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Lascive follie borghesi e castellane, 2a parte


di sexitraumer
18.03.2020    |    1.641    |    0 9.7
"“Ti andrebbe di leggere qualcosa prima di andare a dormire Aymone?” “Cosa ?” “Ho una Bibbia, ma è in latino…tu lo leggi il latino, Aymone?” “No, no…io so..."
Portai la suora e Aymone al castello, e perorai la sua causa mostrando la lettera di Olivina a messer Vezio, che dubitare certo non aveva da una suora. La castellana, e il marito, niuno sapeva dove fossero. Spiegai a messer Vezio che l’avvocato Sanfedele m’avea proibito tempo prima di portar privatamente donne nell’ufficio mio, pena la perdita del lavoro. Messer Vezio, serio, disse:
“Reverenda, non vi prometto nulla, ma posso chiedere se una donna della servitù, che face il turno di notte alla preparazione del pane, vuol cedervi il letto e la stanza, mentre lei sarà impegnata. Ma per l’ora nona del mattino dovrete liberarla, perché facendo lei la notte oggi, domattina avrà diritto pieno al sonno…attendetemi qui!”
“Non ci moveremo!”
“Bene, vado ad avvertir la castellana, l’ultima parola sarà la sua…”
Attendemmo mezz’ora nella quale donna Lia, la negra che a suo tempo sverginai, ci chiese se gradivamo bere qualcosa, come succo d’arancia appena fatto, menta, o addirittura vino. La mia accompagnatrice chiese solo dell’acqua, mentre io chiesi del succo d’arancia per Aymone, e poco vino per me…bevemmo, ed io ero orgoglioso di mostrare ad Aymone dove lavoravo, e quante donne conoscevo…alla fine tornò messer Vezio, e mi fece cenno d’avvicinarmi a lui, riservatamente, ad una certa distanza dalla suora, di modo che non potesse udirci; infatti rimase intrattenuta da Lia, mentre Vezio mi diceva a voce bassa, udibile ad un braccio di distanza:
“…allora Toraldo, la castellana ha letto la lettera, io no. Trattandosi d’una sposa di Dio, ha detto la castellana, la ospiteremo per quest’oggi, sulla vostra responsabilità, che l’avete portata qui di vostra privata iniziativa…m’intendete Toraldo?!”
“Vedete, il prete l’avrebbe fatta dormire sulle panche della chiesa. Non ha voluto favorirla nella sagrestia, né ha cercato di trovarle un letto di fortuna. Pare che di notte sia più a suo agio con il collega…”
“Sapete una cosa Toraldo?!...”
“No, cosa…”
“Gli occhi di quella donna parlano per lei…e l’anima non ce l’ha certo nel fodero! Il castello a questo punto, si fida di voi Toraldo, e questa cosa in particolare non mi piace! L’avvocato non c’è, e neppure io dato che debbo accompagnar la castellana in un loco che non posso far sapere a chicchessia…insomma sarei più tranquillo se stanotte lei restasse al castello, e discretamente sorvegliasse questa nostra ospite! Domattina vi assicurerete che per l’ora nona abbia lasciato giaciglio, e castello. La colazione gliela potrete far fare da noi, assieme alla servitù. Per il viaggio di ritorno la doterete di un cesto con un pane, un fiaschetto di bianco, ed un po’ di pomodori e rucola, gentile omaggio della castellana. Ora vi dico una notizia riservatissima, da non confidare nemmeno a vostra moglie, almeno non prima del mese prossimo…”
“Tra otto giorni allora…mi state spaventando Vezio!”
“Lo credo bene! Allora, statemi a sentire: il signor Barone dopo il solito sesso mattutino con la moglie, alla fine del legittimo coito, è caduto in un sonno profondo, dal quale non si sta risvegliando da ben cinque giorni. I medici dicono che se ne sta andando in pace. Respira ancora, ma non lo svegliano né le punture di spillo, né i salassi, tantomeno la voce della moglie. Hanno provato anche con due pistolotti caricati a salve, quattro volte al giorno. La servitù lo lava con l’acqua fredda, e quella calda, un po’ l’una e un po’ l’altra, ma niente! Ahinoi, dorme lo stesso. Non finirà il mese, ormai di questo son certi! Per cui finché non torna Sanfedele, non rogherete contratti nuovi colli fornitori, intesi?! Domani arrivano i fratelli Bonis per firmare l’accordo novo per il foraggio per le bestie da soma, e li cavalli, il prezzo è già stato stabilito: lo firmerete voi per li baroni!...e se vi chiedono del barone, direte loro che è impegnato colla moglie sua per delle visite alli parenti veneti; i lavoranti del castello debbono condurre il loro ruolo con la consueta lena, come se tutto fosse normale…il baroncino erede sta godendo d’una licenza sine die… poi certo non diventerà maggiorenne in otto giorni…vabbé ora che conoscete la situazione, vi lascio…”
“Insomma debbo restare al castello oggi fino a domattina, e firmare quando arriveranno…”
“Sì Toraldo, se lo desiderate avverto io la moglie vostra, se mi dite dove abitate…vado adesso…voi resterete qui perché mi sento dentro che quella donna è scaltra, e la servitù può rigirarsela come vuole.”
“Adesso abitiamo in Corte de’ Ferratori, in fondo a piazzetta Grecia piccola…sono solo due usci, la porta nostra è quella senza li ferri per bussare…però dovreste accompagnare voi allora mio nipote Aymone da mia moglie …”
“State tranquillo Toraldo, come fosse figlio mio…andate dalla vostra suora adesso! Tra pochi minuti vengo a prendere il vostro Aymone; intrattenete la nostra ospite intanto; se lo vorrà potrete accompagnarla per il giro esterno delle mura, o potrà restar con le serve in salone…la baronessa lascerà il castello da un’uscita secondaria, non passerà a ricever il saluto della servitù; le stanze baronali sono comunque chiuse, e vi assicurerete di chiuder l’ufficio vostro, che sono un paio di sere che vi dimenticate di girar la chiave…bene Toraldo, abbiamo visto tutte cose…a tra poco!”
Poscia tornai dalla suora, e dal gentil parente…
“Allora suor Persefone, quest’oggi secondo li padroni miei, stimatissimi baroni, potrete restare, far cena, indi per l’ora nona di domani dovrete essere dabbasso, ove dopo la colazione verrete dotata di un cesto da pranzo per il viaggio di ritorno, mi avete inteso?”
“Certo Toraldo, e vi prego portate li ringraziamenti miei li migliori alla stimatissima baronessa vostra!”
“Ora se permettete devo dir qualcosa ad Aymone…anzi Aymone, dacché siete persona educata porgerete i vostri saluti a suor Persefone…e apprestatevi ad esser accompagnato alla magione nostra dal mio amico messer Vezio…porterete voi, nipote mio le mie scuse alla moglie mia Francesca, che non posso raggiungerla per cena. Devo finir di lavorare qui al castello…”
“Ma zio, non vivete qui al castello voi con la moglie vostra? Zia Francesca, vero?!”
“No, nipote…noi qui si lavora soltanto…dite alla moglie mia di servirvi la mia parte di cena, che tardi avrò a rincasare…”
Non sapevo più cosa inventare per mia moglie Francesca, e per mio nipote Aymone, quando all’improvviso fece la sua comparsa messer Vezio…
“Noi siam pronti Toraldo! Allora signori vi saluto entrambi…”
Messer Vezio strinse la mano a entrambi, e guardò dritto negli occhi suor Persefone, mentre le stringeva la mano, poi io stesso dissi a mio nipote quello che avrebbe dovuto fare.
“Allora Aymone, questo mio amico v’accompagnerà da vostra zia…io sono troppo impegnato con l’amministrazione, più o meno fino a tardi…messer Vezio, conto che diciate a mia moglie quanto si è impegnati qui…”
Aymone mi fece far figura barbina…
“…voi quanti anni avete signor Vezio?”
“Non me lo ricordo più signorino…da molto tempo! Non li conto mai…non vorrei scoprire d’esser già morto senza accorgermene…”
“Ma voi vivo mi parete signor Vezio!”
Ridemmo per auto ironia di messer Vezio, invero indovinata, e per l’ingenuitate del mio indiscreto nipote. I due scomparvero dalla vista. Io feci far un giro d’ambientazione alla nuova ospite, la quale si guardava intorno incuriosita…e dopo un’ora circa le avevo fatto visitare tutto lo stabile; ogni tanto si fermava, puntava lo sguardo su un quadro, una scultura, uno stemma…e mentre le spiegavo ciò che sapevo, venivo toccato verso il cazzo, pur attraverso li pantaloni…la donna mi chiese:
“Ceneremo assieme stasera?”
“Ora non so, devo fare del lavoro arretrato…”
“E perché avete perso un’ora con me?! Il Sole sta tramontando, sapete…”
“Me ne sarò dimenticato sorella…del resto quei vostri tocchi non mi facean capir molto…”
“Toraldo, è vero ciò che ho sentito dalla sorella vostra? La natura vi dotò veramente di un buon membro?”
“Sì, son ben dotato…suor Persefone! Lo avete sentito presso la pubblica panca…”
“Quella era solo una prova generale…conoscete un locale qui dentro, dove possiamo appartarci…intimi intimi…dove nessun venga a disturbarci…? Dopo li sensi colla sorella vostra, mi pacerebbe di condividere li miei con voi, Toraldo, che così bene vi presentate…”
“Lo studio del sottoscritto, ma non posso rischiare…se l’avvocato Sanfedele, mio superiore diretto, ci scoprisse finirei per istrada! E devo mantener una moglie, oltre che me stesso…”
La suora mi toccò di nuovo nelle parti basse, stavolta con maggior decisione…
“Perché non pensate a qualcos’altro allora ? ...su…”
“…mhmmm…se promettete di non toccar le botti di vino ed olio…in cantina! Possiamo recarci in cantina…ormai le bottiglie di vino per questo mese le hanno riempite…non dovrebbe esserci nessuno…potremmo andar lì, ma è un ambiente freddo…”
“Conto che mi scaldiate voi Toraldo…”
“Se non chiedete altro…”
Ci recammo in cantina, facendo un certo tragitto; non il consueto dove saremmo stati visti da tutti, ma il sentiero più breve; a me e a pochissimi altri noto. Tuttavia avea anche passaggi semi segreti, che conoscevamo solo i baroni adulti, e il personale amministrativo come il sottoscritto messo a parte del segreto dall’avvocato Sanfedele, quando ormai lavoravo qui da quattro anni. Mi venne detto che, sotto pena d’impiccagione segreta nelle stalle, a niuno, manco la moglie (che non viveva né lavorava qui) avrei giammai dovuto rivelare alcunché dei pertugi del muro, travestiti da armadi che si trovavano nei corridoi d’accesso alla cantina, ove erano ubicate le ricchezze interne del castello come vino, olio, e lingotti d’argento e oro, il cui ammontare segreto conoscevano solo i baroni adulti, e noi amministrativi…in realtà solo Sanfedele, non io, semplice contabile, anzi mastro contabile…
…per cui mi fermai pria che arrivassimo al corridoio breve, e tirai fuori di tasca il fazzoletto con cui Persefone aveva pulito la mia sborra in strada, e lo usai per bendare proprio lei; ma il fazzoletto, a parte le macchie, era bianco, e qualcosa avrebbe lasciato trasparire…ecco allora che usai il suo stesso copricapo, ribaltandoglielo da dietro la testa a davanti agli occhi già bendati…la suora mi aveva lasciato fare…però chiedendo ovviamente…
“…ma che succede Toraldo? Insomma…”
“Perdonatemi suor Persefone, ma havvi un tragitto interno che non posso mostrarvi, sotto pena di morte…verrei impiccato insieme a voi sul posto, segretamente…poi il corpo mio, e vostro verrebbero fatti trovare in aperta campagna dopo due settimane, mangiati in parte dalle fiere! Io stesso dovetti firmare che ero stato edotto di quello che poteva capitarmi, se avessi rivelato ad altri questo passaggio… che vi faccio attraversare ora, bendata! ...ecco fermatevi un attimo.”
Presi le chiavi di cui disponevo, ed aprii la porta col corridoio proibito alla servitù, che comunque le chiavi di quella porta non aveva…intanto continuavo a parlare a suor Persefone:
“…lo attraverseremo presi per mano, fidatevi…senza fermarci !”
Superato il corridoio breve, condussi tramite una scala a chiocciola, mantenendole la benda suor Persefone in cantina, nella più completa oscurità per lei. La portai dietro una grossa botte d’olio, dove finalmente le tolsi la benda.
“Scusate suor Persefone! Era necessario; alcune cose qui non potete vederle, ma ora siamo nelle cantine dei baroni, e nessuno verrà qui per oggi, almeno…”
“Vedo, vedo…qui l’oscuritate direi che è padrona assai! E il freddo anche…”
“Serve per conservare il vino…”
“Immagino…beh, che ne dite? Volete che mi spogli ?”
“Oh certo, ma ditemi…scopate certo, ma per quanto?”
“Se volete il pertugio del culo voglio otto ducati…se scopate con la fica mi bastano 5…”
“Facciamo così, io vi do i tredici e li spicci che son avanzati da quelli che vi erano stati affidati, e i buchini me li scelgo io…!”
“Uhmmm…vediamo…uhmmm sì, d’accordo…possiamo fare anche così.”
“Eccoveli !”
Lanciai il sacchetto a suor Persefone che se lo prese, tenendoselo trai denti tramite i lembi dell’allaccio, poi iniziò a spogliarsi cominciando dal copricapo, quindi aprì i bottoni del suo abito, e rimase completamente nuda, poi ripiegò l’abito, e fra le pieghe infilò il sacchetto coi ducati che mia sorella aveva mandato a me tramite Aymone per il suo mantenimento, ducati che ora di diritto appartenevano alla suora prostituta. Da nuda appariva una discreta quarantenne come la moglie mia, con buona dotazione di biondo pelo tra le cosce; i suoi seni stavano ancora abbastanza su, ed i suoi occhi azzurrini le davano un aspetto furbo, che aveva colpito anche messer Vezio; aspettava eretta che mi spogliassi io…non appena mi calai le braghe quella ex suora a suo dire, non aspettò nemmeno che mi togliessi la camicia, e subito mi prese in mano il cazzo, per poi portarselo rapidamente alla faccia…
“Perdonatemi Toraldo…l’ho visto così grosso a riposo…ho una fame arretrata sapete…mhmmm che bella puzza di maschio! Adoro la puzza del cazzo, Toraldo…mhmmmf…uhmmmm…ohhh…uhmmm! Prima m’è piaciuto molto, sapete…spero d’avervi dimostrato quanto son brava in qualunque circostanza…”
“Fate, fate…ma per istrada abbiam corso un bel rischio!”
Lo carezzò più volte, premendolo sulle sue guance di calda femmina, poi me lo baciò dappertutto, ed infine se lo mise in bocca, facendo mulinello al glande da subito con la sua lingua, e la sua copiosa saliva; rimasi in piedi aspettando che intostasse, e intanto le carezzavo volto, testa, tempie, e capelli liberi…e intanto stava succhiando forte, molto forte…aprì la bocca fermandosi solo un attimino, giusto il tempo di dirmi…
“Son tentata, forte Toraldo! AHNNNNN! Vorrei bere la vostra sborra, il primo sparo, quello più buono…yuhllmmm…sono affamata sapete…prima ve l’ho solo ripulito…li fiotti migliori mi son finiti in mano…ahnnnn…sono anni che non mungo un maschio giovane, per bene, come voi Toraldo!”
“Se volete che vi venga in bocca…ahnnn…niente in contrario…poi però…”
“Uhmmm…ohhhh…poi vi favorirò il buco che più v’aggrada! E aspetterò tutto il tempo…ahhnnn…che ci vorrà per la vostra goduta nuova! ...Proseguo di bocca, allora?!
“…mhmmm…proseguite! Ma vorrei spaccarvi il culo prima…anzi !”
“…ma anche la mia bocca sa che ce l’avete grosso…e si sta indurendo bene per fortuna! Anzi, cosa?...gloooommhhhh…”
“…ahnnnnn…come slinguate bene…ohhh…no…dicevo…non potreste mettervi l’abito…ahnnnn…da suora…mentre vi spacco il culo…?...ahnnn!”
“Huhmmmgnumm…ci tenete proprio Toraldo…che bellissimo cazzo! Come invidio vostra moglie, e vostra sorella…gnaaaaam…sluuuuurpf ! …Huhmmmm…datelo a me…ho fame…e sete…della vostra sborra…Toraldooooohhh…ahummmhhh…huhmmmf ! Toraldo ! L’abito deve restarmi pulito per il viaggio…ora mi bevo…mhuhhhmmm mi mangio il vostro cazzo! Mi verrete in bocca…sentirete di cosa sono capace! ...poi dopo che vi sarete ricaricato indosserò l’abito, e mi farete il culo come meglio crederete!...sluurpm…ora voglio riprendere col pompino…!”
La suora riprese a passarsi il mio cazzo tra le sue guance, me lo baciava come la più innamorata delle mogli, e poi all’improvviso si parò in piedi continuando a smanettare il mio signor cazzo. La donna, eccitata mi disse:
“Datemi la lingua, e toccatemi la vulva, spremetela…e intanto lingua in fuori…vluaaammmm…slurp!...vi piace la mia lingua, messer Toraldo?”
Ci scambiammo colpi di lingua sovrapposta, mentre le spremevo la passera che si era bagnata copiosamente tra le mie dita, e sul mio palmo. La donna insisteva per baci di lingua fuori mentre mi masturbava, ed io masturbavo lei ormai tutta un zuppo, lì tra le cosce…dopo l’ennesimo sciabolar di lingua, la femmina mi fece:
“Stendetevi Toraldo! Non cavalcare il vostro palo duro sarebbe il più mortale delli peccati, giù Toraldo…devo salire in sella!”
Mi accomodai disteso a terra, e la matura suora scostandosi abilmente i lembi di carne della sua vulva pelosa, cadde sicura in verticale, sul mio maestoso cazzo…tuttavia a meno non fingesse, ne sentì la trafittura, sgranando gli occhi all’improvviso. Per la sua grossezza inaspettata dentro le ballarono i seni all’insù…
“AHN ! …”
“Mhmmm…mhmmm…come accoglie bene la vagina vostra! La sento tutta…”
“Ohhhhhhh….Sìiiiiii…grosso e duro! Oh …ahnnnn…non me l’aspettavo fino in fondo!...Ohhhhh…Toraldoooohhhhh…ahnnn…ahhnnn!”
“Oh….AHNNN…sì…vi piace? Vero?...ahnnn…brava ! Bel colpo!”
…ed iniziò ad andare avanti e indietro, su e giù con maestria…era così eccitata che credevo di vedere i rigagnolini trasparenti biancastri uscire da quella fica, subito subito adattatasi al palo mio di carne dura…quella femmina dentro si bagnava ancora assai…
“Toraldoooohhhh…sto venendoooohhhhh…mò che vengo però…ahnnn, ahnnn…ohhhh…ve lo riprendo di nuovo in boccaaahhhhh…e farem…ohhhhhh…il…il…sessantanoveeeeeeehhhh…aahnnn…che bel cazzo amico mio! Che bel cazzo che avete!...ahnnnnn…ahnnnnn…erano anni…su! Fate il porco Toraldo! Ditemi qualcosa di ...ahnnnn…di sporcohhhhh…chiamatemi…puttanaaaahhhhh…”
“Come vi bagnate puttanona! …ahnnn…ahnnn….ahnnm…avvicinate i seni! Sono dritti li capezzoli…e voglio mungervi…e vi prego restate impalata…mentre m’allattate…! Troiona! ”
“Uhmmm…uhmmmm…dentro…dentro tutto prima!...fino alle palle! Sìiiiii! E ora vengo da voi…eccovi i miei seni Toraldo!”
La signora col mio cazzo ancora dentro che però non si muoveva e rischiava l’ammoscio, mi porse i suoi seni, che io strinsi cercando di restare in equilibrio…poi dovetti rinunciare a stringerli entrambi, per appoggiare al suolo almeno la mano sinistra continuando le strette, e le carezze con la mano abile, e intanto succhiavo famelico i suoi capezzoli, inducendole come impazzito anche del dolore…
“Ohiiiii…succhiate troppo forte Toraldooohhh…sì…succhiatemele ancoraahhhh..piano però…ahnnnnn….ohhhhh…ahnnnnn…”
Le succhiai entrambi i capezzoli ancora un minutino, poi la abbracciai baciandola in bocca e infilandole un dito nell’ano per rendere totale il nostro coito. La donna continuava a sciabolarmi la lingua in bocca, ed io la stringevo sempre di più…lei alla fine staccò le labbra, e mi disse:
“Toraldo, vi prego…huhmmm…dovreste lasciare la mia fica…voglio che …ahnnnn…come ce l’avete largo!...ahnnn…voglio che mi veniate abbondante in bocca…ahnnnn…Stacchiamoci Toraldo! Faremo un altro coito…vi piacerà lo stessohhhh…mentre berrò il vostro seme…esploratemi la fica con la lingua…ahnnnn !”
A malincuore feci uscire il cazzo dalla fica…mi distesi a terra, e la signora mi presentò fica, inguine, e culo tra il mio naso, e la mia bocca…intanto aveva chinato la sua testa sul mio cazzo, prendendone l’asta con maestria, ed abilità e cacciandosi in bocca la mia cappella…doveva reindurirmelo dopo la vacanza al caldo della fica…io leccavo famelico ogni liquamino amaro uscente dal suo sesso, per poi slinguare rapido sul suo inguine, e talvolta nel suo ano…la suora nuda aveva ripreso a lavorare con la bocca, con la lingua, con le mani, e col calore del suo respiro sulla mia cappella negli istanti in cui era fuori dalla sua bocca…la sua lingua si muoveva lenta, e maestra, leggera ed insalivante su tutta la mia cappella; faceva anche brevi puntatine al centro con la punta della lingua ricca di saliva, poi tirava una bella manata che faceva sbattere la mia cappella viola contro la sua bocca interna, ripetendo il trattamento cinque sei volte, se non avevo contato male…poi s’interruppe, strinse l’asta alla base della cappella, con la mano libera carezzò i miei coglioni gonfi con abilità, e al terzo successivo passaggio di lingua sul centro del mio glande…io divenni sordo e cieco per un istante, o per la rapida carica di molti istanti infinitesimi in uno, completamente avulso dal concetto di tempo…un impulso intenso che mi diede un piacere immenso, quando una massa calda uscì dal centro del mio cazzo, era partito dalle mie palle…e poi un altro e poi un altro ancora…mentre solo al quarto sparo mi accorsi che la mia amante mi stava facendo eiaculare dentro la sua bocca…respirò, poi mi regalò la sensazione dell’ingoio della cappella, e le diedi gli altri fiotti nel cavo orale…dalle sue narici uscivano solo rumori suini, dato che la bocca sua era impegnata in ben altra attività…vidi le sue guance diventare pallide, e rosse, e poi di nuovo pallide, per via degli spasmi respiratori; la sensazione che la sua gola ingoiasse il mio cazzo era stupenda, come faceva piacere sentire la cappella strisciata dalle tonsille!…ma non potevo farla morire soffocata!…estrassi il cazzo all’indietro…
“…AH…basta…basta così…grazie Perse…fo…ne!...ecco…fuori! AHNNN…ohhhh…che roba, cazzo!”
“HUHHHH!...cough! Cough! Ohhhhhh…ahnnnn…ohhhhh…spluftch…yuhlmmm…lo ingoio tutto…spluftch…ancora!…huhmmm…huhmmmm…”
… e la donna respirando meglio riprese un colore normale; continuava la sua attività sputando saliva fuori, tossendo, e recuperando la sborra sul suo viso vicino alle labbra col dito che lo riportava ormai freddo nella sua bocca, dove veniva ingoiato con più calma …mai visto una simile esaltata! O forse per la frutta e verdura che mi propinava la moglie mia ce lo dovevo avere buono il liquido seminale…
…finita la sborra la donna mi baciò innamorata, e mi abbracciò; suor Persefone, o meglio solo Persefone, nel caso fosse questo il suo vero nome, non mi era sembrata una puttana; l’ultimo pensiero prima che mi addormentassi era stato che era una donna in arretrato di cazzo da mesi; poi le forze mi abbandonarono abbracciato a lei, e dormimmo entrambi…ed io prima del risveglio mi accorsi che stavo solo sognando, ancora a abbracciato a Persefone, che dormiva nuda su di me. Ero angosciato al risveglio…avevo sognato mia moglie Francesca alle prese con nostro nipote Aymone, che portato a casa da messer Vezio, che avrebbe dato a mia moglie Francesca le spiegazioni del caso…quando rimasero soli mia moglie Francesca mi parve parlare con Aymone…non ricordo come feci quel sogno, o come arrivai a casa mia senza esser visto o udito; probabilmente dopo che son trapassato, da qualche entità soprannaturale, mi è stata mostrata la situazione in cui si vennero a trovar quel mercoledì pomeriggio la moglie mia Francesca, e mio nipote Aymone; situazione che era a metà fra sogno e realtà…certo era che essi non mi avevano potuto vedere né sentire, dato che io non ero neppure lì, ma in cantina con la lussuriosa suor Persefone…

“Aymone…dimmi, com’è stato il viaggio? Ti sei stancato molto ?”
I sorrisi della mia bella moglie erano invitanti, e non sarebbe stato strano equivocare…
“Lungo, zia…è stato lungo. I cavalli non correvano…ci sono volute due ore…e la suora che mi ha accompagnato mi ha fatto dire il Rosario per tutto il viaggio!”
“Però mentre pensavi a recitar le preghiere non ti sei accorto che il viaggio era lento, no?! Hai fame?”
“La suora mi ha fatto mangiare in osteria all’arrivo al borgo. Mi ha fatto provare una bevanda chiamata caffè, e mi ha aperto lo stomaco…mi ha lasciato in chiesa con il prete finché rintracciava lo zio, e lì ho conosciuto un amico nuovo Massimino…poi è venuto a prendermi zio Toraldo e Massimino è andato via…fame ? Eh sì, ho ancora fame!”
“Fra poco faccio una minestra…ti piace la minestra?”
“Sì, zia…”
“Beh cosa dice Olivina? Vanno bene gli affari con la lavanderia?”
“Mamma non mi dice molto, sai…adesso non ha più Filomena la lavorante perché si è sposata, ed è andata via…purtroppo…ma la sento dire che non ha più ipoteche. Ma i vicini alcuni almeno ce l’hanno con lei, dice…”
“Ah Filomena, quella moretta che lavorava da voi…alla fine ti difendeva sempre…ti piaceva, vero?!”
Aymone arrossì, e la moglie mia Francesca non ebbe bisogno di proseguire con la domanda, un tantino personale, dato che Aymone a undici-dodici anni era stato sverginato da Filomena, che col trucco dello spillo e quache goccia del proprio sangue sulle lenzuola, gli aveva fatto credere d’averla sverginata…poi il sogno delle scopatine gratuite di tanto in tanto, con la lavorante orfana, in cambio del corredo di matrimonio da parte di mia sorella Olivina, finì com’era iniziato. E il giorno del pranzo di matrimonio, avendo intuito che Aymone, cui era stato consentito di alzare un po’ il gomito, avrebbe voluto palpare, o toccare seno e culo l’ultima volta a Filomena, mia sorella Olivina aveva vigilato in modo da impedirgli di avvicinarla…del resto c’era il marito presente, o no?!...erano passati un paio d’anni, o poco più da quel giorno, ed ora Aymone, che si era adagiato sugli allori, cominciava a sperimentare l’esperienza opposta: essere rifiutato, anche perché da quando mia sorella Olivina si era finalmente liberata del fiato dei banchieri sui beni ipotecati, qualche male lingua della gilda degli albergatori, o credo io tra le mogli dei suoi clienti delle visite notturne, aveva messo in giro brutte voci sul soggetto più debole, che in passato aveva prestato il fianco: mio cognato il notaro Ranuccio, che ormai aveva smesso di bere, e di andare a puttane da ciucco, e naturalmente anche di giocare ai dadi nelle bettole, quando non in piazza…beh era ancora tacciato di cattiva condotta morale e materiale, ed il padre e la madre intraprendente (anche in senso esteso), sembravano non godere più di rispetto tra i popolani della via, invidiosi del fatto che Olivina aveva cominciato ad avere bilanci in attivo, a rifiutare clienti mal vestiti con le puttane al seguito, e il marito a rogare piccoli atti onestamente…i soliti rosiconi! E quando mai mancano?! …Aymone? Un viziato, ed era vero! Un viziato come il padre, pronto a render ciucche anche le ragazze sane…eppure l’unico vizio di Aymone erano i tocchi alle femmine, abitudine questa sconveniente…ma forse anche normale alla sua età…la moglie mia Francesca cambiò discorso:
“Aymone ti piacciono le orecchiette? Anche perché al mercato non son passata…”
“Sì zia, mi piacciono…zia…? Le fate voi, come le fa mamma mia Olivina?”
“Sì, sì, ma farina buona, che mi piacesse son due giorni che non ne trovo…e queste credo son le ultime, poi toccherà rifarle…”
“Zia…”
“…dimmi!”
“Non avete figli ?”
“Il cielo non ce li ha mandati…eppure con tuo zio ci diamo sotto; e parecchio, sai…che dovevo fare?...ah la pasta, sì!”
Francesca gli diede le spalle per recuperare un po’ di pasta lievitata dalla credenza. Quel piccolo farabutto di mio nipote, visto che non c’ero, le toccò il culo all’improvviso! Francesca da parte sua, per non dargli soddisfazione, fece finta di non accorgersene. Mio nipote però le teneva la mano sul culo, senza reazioni, salvo uno sguardo severo di lei, quando si rivoltò davanti a lui. Il tempo di toglierla glielo aveva dato! Piccolo delinquentello adolescente...chissà forse quelle voci… Il pentolone nel focolare tuttavia era vicino alla bollitura, e mia moglie vi mise dei sedani, dei piselli, ed un pezzo di carne bovina che aveva fatto odorare anche ad Aymone, che non ebbe reazioni: ergo non era ancora andata a male…trascorse una mezzoretta rigovernando il brodo in via di formazione, dopo essersi chinata sul focolare acceso; con un’occhiatina rapida di lato s’era accorta che Aymone nascondeva una mano sotto le braghe, una mano che si muoveva: si stava toccando osservandola…beh era una bella donna, con un bel paio di seni; lo guardò un tantino storto, e mio nipote tolse la mano dal cazzo; a quel punto la mia Francesca prese una giaretta d’acqua, ed ordinò ad Aymone:
“Nah…vieni qui, di lato al pentolone, sennò si spegne il foco! Vieni…allora!?!”
Aymone si avvicinò esitando; che voleva fare ? Punirlo?! …mio nipote doveva aver pensato…
“Ecco, tieni! Lavati le mani, su!”
Aymone obbedì, si lavò le mani, e Francesca gli passò uno strofinaccio abbastanza pulito e asciutto. Mio nipote s’asciugò, quindi restituì lo strofinaccio che mia moglie ripose appendendolo. Nuovamente voltatasi si sentì toccata l’altra natica, alla quale mio nipote diede un’altra manata di palmo un po’ più evidente, massaggiandole la natica fino a far migrare le dita più o meno allineate, più vicine all’ano, il che fece emettere alla moglie mia Francesca, un rantolo imbarazzato…
“Ahnn!...”
Ma non emise il secondo rantolo, come fosse si sarebbe aspettato mio nipote molestatore, in cerca di respiri femminili da ricordare al momento della sua manovella. Francesca raddrizzò la schiena, e raccolse dalla murata del focolare un attizzatoio di metallo, con il quale si chinò nuovamente verso il focolare, per attizzare meglio il fuoco che stava scemando, e il brodo aveva da bollire bene…
“BENE!”
Lo disse ad alta voce! Bruscamente! Brava la mia Francesca! I ragazzo era avvertito di non riprovarci…quando stava per riporre l’attizzatoio alla murata inclinata, ecco che Aymone, ci provò di nuovo: altro palpeggiamento…e forse per la sua età era anche normale toccare le donne, però educazione zero! …Olivina aveva avuto altre preoccupazioni, il padre Ranuccio probabilmente non aveva mai saputo fargli un vero rimprovero, o una reprimenda…quando mio nipote tredicenne provò ad allungare la mano da sotto, dentro la gonna della zia, per un istante sentì la sua coscia nuda, e calda, e vi mosse la mano gradendone il piacere tattile della carezza. Era troppo! Davvero troppo. La mia signora gli diede uno schiaffo in faccia…
“Sciaff !”
…urlando un tantino…
“E basta, un po’ ! Domani lo dico a mio marito Toraldo! E ti riporterà lui da tua madre, maledizione! Falle con mamma tua queste schifezze!”
…ma per poco: mio nipote impallidito all’improvviso, ormai ritenutosi sconfitto nei suoi propositi, fece per andarsene, ma mia moglie non gliel’avrebbe permesso, dato che tra mezz’ora ci sarebbe stato il copri fuoco, e i ragazzi e bambini da soli non avrebbero potuto girare, pena qualche ceffone da ricever obbligatoriamente dalli genitori, in presenza delli armigeri di ronda…cambiò tono…la custodia di mio nipote, nostro ospite, veniva prima. Lo prese per la spalla, e lo portò di nuovo a tavola calmandosi…
“Dai, siediti ! Che fra poco si mangia! E smettila di comportarti da deficiente! Non glielo dico a mio marito! Non glielo dico! …e non ti permettere più! Non hai cinque anni!”
“Zia, proprio non me lo fareste vedere? Una volta sola!”
“…ma cosa?”
“Il culo vostro! Ve lo guardo da anni, sapete…”
“…”
“Voi zia, siete di quelle donne col culo bello…”
“Guarda quello di mamma tua, no?!”
“L’ho visto, zia! Un po’ le casca…ed è più piccolo che il vostro!”
“Hai spiato mamma tua che si spogliava?”
“No, che faceva le loro cose con papà !”
“Li hai guardati mentre facevano?”
“A papà glielo presentava, appecorata sul letto, ma lui gli faceva solo massaggio di mano, non ce lo metteva…io al posto suo ce lo mettevo di corsa…ma…poi solo la lingua…”
Purtroppo Aymone vide suo padre farsi la propria moglie, mia sorella Olivina, quando ancora beveva e non gli si alzava…facendogli sesso orale; tuttavia da quell’episodio di cui parlava, di cui era stato testimone oculare, erano passati quattro anni più o meno…
“…mah…”
Aymone cambiò discorso…su Filomena…
“Quando avevo sverginato Filomena m’interessava più davanti…”
“E perché non guardi il culo a Filomena allora? Lavorava da tua madre, mi ricordo…”
“Ricordate bene zia, ma s’è sposata ed è andata via, e io ora non ho chi me la dà…”
“Già ! Proprio una tragedia…non è che te la devono perché sei figlio di notaro o di pensionante…”
“Zia…”
“Che c’è ?”
“Me lo fate vedere il culo?”
Mia moglie fissò Aymone un buon minuto, poi, chissà quali pensieri l’avevano attraversata fino alla più intima coscienza…insomma gli propose un patto:
“Senti io…”
“…”
“…mhmm…ascolta! Io te lo faccio vedere, e tu fai per me due cose, anzi tre cose, va bene?!”
“Quali?”
“Io te lo faccio vedere, conto fino a cinque, te lo guardi…solo i meloni! Il buco no! Non li scosti, chiaro?!...poi…”
Mia moglie Francesca gli fece il segno con le mani…
“…non lo tocchi…te lo ripeto: NON LO TOCCHI! ...e…”
“…e?…”
“Prometti che non me lo chiedi più, mai più! E solo perché non c’è Toraldo adesso! Altrimenti erano schiaffoni, sai…mamma tua m’ha detto che posso darteli alla bisogna, intesi?”
“Certo.”
“Sì ? Allora dimmi: che cosa ho detto?”
“Ve lo guardo, non lo tocco, il buco no…e prometto che non ve lo chiedo più!”
“Prometti?”
“Ve lo prometto, zia! ...zia sta facendo buio, accendereste qualche candela?”
“No, ti accontenti! Sennò potrebbero vederci…allora, togliamoci il pensiero! Sei pronto?”
“Sì !”
“Arretra di un passo, vicino il focolare, avanti! E attento a non scottarti!”
Aymone obbedì. Mia moglie Francesca si mise a dargli le spalle, poggiata in piedi sul lato corto del tavolo; poi afferrò la gonna, e cominciò a tirarsela su: scoprì dapprima le caviglie, poi le gambe, poi le cosce, poi s’inclinò un poco col seno verso il tavolo, per meglio evidenziare le sue natiche; quindi scoprì il burroso e curvoso paesaggio carnale a due meloni, contando da subito fino a cinque. Aymone poté godere ipnotizzato il bel culo di mia moglie, più grosso di quello pur bello di mia sorella Olivina…lo stava osservando nel chiarore pomeridiano del sole, che ormai era rosso e arancio, e dello stesso riflesso incarnato apparivano le due natiche forse un po’ più chiare; apparivano calde all’osservazione morbosa di Aymone, e intanto Francesca scandiva le battute, cercando di farlo lentamente, per istintiva generosità, verso il biondo nipote che aveva sbarrato gli occhi su quello spettacolo di carni esposte…
“...u…no...du..e…tr…e…quat…tro…”
Aymone aveva tentato il tutto e per tutto, quando mia moglie aveva finito di scandire il quattro: s’era buttato come un falco in picchiata verso l’ano, anche se non lo vedeva, senza toccare le natiche con le mani, fidando sulla potenza d’urto del suo viso, più piccolo del culo della moglie mia Francesca…
“SMACK, SLURP !”
“…cinque! HAH ! …NOOOH ! VIA!...ahn!”
Francesca aveva riabbassato la gonna non appena era riuscita ad allontanare le labbra di mio nipote, che era pronto anche a leccarla, lì nell’ano, per il semplice fatto che era l’ano di un’adulta bella. Francesca però la leccata istantanea dell’ano non poteva perdonargliela, per cui voltandosi gli diede uno schiaffo in piena faccia…
“SCIAFF !”
“Ahi !”
“Così impari! Avevi promesso che guardavi soltanto…delinquente!”
“Mi avete fatto male, zia!”
“Ne vuoi un altro?!...e poi lì è sporco! …Schifoso!”
“…uhmmm…”
“Tammm…tamm…tatamm..tam..tam! Sfuuuuusss! Sfuuuussss!”
I due vennero interrotti dalla pentolona sul fuoco; ormai stava bollendo già da un paio di minuti, e il coperchio vibrava, l’acqua o meglio il brodo era debordato, e il fuoco s’era spento. A Francesca stava scappando un’imprecazione, ma fece in tempo a correggersi…
“Santa Mad…passera!... Il brodo!”
Mia moglie Francesca, casalinga orgogliosa, quasi ultraquarantenne e passa, ci teneva a che si mangiasse a casa nostra. Avrebbe lasciato a stomaco vuoto sé stessa invece che l’ospite! Mentre calava la pasta a forma di orecchiette nel pentolone bollente, dove il brodo riteneva si fosse formato dato che il pezzo di carne era piccolo, ne approfittò per riprendere un dialogo normale col nipote; chiaramente l’incidente era da considerarsi chiuso…forse era meglio focalizzare comunque l’attenzione su di me, che non c’ero…
“Senti, che dovea fare mio marito oggi al castello? Te l’hanno detto?! Io quell’uomo che t’ha accompagnato lo conosco poco…e non mi è nemmeno simpatico, sai.”
“Non so zia. Doveva finire alcune cose in attesa che tornasse l’avvocato Fedele…”
“Sanfedele! Lodovico Sanfedele! Quindi l’avvocato non c’era! Sta da solo al castello…?”
“Non c’era manco la castellana! Hanno detto! Sì, sta da solo.”
“E le serve? C’erano le serve?...mannaggia! Non si riavvia…ah ecco una fiamma finalmente!”
“Ne ho vista una sola, carina, di belle forme, ma negra…oh se era negra!”
“Stava con la donna carina?”
Il fuoco s’era riavviato con non pochi soffi. Si potevano cuocere le orecchiette.
“No, parlava con il vecchio che non vi piace…Vezio, che m’ha portato qui da voi, zia. Mi ha detto che non sa quanti anni ha, non li conta ha detto! Ha paura di scoprire di essere già morto…”
“Allora filosofo ha da esser questo Vezio! E la donna carina dove stava?”
“Con noi, io, e suor Persefone, mi ha offerto anche il succo d’arancia…”
“Uhmmm…mhmmm…huhmmm…mhmmm.”
Rimase così forse cinque minuti, guardandolo senza sorridergli, ma intanto si compiaceva intimamente che mio nipote, dopo il culo per concessione, le guardasse la balconata, ben visibile di sopra verso la scollatura della veste rosa coi ricami.
“Che c’è zia?”
“Niente, niente…senti ho visto che mi guardavi le minne…guardarle va bene, ma non ci devi lasciare gli occhi! …e soprattutto non ti sei accorto che avevi la lingua di nuovo di fuori! Che sei ?! Un animale in calore? Se fai così, che guardi in quel modo la donna a un altro, rischi che ti menano, e se ti rivolgi agli armigeri, te le danno di sopra, e ti sbattono in cella un giorno almeno! ...Mah, tu però sembri cercartele, sai…anzi fammi vedere le orecchiette…certo non scuociono! Il foco non riesco a riaccenderlo…santa l’acqua! Abbiamo finito i legni piccoli, devo dire a Toraldo di procurarne altri! FFFFHHHH…FFFHHHHH…”
Poi prima di voltarsi, data la recente esperienza, gli disse:
“…meno male! Eccolo di nuovo…speriamo che duri! Santa passera! Tieni a posto le mani monellaccio, che devo maneggiare la pasta con l’acqua bollente!”
Presa una cucchiaia di legno, mia moglie diede una rimestata, poi assaggiò un’orecchietta, e disse a mio nipote:
“Aiutami, prendi due piatti, ci arrivi?”
Il ragazzo finalmente si mosse, e dalla credenza prese due piatti fondi; mia moglie disse:
“Dammene uno…e sta attento!”
Glielo diede, e mia moglie glielo riempì abbondante dicendogli:
“Questo è il tuo! ...Prendi e mettilo sul tavolo!”
Il ragazzo lo mise sul tavolo, e si accomodò…generosamente mia moglie prese anche il pezzettino di carne bollita, e lo aggiunse alla minestra.
“Dammi l’altro!”
Si alzò, e le diede l’altro che mia moglie riempì di meno, dicendo:
“Per me basta così!”
“Zia, se volete potete prender la mia carne!”
“No, quella è per te, che devi ancora crescere…io la mangerò domani, con Toraldo!”
Mise il proprio piatto di lato a quello di Aymone, poi prese del formaggio avvolto da un panno ingiallito da uno stipetto, insieme ad una grattugia; quindi una piccola giara con dell’acqua di fonte fece la comparsa sul tavolo…
“Mettici il formaggio, no?! Lo devo nascondere, o il mio Toraldo lo fa fuori subito, è molto goloso sai…”
Aymone invitato a guarnire il formaggio sul piatto di minestra ci andò abbondante, mentre molto meno ne aveva messo sua zia, mia moglie…
…i due mangiarono di gusto. Ovviamente Aymone fece il bis, e dopo che si tagliò da solo, senza chiedere, la terza fetta di quel formaggio, mia moglie Francesca tornò a nasconderlo, dopo averlo tolto da tavola. Poi gli favorì una mela, non senza avergliela sbucciata…cazzo, servito di tutto punto! Finito di mangiare, e bevuta dell’acqua da seduto Aymone fece segno di dover pisciare, e Francesca lo mandò in un angolo della casa dove c’era il vaso, occultato da una tovaglia pendente da una piccola mensola a muro, sopra la quale c’era una fioriera. I fiori in teoria dovevano col loro odore compensare ben altro odore. Solo che il rumore dell’urina aveva richiamato lo stesso bisogno anche a lei, che fece segno ad Aymone di allontanarsi dopo aver finito; poi ripresa la gonna si sedette sulle caviglie, per urinare nel vaso anche lei. Il ragazzo uscito dalla stanza però si era nascosto dietro l’uscio, e aveva preso a spiare la zia matura, ma non vecchia, dall’intercapedine della porta dove c’erano i cardini. La sua morbosa attesa venne ripagata: vide la zia asciugarsi la vulva, e il pelo scuro e riccio, con un fazzoletto, eccitando il ragazzo che si stava già toccando di nuovo, quando lei era tornata in cucina-soggiorno…vedendolo dietro la porta, comprese che l’aveva spiata, e l’aveva guardato con una certa sufficienza, se non disprezzo…
“Su, smettila di toccarti! Che diventi cieco, sai…beh direi che è ora che noi si lavi i piatti!”
“I piatti?”
“Sì, e mi aiuterai…avanti prendi la giaretta dell’acqua e versala finché te lo dico!”
“Bene, ma poi che beviamo?”
“Ne abbiamo un’altra, stai tranquillo…allora?! La prendi o no?!”
“Va bene…ecco…”
Aymone prese la giaretta e accanto a mia moglie versò l’acqua in una bacinella, finché Francesca non gli disse che poteva bastare. Poi prese della ghiaia e un po’ di cenere, e strofinando lavò i piatti che avevano utilizzato. Intanto Aymone le osservava da vicino i seni generosi, ben visibili, ad una distanza tale che Aymone ne poteva sentire odore e calore. Ovviamente essendo mia moglie bella e piacente, mio nipote aveva delle erezioni quando lei gli era vicina, e i corpi si toccavano di lato. Francesca teneva la guardia alta…avendo concesso troppo, sarebbe stato più difficile contrastare le voglie di sesso di Aymone…
“Mani a posto monellaccio! ...”
Quando finì di asciugare l’ultimo piatto, lo ripose nel mobile di legno appeso al muro, e se ne andò nell’altra stanza, quella da letto. Prese da un comodino un cerchio con la stoffa a cui completare per ricamo una figura floreale, e sedutasi sul tavolo della cucina ricamò un’oretta alla luce di due candele. Aymone non avendo niente da fare tirò fuori dalla tasca una trottola di legno, e iniziò a farla girare sul tavolo. Mia moglie Francesca alzò gli occhi, poi vedendo che era solo una trottola sorrise. L’oggetto, dopo cinque o sei lanci, cadde a terra disassemblandosi, nei tre pezzi che la componevano, asta, corpo e pomello. Aymone si abbassò per terra per recuperarli, e ne approfittò per sbirciare le caviglie e i piedi di mia moglie, e si recò dietro la sedia di lei per recuperare il pomello che essendo una sferetta bucata era rotolato dietro. Ne approfittò un’altra volta per sbirciare la schiena parzialmente denudatasi verso il basso per la postura, e tornare a raffigurarsi quel culo che gli aveva concesso di vedere…e di assaggiare al solo costo di uno scappellotto e una predica…
“Che è successo Aymone?”
Francesca non distolse lo sguardo dal ricamo, ma s’era accorta che aveva sbirciato…
“…allora?!...non l’hai visto prima?...via di qui dietro, dai!”
“Niente, mi è caduto un pezzo, mò lo prendo…ecco…l’ho trovato!”
“Bene !”
Aymone ricompose la trottola, e diede un altro lancio, mentre Francesca, dopo tre quarti d’ora di ricamo accusava i primi sintomi della stanchezza. In tardo autunno si passava presto dal tramonto alla sera, e in strada stava passando la ronda per il primo giro notturno.
“Ti andrebbe di leggere qualcosa prima di andare a dormire Aymone?”
“Cosa ?”
“Ho una Bibbia, ma è in latino…tu lo leggi il latino, Aymone?”
“No, no…io so leggere, ma in italiano…”
“Immaginavo. A nanna allora!”
“Andiamo a dormire sul letto, zia?!”
“No. Io dormirò sul letto, sul letto coniugale. Il tuo lo facciamo adesso, tra poco è pronto!”
Aprì una cascia nera, e ne estrasse dei tessuti: una coperta, due lenzuoli, ed una coperta più spessa che doveva fare da materasso, una volta distesa sopra la cascia. Il letto per Aymone fu pronto, e la zia glielo indicò. Poi mise sul focolare dove i tizzoni erano accesi e poco incadescenti, senza fiamme vive, alcuni rami aromatici che, bruciando, avrebbero tenuto sperabilmente lontane le zanzare, e i tafani. Una volta che il ragazzo si distese sul suo mini letto, mia moglie andò nella camera col lettone matrimoniale, l’unico che avevamo, e spogliatasi rapidamente, prima che lui provasse a ri spiarla, aveva già indossato da nuda, la camicia da notte. In realtà era stata silenziosissima: toltasi la veste, si lavò rapidamente la vulva con l’acqua profumata dai petali di rosa della bacinella vicino al muro; si bagnò un po’ anche il seno, poi indossò la camicia da notte bianca, con lo spacco al centro. Mio nipote, tutto ciò che vide fu una donna in bianco che s’accomodava sul lettone matrimoniale…poi si ricordò che doveva spegnere le candele nella prima stanza, quindi si era alzata per farlo, facendosi vedere da Aymone in camicia da notte, poi le spense pure nella sua. Ora si trattava solo di dormire…Aymone però era rimasto sveglio, con il cazzo e le palle ancora attivi…al pari della sua mano destra…si toccava, e poi morbosamente si meravigliava che il cazzetto da adolescente gli restava dritto… dopo una buona mezzoretta di tensione sessuale, ad Aymone venne in mente un’altra marachella ai danni di mia moglie Francesca, addormentata: si alzò dal suo giaciglio, e si diresse in punta di piedi sul lettone; provò a scoprire mia moglie ormai nel sonno, senza venire fermato. Afferrò anche i lembi della camicia da notte, rivolgendoglieli verso l’indietro, fino a quando dal lievissimo chiarore di mezzaluna, che entrava dalla finestra della prima stanza, non riuscì a intravedere il pelo della vulva di mia moglie addormentata…le cosce non erano larghe, ma nemmeno chiuse, e manco a dirlo, intravide il carnale spacco grazie ai suoi occhi giovani…la contemplò a lungo toccandosi, poi osò avvicinare il naso, e cominciò ad odorare quella vulva che mia moglie per fortuna aveva lavato, un po’ per abitudine, dato che a me piaceva leccargliela a letto…e come a me, anche a mio nipote, che iniziò ad andare avanti e indietro, semi-affondando metà del proprio volto su quella vulva adulta. Francesca era ancora inconsapevole delle fini attenzioni ormai umide della lingua del mio morboso nipote, figlio di una sincera incestuosa come mia sorella, e di un marito che alla femminea carne coniugale, per molto tempo aveva preferito il vino, i dadi, e qualche puttana di tanto in tanto…poi tardi però aveva messo la testa a posto, ma nella fica di mia sorella erano entrati ben altri cazzi… di maschi paganti! Certo non era la prima fica che leccava; ma doveva essere tempo che non lo poteva fare… E la fica di mia moglie zia di Aymone era chiaramente d’un sapore esotico, diverso, e soprattutto appagante, dato che di viso mia moglie Francesca è sempre stata molto bella, e dolce, e non aveva mai avuto la tendenza ad ingrassare. Il problema era che le leggere leccate di mio nipote alla fica di mia moglie l’avevano richiamata dal sonno; mentre si svegliava Aymone aveva appena cominciato a lambirle le carni vicino al clitoride, e Francesca una volta riavutasi evitò di urlare, affinché i vicini non la sentissero, ma disse:
“…ohhhh…ahnn…che…che fai? Che fai piccolo bastardo!...smettila! Smettila subito!...huhmmm smettila subito ti dico!...huhnnnn…no…no…non si fa! Sono tua zia, smettila! Mhmmm…ahnnn…”
Ma mio nipote, una volta scoperto, benché lo avesse preso per i capelli, in risposta afferrò le cosce di mia moglie con tutte le sue forze, e cominciò a premere di più il volto sul suo basso ventre, morbido caldo e piacevole al contatto con la sua piccola fronte. Prese e a leccare con più insistenza, e velocità, per un minuto di imbarazzo pesante per mia moglie che aveva cercato di fermargli la testa… poi forse perché come leccatore di vulva era bravo, Francesca accortasi che non poteva staccargli i capelli, si arrese, e improvvisamente allargò le cosce; in fondo un sottile piacere della masturbazione, a quel punto perché rifiutarlo?!...quindi, dopo aver allentato la presa a pugno sui capelli di lui, gli intimò:
“…ahhnnn..oooohhhh…ahnnnn…poi…però…ahhhn…ti fai stà leccata…e vai a dormire...e…ehhhhh…ahnnnn…va bene?!...piano, piano…ohhhhh…uh…ehi!...come la lecchi bene!… dai finisci…! Guarda che non è pulitissima!...ahnnnn…ahnnnn…però…ahnnnn…se continui…ahnnnn…ahnnnnn…ti bagnoooohhhh…ahnn! Ahn! Ahn!...noooohhh…non…non ficcare la lingua dentrooooohhh…dentro no! Leccala in alto, leccala in altooooohhhh…piccolo porco!”
Quelle mani che gli avevano tirato i capelli adesso glieli stavano carezzando; una mano carezzava la testa, l’altra la guancia, mentre l’operosa lingua di mio nipote stava deliziando il sesso di mia moglie Francesca. Che fosse al suo primo tradimento?! Ahnnnn! Ahhhnnnn! Leccala in alto…me la fai godere, e poi …ahhhnnn…dormiamo…ohnnn…ohhhh…Aymone…sei bravooooohhhh…ahnnnnnn…mhmmmm…mi piace…sì…lingua, linguaaaaah… ”
“Sluuuuf…slaaaaap…slaaaaapp! Uhmmmm…buona…buo…nahhhhh…uhmmm…che …che…bella la…la…tua fica…ziaaaaaaahhh!...sluuuuurp…slaaaaaapp! Yuhlmmmm…sluuuurp!”
Chissà come aveva fatto in quel più buio che luce…mio nipote Aymone aveva intravisto che mia moglie aveva aperto la camicetta da notte sopra, scoprendosi il seno, e toccandosi i capezzoli…nel frattempo aveva velocizzato di più le leccate, e a mia moglie scappò un rantolone più rumoroso…e un tremorino con i brividini di imbarazzo, e piacere a un tempo.
“AHNNNNNNNNNN ! Ohhhhh…pi…pi…ano!...Ahnnnn…eccooooooohhhhh…bravo! Dai, ancora!...AHNNNNNN! Ohhhhhh…sìiiii…”
Mia moglie aveva avuto una venuta di lingua, e aveva appagato la curiosità morbosa di mio nipote che catturava ogni rivoletto proveniente dalla fica bagnata di Francesca, che continuava a tirarsi i capezzoli…però all’improvviso Aymone staccò la sua bocca imberbe di tredicenne dalla fica di mia moglie…
“No, perché ?!...Mi stava piacendo…mi hai fatta venire, bastardino mio! Ahnnnn…le fai anche con mamma queste cose Aymone?!...ahnnnnn…ohhhhhh!,”
“HUMHHMMM…voglio queste adesso, zia!”
Terminato di rispondere avanzò più avanti, prendendole i seni in una stretta contemporanea, succhiandole i capezzoli con una certa foga bestiale, e nel frattempo premeva con suo cazzo contro la fica eccitata di mia moglie…che colse l’occasione, dato che io non ero mai riuscito ad ingravidarla. Mia moglie, una volta tanto, accortasi del piacere che si provava da adultera e puttana, quanto lo ero stato io nelle mie numerose infedeltà, prese una decisione… mentre Aymone infoiato cercava di succhiarle più latte possibile, senza trovarlo che in quantità risibili…nel frattempo premeva con il cazzo contro la fica, e mia moglie allargò di nuovo le cosce, dicendo:
“Vieni da me…qui…pciù…yuhlmmm!”
“Mhmmm!”
Baciò in bocca mio nipote: Francesca chiese e ottenne un lungo bacio in bocca, ricco di lingua e saliva, da suo nipote, che continuando col bacio di lingua-lingua le stava facendo riposare i seni comunque gonfi, duri ed eccitati…mia moglie mantenne in mano le guance di mio nipote, e gli disse:
“Ora…hahmmmm…huhmmm…ora me lo metti dentro! ...e mi sborri tutta quanta, va bene?! Ahnnn…pciù…uhmmm…va bene?! Su scappellatelo, e mettimelo dentro! …”
“Non me lo prendi in bocca, zia?”
“Non c’è tempo! Me lo devi ficcare ora che sono eccitata! …appena lo infili dentro, sentirai che foco!...su che lo sento duro! Mettimelo qui…la trovi da solo, o te le lo trovo io il buco? ...”
“Huhmmmm…come sono belle le tue minne, zia!”
“Le puoi prendere quando vuoi! Intanto mettimelo dentro, dai…”
Alla fine mio nipote si decise a scappellarselo, e a ficcarlo…ce lo mise, e tornò a cadere sul corpo di mia moglie vogliosa di baci linguali, coito, e …sborra…
“AHNNNN ! Bene…muoviti, su e giù…dai…”
Francesca aveva preso a baciare affettuosamente Aymone, che aveva iniziato a muoversi per indurle l’orgasmo…era diventato bravo, avendo fatto pratica con Filomena…la zia sembrava godere di ogni suo affondo…il ragazzo ebbe la faccia tosta di chiedere mentre la scopava…
“Per godere…ti…ahnnnn…ahnnnn…ti godo nel …nel…culo…zia? Ahnnn!”
“HANNNNHHHH…ahnnnn…ohhhhh, no! Mi godi nella fica…mi dai la tua sborraaaahhh…voglio darti un figlio Aymone…bastardino mio! Scopami…maledetto…ahnnnn…scopami! Mi devi schizzare la fica, sai!”
“No…non nel …ahnnnn…culo?”
“No, qui dentro! E vai in fondo! Ahnnnn ! Lo senti il foco mio?...ahnnnn…ahnnnnn…ahnnnn”
“…ahhhhnnnn, lo sento, lo sento….ahnnnn…ahnnnnn…eccolo!...ahnnnn!”
“Sì, dai…ahnnnn…ahnnnn…voglio restare incinta…dai piccolo mio! Dammi il seme…voglio un bambino!...ahnnnn…ahnnnn…ahnnnnn!”
Mio nipote si era fermato un attimo, voleva ancora sentire il seno caldo di mia moglie Francesca sul suo viso, e aveva preso a risucchiarle i capezzoli…
“Huhmmm…perché ti sei fermato! Riprendi ! Te le do, dopo…”
Mio nipote riprese le movenze, e mia moglie Francesca, gli dava delle leccate sulle guance…scambiando anche dei lingua-lingua salivosissimi a mezz’aria, che uniti agli affondi affannosi di Aymone stavano portando la coppia di amanti all’acme…mia moglie Francesca era già venuta la seconda volta per la congiunzione trasgressiva col piccolo parente…mentre Aymone aveva appena iniziato la corsa finale strusciando la faccia sulle minne statuarie e calde di sua zia…
“AHHNNNN…HANNNN…ahnnnnn…ahnnnn…ahnnnn!”
“Annnn…ahhnnnn…ahhhnnnnn…ahnnnn !”
Francesca strinse l’abbraccio, bloccandolo, affinché il suo piccolo amante non si staccasse più. Mise il dito sul suo ano di maschietto in coito totale con l’interno della sua bollente vagina, pronta a ricevere lo sperma; sperabilmente l’avrebbe dovuta mettere incinta, dato che io non ne fui mai capace forse per sterilità mia…
“Huhmmmm…ahnnnn…vi voglio zia…vi voglioooohhhhhh…ahnnnn…ahnnnn…ahnnnnn”
“Sborrami tutta…su Aymone…sparamelo dentro…su…ahnnnn…ahnnnn…ahnnnnn…vieni…vieni…vieni da me! Sono tuaaaahhhh…ahnnnn..ahhhh…ahhnnnnn…”
Le sensazioni di piacere materiale, liquido, carnale, si sommarono al benessere cerebrale del giovane nipote adolescentino, che sentì l’impulso dalla base delle palle, che poi si trasformò, con un’onda nervosa istantanea in piacere supremo, calorosissimo, dalla punta del cazzo, che finalmente sparò lo sperma nella vagina di mia moglie, inondandogliela…
“HAHNNNN ! AHNN! …uhhhhh…AHNNNN!...mhmmm…AHNNNN…siiiii…AHNNN…eccoooh!”
“Riempimi tutta…ahhhhh…sì…ahnnnnn!”
…quattro spari abbondanti, caldi, e massivi raggiunsero il collo dell’utero di mia moglie, che pur non amando Aymone, non di meno voleva restare incinta…poi il figlio sarebbe stato mio…ehmmm nostro…purtroppo Aymone si era innamorato delle sue carni; e dopo aver leccato i seni per completare il suo appagamento durante l’eiaculazione residua, prima di perdere conoscenza felice e stremato, ancora congiunto con i sessi raffreddati, diede un morso al collo di mia moglie, che gli fece presente con dolcezza abbracciandolo ancora:
“…huhmmm…no! Che fai ?! Ahi! Non mi devi lasciare il segno! Poi Toraldo me lo vede! ...”
Aymone però si era addormentato nel più bello dei letti…più tardi mia moglie aveva cancellato le tracce lavando la camicia da notte, e ne aveva indossata un’altra. Poi spostò il corpo di Aymone nel mondo dei sogni sulla cascia ricoprendolo per bene, e baciandolo un ultima volta, tutta contenta che l’avesse molestata…aveva accolto la sua sborra abbondante dentro il suo corpo sperando in bene; Aymone non le era parente, e il bambino sarebbe potuto nascere sano…

- Continua -

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