
Il figlio abbandonato l’ano dopo un ultimo bacio tornò davanti sovrappose nuovamente le labbra sul sesso della madre, che trovò già bagnato da godimento e saliva…e lo leccò leggero e veloce.
“AHNNNNNN...pi...piano...AHN...ohhhh...che sapore …ahnnn…sentite… figlio mio?”
“Mhmmmm bianco d’ovo…salaticcio…mhmmmm…madre e lo domando ancora: vi stavate toccando? Sluuuupf! ”
“No, ahnnn! Non riuscivo a togliermi di testa voi, figlio mio! Stamani dopo la messa avete cercato di prendermi, come fossi una serva! E soprattutto non vi siete accorto che avrebbero potuto vedervi!...ahnnnn...vi confesso che...ahnnn...la vostra presa mi era pi..piaciutaaaahhh...ahnnn!”
“Vi chiedo perdono madre…pciù…pciù !”
Le baciò teneramente la vulva, e la madre gli disse:
“Ohhhh…hmmm…ahn…alzatevi, prego!”
Edoardo si alzò di fronte a lei contento ripassandosi la lingua tra le labbra. La castellana diede uno schiaffo di dritto, e uno di rovescio…
“Sciaff !...Sciaff!”
“Madre, io…avevate poc’anzi detto che…”
La castellana riacquistò il controllo di sé, dopo il veloce cunninlinctus del figlio...
“Se volete fare queste cose con me dovete chiedere un incontro privato! Senza far gesti evidenti innanzi alle serve! Sono lingue lunghissime, tenetelo a mente! E spero vivamente di non esser costretta a farne impiccare un paio se dovessero spettegolare ai nostri danni, perché vi comportate siccome un maschio porco quando avete voglia! Donne sane e disponibili qui non ne mancano finché siam ricchi ! Ma dovete contenervi, onde non finire sulla bocca delle serve.”
“Ma oggi dopo la messa mi prese una strana voglia di voi madre! Vi chiedo ancora perdono, e vi giuro ch’era irrefrenabile! ...uhmmmnnmm….come ora!”
Il figlio le strinse entrambi i seni, glieli baciò a lungo dato che erano caldi e gonfi, e le succhiò famelicamente i capezzoli per uno-due minuti ciascuno, poi afferrò di nuovo la fica bagnata della madre, la quale prese le guance al figlio, e lo baciò in bocca a lungo, cercandogli la lingua, e dopo un minuto, dato che guance e tempie del figlio ormai sedotto ed eccitato scottavano, gli disse:
“Figlio mio non mi son toccata affatto. Mi bastava di pensare a voi, che siete cresciuto, e mi son bagnata subito! Pensavo solo a voi Edoardo! …e a stamani, quando siete tornato dalla messa!”
“Non vi piace di toccarvela, siccome Federica? Ho passato notti insonni a guardarla madre.”
Baciò di nuovo il figlio per poi dirgli:
“V’ingiungo di lasciar in pace la sorella vostra, dato che dobbiamo maritarla! ...su, guardateci il ancora il sesso figlio mio! Ci fa bagnare la sola idea che voi ce la guardate! Invero non avevamo bisogno di toccarci! Ma pensando a voi ci bagniamo...”
“Cosa devo fare madre?!”
“Stamattina sembravate saperlo…ora perché fate domande? Non stiam qui ignuda davanti a voi?! Ci siam baciati in bocca per niente?”
“Io...madre...siete anche piuttosto bella ancora!”
E le cercò di nuovo l’ano con le dita tra natiche...la madre durante l’esplorazione si ricordò d’una cosa importante...
“Oh, a proposito…devo prendere una cosa…sennò mi potrei dimenticare…”
“…cosa madre?”
“Uno dei miei fazzolettini di Fiandra…attendetemi un momento. Son subito da voi!”
La nobildonna muovendosi nuda aprì un cassetto dal comò, inarcando il culo verso fuori, mentre cercava il fazzolettino costoso che aveva comprato da un mercante veneziano…trovatolo, lo prese e lo diede al figlio dalle incestuose voglie, che aveva continuato a toccarle il culo, massaggiandole ano e inguine, approfittando della postura evidente…
“Humhhhmmm…ohhh…amate imbarazzarmi, malnato porco! Ahn! Uhmmm!”
“Non vi piace che vi tocchi, madre?”
Ignorando la domanda la madre si voltò, dicendo al ragazzo:
“Ecco tenete! Trattatelo bene, perché costano cinque scudi al paio!”
“Debbo asciugarvi la patacca madre?”
“No ! Serbate con voi questo fazzoletto, anzi date qua, che debbo mostrarvi una cosa!”
La donna si riprese il fazzoletto e proseguì:
“…”
“Quando vorrete un incontro privato, terrete la bocca chiusa, e lo sguardo basso…così! Senza guardarmi prenderete il mio fazzoletto, e farete finta d’asciugarvi la fronte, ed io capirò che avete voglia…non farete parola con nessuno dello significar di questo gesto, intesi ?! Mi raccomando, non perdetelo…con qualunque altro fazzoletto v’ignorerei! ...e state tranquillo: entro la giornata stessa vi faremo sfogare le vostre insane voglie…eccovelo, e ora mostrateci che avete capito!”
Il ragazzo finse di asciugarsi la fronte, dimostrando di aver capito come usare quel prezioso fazzoletto, poi lo ripose nel sacchetto borzello che portava alla cinta del suo abito aderente. La madre era tornata ad usare un tono più dolce, e più pratico…
“Allora vi preghiamo di toglierci questo prurito ormai insopportabile! Dovreste finire il lavoro che avevate iniziato poc’anzi colla lingua vostra! Posso chiedervi una gentilezza con la lingua?! Tenetela leggera e veloce! …ma ora vi prego di leccarla ancora un poco, su coraggio…stamani ci siam pulite!”
Il giovane Edoardo s’abbassò in ginocchio nuovamente, e subito dopo prese a leccare il biondo sesso della madre, la quale già al terzo guizzo della salivosa lingua del figlio in prossimità del clitoride, cominciò a tremare, e a bagnarsi ancora di più, mentre gli reggeva la testa per i capelli…
“…AHNNN…ohhhhh…ahn…ahn…ancora vi prego…ohhhhhhh…ahnnnn!”
Il figlio continuava a leccarla dappertutto sul sesso in maniera imprevedibile, aumentando a dismisura il godimento intimo della signora castellana, dalla cui fica con colanti bavette intercettate dalla lingua del figlio, usciva solo una piccola parte del suo enorme piacere, derivato dal libero arbitrio del sesso con il proprio figlio adolescente ed aggressivo sessualmente. I suoi seni s’erano gonfiati ed induriti. Il figlio continuò a leccarle la vulva, carezzandogliela anche con il suo caldo naso, la cui giovane pelle sembrava sopportare l’abrasione irritante del pelo corto della donna ormai in calor bagnato. La castellana raccolse le forze dopo un ampio respiro, e diede ulteriori ordini al figlio ormai in preda alla libido, con la propria lingua tutta permeata dai sapori intimi della madre. La signora baronessa andò sul letto dopo essersi staccata all’improvviso, lasciando Edoardo con gli occhi stralunati dal piacere a lingua all’aria; il ragazzo poté vederla allargare le cosce guardando verso di lui con gli occhi invitanti, e la lingua di fuori. Nulla di più seducente ed affascinante. Il ragazzo si calò rapidamente i pantaloni-mutanda, e col cazzo dritto e duro salì sul letto.
“Volete darmelo in bocca?”
“No, madre...non c’é tempo ora! Voglio entrare in voi madre!”
La madre scostando le labbra della vulva già aperta con le dita della sua mano abile aprì la fica, affinché il figlio la penetrasse a colpo sicuro. Il ragazzo scappellato il cazzo, entrò nella fica, lasciandosi cadere sopra il corpo della bionda madre, d’improvviso tremante e vogliosa di un coito insolito ed intenso col proprio figlio. Il ragazzo sistemò la testa fra i seni caldi della madre, ed iniziò a cavalcarla…
“…ahnnn…ohhh…anhnnnn! Sì…Edoardoooohhh…ancora…ahnnn…ahnnnn! Ohhhhh”
“AHNN…uhhh…mhmmm…ahnnn…ahnnn…ahnnnn!”
“…ahnnn…figlio mio…ohhhh…state andando bene…ahnnn…ahnnnn…sapete…annnhhh! OH!”
“Ahh….ahnnnn…ohhhh…ahnnnnnnnnn!”
“Uhhhh com’è duro ! …vi piaccio dunque così tanto?! AHNNN...che affondo! Huh !”
“AHN…ahnnn…ahnnn…mam…madre…ohhh…che bellaaaa…bellla ficaaaah…ahnnnn!”
“…Edoa…rdo…ahnn…ahnnn…vi…vi…prego! Ahnn…no…non…ohhhhh…non godete dentroooohhh…no…noooohnnn…noooohhh…non posso finire …incinta…ahnnnn…ahhhnnn…di voi…!”
“Ahhnnnn…mahh…mahnnnnn…madreeeehhh…ohhhh…nohhh…non v’intendoooohhh…ahhnnn…la vostra…fica…sembra….ahnnnnnn….sembra un fornoooohhh…ahhnnnn…ahnnnn!”
“….ahnnn…ahhhhnnnn…sono tutta…per voi Edoardo…ahnnnn…ohhhh…vi pregooooohhh…ahnnn…che duro!...ohhhhh…ohhhh…figlio mio…fra un po’…ohhhhh…me lo metterete al ….ahnnnnn…al culoooohhh…ahnnnn…lì verrete dentro…quanto vorrete!...sarò la cagna vostra…ahnnnn…ahnnnnn…ohhhhh!”
“Ahnnnn…ahnnnnn…va…ahnnnn…va bene madre…quandooohhh…ohhhh lo toglierò…vi metterete a pecora…ahnnn…ahnnnnn…ahnnnn!”
“Ahhnnn…ohhhh…ahnnnnn…ahhnnn…ahnnnnnn!”
“…ahhhnnn…hmmmm…ahm…ahnnnn…amo….vi amoooooohhh madreeee!”
“Lo sento il vostro…ohnnn…ohhhh… membro figlio mio, lo sentooooh…ahnnn…ahnnn…ahnnnn!”
La madre approfittò del loro abbraccio intimo per valutare le palle dure del figlio con delle fini carezze, e si accorse che il figlio stava per venirle dentro, per cui disse:
“Uscite figlio mio, o mi farete concepire!”
“Ahnnn…ahnnnn…ancora un po’ madre…ancora un po’…!”
“Ahnn…ohhhh…lasciate che vi offra il culo, vi prego! AHN! Dentro il culo potrete venire quanto vorrete…ahnnn…ahnnn…uscite Edoardo…uscite…ahnnn...o mi verrete dentro!”
Alla fine il giovane uscì dalla fica della madre, e arretrò di un metro con l’espressione irritata, ma anche affamata per leccarle la vulva bagnatissima; poi dopo cinque colpetti di quella famelica lingua, la madre, era riuscita a voltarsi, dopo aver staccato a malincuore la testa al figlio. Si sistemò dapprima a pancia sotto, poi con femminile grazia si alzò sulle ginocchia, e offrì le natiche aperte al figlio eccitato. Il dischiudersi dell’ano, attrasse il ragazzo, che si chinò con la propria lingua ad assaggiarglielo, il suo ano, cosa che alla nobildonna sovraeccitata piacque, :
“Ohnnnn…su, ci fate sentire porca se ci leccate proprio lì...basta lingua! Entrate dietro! Violateci !”
“Ve lo devo mettere al culo madre ?!”
“…huhmmm se volete venire dentro sì…su sbrigatevi a ficcarlo, adesso che è duro!”
Il figlio, sudatissimo per l’eccitazione poggiò la cappella sull’ano allargato dalla madre, ed entrò senza alcuna dolcezza, spingendolo fino in fondo…la nobildonna aveva gradito…a metà…
“HOHHHH…che male !...beato voi!...è grosso, sapete! HUH!”
“Mi dispiace madre…me l’avete detto voi…huhmmm…non è molto stretto…però!”
“…accontentatevi, porco!...AHN!...uhiiiii !...ahn!”
“…che madre…puttana…entra subito!…che gusto c’è?!…AHNNN…non è caldo come la fica vostra…ahnnn…ahnnnn…ahnnnn!”
“Dai che va bene ! Uhi ! ...ahn! Fino in fondo…e movetevi !...ahn!”
Il figlio della Baronessa andò implacabilmente avanti e indietro col cazzo duro ben piantato nel retto della madre, e a inondarglielo della propria sborra ci mise diversi minuti…la signora continuava a respirare rumorosamente per sostenergli l’erezione…
“Ahnnnn…ahnnnnn…ahnnnn….sì…sì…venite Edoardo…venite!...ahn...oh...ahn...hoh!”
“Ahnn…ahnnnn….ahnnnnn…ecco…ecco…an…ahnnn…ancora…quasi…quasi…ahnnn…AHN !”

La baronessa sentendo gli schizzi nei propri visceri disse:
“…bravo Edoardo…ohhhh…quanta ne avete!...riempiteci…!...”
“AHHHNNN! Eccooohhh!...Sìiii…ohhhh…eccovene ancora madre! Ahnnn!”
“AHNNN…ahnnnn…ahnnnn! Ohhhhhh…ahm, mhmmm…ohhhh!”
Dei robusti fiotti di sperma inondarono il retto della Baronessa mentre il figlio, ormai scarico, cercava riposo sulla schiena della madre, appagata del maschio seme di famiglia…
Trascorsero congiunti ancora un minuto, poi la madre porca tornò ancorché nuda, sudata, e sporca una baronessa...
“Edoardo! Ora che vi abbiamo soddisfatto...huhmmm... vi pregherei di liberarci il retto…”
“…certo madre!”
Il ragazzo sfilò il cazzo dal culo della madre, precipitandosi subito dopo a baciarglielo mentre riacquistava le sue dimensioni, ano e natiche, passando poi la lingua sull’inguine…
“Hoh...oh...uh! Vi capisco figlio mio! Ma dovete smetterla…tra poco sarà ora di cena. Ah, stavo dimenticando: se vorrete amarci ancora in futuro, non una parola di quanto abbiam commesso entrambi con nessuno! E con nessuno intendiamo nemmeno con le sorelle vostre! Per un incesto come il nostro si potrebbe finire sul patibolo!”
Il figlio baciò sul collo la madre toccandole la vulva ormai tiepida e raffreddata, ma ancora piacevolmente scivolosa...
“Sul serio, madre?”
“Sul serio! AHNNNNN! …mhmmmm…Vedreste rotolare la nostra testa, e mentre che si spegne in un lago di sangue effuso, verrebbe recisa la vostra! L’ultima cosa che potremmo sentir un po’ di solletico sul collo, seguito da una spinta…appena il tempo che ci vuole per accorgersene, e vi ruota tutto intorno…Tenetelo a mente! Sempre! Noi si rischia la decapitazione! Se invece volete tener la testa sul collo, allora non confiderete ad altri quanto da noi combinato!”
“…”
Il figlio lievemente spaventato dalle immagini macabre evocate dalla madre, buona conversatrice, le afferrò i seni, come a sfogar l’agitazione, sistemando ad un tempo il cazzo ormai moscio tra le tiepide natiche della donna, la quale inclinò un po' la testa per facilitare i baci sul collo del figlio, soddisfatto dell’incesto tante volte immaginato, e finalmente materialmente consumato. La donna parlava al figlio con disinvolta dolcezza…
“Ora che siamo amanti dobbiamo diventare anche complici! Selezionate meglio i vostri amici, ahnnnn…come baciate bene figlio mio, ancora!...mhmmm… ed imparate che il silenzio é più prezioso dell’oro! Il silenzio è la chiave che vi aprirà i miei pertugi...se saprete comportarvi Edoardo!”
“Sì madre!”
“Allora ve lo confermiamo: noi abbiamo una storia con Luigino, figlio mio, da quando lui aveva undici anni! Vi prego di non esserne geloso! La prossima volta che torna da noi, sarete cordiale con lui, e non berrete troppo vino, mi raccomando!”
“Sì, madre. Vi do la mia parola!”
“Continuate a strusciarvi, ma forse è ancora presto perché si ridrizzi…gradite che ve lo prenda in bocca Edoardo ?!”
“No, madre! Voglio continuare a tenermi abbracciato ancora…”
“Allora leccatemi Edoardo! Prima dietro le orecchie, e poi dentro di esse…ahn…tiratemi con garbo i capezzoli, e sarò vostra!”
“Sì, madre…ha un buon sapore la vostra pelle!...mhmmmm…madre…?”
“AHNNN…dite Edoardo….ahnnnn!”
“Ne avete ancora di latte?”
“AHNNNN…credo di no. Ma finite di leccarmi, e provate a succhiarmi i seni! AHNNN…chissà…qualche goccia forse la rimedierete…ahhhnnnn…”
Il figlio leccava tutto il viso della madre dopo esser partito dalla nuca, dove la baronessa era sensibile, per poi focalizzarsi sulle orecchie, fino ad entrarvi dentro con la lingua, e dopo tre tiri di capezzolo, tiri fatti con gentilezza con i polpastrelli, all’improvviso calò la mano destra sul sesso della madre, non senza aver lisciato il suo ventre con una lunga carezza circolare, seguita da una manata improvvisa sopra la vulva, che reagì immediatamente al suo improvviso tocco…
“AHNNNNNN ! Mhmmmm…ohhhhh!”
“Madre…vedo che vi state bagnando di nuovo…”
La mano della madre già aveva trovato il suo cazzo, che ora si stava indurendo piano piano. Gli esperti tocchi e prese della madre, avevano già cominciato a inturgidire di nuovo il cazzo del figlio, suo neocompagno di personalissime lussurie da una mezza giornata…
“Edoardo! Che ne dite? Vi piacerebbe di venirci in bocca? Noi abbiam fame del seme maschio! Ci piace berlo anche, sapete…?!”
“Lo bevete a tutti i vostri amanti, madre?!”
“Ahhhnnnn…certo! Come a voi piacque di leccarcela…vi ho visto portarvi sulla vostra lingua i miei filini…neanche un cane ci avrebbe fatto un simile servizio! AHHHNNNN…ohhhh…da quanto ci desiderate Edoardo?!”
“Da un paio d’anni madre…almeno da un paio d’anni!”
“Sul serio?...ahnnnn!”
“E da oggi desidero il vostro culo!”
“Aspettate, figlio! Lasciate che vi lavi il cazzo con la saliva…è un po’ sporco, dato che mi siete entrato nel culo…sapete…anzi, sapete che vi dico?!”
“Che vi devo leccare la fica, madre?!”
“Che qui non abbiamo acqua, né possiamo farcela portare a questo punto! Sapete per riservatezza…”
“…e allora ?”
“Dovete contribuire anche voi figlio! Prego sputate sulla cappella vostra!”
La madre gli scappellò il cazzo ormai turgido per la gentilezza femminile della presa, e masturbazione, e il figlio sputò tutta la sua saliva che cadde più o meno per metà sul glande. La madre con la mano della presa avvicinò alla cappella, guarnendola più o meno tutta, la saliva che era debordata sull’asta dopo lo sputo di Edoardo, poi dopo aver richiamato con la propria lingua tutta la propria saliva disponibile, abbassò la testa, e si portò in bocca il glande già insalivato del figlio. Le due salive si mescolarono, grazie anche ai colpi di lingua della castellana, poi tirata fuori la cappella ben bagnata gli pulì il glande con le mani per asportare i residui della prima sodomia. Il figlio apprezzò la cosa, anche perché la signora faceva piccole rifiniture con la propria lingua. Infine quando dopo una ulteriore serie di manate ritenne di averla pulita bene, e lo prese in bocca di nuovo, stavolta tenendocelo a lungo, insalivandolo e leccandolo dappertutto. Quando la sua lingua aveva colpito il centro, il ragazzo ne aveva avuto un colpo emotivo e muscolare…
“AHN!”
Poi iniziò ad affannare, ed il suo cuore di ragazzo adolescente, a battere più veloce, come veloci erano i colpi di lingua salivosa della madre; ogni tanto però si fermava, e respirava rilasciando aria calda sulla cappella del figlio, esposta all’improvviso dal caldo della bocca materna al freddo dell’aria della stanza. La donna toccando con sapienza i coglioni e l’asta e poi la cappella e poi di nuovo l’asta che baciava e leccava si era fermata all’improvviso per chiedergli:
“Siete mai venuto in bocca ad una donna Edoardo ?!”
“No, madre…ahnnn! …non me lo ricordo adesso…perché? AHHHNNNN!”
“Mhmmmm…yuhlmmm…splatch…qua! Ancora…uhhmmm…me lo mangio!”
“Ah…ahnnn…ahhah…madre…sul serio ve lo mangiate?!”
“Fluuuuuuhmmm…sì ! Così imparate a molestare vostra madre, date qua!”
Edoardo per un attimo s’era spaventato e aveva cercato di ritrarsi; ma la madre lussuriosa la presa sui coglioni non l’aveva mai lasciata, e soprattutto aveva iniziato a mordicchiare l’asta e la base della cappella. Il morso era delicato solo in prossimità del frenulo, poi di nuovo succhi e leccate…ed un’ultima domanda, con tono malizioso…cercando di mantenergli l’erezione. Dopo aver visto un pallino ino ino bianco la centro la donna aveva capito, data anche la durezza e il colore delle pallette del figlio che la sborrata era vicinissima…
“Edoardo! Restiamo così, o andiamo sul letto a farci leccata l’un l’altra? Mi metto di sopra io, così state comodo…vi va?! Sessantanove, pare lo chiamino…”
“…uhhh…sì madre…allora vado sul letto…!”
“Vi seguiamo figlio!”
I due si sistemarono sul lettone; la madre di sopra aveva sistemato la propria vulva sopra la bocca del figlio; lei invece tornò verso il cazzo. Doveva riprenderlo, o si sarebbe ammosciato con un’eiaculazione fiacca…
“Leccatemi la passera Edoardo, e qui avanti lasciate fare a me!”
“Sì, madre…ecco…sluuuuup!”
Il figlio si organizzò per una leccata di fica alla meglio, mentre la madre era riuscita a far verticalizzare di nuovo l’asta, un po’ meno turgidina a causa della pausa…ma era esperta di bocchini, sapendo alternare prese e leccate all’asta, ai coglioncini gonfi del figlio, e le leccate alla cappella. In un minuto mentre ormai Edoardo leccava la fica a occhi chiusi senza neanche preoccuparsi di dove colpiva la sua lingua il suo cazzo tornò duro e verticale. La madre disse:
“…uhmmm e qui mi sa che ci siamo!...che bel cazzo che avete figlio mio! Glooooommm…splaaaaaatch…mhmmm”
“Leccate ancora madre! Sto per esplodere…!”
“Uhmmmm…gloooom….yuhlmmmmm…ecco…arriviamo…huhmmm!”
La madre diede sapienti leccate lente al glande verso il centro. Il figlio esaltatosi le prese le natiche e le allargò di nuovo per godersi il buchetto del culo, verso il quale stava sviluppando una certa passione…ci diede altri due colpi di lingua, mentre la madre leccava sul glande, e all’improvviso le palle mandarono il primo sparo intenso, quanto il piacere cosmico ed istantaneo di Edoardo sulla punta della cappella…il cazzo di Edoardo stava investendo la bocca della madre di parecchia sborra calda…la signora castellana ingoiò la cappella facendola strusciare sul suo palato fino a ingoiare quasi mezzo cazzo e più. Edoardo, che era riuscito a contare i fiotti, li mandò dal quarto in poi dentro la gola della madre. Aveva provato piacere e potenza; anche il terzo fiotto era stato piacevole mentre il glande subiva l’abrasione del palato della madre. La baronessa fece per respirare fino allo spasmo con le sole narici, perché aveva bisogno d’aria per tenere in bocca con la cappella all’altezza delle tonsille, il più a lungo possibile…mentre il cazzo rimpiccioliva sembrava proprio che la madre se lo fosse mangiato tutto. Ma rilasciato l’ultimo mini sparetto la signora, ormai in debito d’ossigeno, liberò la bocca, e cercò d’ingoiare tutta la saliva che aveva messo assieme. Ovviamente tossì una volta riacquistata la posizione eretta in ginocchio sopra il figlio, che continuava ormai stremato dal nuovo orgasmo a giocare distrattamente con le natiche della madre, carezzandole l’ano con medio della mano sinistra alternato con l’indice della destra. La madre all’improvviso pose fine al morboso giochetto, voltandosi e distendendosi sopra il corpo del figlio, offrendogli tutto il suo seno caldo, che a sua volta andò a coprire il volto sudato di Edoardo, cui per lo sforzo fisico era cresciuta, anche se di poco la barba. Quest’ultima stava irritando la pelle del seno della madre, ma non aveva importanza…la madre custodì il sonno sopravvenuto del figlio. Il ragazzo dormì profondo e rilassato; con dei piccoli tocchi alle spalle si svegliò, scoprendo di aver dormito vestito…in realtà la madre lo aveva rivestito nel sonno, si era ricomposta, e lo aveva sistemato per bene sul letto coprendolo come si deve, per poi allontanarsi dalla stanza, alla quale aveva tolto il nastro lilla. Una delle serve della madre, la signora Donata, detta la Nana (non era affatto bassa di statura) venne mandata a svegliare il mini barone…
Il ragazzo non si era reso conto di quanto aveva dormito; era ormai mattino:
“Sono le nove signorino, vi aspettano di sotto per la colazione…dovete andare con messer Vezio a comprare una cosa…che sapete voi. Se vi alzate, che devo fare il letto, mi ha ordinato vostra madre! Su! ‘ndiamo…”
“Yaunnnnnnghh !”
Dopo lo sbadiglio Edoardo, senza salutare la serva generica, si alzò, finalmente rendendosi conto di spazio e tempo… andò dabbasso per vuotare la vescica al primo vaso disponibile, poi mangiò come un lupo dopo il latte e caffè…dopodiché datosi una lavata sommaria, messer Vezio si fece seguire dal ragazzo, che credeva che l’uomo dovesse accompagnarlo a scegliere uno spadino, magari d’argento…invece lo portò, con la scusa di farsi consigliare dalla gendarmeria, presso gli uno degli uffici dell’amministrazione del comune, dove, passati alcuni corridoi, e chiuse le porte dietro a loro, vennero presi in custodia da un capitano della gendarmeria, conosciuto da messer Vezio, che, strettagli la mano a entrambi, e con un mezzo stritolo all’adolescente rampollo, si presentò chiarendogli come stavano realmente le cose:
“Signorino Edoardo! Sono il capitano Albano dal Vey, e sono al comando del presidio della gendarmeria del vostro comune! Conosco vostro padre il barone al quale vanno i miei rispetti, e conosco anche il mio amico Vezio, da voi capo-sorvegliante!”
“Piacere…ci accompagnate voi a scegliere lo spadino adatto a me?”
Il capitano dal Vey aveva più o meno cinquant’anni, moro con pizzetto e baffi e dei tratti del volto che facevano pensare più ad un inquisitore che ad un militare, se non fosse stato per la divisa militare che riempiva e non poco la sua figura. Poco più alto di Edoardo, che però sarebbe cresciuto ancora…
“…”
“Messer Vezio! Voi potete andare! Del ragazzo ci occuperemo noi adesso!”
Messer Vezio, da ex militare, fece un inchino rigido al rampollo erede onde prenderne congedo…
“Vi saluto signorino, e spero di rivedervi presto e da uomo, al vostro castello! Non pensate allo spadino, che qui del resto non vi servirà…”
“Che significa Vezio?!”
Messer Vezio girò sui tacchi senza ulteriori saluti, e scomparve dall’esistenza di Edoardo…ancora disorientato…che si guardava intorno deriso dagli altri militari presenti sul posto. Intanto il capitano chiamò il sottufficiale di piantone, che a sua volta chiamò uno dei due caporali…
“Sergente Passabì, prendi in custodia la nuova recluta, portalo alla vestizione, e fagli fare la barba e i capelli, poi all’assegnazione delle armi d’ordinanza e del cimiero, e assegnalo alle corvée d’oggi…e lei signorino spero non stia mettendo su pancia! Qui il lavoro non manca…quindi si faccia trovare sempre sveglio! Su, che non siamo mica all’inferno…qui si lavora da svegli!”
“…ma cosa dite? Ci dev’essere un errore! Io sono il barone Edoardo erede…e ho da fare…devo comprarmi uno spadino d’argento per difesa personale…come pertinenza dei vestiti…dov’è andato messer Vezio ?! Che sta succedendo? Dovevo andare con messer Vezio al mercato dell’armi…! Che ci faccio qui? Chi sono questi? Perché ridono?!”
Il capitano dal Vey pazientemente, trattandosi di un nobile prima che un ingenuo, precisò la situazione, e la nuova vita del baroncino erede…era evidente che era un viziato, e bisognava scozzonarlo un po’…sicuro nel tono paterno, fermo, e tranquillo il capitano dal Vey spiegò meglio:
“Signorino…è tutto in regola! Vostro padre il barone, e l’avvocato della famiglia vostra, l’avvocato Sanfedele…hanno firmato le carte necessarie, IN REGOLA! Stasera quando avranno finito di timbrarle e quant’altro, ve le mostrerò se ci tenete. Siete arruolato nella gendarmeria per un periodo di tre anni come apprendistato militare. Imparerete la disciplina e l’obbedienza, e dovrete aver cura della divisa e delle armi. Se fra tre anni vi dimostrerete idoneo, valuteremo insieme al podestà se sarà il caso di nominarvi ufficiale, e assegnarvi di servizio in qualche comune vicino, sempre che vi piaccia raffermarvi con noi! Ma siccome siete nobile, trascorsi i tre anni, vostro padre o il suo successore, potranno riscattarvi, e sarete libero di tornare al castello per quanto vorrete. Da ora in poi ci tornerete sempre e solo in licenza, sempre e solo in divisa, nonché per un periodo limitato, LIMITATO, poi dovrete far ritorno e vivere CAMERATESCAMENTE sottolineo, nella caserma che vi verrà assegnata. Avete compreso quello che vi ho detto?!”
“Sì, signor…?...Albino avete detto?!”
“Albano! Mi chiamo Albano! Ma per voi sarò solo il capitano dal Vey da questo momento in avanti! Barone erede Edoardo! Siete arruolato nella gendarmeria, e da ORA in avanti sottoposto alla disciplina militare!”
“…”
“Caporale! Il ragazzo è tutto vostro!”
Il ragazzo in un’ora di conoscenze, burocrazia ed elencazione di compiti, modi, scale gerarchiche, e di ordini a cui obbedire, da parte del caporale di sorveglianza, divenne un soldato gendarme. Quando dopo pranzo ripose nel suo armadietto il fazzoletto di Fiandra che gli aveva donato la madre-amante concordando con lui l’uso esclusivamente malizioso di quel tessuto, capì d’essere stato preso in giro.
“Ehi barò!”
“Chi siete?”
“Madò! Il tuo compagno di branda, tu stai sopra perché sei nuovo! Piacere Mario Carlino da San Donato…
Il milite gli strinse la mano, poi aggiunse:
“Ehi, dì un po’ barò! Quel fazzoletto sembra delicato, è ricamato no?!... è un pegno della fidanzata tua?”
“No, è un fazzoletto di Fiandra, costano 5 scudi al paio, io ne ho uno, mia madre l’altro. Me l’ha regalato lei!”
“E la tua ragazza si chiama Fiandra, e vi da fazzoletti, barò? A te e a mamma tua?”
“No, le Fiandre stanno in nord Europa…ce li ha venduti un mercante veneto di passaggio al castello…”
“E stè Fiandre sono ragazze belle?”
“Si tratta di un posto!”
Altri commilitoni si avvicinarono ai due che avevano appena fatto conoscenza:
“…è della mamma, avete sentito? ...”
“…è mio! Ridammelo!”
“…come no! Eccolo!”
Fecero solo finta di restituirglielo. Un altro gli prese il fazzoletto e ci si asciugò la faccia sudata, poi lo diede ad un altro che ci si soffiò il naso, mimando a caricatura smorfie e gestualità delicate; poi di mano in mano e dopo tutte le mani della camerata, alla fine gli venne restituito stropicciato…e da lavare. Doveva prepararsi a subire per tre anni una vita in cui doveva servire senza lamentarsi. Non avrebbe potuto scegliersi gli amici, com’era abituato a fare… Doveva viceversa tollerare per esser tollerato, e socializzare comunque con i colleghi. Era la fine dei pomeriggi e delle scorribande con gli amici, era la fine delle servitù alla sua persona, e non ci sarebbe stato il sesso incestuoso con la madre libertina. Tantomeno le spiate notturne alle masturbazioni tattili della sorella. Adesso doveva adattarsi alle amicizie del cameratismo, ed alle conseguenze del dovere, parola per lui pressoché sconosciuta…la sua mente aveva elaborato un’immagine: sua madre che diceva al marito compiaciuto: -“Avete visto il nostro Edoardo?! Come gli dona la divisa! …”


Un bel tiro gli avevano giocato i suoi genitori!



Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Edoardo e il fazzoletto della baronessa madre:

Altri Racconti Erotici in incesto:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni