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Odette, oui je suis putaine, 7a parte (Fiorinella)


di sexitraumer
16.10.2016    |    10.102    |    3 8.1
"” “Cosa intendete amica mia ?” “Venite, proviamo ad appropinquarci, se non chiude la porta del tutto vi faccio vedere cosa fa la mia fittavola…” Le due..."
Alla fine Odette riuscì a raggiungere la florida cittadina portuale di Otranto prendendo alloggio presso una locanda modesta, ove le chiarì la proprietaria non le sarebbe stato consentito esercitare la professione, che la locandiera dedusse guardando il suo viso biondino attraente ed il suo corpo tonico e minuto, nonché il fatto che era di fatto straniera e…sola. Donna Maddalena, questo era il nome della locandiera, era una donna molto sveglia, e il comandante Sirdar Turgay del quale era stata l’amante, le disse o meglio le ripeté più volte di non entrare in contatto con persone troppo intelligenti o sarebbe stata scoperta piuttosto rapidamente. La vera spia si mimetizzava con le persone del luogo, cercando di non apparire a tutti ostentando ricchezza, e nemmeno povertà: erano quindi da evitare, le dissero i suoi amanti saraceni, molti ufficiali delle forze armate di Solimano, abiti laceri e sporchi o atteggiamenti di seccante accattonaggio. Abiti puliti e possibilmente anche stirati. Vestita da uomo, tanto da apparire travisata in posa piratesca, venne notata al mercato scegliersi abiti femminili come vesti, camicie e gonne con motivi floreali color pastello chiaro. La sua scorta di ducati in corso nei territori di Otranto, stava terminando per cui dopo aver ottenuto di cambiarsi dentro una carrozza che all’uopo le venne prestata, poté mescolarsi alla gente comune senza vedersi troppo guardata. Il comandante Turgay le disse di trovare una banca in cui depositare i suoi risparmi; per meglio mimetizzarsi le consigliò di cercare una banca in qualche modo collegata con la Repubblica di Venezia, presso la quale, essendo biondina e nord-europea avrebbe trovato una buona accoglienza. Il Leone alato, simbolo della Serenissima, accostato all’ingresso di uno stabile ove avesse trovato l’insegna con la parola banca, le avrebbe indicato di essere nel posto giusto. Girò tutta la mattina per il borgo, senza chiedere ad alcuno, fino a quando non vide l’insegna di una banca con scritto Banco de’ li Serenissimi Mercanti. Entrò guardandosi intorno: c’erano solo due uomini dietro un banco lungo alto circa un metro, di tufo bianco. Il posto era tenuto pulito e ben illuminato grazie a dei piccoli e ben piazzati lucernai, che non avrebbero consentito ad un uomo di calarsi da sopra a scopo rapina…l’uomo a destra di Odette, più anziano di quello alla sinistra, prese la parola esordiendo:
“Signorina, permette ?! Cosa possiamo fare per voi ?”
Ci vollero dei secondi, poi Odette rispose nel suo scarso italiano:
“Io cerca bank…io deve depoter, cioè depo-se-tar summà de mio denaro…”
“Intendo che siete straniera, e volete aprire un conto deposito presso di noi, madame ?”
“Sì, ma moi parlà pocò italiano…”
“Parlez-vous francais, par hasard ?!”
“Sì, monsieur, je le parle.”
“Très bien, mademoiselle; nous allez nous entrendre alors.”
Parlarono in francese intendendosi perfettamente; l’uomo si presentò come Mastro Romano Pescadori, banchiere delegato all’accoglimento dei depositi in oro e monete; l’assistente alla sinistra era un dipendente idruntino di nome Massimino Perrone, buon matematico, e delegato alle pesature del biondo metallo, e alle perizie sui preziosi in generale. Mastro Romano chiese alla ragazza se possedeva documenti attestanti la sua identità. Odette aveva gli atti di nascita che le rilasciarono i suoi genitori adottivi, dei mercanti franco-algerini. Vi era stata registrata come loro figlia, nata ad Algeri 25 anni prima…ufficialmente figurava come araba anche se di fattezze nord europee; dato che pecunia non olet, Mastro Romano procedette a crearle il proprio conto con le relative annotazioni bancarie…il suo assistente Massimino esaminava quanto da Odette depositato. Certo il denaro e i gioielli messi da parte dalla ragazza sembravano troppi anche per una lavoratrice del sesso in vacanza o di passaggio…il contabile Massimino, non soltanto esaminava con cura i gioielli e i pezzi d’oro, ma anche il corpo della ragazza. Ad Odette gli sguardi degli uomini non dispiacevano affatto. Viceversa cominciava a detestare troppa curiosità circa i suoi ori, guadagnati in una decina d’anni di continua prostituzione. I suoi ori sembravano interessare più Massimino che l’anziano Mastro Romano, abbastanza esperienzato da non domandare niente più del dovuto; soprattutto circa quanto depositato. Nel giro di un’ora Odette, uscita dalla banca, tornò una donnina normale, con in tasca niente più del denaro necessario per mangiare e per pagare, quando richiesto la pigione. Sentendo i richiami della fame si recò in un’osteria, ove poté consumare un pranzo, bere del vino, e rilassarsi cercando di rimuovere, affinché non fossero d’ostacolo, i brutti momenti degli ultimi giorni da quando era sbarcata insieme a quell’impiccione di Lucio da lei personalmente sistemato. Dopo aver mangiato e pagato il conto decise di fare una passeggiata in cerca del suo futuro bersaglio, nell’attaccare il quale sarebbe morta raggiungendo i suoi genitori. Questo era sempre stato il piano, di massima o meno non aveva importanza. Poté contemplare il porto da un’altura e vide che era piuttosto ricco di navi, più da carico che da guerra. Queste ultime ovviamente non sfoggiavano troppo i cannoni dato che rimanevano in posizione di riposo piuttosto arretrati rispetto all’apertura in legno delle carene delle navi. Le contò e cercò di sapere quante navi da guerra ci fossero per ognuna da carico. Rimase a contemplare il porto fino a pomeriggio inoltrato, ma non riuscì a trovarvi nulla che la potesse interessare; se doveva morire colpendo la Spagna, come voleva fare fin dall’inizio, allora era bene che cercasse un altro bersaglio, possibilmente terrestre, nonché ricco di militari spagnoli. Doveva pur esserci in quella città una fortezza o una caserma spagnola data la presenza del castello esempio di architettura militare ispanica. Le venne un’idea: frequentare delle taverne e scopata dopo scopata (perché doveva pur mantenersi dato che il capitale messo da parte serviva per altro) conoscere un poco di buono, che le avrebbe presentato un altro poco di buono, che adeguatamente pagato da lei, le avrebbe procurato un intero barile di polvere nera che lei poi avrebbe innescato come suggeritole dal suo cliente di Smirne, l’armaiolo e maestro d’esplosivi, mastro Istvan, che le aveva insegnato quello che doveva sapere per non saltare assieme alla carica in barile e mettersi in salvo prima dello scoppio. L’armaiolo, letteralmente innamorato di quella puta olandesina, le aveva anche dato nozioni di chimica sull’uso di ampolle contenenti l’olio di pietra, l’acido solforico, le polveri di zolfo; le aveva anche fornito strumenti portatili per innescare nel medesimo tempo (e così massimizzare l’esplosione) grandi quantità di polvere nera in sacchi o in barile; uno di questi aveva entusiasmato Odette: due lunghi tubi a cilindro che scorrevano l’uno dentro l’altro fino all’estremità dove c’era un bulbo, un salamino sempre cilindrico, di polvere di zolfo finissima; l’asticella più interna veniva fatta arretrare per due terzi della sua lunghezza; all’interno del tubo maggiore vi erano due pietre focaie: una all’estremità, l’altra sulle pareti in fondo. Spingendo il cilindro fuoriuscito in avanti, per attrito delle pietre focaie si provocavano delle scintille che davano fuoco allo zolfo, trattato con una misteriosa polvere bianca, che bruciando dava un lampo accecante. Tutto sommato solo un acciarino. Il segreto di mastro Istvan era il bulbo di zolfo ed il suo trattamento: era quel bulbo a far scoppiare efficacemente il barile di polvere nera. In aggiunta all’acciarino la ragazza ottenne un percussore a molla, che montato con l’acciarino avrebbe sospinto in avanti il cilindro affinché facesse il suo dovere. Quello che Odette chiedeva era di fare solo un piccolo sforzo nel momento da lei scelto per portare all’altro mondo insieme a sé stessa più spagnoli possibile. Fin qui però era stato facile: percussore, acciarino, e cinque cariche di primiero lampo le erano costate soltanto un cinquantina di atti sessuali, talvolta piacevoli e talvolta duri, comunque sostanzialmente gratuiti, alcuni presso la magione di lui. Il pistolotto due colpi era stato un acquisto a parte che le era comunque tornato utile in più di un’occasione da quando era sbarcata in Apulia…adesso restava da procurarsi il barilone, che certo non era di libera vendita. Ne voleva uno di un buon metro e mezzo di altezza per circa la metà di diametro. Con l’acciarino che aveva acquistato lo avrebbe trasformato in una bomba estremamente potente, credeva la ragazza. Già, ma chi le avrebbe venduto il barile? Solo i militari possedevano la quantità di polvere nera da lei desiderata. E certo non si sarebbero fatti corrompere facilmente. Meglio cercare di rubarlo con l’aiuto di una banda di briganti. Allora pensò cerchiamo un brigante…ma dove trovarlo? La sua famiglia d’adozione, dei mercanti mezzi algerini e mezzi francesi, persone comunque di mondo, le avevano insegnato l’igiene personale e il disprezzo per i bassi fondi, o per coloro che vestivano abiti laceri e sporchi, e certo in Otranto i bassi fondi certo non mancavano; solo che Odette forse non avrebbe gradito andarci, a meno di non essere pronta a sparare il paio di colpi del suo fido pistolone a due canne. Avendo mangiato molto decise che avrebbe mangiato solo un po’ di pane ed una mela una volta tornata alla locanda. Diede un’occhiata ed una verifica al suo sacco di cuoio a chiusura segreta, e si avvide che donna Maddalena era stata onesta: non aveva cercato di aprirle il sacco come Addolorata. Prima di andare a letto pianificò la giornata per il giorno successivo: avrebbe frequentato l’area mercatale dal giorno dopo, e dopo aver individuato dei possibili clienti, consumato l’atto avrebbe chiesto le necessarie informazioni. Nei mercati, a saper cercare ossia, a quali facce ammiccare, un poco di buono lo si poteva trovare con buona probabilità…si addormentò mentre nella sua mente circolavano nebbiosamente, più volte questi pensieri…
…purtroppo la mattina venne ben presto; la ragazza aveva dormito profondo, talmente profondo che non ricordò, per un minuto o forse solo pochi secondi, chi era o cosa facesse, tantomeno dove fosse; la luce diurna era entrata dal lucernario in alto poco sopra l’uscio che dava sulla stradina. Era luce diurna quella che aveva stimolato i suoi occhi semichiusi, in via di risveglio; non era ancora brillante, il che significa che potevano essere o l’ora nona o la decima pria del mezzodì. Istintivamente cercò il pitale sotto il letto e, trovatolo, lo tirò fuori per vuotare vescica ed intestino. Poi com’era suo costume personale passò dei minuti a lavare bene la vulva ed il culo. Finito di lavarsi mise una tavola di legno sopra il pitale, dato che di giorno non era consentito vuotarlo in strada, e lo reinfilò sotto il letto. La profumazione della vulva esterna con le carezze dei petali di una qualunque rosa l’avrebbe fatta in un secondo momento, dopo una buona colazione. Lavatasi il viso con l’acqua della brocca, dato che quella della bacinella l’aveva usata per le parti intime, uscì in strada onde chiedere al fornino comune esterno della contrada del latte caldo con un po’ di pane, caffè, e latte. Donna Maddalena, la sua padrona di casa, le aveva lasciato un po’ di latte da scaldarsi e la ragazza, quando di apprestò a scaldarlo notò che vi era morta dentro una mosca. Buttò quell’insetto ormai morto nel forno e scaldò la latta di metallo con il latte al quale aggiunse del caffè tostato da un’altra latta. Zucchero non ce n’era, tuttavia come già sapeva la biondina, il pane era dolce di suo. Consumò la colazione con appetito fingendo di non sapere che Donna Maddalena stava spettegolando di lei con la vicina: le due donne confabulavano parecchio; Odette non conosceva, se non pochissimo l’italiano, ma sapeva che non stavano dicendo bene di lei. Finita la colazione si diresse verso le sue donne e fece una riverenza alla padrona di casa avendo cura di mostrare il proprio seno, ben proporzionato e simmetrico, nonché piuttosto sodo. La vicina di donna Maddalena, per istinto vedendo lo splendido seno della donnina come tentatore-demone fece un passo indietro limitandosi ad un sorrisino di circostanza non senza un buon metro di distanza tra loro due. La vicina di donna Maddalena, la signora Rosina, madre di due figli maschi un armigero e un contadino, con le donne di malaffare non lavava i panni assieme, nel vero senso del termine. Tuttavia ciò che pensavano di lei ad Odette non era mai importato; di qui la sua indipendenza. Senza curarsi delle due donne prese una pentolina, andò alla fontana pubblica e dopo aver prelevato l’acqua che entrava per due terzi nel pentolino si apprestò a scaldarla. Donna Maddalena e la signora Rosina commentarono:
“Ora scalda l’acqua…”
“Ci si lava ?”
“Non proprio. Ma la accompagnai al mercato quando la conobbi, in verità glielo chiesi d’accompagnarmi onde conoscerla un pochino, e non vi dico cosa vidi Rosina !”
“Cosa vedeste allor vi chiedo…”
“Beh che vi devo dire ?! Vidi come sceglieva le erbe, quelle mediche !”
“Le erbe mediche ? Forse intendete dire quelle profumate…”
“Margherite sì, ma pure lavanda, menta, rose d’ogni fatta; pure quelle di poco prezzo…”
“Per farci che Maddalena cara ?”
“Siete dunque così ingenua cara Rosina ? Ma li decotti afrodisiaci…quella una piccola demone è.”
“Cosa intendete amica mia ?”
“Venite, proviamo ad appropinquarci, se non chiude la porta del tutto vi faccio vedere cosa fa la mia fittavola…”
Le due donne si avvicinarono all’uscio, chiuso sì, ma non del tutto; e chinandosi a spiare bisbigliarono tra loro fuori coperte dai rumori cittadini. Maddalena, sussurrando commentò:
“La pulzella tiene metodo: lavasi bene la vulva con l’acqua, e un poco di una cinere di non so cosa…poi…”
“Poi dopo aver messo l’acqua calda in tre nappi piccoli una mano, prende menta, lavanda, e rosa, et usa profumarsi la patacca con lavanda calda, et li petali delle rose di poco prezzo; ma non immaginereste cosa fa con la menta…restando sempre ignuda per la stanza !”
“Cosa dite Maddalena ! Se non stessi vedendo mai lo crederei.”
“Shhhhhhh, silenzio fate et guardate voi istessa, di nuovo tutta nuda: usa scostar le natiche sue et aprir lo buco dietro…”
“Santa Mad…”
“Rosina vi pregherei di non esclamare punto! Et come vi stavo dicendo ci lascia scendere la menta affinché poco puzzi quando lo maschio, cliente suo, la cerca lì dentro con la lingua, per poi eccitato siccome bestia s’appresta a consumar lo coito di Satanasso. Molto attenta è la signorina ne li lavacri sui !”
“Ohimmè Maddalena, amica mia ? Perché non la cacciate allora ?”
“Dite ?”
“Dico. Non temete le malelingue a tenervi a pigione siffatta tentatrice, invero bellina, et demoniaca ?!”
“Che posso dirvi Rosina … fatti miei non sono punto ! E puntuale paga li due ducati a decade. Mi diede senza indugio veruno li sei ducati che chiesi come anticipo. Sempre soldi buoni sono. La pedinai ieri pomeriggio. Due ore circa passò nella banca di Venezia che gli uffici suoi tiene qui in città.”
“Beh se tiene il denaro in banca…allora è un’altra cosa…”
Mentre le due donne parlavano ormai lontane dall’uscio Odette (che era nel frattempo rientrata e poco le importava se la stavano spiando) aveva appena finito i lavacri che dovevano profumarle la fica e, sedutasi sul tavolo, aperte le gambe, strisciando con le natiche per metà giacenti sulla tavola di legno, curvandosi un poco verso dietro con la schiena, ed in avanti con la testa, riuscì ad aprirsi l’ano con le dita della sinistra ed a farci entrar l’acqua mentolata reggendo il nappo con la destra, espellendo poi l’acqua mentolata per via naturale dopo pochi istanti. Quindi bagnato un fazzoletto di cotone con l’acqua mentolata rimasta se lo passò tra lo spacco delle natiche più volte per poi lasciarvelo trattenuto di proposito dalla ragazza nel frattempo di nuovo in piedi. Prese poi dai nappi di acqua intiepidita margherite, petali di rose, e la lavanda rimasta spargendoli in tre o quattro piccoli posti della tavola: due in corrispondenza dei suoi due capezzoli ed il grosso rimasto un metro di distanza. Vi si stese sopra a pancia sotto affinché vulva, ventre, e capezzoli assorbissero l’odore piacevole dei fiori da lei scelti a formare un tappetino a T. Aspettò una buona mezzora, tempo nel quale il calore interno del suo corpo, trasferito sui fiori schiacciati giacenti sulla tavola avrebbe asciugato quei fiori piazzati a bella posta in corrispondenza delle porzioni più richieste del suo corpo. Quindi indossata la veste diurna e pettinatasi uscì in strada in cerca dell’unico lavoro che sapesse fare. Camminava tra la gente, disinvolta come fosse stata del posto, senza guardare nessuno in particolare; certo essendo bionda, snella e carina data la sua giovane età non passava certo inosservata, ma Otranto per sua natura e struttura era una città portuale abituata agli stranieri di passaggio. Il comandante Turgay le aveva consigliato di apparire il meno possibile: mai e per nessun motivo avrebbe dovuto tenersi abiti laceri o andare in giro troppo trasandata; tanto più se faceva il mestiere più vecchio del mondo: il rischio reale era che le fosse proibito girare liberamente e rimanere confinata nel quartiere dei tuguri, o nei vicoli delle baldracche. Tuttavia Turgay ignorava le intenzioni finali della ragazza; al suo amante marinaro aveva detto che voleva spiare per conto del sultano di Costantinopoli; a sé stessa aveva promesso che avrebbe vendicato i suoi e progettava di farlo in un istante, in modo da non dover agonizzare: probabilmente era materialista e non credeva né in Dio né in Allah. Sapeva bene che non sarebbe mai andata in paradiso…giunta che era in una ampia piazzetta che dava sul mare si sedette ad una panchina. Vedendola da sola se c’erano maschietti in giro in cerca di sesso per denaro, non avrebbero tardato a notarla ed a chiederle parola. Non dovette attendere molto; meno di una mezzora, ed un distinto gentiluomo con cappello di piume ed un collare ondulato di seta si presentò davanti a lei:
“Signorina, permettete? Mi chiamo Rodolfo; posso sapere come vi chiamate voi ?”
Il gentiluomo si tolse il cappello con religiosa abilità quindi si chinò verso di lei, la quale aveva intuito di dover declinare il proprio nome a propria volta se voleva legare con quel distinto gentiluomo che indossava abiti puliti. Era alto, biondo un po’ rossiccio, con degli occhi verdi e fisicamente ben piazzato. Non era minimamente obeso, e non puzzava di sporco…che fosse il suo primo cliente ?!
“Odette, monsieur.”
“Ah siete francese, a quanto sento. Mi stavo chiedendo se potevo godere delle vostra compagnia; e se non sono troppo frettoloso vi chiederei quanto volete per seguirmi presso la magione mia e giacere con me un paio di orette. Siccome vi vedo sola immagino non abbiate niente in contrario.”
Il gentiluomo Rodolfo si spiegò a gesti. La ragazza mostrando un ducato, fece il segno di otto con le dita seguita dal proprio indice sinistro sul palmo della mano destra: Rodolfo, da uomo pratico capì che un orgasmo sarebbe costato otto ducati; gli fece col capo il cenno dell’assenso e chiese alla ragazza di seguirlo fino alla propria casa, non troppo lontana. Ecco il primo cliente della giornata pensò Odette e non era neppure così brutto. Lui le diede la destra, e camminarono fino al vicolo in cui abitava Rodolfo. Era una casa di tre stanze, ben arredata e piuttosto pulita. Si sentiva profumo di pulizie recenti. Anche le pareti dove erano appesi dei piccoli ritratti, alcuni presumibilmente religiosi a proteggere la magione com’era d’uso, erano molto puliti coi colori saturi e vivaci. C’era anche un uomo dall’età apparente di una sessantina d’anni ritratto di profilo in camicia azzurrina. Odette lo notò e prontamente Rodolfo le disse:
“Quello è il signor Zeglio; il padrone di questa casa; riposi in pace…”
“Votre père Rolfo ?”
“No, non c’es mon père…liui a laisse à noi, à nous la maisonne…mon père est mort quand io erès petitte…”
Rodolfo in realtà quasi per niente parlava francese, ma lo aveva imparato in linea di massima, molto di massima, quando ebbe occasione di copiare per gli avvocati di Otranto gli atti del tribunale riguardanti vertenze ed altri affari coinvolgenti personalità francofone in difficoltà giudiziale a Otranto per ragioni commerciali per lo più…
“Ah bon, compris. Le maitre de cette maison, pas maison-ne; pas non c’es. C’est pas, c’est pas si vous intendez la negation…”
Entrando chiamò un’altra donna:
“Fiorinella ! Abbiamo compagnia, venite; passeremo una mattinata piacevolissima…”
Odette, donnina di mondo, restò comunque interdetta per un istante; credeva che Rodolfo vivesse solo. Invece sembrava sposato; solo che anelli alle dita di lui non ne aveva notati. Una donnina piuttosto tonda, mora con un buon seno, ed un gran culo, ma non tanta statura, vestita di una sola camicia bianca, forse da notte, piuttosto piena di pieghe si presentò alla neo arrivata. Odette notò dall’inchino e dal sorriso, che aveva dei modi molto gentili. Aveva una chioma nerissima, e gli occhi azzurri che la rendevano carina e primaverile. I capelli le scendevano sulle spalle e sul petto. Non usava intrecciarli. Rodolfo si era recato nell’altra stanza a prendere i soldi con cui pagare Odette: prese un sacchetto con dentro 15 ducati a fronte degli 8 chiesti da Odette presso la panchina di tufo. Tornò da loro due, che nel frattempo avrebbero dovuto socializzare, e diede il sacchetto a Odette, che contò i denari accorgendosi che erano poco meno del doppio degli otto che avevano concordato.
“Beh madamigella ! Pago anche per lei; si chiama Fiorinella ! E vive con me !”
Odette li guardò insospettita da qualcosa che non sapeva definire; Rodolfo si tolse dall’imbarazzo chiedendo permesso; sarebbe andato a chiudere la porta, dato che non voleva essere disturbato.
“Con permesso ! Torno subito. Intano accomodatevi madamigella…fai strada Fiorì ! Falle vedere la casa.”
Tuttavia Odette era rimasta nella stanza davanti. Da un esame a occhio comprese che non erano esattamente dei popolani. Notò anche che dei bei centrini adornavano i mobili.
“Quelli li faceva mamma mia ed era molto brava, sapete Odetta !”
Disse Fiorinella senza comprendere che Odette l’italiano lo comprendeva pochissimo, per cui continuando a guardare il corpo di Fiorinella si chiedeva se avesse dovuto difendersi da una scena di gelosia come avrebbe fatto ?! Fiorinella era il doppio di lei come robustezza. Rodolfo chiuse la porta dell’uscio della casa, poi fece cenno alla ragazza di seguirlo nell’altra camera, dove c’era un lettone matrimoniale piuttosto alto. Odette aveva intuito due possibilità: o due scopate, o un po’ di divertimento a tre; osservando meglio Rodolfo e Fiorinella che indicava il letto con uno sguardo piacevole, capì cosa la stava incuriosendo: si accorse che erano piuttosto somiglianti nonostante il colore dei capelli; già sembravano proprio fratelli…anche Rodolfo per istinto aveva “letto” il volto di Odette per cui ammise:
“Sì Odette, avete visto just: siamo fratelli, …come si dice nella tua lingua ?! Freres !”
“Alors à…trois ! Vous vous aimez entre freres !”
“Sì madamigella, oggi a trois ! Ah, non oggi solamente ma …come si dice ?! …toujours…”
Odette, da prostituta libertina disse facendo cenno col capo:
“Ah Bien !”
Fiorinella stava contemplando il corpo di Odette spogliandola con lo sguardo; Odette si rese conto che Fiorinella doveva essere una mezza lesbica dato che le stava guardando il seno scoprendosi di poco il proprio, coperto da una camiciona che sarebbe stato da sciatte tenersi ancora…certo Rodolfo era più curato nel vestire…ma presso la magione propria ognuno indossa quel che crede…Odette da questo punto di vista era democratica e molto…
“Odette, mia sorella Fiorinella può toccarvi, e naturalmente anche assaggiarvi lì ?”
Rodolfo tirò fuori la lingua guardando le parti basse della loro ospite. Odette disse che non aveva niente in contrario a vedersela leccata da una donna, ma puntualizzò:
“Mais…moi aime solò cazzo. Io a lei no lecca la vulvà. Tu homme metta a culo o a figà, o pure a boccà, ma io non la lecca a Fionellà ! No lecca, no. Bien ?!”
L’italiano di Odette era piuttosto stentato; ma non era colpa né dell’Italia penisola, né sua: a Smirne non erano capitati mai clienti italici; di conseguenza non s’era mai sforzata d’impararlo bene, trovandosi benissimo col francese dei suoi genitori adottivi. Rodolfo annuì, poi si rivolse alla propria sorella, che attendeva il responso finale sul cunninlictus.
“Allora Fiorì ! Gliela puoi leccare e toccare, ma lei non te la lecca, va bene ?! Hai capito, sì ?!”
Fiorinella annuì, ed un istante dopo si spogliò nuda con disinvoltura, senza togliere lo sguardo dalla piccola donnina nordeuropea per la quale doveva aver già maturato una certa attrazione vedendola; lo stesso fece Odette, mentre Rodolfo, gettata la camicia da qualche parte, si tenne sotto i suoi ampi pantaloni di seta aderenti. L’uomo osservava ambo le donne ignude, la bionda e tonica Odette, un bellissimo figurino di donnina; e sua sorella Fiorinella, tonda sì, ma non obesa, e per fortuna ancora soda con le curve. Seni e natiche non le cascavano ancora. Fiorinella si avvicinò alla ragazza, e le toccò subito la vulva per sentirne il calor femmineo. Odette scostò le gambe di poco per aiutarla a prenderle meglio la fica rosea col ciuffetto biondo su cui Fiorinella aveva lasciato gli occhi. Si chinò anche un po’ in avanti mentre faceva presa sulla fica di Odette a succhiarle il capezzolo destro, mentre con la mano sinistra cercò di carezzarsi la guancia sinistra con l’altro seno caldo di lei. Odette, donnina cortese, dispensandole qualche carezza tra collo e testa, poté scoprire come quella donna, forse un po’ più anziana di lei, fosse esperta ed abile nel toccarla ed assaggiarla. Il suo respiro si fece più evidente…
“Ahnnn ! Ohhhhh ! Ahnnnn !...uhm…ohhhh, ahnnnn !”
L’olandesina non prevedeva di doverla carezzare e baciare in testa, ma le venne spontaneo mentre si vedeva ben succhiato il capezzolo destro del seno. Odette non frapponeva ostacoli, tuttavia si limitava a godere delle mani di Fiorinella senza incoraggiarla con parole definite alternate ai rantoli come “oui” o “non” che tanto eccitavano gli uomini: soprattutto quel “non” falso che il più delle volte voleva dire “sì, ci sto”. Fiorinella doveva essere una lesbica esperta per come sapeva toccare con leggerezza e abilità le carni delicate della vulva; muoveva le dita della mano destra con la giusta velocità riuscendo a sfiorare il clitoride senza indurle male, mentre le succhiava il seno. La ragazza nord europea non si aspettava che la sorella di Rodolfo fosse così brava a farle bagnare la fica e a farle gonfiare il petto. Le coscette di Odette erano bagnate ai lati interni. Se la sua padrona di casa pensava che Odette fosse una piccola inviata del demonio, avrebbe dovuto vedere quella donna incestuosa idruntina come se la cavava in presenza di una femmina. Dopo questo preliminare le due donne, in reciproca confidenza, presero posto sul letto: ovviamente Odette si sarebbe mantenuta al centro tra i due fratello e sorella, i quali iniziarono una breve conversazione in italiano incuranti se la ragazza lo capisse:
“Rodolfo mio, spero la cosa non vi dispiaccia…”
“Cosa Fiorì ?”
“Ho fatto bagnare la patacca alla nostra amica; non ho potuto favorirvela asciutta; il primo odore Rodolfo mio, ormai lo avrà perso…yuhmmm, si è proprio bagnata…”
“Beh il primo odore mi piace, ma l’apprezzo molto anche quando è bagnata; non abbiate timore Fiorinella mia…ho la lingua abituata a certi saporini…”
Di solito i due fratelli usavano il tu; tuttavia avevano ricevuto una certa educazione formale da persone civili, sia Fiorinella che Rodolfo, abituato ad ascoltare dei dotti come gli avvocati. Per cui, senza che se ne accorgessero per rispetto alla loro ospite si davano del voi. Fiorinella portò il proprio dito indice destro dalla fica dell’olandesina alle proprie labbra, e vi passò la lingua sopra; Odette da consumata prostituta non fece una piega, e continuò a godere, dato che Fiorinella esercitava sulla sua vulva una “presa” esperta…l’olandesina apriva e chiudeva le coscette in sincrono con Fiorinella stabilmente al suo fianco.
“Non so se m’intendete Odette, ma questi tocchi me li hanno insegnati in convento, sapete ?!…pciù pciù …”
Si chinò a baciarle la vulvetta il cui clitoride iniziava a fare capolino, due baci e un po’ di lingua e Odette era già in goduria…
“Uhmmmm, ahnnnn, ahnnnnn ! Oui, oui…vous touchez très bien Fionella…ahnnnn!”
“Fiorinella ! Ma sono contenta che vi piacciano amica mia…Rodolfo, voi che il francese lo sapete ditele che sono contenta che goda dei miei tocchi…”
“Continuate a massaggiarla sorella, non c’è miglior traduzione di quei tocchi alle femmine che vi hanno insegnato, come dite voi…”
“Uhmmmm, ahnnn ! Ahnnnn ! Ohhhhhh ! Uhmmmmm !”
Odette cominciava a godere dei più mirati tocchi di Fiorinella, la sorella di Rodolfo. Da parte sua il maschio iniziò a leccare il seno destro di Odette, succhiandone alternativamente il capezzolo già turgido. Odette con le mani libere andò a cercare il cazzo di Rodolfo ancora sotto i cosciali aderenti, ed in via d’indurimento. Aveva una voglia matta di stringere in mano un maschio cazzo dopo tanti preliminari saffici. Fiorinella stava anche riempiendo di saliva il clitoride della loro intima; i colpetti leggeri della lingua di Fiorinella riscaldavano, e ad un tempo bagnavano la giovane vulva che ormai si stava gonfiando, e non chiedeva altro che un cazzo duro da cui essere invasa ben addentro. Fiorinella avendo smesso guardò tra le cosce del fratello, e vide che anche il cazzo di lui era dritto, grosso, e pronto. Si disinteressò alla fica gonfia della piccola olandese, e afferrato il cazzone del fratello con la destra, carezzava l’inguine di Odette con la sinistra. Si cacciò in bocca il cazzone del fratello, dopo di che procedette ad una rapida frullata di lingua su tutta la cappella. Odette vide con i suoi occhi che Fiorinella era piuttosto esperta anche con la bocca. Finito col preliminar bocchino Fiorinella disse:
“Rodolfo, concedetemi di accompagnarlo io nella fessa ormai pronta della nostra amica…su Odette, vi prego mettevi sopra questo palo !”
Fiorinella era stata brava con le movenze: la fica rosea e biondina di Odette si stava aprendo, anche se forse dipendeva dalla posizione delle gambe di Odette…
“Guardate Rodolfo si sta aprendo da sola…meravigliosa questa fica col ciuffo biondo; più belle mai ne vidi Rodolfo !”
Fiorinella si spiegò a gesti; e Odette ormai vogliosa di congiunzione si mise sopra la cappella di Rodolfo; Fiorinella accompagnò il palo di carne all’ingresso, e con una propria spinta, lo fece entrare tutto nella piccola vulva di Odette, che, cedendo subito a quel palo di carne calda e pulsante, le indusse un rantolo immediato; non poté fare a meno di sfogarsi ad alta voce:
“AHNNNNNN ! OHHHHHHHHH !”
“Che bell’infernetto che avete signorina ! Ohhhhh ! Ahnnn ! Ne sono ben feliceeeeehhhh ! Ohhh, ma questa è calda bollente. Siete proprio una diavola sorellina…l’avete preparata bene !”
Spinse il cazzo del fratello un paio di volte godendo della visione della fica di Odette che doveva adattarsi a quel cazzo. Fiorinella prese a leccare la vulva di lei, che faceva su e giù su quel cannone sparasborra, a occhio di medio calibro; hai voglia ondate di sperma pensava Odette: ne avrebbe avuta da vendere. Onde aumentare il piacere del proprio fratello piacevolmente congiunto con l’olandesina, Fiorinella dispensava carezze alle palle gonfie di Rodolfo con colpetti di lingua, sia al clitoride che verso il roseo e ancora pulito ano di Odette. Quei due fratelli erano libertini a più non posso. Ad un certo momento Fiorinella disse:
“Odette, perdonate se vi do le spalle, ma ora voglio che mio fratello mi lecchi la patacca mia, rimasta tiepida senza soddisfazion veruna…su fratello ! Ora mentre godete lo coito pieno mi farete leccamento alla patacca mia, che la sua parte reclama !”
In effetti anche Fiorinella, per sua natura priva di complessi inibitori, era arrapata. Rodolfo veniva cavalcato da Odette, ormai convinta di poter godere ben oltre il suo ruolo di dispensatrice di piacere a pagamento; quel cazzo andava goduto per conto proprio…
Fiorinella si mise in piedi sul letto a gambe larghe, obbligando il fratello con la schiena su due grossi cuscini a leccarle la vulva, invero pelosa, della sua attivissima sorella. La lingua di lui guizzò su quella carnosa grossa pataccona che aveva amato numerose volte fin dalla loro rispettiva pubertà, avendo cura di non far intuire alla sorella dove avrebbe dato la prossima leccata. Questo era il segreto nel leccarla alle donne, e Rodolfo c’era arrivato da solo. Gli odori intimi della sorella in pre godimento, che si aggiungevano alle belle sensazioni di potenza trasmesse dal cazzo dentro la fica della piccola donna olandese, gli avevano reso la mente avulsa da qualunque razionalità, mentre godeva a tre sensi: con occhi, lingua e cappella…
“Uhmmm, ahhnnnn ! Uhmmm ! Ahhhhnnn, slurp, slurp…houuuuu, amaro oggi, uhmmmm !”
“Sì ! Hoh ! Ahnnnn ! Bene, Rodolfoooohhhh ! Uhmmm, ahnn ! Bene, bene così ! Non ti fermare fratellooooohhhh !”
Ed anche Odette godeva ben piantata su quel palo.
“Ahnn ! Ahhhhnnn ! Oh ! Ahnnnn ! Oh !...Oui ! Oui !...”
Il benessere dell’incontro pervase tutti e tre i congiunti; il piccolo culetto di Odette andando sue giù, di tanto in tanto sfiorava le natiche di Fiorinella, la qual cosa fece immaginare alla sorella di Rodolfo qualcosa di porco da fare con Odette nel momento in cui si fossero piazzate l’una di fronte all’altra; più in particolare aiutava il fatto che fossero entrambe di statura non elevata: snella Odette, un po’ bombata, ma non tanto da apparire obesa, Fiorinella, che aveva un discreto culo sodo ed un invitante buchetto anale nel quale amava far entrare suo fratello; soprattutto da quando era tornata dal convento…a Fiorinella stavano tremolando le cosce, e sbatteva su e giù tutto il pube contro la faccia di lui come fosse stata una forsennata; e la sua fica ormai zuppa della saliva di Rodolfo aveva lasciato cadere qualcosa sul viso di lui; poco più di una bava trasparente. Fiorinella colava, e Rodolfo continuava a leccare; Fiorinella all’improvviso disse:
“Basta Rodolfo ! Mi leccherete da dietro adesso; OH ! Uhmmmm ! Uhmmm !...per favore chiedete alla vostra amica di voltarsi.”
Odette, ad un cenno materiale di lui fece uscire il cazzo, e si voltò verso di loro; aveva un po’ di disappunto dato che l’orgasmo le stava montando realmente, e non per finzione clientelare. Fiorinella voltatasi rapidamente dando il culo alla faccia di lui si chinò ad assaggiarlo: conosceva il sapore del cazzo di suo fratello; ma ora voleva cogliere i sapori più intimi della biondina nordica ancora giacenti sulla cappella. La bocca di Fiorinella fece dei rumori animaleschi mentre, dopo una rapida sciabolata di lingua sul glande cercava, avida, di succhiare a più non posso.
“Hummmfff, sluuuurp, aaarghhhh, hmffff, ohhhh, sluuuuurp !”
Odette continuava a massaggiarsi la vulva per non perdere l’abbrivio della cavalcatura di carne. Tirato fuori il cazzo del fratello pulsante, caldo ed ancora eretto, fece segno alla piccola olandese di scendere di nuovo con la fica. Il cazzo di suo fratello lo avrebbe accompagnato lei dentro, curandosi che vi entrasse proprio tutto: ci teneva alla felicità di suo fratello Rodolfo. Scomparso completamente il cazzo dentro le carni intime della giovane olandesina, la carnal porca Fiorinella prese a carezzare le palle, ed a leccare lambendolo a lingua leggera leggera il clitoride di Odette. Fiorinella amplificò i sensi già pieni di Odette, la quale fermandosi a godere un attimo del carnoso palo piantato in lei, non poté impedire che una bava densa cascasse dalla fica occupata col membro virile di Rodolfo. Fosse dipeso da lei ci avrebbe passato ore intere con quel cazzo dentro. Fiorinella notò quella bavetta posatasi sulle palle dure e calde del fratello, per cui lasciò la fica in godimento della loro amica, e si chinò a leccare via quella bava salaticcia ormai fredda. Odette vide con i suoi occhi quanto era porca la sorella di Rodolfo. Odette sentendo dentro le pulsazioni del cazzo di Rodolfo valutò che era vicino alla sborrata finale, per cui non volendo restare incinta interruppe il coito, e si piazzò alla pecorina, offrendo il proprio culo dal quale scostò una natica per provocare l’apertura dell’ano.
“…allez-y ! Depeche-vous monsieur ! Eclatez dans mon cul ! Alors ?!...”
“Ohhh, ahnnn ! Ohhhhh…che vuol dire eclatezz ? Noohh, non comprendo…”
“Venez-vous dans mon cul !”
Odette ancora alla pecorina poggiata sul gomito sinistro mimò il gesto dello scoppio con la mano destra aprendola e chiudendola e riaprendola, e finalmente l’arrapato Rodolfo comprese…
…si accorse che stava sprecando istanti preziosi…con i coglioni che caricavano, caricavano…
Se Rodolfo voleva Odette era pronta per ricevere lo schizzaccio maschio. Tuttavia anche il diavolo ci mise la coda, nella persona di Fiorinella che voleva essere della partita, ed andò subito a piazzarsi a fianco di Odette nella medesima posizione. Rodolfo si stava sforzando di non eiaculare menandosi il cazzo con maestria, nonostante lo spettacolo tentatore non da poco. Però se continuava così…Fiorinella disse voltandosi verso il fratello con la testa:
“Se sceglierete me, entrate d’un sol colpo, che ho una voglia matta di urlare…”
Odette nel suo francese internazionale disse:
“C’est votre moment monsieur ! Allez-y ! J’attends !”
Rodolfo, esaltato guardò entrambi i culi ed entrambi gli ani: quello di Odette sembrava più piccolo e roseo; molto invitante e “nuovo”…quello di sua sorella guardato in rapporto alle natiche piuttosto grosse altrettanto piccolo e marroncino…i culi in mostra delle due donne in concorrenza stavano davanti a lui come due pesche affiancate a due meloni; strusciò un buon minuto quello dell’olandesina, provando anche ad entrare; ed entrò trovandolo tiepido e vi restò per cinque o sei colpi dati con cautela, lentamente, poi distrattamente guardando da dietro il volto innocente in attesa di sua sorella cambiò idea, uscì dal piccolo ano di Odette che si era allargato a sufficienza, ed entrò in un sol colpo nel buco del culo di sua sorella, procurandole un urlo di dolore misto a piacere…come voleva lei.
“HAIIIIIIIIIIII ! Uhhhhhhh ! Che male !...oooohhhhh ! Muovetevi fratello, muovetevi ! …ahhha che il male andrà viahhhhhhhhhh ! Ahaaah che robahhh, ohi ! Sempre grosso ce l’avete fratello ! Cazzo ! Così duro ! ”
“Hohhhh ! Sìiiiii ! Hohhhhh, sì… ahn ! Ahn ! Ahn ! Sorella mia che culo che avete ! Lo sento ancora stretto…e ormai son mesi che ve lo faccio…ohhhh, ahnnnnn, ohhhhhh, ahnnnn! Avrei dovuto scopare quello della signorinaaaahhhhh !”
“Dentro tutto fratello ! In lei entrerete dopo ! Fatemi anche qui ! Dai…dai…sarò sempre la vostra cagna ! Ahn ! Ahn ! Ahi ! Uhhhh ! Apritemi ! Spaccatemi ! Ohhhhh ! Ahhiiiiii ! Ohhhhh, bello, bello…uhhhhhhhhh, dentro tutto ! Sì !”
Odette, delusa la seconda volta del mancato coito, rassegnata all’invadenza di Fiorinella, a quel punto si rese utile carezzando con la sinistra la fica di Fiorinella, e con la destra le palle di Rodolfo, ormai inevitabilmente pronte ad esplodere. Trattenersi di più era impossibile. La situazione ideale, una bionda e una mora nello stesso letto. Due carezze per ogni colpo, e alla fine i coglioni di lui presero il comando, escludendo il suo cervello: scoppiarono mandando il primo sparo che riempì di calda e densa sborra l’intestino di sua sorella. Fuori ne venne rilasciato poco, ma sempre bianco e denso; anche quando dopo una quindicina di colpi, Rodolfo tirò fuori il cazzo ormai esausto.
“Perché non siete rimasto fratello ?!...sono sempre contenta quando rimanete…anche dietro sapete…”
“Ora devo riposarmi ! Odette, non andate via ! Vi pagherò ancora…altri otto ducati ! Ve li vado a prendere, aspettate !”
Rodolfo col cazzo ancora sporco si recò in un’altra stanza a prendere altro denaro mentre Odette trovò comodo restare a quattro zampe sul lettone. Fiorinella sapeva di aver tolto ad Odette il coito anale desiderato, mentre l’olandesina ancora eccitata con le tette gonfie ed i capezzoli turgidi e rigidi come due soldatini era in ginocchio in attesa del da farsi: e poté notare si sarebbe fatto ancora parecchio…Fiorinella era un’indemoniata. Le chiese a gesti di mettersi un’altra volta alla pecorina, e Odette incuriosita ci si mise. Fiorinella pronta le aprì le natiche, ed osservò il suo ano aprirsi e chiudersi secondo come lei gli muoveva quelle chiappette con la pelle di pesca…all’improvviso Fiorinella abbassò il suo volto sull’ano della piccola olandese, e lo penetrò indurendo la lingua. Lo fece più volte, poi iniziò a leccarle freneticamente l’inguine, con qualche puntatina di nuovo nel buchetto del culo.
“Ahnnn ! Ohhhhh ! Ahnnnn !”
Odette stava ri godendo quelle lubriche carezze linguali di Fiorinella, forse la linguista più brava di Otranto…chissà…ad un certo momento Odette si voltò, e si distese: aprì le gambe a forbice e la testa di Fiorinella si precipitò sul suo sesso. Nel frattempo era tornato Rodolfo con il supplemento di denaro. Vide Fiorinella dispensare alla paziente Odette il piacere ch’egli aveva dispensato alla propria sorella anni prima…
…vedendo quella scena di puro cunninlictus i ricordi di Rodolfo andarono istantaneamente a dodici anni prima, quando dopo tanti colpi di lingua, fuori e dentro la fica, della sua carnalissima (e insospettabilmente porca) sorella, diede un’improvvisa passata di lingua leggera sul basso ventre caldo, vellutato e teso di sua sorella, e piuttosto forte ed intrusiva dentro l’ombelico, facendola venire ad urlo tutta in una volta ! Manco l’avesse penetrata con il cazzo!...Eh sì che ne aveva voglia !...ma si conteneva; se la sverginava niente marito…
Più in particolare ricordò la scena vissuta da adolescente: un pomeriggio che vennero lasciati soli poco meno di un’ora: il tempo di passar dallo cerusico e dalla drogheria per certi pruriti lì in basso tra le gambe della loro madre, approfittando della recente curiosità di sua sorella per il cazzo in generale, i due da ragazzi adolescenti usavano esplorarsi nelle rispettive parti basse. Avevano scoperto la masturbazione reciproca tramite goffi, ma graditi tentativi, già da qualche tempo. Si stavano dando piacere da soli nel giardino, orto, e bagno di casa, e la leccata della fica da parte di lui era solo per ricambiare un’eiaculazione in bocca che per curiosità Fiorinella aveva concesso al proprio fratello una mezzora prima, dopo tante insistenze per una presa in bocca del cazzo; lei glielo aveva preso in bocca esitando, ma poi da brava femmina, una volta chiusa la bocca sulla cappella, provò a leccare a caso e a succhiare forte. Passata la sua lingua un paio di volte al centro della cappella di suo fratello, arrivò la prima sensazione intensa della sua vita per Rodolfo. L’emozione e lo stimolo della bocca calda, e della lingua molto mobile di sua sorella, provocarono uno sparo così intenso che Rodolfo credette che il cuore gli fosse uscito dal torace, e una bellissima sensazione tra la base delle palle, ed il centro della cappella, lo prese non facendogli capire dove si trovasse; seguirono altri spari incontrollati di sperma, direttamente in bocca a sua sorella, che – inspiegabilmente potendo staccarsi mantenne la presa – mentre una cosa densa, amara e appiccicosa le riempiva la bocca; il sapore non era buono, ma era calda e questo le piaceva…Fiorinella ne rimase sorpresissima; credeva che il maschio venisse più calmo, ed invece subì una bomba liquida tra lingua, palato e gola. Ingoiò quello che poté, e sputò il resto. Suo fratello tra il soddisfatto, e lo spaventato, sudatissimo col batticuore (sapeva di aver ecceduto) buttò il resto dei colpi sul collo di lei, che lo lasciò fare offrendo la sua pelle calda ed ancora pulita alla cappella fredda di lui, e gli usò per istinto femminile la tenerezza di baciargli le pallette ormai sgonfie e fredde. Dopo di che Rodolfo pulì alla meglio sua sorella senza accorgersi che lo sperma era finito anche sul vestitino, e provò a sollevarle la gonna. Fiorinella lo lasciò fare inebetita, e lui prese a leccarle la piccola fica trovandola già umidiccia, strusciandosi anche la faccia.
“Basta Rodolfo ! Va bene lo stesso, basta dai, non ce l’ho con te…non mi devi niente…coughfff , coughff…splurrr, pppù !”
Fiorinella aveva tossito con la gola irritata dallo sperma di suo fratello, nonostante questo si passava la lingua tra i denti, e sputava a terra tutto ciò che aveva racimolato…tuttavia il fratello non si staccava, né lei lo stava veramente respingendo…
“Hummm, slurpppp, slurrpppp, yuhmmm, mi piace ! Buona, sì, yuhnnmm slurppp !”
“Lo so ohhhhhh ! Vuoi farmi godere…uhmmm, ahn ! Dai basta, va bene così. HOHHH ! Sei bravissimo…finiscila ora ! Che mammahhhh potrebbe tornare da…ahnn… un momento all’altro…dai, basta ! Ohhhhh ! Domani notte te la faccio leccare, ma ora bastaaaah ! Ahnnn ! Basta leccare, dai, sono felice, ohhh, veramente ! Ohhh, finiscila ! Noooohhhh…uhmmm, oh ! Ohhhh ! Uhmmmm ! Basta, dai ! Ohhhhh ! Huhmmm lì in alto sì ! Bravo…veloce…leccaaaahhhh !”
“Yuhmmm, sluuuuuurp ! Sluuuuuurp ! Uhmmm”
Rodolfo continuava a leccargliela tutta; una vulva vellutata che si stava aprendo alla sua lingua, e poté sentire sul suo volto quanto era caldo il ventre femminile…mentre Fiorinella adesso non chiedeva più a suo fratello di toglierla quella lingua. Anzi stava trattenendo la sua testa fra le sue coscette ormai caldissime ed umidicce. Suo fratello salì più in alto per poi introdurre la sua lingua dura nel suo ombelico a sorpresa…Fiorinella cacciò un rantolo piuttosto urlato quando si accorse che le sue tettine si erano irrigidite, e i capezzoli sentivano la pressione della stoffa. Non perse tempo a scoprirsele ! Ci diede una autostretta rapida e decisa con la mano sinistra, dato che con la destra tratteneva la testa del fratello contro la sua fica ! E dopo un piccola ma intensa chiusura a tenaglia delle proprie dita sul capezzolo, le partì l’orgasmino da lingua…
“HOOOOOOHHHHHHH…sì ! Sìiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii ! AHN !”
L’urlo di piacere di lei però attrasse la madre che era appena tornata a casa: donna Paolina, moglie vedova di un capitano d’armigeri di nome Idamante: uomo di solito di servizio di presidio al porto, che un giorno non fece più ritorno a casa; forse catturato dai pirati l’unica volta che aveva chiesto un imbarco col permesso delle autorità, per farsi veramente un’idea della vita in mare, dato che di navi militari ne aveva avuto sempre la passione. Infatti amava costruire personalmente modellini in legno che ancora figuravano tra i pochi monili di casa, vecchi balocchi per il piccolo Rodolfo. Dopo quella (presunta) cattura di lui non si seppe più niente; né pervennero richieste di riscatto alla capitaneria di porto, e sua moglie divenne presto vedova del pari presunta; la signora Paolina adesso doveva badare a due figli divenuti adolescenti, non sempre gestibili, data la mancanza di una figura maschile in casa: Rodolfo il maggiore e due anni più piccola Fiorinella, la minore, vivevano con la madre vedova senza alcuna pensione, tranne qualche saltuaria colletta dei commilitoni del marito, contando solo un poco, ovviamente non totalmente, sull’aiuto dei pochi parenti. Nel borgo dove abitavano loro non vi erano coetanei, ed i cugini erano troppo più grandi. Ergo erano soli. Purtroppo le privazioni in qualche modo si scontano, e tornando a casa ebbe a scoprire cosa era successo, attratta dal rantolo urlato, vide la faccia di Rodolfo che ancora cercava strofinarsi e di bagnarsi del piacere provato dalla vulva della sorella, che da parte sua tratteneva la testa di Rodolfo tra le sue cosce…la veste di lei era avvolta e spiegazzata più volte fino all’altezza del petto presentando tutto il sesso per il fratello. Rodolfo, avendo compreso la situazione, sudando freddo in faccia, fissava il vuoto senza incrociare lo sguardo vitreo della madre perché ormai era troppo tardi: erano stati scoperti! Abituati a lunghi pomeriggi da soli il maschietto non si era mai figurata l’eventualità dell’auto sbugiardamento. La sua mente si paralizzò. Peccato, bagnarsi il volto era stato bello, come bello era stato percepire i sapori salaticci dei momenti di libidine reciproca…
Forse donna Paolina sospettava già qualcosa da tempo, magari si erano solo toccati un po’ pensava… può capitare se…
… non li si sorveglia! – fanculo a mio marito e alle sue maledette navi ! Ora sono sola con due figli indisciplinati; diceva a sé stessa…
Però quella postura in cui li trovò – lei di spalle al muro di pietra calcarea bianca con gli occhi socchiusi per godere meglio, e suo fratello Rodolfo trattenuto amorevolmente con carezze alla testa col viso su una parete di carne calda e sudata da godimento…donna Paolina non credeva che avessero potuto arrivare a tanto! …due fratello e sorella…la loro madre non disse una sola parola, per non attirare l’attenzione del vicinato pettegolo; anche se per struttura (e fortuna) la loro casa non era finintima ad altre del borghetto, e nessuno poteva averli visti, neppure dalla terrazza. Visti no di certo, ma sentiti ?!...Li aveva sentiti lei dalla stanza davanti…stavano a pigione, non sempre facile da pagare, e se il padrone fosse passato in quel momento ?!...
Menò schiaffi, e calci a entrambi per dividerli, e anche qualche pugno a Rodolfo quando vide le macchie biancastre sul collo di Fiorinella; essendo più grande di lei avrebbe dovuto proteggerla, invece che sedurla e insozzarla del seme maschile !...arrivando fino a stenderlo a terra, e vietandogli di cercare oltre sua sorella; che venne obbligata a dormire con sua madre in un’altra stanza con la porta chiusa a chiave. Suo fratello non avrebbe più dovuto avvicinarla a meno di dieci passi, passi adulti. Presa dalla paura del peccato, e delle pene dell’inferno per le loro anime perse nell’incesto, che tanto piaceva a Satanasso, comandò e ottenne da Fiorinella di guardarle l’interno della vulva, e scoprì che l’imene era ancora lì; pensò che almeno la verginità gliel’aveva salvata…chissà, forse era tornata appena in tempo: per quel giorno non disse altro, e così per una settimana. La punizione accessoria era il mutismo. Li chiamava sbattendo la cucchiara sul tavolo, senza pronunziare i loro nomi, ed intimava loro il silenzio a tavola portando imperiosamente le dita alla labbra chiuse; pronta a bacchettarli, anche materialmente al minimo sgarro. Serviva loro i pasti in silenzio senza profferir parola; e allontanava obbligatoriamente lui quando faceva il bagno alla sorella; ma questo era ovvio; una volta trascorsa la settimana di silenzio e sguardacci per entrambi i figli, si ammorbidì e riprese a parlare pacatamente con i due figli peccaminosi, obbligandoli però alla distanza reciproca: dieci passi; una domenica dopo la messa si consultò a loro insaputa, col prete della loro parrocchia Don Giuseppe; questi, compresa la situazione, tranquillizzando la vedova che l’imene era ancora integro dopo tutto, essendo un uomo avveduto oltre che un motivatissimo prete, disse alla donna di separare i due fino all’età per il matrimonio di lui. Fiorinella avrebbe potuto studiare e servire in un convento, pur senza prendere i voti, e così scontare l’atto impuro, più che d’incesto, con le preghiere tutti i giorni; certo c’era da pagare un piccolo canone annuale; ma con l’interessamento del prete il convento avrebbe esatto dalla vedova Paolina una retta semestrale accettabile per il suo modesto reddito; Fiorinella ogni fine settimana poteva vedere sua madre la domenica pomeriggio; quella sarebbe stata la sua vita; poi da adulta se avesse voluto prender marito, libera di farlo ! Ma avrebbe previamente e doverosamente lasciato il convento. Sembrava così semplice… almeno una ragazza in più sottratta alla strada, visto il suo piacere per ciò che era lubrico! Ci pensò su una quindicina di giorni, poi trovato il convento - non di clausura! - s’era raccomandato il parroco - prese Fiorinella, e la affidò alle suore affinché la educassero e le inculcassero dei sani principi. Col tempo la signora Paolina rimosse l’episodio dell’incesto; seguì di conseguenza di più Rodolfo, che dimostrò a scuola una certa attitudine alla lettura ed alla scrittura; Rimaneva da pensare alla sopravvivenza; una vicina le disse che un uomo piuttosto agiato, poco più anziano di lei, che viveva alla fine del loro borghetto, conosciuto come Herr Friedrich Ziegler, aveva da poco cambiato il cognome in Federico Zeglio ormai naturalizzatosi idruntino, e cercava più o meno una cameriera tuttofare per la sua casa di tre stanzoni con terrazza. L’agiato commerciante (ex straniero in residenza) era stato anche un fiero scapolo impenitente, e donna Paolina ormai vedova non ebbe difficoltà a concedersi molto più di un paio di volte occasionali ai suoi appetiti carnali senza remore morali; donna Paolina aveva visto giusto: supinamente soddisfatto ogni capriccio sessuale del suo padrone, anche con ortaggi ed oggetti da penetrazione in scultura di cui era stato un collezionista, ottenne che questi, smuovendo le sue conoscenze, avesse anche trovato a comprare un buon lavoro per il figlio maschio Rodolfo: “copista” presso la Cancelleria del Connestabile del Regno, ossia il capo dell’ufficio indagini penali del tribunale di Otranto. C’era da guadagnar bene, perché gli avvocati avevano da pagare ogni copia di ogni atto per preparare le carte per il processo. Sembrava un sogno : un nuovo figlio devoto che portava i soldi a casa e risparmiava; lasciarono la casa a pigione e si trasferirono da messer Zeglio vivendo delle sue rendite commerciali; Rodolfo dunque era sistemato, e con un lavoro rispettabile; quel signor Ziegler o Zeglio era stato un vero colpo di fortuna, come quel capriccio di uscire in mare almeno una volta di suo marito Idamante un colpo di iattura; ovviamente gli atti del destino alla fine sono a somma zero…Fiorinella era in convento, ove pensava la madre, male non potevano farle; sembrò potersi rilassare finalmente, e pensare un po’ a sé stessa…trascorsero un paio d’anni in relativa serenità, poi un giorno mentre da amante alla buona, poi più dedita e fedele, era diventata anche badante del suo padrone sempre più anziano e malaticcio, non dando peso ad una febbre già alta di cui stava soffrendo stoicamente da diversi giorni (e che avrebbe dovuto affrontare mettendosi a riposo), pur di stare vicino al suo signore, morì di sfinimento; o meglio il cuore le presentò il conto, proprio quando credeva che la febbre ormai le fosse passata; il suo padrone la seguì di crepacuore per la pena di quel vuoto improvviso due giorni dopo. Rodolfo e Fiorinella ereditarono la discreta casa del commerciante, che aveva a sua volta fatto testamento in favore di Paolina a cui s’era affezionato…Il notaro per correttezza e per legge, onde evitare la possibile mano morta ecclesiastica sui beni del defunto, fece chiamare anche Fiorinella affinché fosse presente alla lettura del testamento; nello studio del notaro Gabellone la ragazza rivide il fratello ormai adulto educato e deferente; insomma “con la testa a posto”; Fiorinella subentrata co-erede insieme a Rodolfo, ormai donna lasciò il convento, evitando di farvi più ritorno, per non dover servire le sue ex colleghe lesbiche. E dopo il lutto portato insieme al fratello per due mesi, e non poche messe (otto nel primo mese per un mal gestito residuo senso di religiosità) una mattina di Sole pieno d’aprile, stufa della tristezza, da sola in casa, si liberò degli abiti da suora che aveva continuato ad indossare per non alimentare le male lingue, e poi di quelli più intimi, e fece un bagno alla buona; e mentre Rodolfo, ignaro del nuovo “umore” della sorella, tornava dal lavoro di copista un pomeriggio, si fece trovare nuda e fresca sul lettone, invitando il fratello a tornare a giacere con lei, dopo tanti lunghi mesi d’amor saffico con le colleghe meno motivate verso Dio e le rigide regole del convento; ora nessuno più li avrebbe interrotti dato che Rodolfo, in verità un po' “schiacciato” dalla meticolosa madre diventata troppo protettiva una volta "salvata la figlia", senza avvedersene aveva finito per non prendere più moglie…Fiorinella, finì per confessargli una cosa che aveva tenuto per sé durante il lutto: non poteva più dargli la verginità, né della fica, né del culo, avendola persa nientemeno che in convento, in compagnia di alcune suore amiche sì; ma anche piuttosto deviate; in cambio Rodolfo confessò a sua sorella, mentre la toccava infantilmente soddisfatto tra le gambe, con le guance a contatto della pelle del seno, data l'offerta integrale del corpo di lei, di essere stato soddisfatto una dozzina di volte da sua madre, quando seppe cosa questa faceva, oltre a pulire e servire dal signor Zeglio…
“Ci eravamo trasferiti da poco in questa magione sorella mia che la mia primiera notte qui la vidi penetrarsi con un cazzo di marmo liscio, con lui che la guardava menandoselo, poi se lo è messo dentro, e piazzatasi a cagna, lui le entrò dietro nel culo…nostra madre ne aveva dentro due ! Naturalmente li guardai da dietro l’uscio e presi a farmi manovella…venni prima di lui…lei distratta dai miei respiri mi vide che li spiavo, e continuò a farsi ben ciulare al culo facendo finta di nulla; e a casa il mattino dopo, forse per tema che lo dicessi a tutti i miei pochi amici, mi ha detto che quando messer Zeglio dormiva, potevo metterglielo dentro anch’io se volevo, e di non temere, non sarebbe finita incinta alla sua età…però ero un po’ geloso di lui !”
“E dov’era il problema Rodolfo? Era vedova, sapete fratello ?!”
“Lo so.”
“Vedendoli fare vi sono mancata, vero Rodolfo?”
“Sì, ma ero convinto che mi avrebbe picchiato di nuovo, ed invece mi ha portato nella stanza davanti, lontano da questa camera, e si è stesa sul tappeto del pavimento, ha sollevato e rimboccato la gonna, e la patacca sua ricca di pelo me l’ha offerta sul pavimento distesa a gambe larghe affinché la ghermissi facile, tanto messer Zeglio dormiva di un duro che manco le cannonate…non credevo che mi si concedeva…molte volte mi diceva di non perdere tempo con la lingua, e di ficcarlo finché era calda...ed era calda cara sorella...”
“Si è concessa a voi fratello affinché non vi venisse la voglia di cercarmi al convento; mica poteva tenervi tappato in casa tutto il giorno! Se scaricavate con lei, lasciavate in pace me…però il signor Zeglio in fondo vi ha aiutati tutti e due, no ?!”
…quell’uomo, riconobbe Fiorinella ascoltando, era stato così gentile da averle sistemato il fratello in cambio della dedizione della loro madre che lui aveva “contestato”; Fiorinella coccolandolo col proprio seno gli disse:
“Fratello Rodolfo, non vi ho visto né sentito per anni…per cui ora passo finalmente al tu…e se ti vuoi servire, la mia carne è più morbida e migliore; quella di lei ormai era fredda, sfatta e si bagnava poco…lo so perché le mie compagne di preghiera e di divertimento caro fratello, non erano tutte giovani…ne ho dovute insalivare di patacche vecchie…e li frati di tanto in tanto ci facean la visita, qualcuno giovane e attraente c’era, ma dovean satisfare dentro l’utero le più vecchie…a noi le giovani non schizzavan dentro, manco nel culo, per non ingravidarci neanche per sbaglio…”
“…mahhhh…io….non…boh, ecco…”
“Guarda che lo so che vuoi leccarmela! Non temere! Nessuno ci interromperà…poi entrerai in me, e prima di correre il finale, mi riempirai il culo di sborra! Dentro la fica no! Figli non possiamo averne! Se mi fai concepire verrà pazzo o deforme! Siamo sempre fratelli. Al convento di cose res naturalia mi hanno edotta…”
“No, niente figli ! Hai ragione ! Ora te la lecco lì sullo spacco ! Apri le gambe, dai.”
Trattenne le cosce chiuse con la mano di lui sopra la fica ancora un istante dicendogli:
“Fa come vuoi fratello; però una cosa…”
“Cosa ?!”
“A me nel culo piace! Proprio dentro tutto, mi raccomando ! Voglio sentire le tue pallette battere sull’inguine! Quando sarà il momento ti voglio forte e duro come un toro !”
Sua sorella quindi allargò le cosce, e gli presentò la sua ampia vulva col un buon pelo pulito, scuro, con la carne disposta a scostarsi da sola mostrando le rosee cavità. Rodolfo, dopo tutti gli anni che lo avevano separato da sua sorella, abbassò la sua testa sul suo basso ventre, quindi si apprestò a leccarle la vulva come la ricordava: carnosa, calda, e piacevole alle labbra, ed alla lingua. Fiorinella lo provocava:
“Dai, lo so che vuoi mangiarmela! Ohhh ! Ahhhnnn ! La lecchi bene, sai…uhhmmm ! Sì ! L’hai sempre leccata bene Rodolfo…!”

- Continua -
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