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Prime Esperienze

Salve Terra, qui Koona 13a parte


di sexitraumer
05.11.2012    |    3.821    |    0 9.5
"Mario mi scaldava la pancia col suo volto, ma dentro lo stomaco c’era calore e tensione: qualcosa non andava..."
Mario aprendo gli occhi sbadigliò senza troppo preoccuparsi della mia domanda. All’interno della Pegaso c’era ancora un piacevole buio tiepidamente colorato dalle luci verdi, azzurre e arancioni degli strumenti. Grazie agli olomuvj di Cosmoz potei paragonare quell’atmosfera al tardo pomeriggio degli olo girati sulla Terra; io di cosa fosse un pomeriggio ne avevo solo una vaga idea e nel nostro caso, grazie all’artificialità del tempo nave, più o meno coincidente col tempo di Titano Uno, era nientemeno che prima mattina. Avrebbe voluto continuare a dormire ancora un po’ ovviamente. Di luminosità ve ne era poca. Non abbastanza per vedere il suo disappunto per essere stato svegliato. Non fece caso a me; ignorandomi completamente cercò alcuni interruttori in quel piccolo paesaggio di luci fioche rosse, verdi, ed azzurre del quadro a parete. Armeggiò con i movimenti lenti poi l’ambiente s’illuminò all’improvviso; fine del tardo pomeriggio anticipato: ecco una bella simulazione della mattina col sole. Mario prese la manichetta ed urinò. Ci mise un buon paio di minuti; io cercai di non disturbarlo; finita la faticosa minzione dopo avergli sentito armeggiare sull’aspiratore m’impossessai del dispenser delle salviette umide e presane una gli afferrai il cazzo con gentilezza per ripulirglielo; Mario per tutta risposta disse:
“Ahi ! Ma che fai ?”
“Scusa, non sapevo che ti facesse male !”
“Le salviettine sono irritanti, non lo sapevi ?”
“No. Vuoi che prenda la manica ad acqua ?”
“No; lascia perdere. Dammi un’altra salvietta che mi lavo le mani…uauuunnnnnnnnnng!”
“Hai ancora sonno ?”
“Un po’ intontito lo sono ancora. Che mi stavi dicendo quando mi stavi svegliando ? Avevo le orecchie chiuse e sentivo solo dei mugugni…”
“Se volevi fare colazione; ho un po’ di fame.”
“Certo, ho fame anch’io. Iniziamo a svegliarci, vuoi il caffè ? Ormai sei abbastanza grande credo.”
“Sì grazie.”
“…beh, bisognerà che lo succhi. Non è come prenderlo in tazzina, te l’assicuro.”
L’istinto di provocare l’avevo sempre avuto nel sangue; mi divertivo un mondo a stuzzicare il Computer centrale di Titano Uno, o a farmi riprendere da Miss Dera la mia insegnante virtuale formato fantasma dai contorni verdi azzurrini…qui adesso la mia vittima era in carne ed ossa; soprattutto in carne…
“Mario, ma io non ho mai avuto problemi a succhiare…”
“Piccola demone !”
“Beiiiiiiiiiiiiiiip, beiiiiiip ! beiiiiiiiiippp!”
“…palle ! Cazzo, già ! La Micenea. Guarda un po’ te se ti lasciano in pace un attimo !...”
“Click !”
“Avanti Micenea, qui Van Brenner, prego !”
“Ben svegliati della Pegaso ! Come state ? Dormito be…bzzzzz…ne spero.”
“Chiedo identificarsi, qui Van Brenner, avanti Micenea.”
“Sono il comandante Kränz. Che c’è non mi stava riconoscendo Van Brenner ? Bzzzzzzz, vuouuuuup…bzzzzzzzzz…”
Il campo magnetico di Saturno disturbava come sempre; e nonostante Mario le sue parole le avesse scandite ben in chiaro, sulla Micenea dovevano averlo ricevuto più o meno con una bella dose di disturbi:
“Oh sì ora la ricono….bzzzzzzzzzz…sco ….omandante ! Dica !”
“Sta bene la ragazza ?...wouuuuuup…”
“Sì, gliela passo, ecco…”
Mario mi passò il microfono. Lo presi e mi accinsi a parlare al comandante della Micenea:
“…pro…pronto ?!...avanti, prego.”
“Sono il comandante Kränz, tutto bene signorina ?”
“Sì tutto bene, stavamo per fare colazione.”
“Capisco, la tratta bzzzzz…ene il signor Van Brenner ?”
“Sì, andiamo molto d’accordo, è un uomo molto simpatico.”
“Senta signorina sta indo…bzzzzzzz….bzzzzando la tuta spaziale ?
“No…ehm, negativo comandante. Ho indosso solo la biancheria di velinoprex, fa molto caldo qui dentro…”
“Signorina sta correndo un grossissimo…bzzzz….ischio, lei nemmeno se ne ren…bzzzzz…onto…la Pegaso non è Titano Uno con le pareti e l’atmosfera densa ! Le bzzzz….articelle alfa le distruggono il dna cellulare; lei se si espone cos…wouuuuuuuuu…bzzz…ì rischia di sviluppare dei tumo…bzzzzz…wouuuuuu…bzzzzzz…ri prima della normale età di rischio…”
“Comandante io vorrei, ma ho i movimenti tutti impacciati se indosso la tuta, e qui lo spazio è così poco. Non appena mi muovo o mi volto, tocco qualcuno…”
Il comandante era paterno nel tono, e nonostante ci fosse solo la radio ad avvicinarci tramite le nostre voci, mi sembrava di sentire la sua ansia ed agitazione. Chiaramente quell’uomo non sapeva a cosa attaccarsi:
“Signorina se me lo fa come favore personale, quando arriveremo sulla Terra le regaleremo un magnetoscooter a cuscino d’aria; un bel due posti tutto per lei; l’equi…bzzzzz….wuouuuuuu …paggio ha fatto una colletta; ed anche la Com…bzzzzz…pagn….wuouuuuuu…ia si è interessata; lo sappiamo che ha perso entrambi i genitori ed anche sorella Joha…bzzzzz…nna ha fallito purtroppo…”

“Signor comandante qui fa caldo, e l’aria è parecchio viziata…sto bene ! E mi riparo dietro i sedili…col velinoprex mi muovo agilmente; con la tuta non ce la farei a stare dietro a Rasputin ed a fare le pulizie…”
“Signorina mi ascolti…cos’è questa storia…bzzzzz… delle pu…wuouuuuuu…ilizie ?”
“Io sto a dieta quasi liquida, ma il cane la fa e non la trattiene…”
“Ma Van Brenner la fa anche…bbbzzzzzzz…wuouuuuuu…lavorare ?”
“Ma no ! Sono io che mi prendo cura del mio cane: tutto qui.”
“Signorina, bzzzzzzzzzz,wuouuuu….bzzzzzz, le particelle alfa arrivano da tutte le direzioni, che lei si ripara dietro i sedili non significa molto e poi la Pegaso fa tre giri al minuto in navigazione…signorina le ordino di indossare la tuta; mancano ancora parecchie ore al rendez-vous…intesi ?! bzzzz….wuouuuuuu, bzzzzzz…”
“Uffa questo ! Tieni va…”
Diedi il microfono a Mario facendo segno di diniego nel proseguire la conversazione.
“Sono di nuovo Van Brenner comandante, la ragazza non vuol parlare più, mi dispiace non dipende da me. Anche su Titano Uno era parecchio viziata…è normale che sia incosciente alla sua età…”
“Può darsi Van Brenner, bzzzzzz, può darsi…senta l’ufficiale di rotta vi chiede d’iniziare il rallentamento. Stiamo accele…wuouuuuuu…rando noi per venirvi incontro. Sorvegli…bzzzzz…oltanto che il vostro NAVISTAR vi tenga agganciati…wuouuuuuu…al nostro vettore approach…l’attracco, se vorrà, ripeto se vorrà attraccare avverrà da proravia più o meno in prossimità del…bzzzzzz…erzo modulo.”
“Terzo modulo, proravia d’accordo Micenea. Il computer della Pegaso indica l’inizio del rallentamento tra quarantatre minuti. Ha appena fatto la correzione, della vostra velocità. Saremo quasi fermi tra circa undici ore. Ci dovremmo incrociare verso le venti ora Pegaso.”
“Faccia dor…bzzzzz…mire la ragazza dopo pran…bzzzzz…zo. Il medico di bordo dice che deve ripo…bzzzzz…sare. Se proprio non vuole indoa…bzzzzz…are la tuta che si co…wuouuuuuu..pra con ciò che trovate. Da solo il velin…bzzzzz…oprex è insufficiente.”
“Bene, chiudo Micenea !”
“A dopo…click !”
Poi Mario, rivolgendosi a me, mi disse:
“Possiamo fare colazione adesso. Allora due caffè ! Come vuoi prenderlo ?”
“Che vuoi dire ?”
“Lo vuoi puro, o allungato con acqua ?”
“Puro ! Come il rhum che mi hai fatto assaggiare.”
Mario prese due bustine di caffè ed estrasse la cannuccia sigillata all’estremità. La bustina era trasparente e conteneva del liquido nero con un po’ di schiumetta marrone-oro. Come la bevvi succhiando decisa ne ebbi una certa voglia di rigetto. Era amarissimo…e freddo. Feci una smorfia di disgusto; Mario divertito per la mia faccia stupita per il nuovo saporaccio disse:
“Un caffè che si rispetti va bevuto amaro…comunque se vuoi dello zucchero basta che trattieni sulla lingua questi fogliettini di zucchero e succhi. La dolcificazione avviene direttamente in bocca…”
Me ne diede uno che misurava circa un cm per due. Era avvolto nella carta. Lo scartai e me lo misi sulla lingua, quindi iniziai a succhiare un altro sorso. Sì, la dolcificazione aveva funzionato. Un fogliettino di zucchero bastava per due sorsetti. Poi con la lingua addolcita finii la bustina di caffè senza ulteriori foglietti. Mi leccai le labbra. Avevo apprezzato la novità. Ma vuoi mettere con Titano Uno dove il mio computer quantistico mi serviva anche il cappuccino…? All’improvviso mi accorsi di non avere più il contatto con il seggiolino. Stavo fluttuando liberamente. Rasputin era un cane intelligente: si era andato a piazzare sotto il seggiolino per restare fermo data la mancanza di gravità. Dopo aver ricevuto abbastanza delle sue leccate ai miei piedi, forse per assicurarsi che ci fossi, decisi di togliere al cane il suo “dessert”, per cui mi diedi un piccolo impulso con il piede destro e raggiunsi in tre secondi di cauta fluttuazione l’oblò. Guardai verso l’esterno. Era pieno zeppo di stelle dappertutto e sembrava tutto così silenzioso. Una vista meravigliosa che la spessa atmosfera di Titano non mi aveva mai consentito di vedere. Naturalmente non mi riuscì di vedere la Micenea. Solo Saturno che però ignorai, abituata a vederlo tutti i giorni (titaniani). Nei pochi metri cubi della Pegaso ero a mio agio come uno di quei poveri pesci rossi nell’acquario che avete voi terrestri. La prima cosa che farò una volta sulla Terra, oltre a vedere Firenze, sarà di avere un acquario con quei misteriosi animaletti senza arti né ali che “nuotano”. Me li comprerò i più colorati possibile. Miss Dera, parlandomi delle scienze naturali mi disse una volta che un’entità della natura sulla vostra Terra chiamata “evoluzione” stava facendo in modo che i pesci avessero le ali facendole evolvere dalle pinne, ma che la cosa avrebbe richiesto centinaia di milioni di anni. Prima o poi i pesci avrebbero volato. Per ora l’unico animale che stava volando ero io. La mancanza di gravità aveva i suoi vantaggi. Ero più o meno una esse sospesa in aria che apriva o chiudeva le gambe a seconda del movimento richiesto. Mario era seduto al suo seggio ed osservava pensoso gli strumenti muti del quadro di pilotaggio. A differenza del TM la Pegaso non si pilotava né a voce né a pedali. Agì sulla cloche toccando i pulsanti sull’impugnatura ottenendo lo spegnimento di alcune lucette rosse e l’accensione di alcune altre verdi. Reimpostò sulla consolle quadrata davanti alla cloche i nuovi valori di velocità: dovevamo iniziare il rallentamento; sarebbe stata la Micenea a forzare un po’ la velocità. Avevo intuito l’aria cupa di Mario: era preoccupato per le palline di deuteruro di litio; lo sapeva di non averne abbastanza fino alla Rossjasia Vessel; per quel che ne potevo sapere di pilotaggio e navigazione avrebbe dovuto accontentarsi di derivare sperando di trovarsi sul sentiero di un vascello commerciale…voi credete che dovendo rallentare ne avrebbe consumate di meno; no, proprio sbagliato: se ci volevano 100 unità di deuteruro per arrivare a velocità X, ce ne sarebbero volute altre 100 per decelerare a meno X. Non si poteva frenare per attrito e peso come su Titano…il totalizzatore digitale sulla parete della Pegaso continuava a snocciolare numeri ogni secondo senza perdere un colpo…pensai di scaldare l’atmosfera col sistema che mi riusciva meglio: la provocazione sessuale. Misi il mio dito indice sull’elastico delle mutandine di velinoprex più o meno dietro e me le sfilai; ero abbastanza storta col corpo, e voltandosi Mario vide dapprima le mie natiche, poi qualche secondo dopo mentre non riuscivo a voltarmi anche l’inguine ed il pelo da dietro. Le mutandine mi rimasero verso le caviglie e con un gesto delicato dei piedi me ne liberai lasciandole fluttuare in aria. Se Mario si fosse voltato avrebbe visto ancora il mio culetto nocciola chiaro. Facendo attenzione ai movimenti provai a voltarmi; nel farlo il mio culetto fece ventosa sull’oblò rimanendo incastrato nella cornice spessa. Era una situazione buffa. Non sempre riuscivo a muovermi per via della trattenuta. Qualunque astronauta o alieno avesse guardato l’oblò laterale della Pegaso avrebbe visto solo due natiche adolescenti con lo spacco chiuso appiattite sullo spesso trasparente circolare. Mario era preoccupato a studiare la situazione nel display a cristalli liquidi e non mi filava proprio. Io resta o sospesa alla parete con le cosce semiaperte nella posizione in cui erano al momento dell’incastro; non sapevo cosa fare. Ero ancora vestita da sopra il basso ventre fino al collo. Le mutandine stavano fluttuando verso Mario che le scostò verso il basso senza neppure guardarle preso com’era da quei parametri colorati continuamente sputati dallo schermetto. Le mie gambette restavano sospese: ero proprio in una posizione ridicola. Come un trofeo di caccia su una parete con le corna dell’animale verso il basso rappresentate dalle mie gambette…chiamai Mario:
“Mario, ehi ! Guarda qui !”
Mario finalmente si voltò e vedendomi in quella strana postura disse:
“Non saresti male come trofeo, sai…”
“Tirami fuori…mi sento incollata; devo essermi incastrata…cazza !”
“Si dice cazzo ! Anche se lo dice una donna…le tue natiche fanno ventosa come un tutt’uno: dai, tendi una gamba…che non è niente !”
Feci come diceva lui, e l’effetto ventosa cessò non appena tesi la gamba destra verso avanti; lui afferrò la mia caviglia ed in un secondo o meno mi ritrovai a volteggiare di nuovo verso di lui a gambe piegate; Mario sorridendo maliziosamente aspettò che il mio bacino arrivasse alla sua bocca, quindi afferrò al volo il mio sesso con le sue labbra ed iniziò a baciare le mie grandi labbra della vulva senza che il pelo lo disturbasse minimamente. Gli afferrai la testa con la mano destra chiudendo le cosce sulle sue guance. Mario previdentemente disabilitò i pulsanti casomai ne avessi toccato io uno con le dita dei piedi. Con la sinistra mi reggevo alla meglio cercando di far presa presso ogni protuberanza della parete: da quella posizione mi godevo la prossima leccata di fica che mi stava per praticare Mario. La sua calda lingua me la stava già bagnando tutta. La sua testa cercava di spostarsi più in alto in modo da raggiungere meglio il clitoride; allentai un pochino la presa per consentirgli di farlo. Risistematosi meglio pensò di dedicarsi al mio piccolo organo di senso. La sua lingua era diventata da famelica verso i lembi delle grandi labbra a più leggera lì sul piccetto. La mia eccitazione cresceva insieme al mio respiro; ero già più calda di prima e sentivo i miei capezzoli irrigidirsi ed irritarsi al contatto col velinoprex; Mario era concentrato a darmi il piacere proprio lì. Mentre godevo riuscii a dirgli:
“Ahnnnnn ! Ma…ma…ahnnnnnn! Marioooooohhhh…reg-reggimi le gambe…ahnnn houuuuuu, ahn ! Reggi…ahn…reggimi le gaaa…uhmmmm…mbe un attimo, ti prego ! Ahnn! Devo spogliarmi, dai uhnnn ! ”
Mario mi mise le mani sulle cosce e mi tenne. Io potei liberarmi le braccia e togliermi la maglietta intima. I miei seni adolescenti si erano tesi erigendosi senza fatica data la mancanza di gravità; me li toccai entrambi per istinto prendendo il capezzolo sinistro turgido tra pollice ed indice stringendo a morsa. Poi ripresi a carezzare la testa a Mario. Avevo cominciato ad adattare il respiro alla sua lingua sul mio clitoride quando il mio uomo smise di leccarmi e lì ed iniziò a baciare con delicatezza estrema il mio basso ventre. Non saprei dire se fosse più delicata la sua lingua o le sue labbra; il mio amante sapeva usare entrambe. Sentivo delle onde di superficie viaggiare dall’ombelico al mio basso ventre. Mario stava baciando anche il mio ventre ed all’improvviso infilò la sua lingua nel mio ombelico. Il suo avambraccio destro restò a reggere la mia coscia sinistra mentre le due dita della mano sinistra cercavano l’incavo delle mie natiche ed il mio buchetto posteriore. Purtroppo le sue leccate al basso ventre ed i suoi sfiori della mia pancia ebbero un effetto seccante ed inatteso: vomitai il caffè; ero seccata: avevo saputo dagli olodoc o da Miss Dera – chi se ne ricorda ?! - che il caffè alle volte inibiva il vomito; sulla Terra forse; ma qui eravamo in assenza di gravità. Le gocce del mio vomito trasparente e marroncino a tratti fluttuarono in aria andandosi poi a depositare sotto forma di mille goccioline per l’urto sui pannelli della Pegaso. Mario diede altri baci e sfiori ma non ottenne che dessi altri conati. Non dipendeva dunque dai sensi della mia pelle stimolati ed intensificati dalla sua lingua calda, umida e leggera; Mario si fermò per dire:
“E brava la nostra cosmonauta !...considerati diplomata !”
Ero imbarazzata per aver sporcato i pannelli superiori della Pegaso; mi girava anche un po’ la testa e sopra e sotto non avevano più significato; se provavo a chiudere gli occhi era peggio…
“Scusa, io … forse mi gira anche un po’ la testa.”
“Non hai capito ! Sei una vera cosmonauta adesso…congratulazioni vivissime !”
“Che vuoi dire ?”
“Che i cosmonauti si dividono in due categorie: quelli che hanno già vomitato, e quelli che prima o poi vomiteranno…dai non preoccuparti è normalissimo…! Bah ! Aspetta che aumento la ventilazione.”
“Mario ! Sento freddo.”
“D’accordo programmo un aumento di temperatura; ci vorrà un’ora per scaldarsi però…beh, che hai ?”
“Non è che sono stati i raggi cosmici ?”
“No, tranquilla ! Quelli al massimo ti procureranno un tumore tra cinque, dieci o forse vent’anni…ma tanto sulla Micenea e sulla Terra ti faranno molti screening…”
“Mario…?”
“Sì ?...”
“Si guarisce dal cancro ?”
“No, ma lo si può prendere in tempo e lottarci contro…si guadagnano diversi anni, sai…”
“E io prenderò il cancro ?”
“No, penso di no, ma non sono un medico. La tua esposizione ai raggi cosmici non durerà mesi, al massimo altre 24 ore…la Micenea è ben schermata ! Per il cane non so, il mio amico che te lo può tenere è dei nucleari, ma vicino al reattore lo condanneresti a morte lenta comunque…la Micenea non ha protocolli di cura del metabolismo per gli animali…”
“Che vuoi dire ?”
“Che a questo mio amico, un ufficiale di sorveglianza ai reattori fanno iniezioni settimanali per accelerare la morte delle cellule contaminate; ci vuole un ufficiale medico specializzato, oltre che le tute di lavoro al piombo anti radiazioni, per il tuo Rasputin non è previsto niente del genere. Spera che Kränz lo prenda in simpatia; i suoi alloggi sono più confortevoli…”
“Ho capito, è lui che devo lavorarmi allora…”
“Ci penserò io, lascia in pace il comandante se vuoi arrivare sulla Terra ! Ché lui potrebbe tranquillamente sbarcarti sulla stazione orbitante Marte 3, o sul pianeta vero e proprio. Non sei adattata alla gravità terrestre, e per il tuo bene potrebbero farti vivere in posti a gravità minore…tu, il peso del tuo corpo, e i tuoi sforzi li hai calibrati da sola sulla gravità minore di Titano !”
“No, voglio andare sulla Terra ormai…senti, riprendiamo il discorso qui…che mi sento meglio…”
Mario riprese ad amarmi poggiando le sue guance sul mio ventre; mi accorsi che gli piaceva sentire il calore del mio grembo. Restò così una ventina di minuti secondo l’orologio alla parete; voleva assicurarsi che stessi meglio. La mia nausea mi stava preoccupando: mi sentivo donna anche se ero ancora una ragazza che sarebbe diventata maggiorenne sulla Micenea. Quella nausea era stata preceduta da un batticuore che avevo scambiato per eccitazione sessuale dal mio clitoride. Adesso intuivo che non dipendeva probabilmente dalla lingua del mio amante. O era un disagio per la mancanza di gravità o…non osavo pensarci. La mia mente non elaborava la logica di quel pensiero; si bloccava come fossi stata un’analfabeta da sempre. Rimuovevo. La nausea però permaneva; respiravo con più cautela; ero quasi sicura che se avessi respirato più ampio avrei vomitato di nuovo. Mario mi scaldava la pancia col suo volto, ma dentro lo stomaco c’era calore e tensione: qualcosa non andava. Mario era intelligente e forse aveva intuito anche lui. Un piacevole silenzio s’impossessò di noi due. Sentivo distintamente i rumori elettrici della Pegaso, un suono acuto, ma dalla bassa intensità affinché non disturbasse più di tanto. Udirlo era rassicurante; naturalmente udivo anche il rumore dell’aria condizionata. Mario aveva portato il condizionatore dell’aria a ventisette gradi in luogo dei normali venticinque.
“Mario…sei sveglio ?”
“Sì.”
“Forse mi è passata…”
“La nausea dici ?!”
“Sì, sto respirando più ampio e non sto vomitando; più tardi pulisco quelle gocce…”
“Alle gocce pensi…stupidina !”
“No, senti voglio provare a muovermi, dammi una salvietta !”
“Che vuoi fare ?”
“Mi sto intorpidendo…dammi stà salvietta !”
Mario me la diede, ed io con un lieve movimento con cui allontanavo la sua testa dal ventre mi liberai dalla sua dolce trattenuta e cercai di fluttuare verso il vomito depositatosi sulle pareti superiori della Pegaso. Ero completamente nuda e dissi al mio amante:
“Mario fammi un favore.”
“E sarebbe ?”
“Toccati il membro ! E guardami tutta; sono sempre felice quando un uomo mi guarda…io intanto pulisco qui…”
“Perché ?”
“Una volta vidi un olomuvj hard di Cosmoz prima che il Sorvegliante quantistico mi staccasse il video…c’era un uomo che osservava la sua donnina delle pulizie mentre era china a lavoro sul pavimento, poi si avvicinava per toccarla lì in basso, e quindi non appena si tirava fuori il membro fine della scena: video spento !”
“Beh, un normale oloporno come tanti ! In teoria non avresti dovuto guardarlo…quanti anni avevi ?”
“Boh ! Sarà stato due anni fa, forse…”
“Sei proprio una deviante ! Vi chiamano così sulla Terra, sai…o forse hai una straordinaria intelligenza nell’eccitarmi piccola demone !”
Mentre pulivo quelle gocce dai pannelli col culetto mezzo metro sopra i suoi occhi avevo cura di tenere le gambe non proprio né larghe né unite in modo che potesse godersi tutto il mio corpo dal basso. Ci misi cinque minuti buoni a finire di pulire in modo che un congruo numero d’immagini e prospettive del mio corpo venissero elaborate dal suo cervello. Il suo membro mi serviva già grosso, io dovevo solo farlo intostare.
“Mi stai osservando Mario ?”
“Sì, come quando ti togliesti l’accappatoio di spugna per assorbire l’ammoniaca del plafond alla base…volevi fare un dispetto a Johanna vero ?!”
“In quel momento era proprio antipatica ! Ti guardava con una certa attenzione; secondo me, sotto sotto le piacevi…fatto ! Finito.”
“Dici ?!”
“Se la lasciavo fare t’innamoravi di lei…e così ho provveduto. Tanto ti serviva qualcosa di assorbente, no…”
“Mario fammi spazio davanti a te che scendo con la testa verso di te…attento !”
Mario reclinò un poco il seggiolino per farmi guadagnare una ventina di centimetri in più. Lentamente mi protesi verso di lui e scesi mettendo le mani avanti. In due secondi, allungando la mano destra potei frugargli negli slip. Gli tirai subito fuori il membro con decisione, e notando con soddisfazione che era già bello grosso, glielo scappellai di gusto tutta contenta di vedere i lobi della cappella presentarsi ad una mano dalla mia bocca. Anche il sapore amarognolo di quella carne spugnosa mi stava eccitando. Lo avrei presto arricchito con la mia saliva. Quando ebbi la sensazione che i peli della mia fica avessero strusciato la bocca di Mario accolsi in bocca quel missile di carne da far indurire. Formavamo in quel momento un debole, cauto sessantanove. Che mi leccasse o no la vulva non me ne importava; ero io che volevo la pelle dolce-amara del suo glande sulla lingua e sul palato. Iniziai a leccare con delicatezza il glande di Mario, proprio lì in mezzo ai due lobi dove aveva la massima sensibilità, poi smettendo all’improvviso tirai la sua asta un paio di volte; volevo che s’indurisse anche per la mia presa, non solo per la mia lingua. Staccando un attimo la bocca dissi a Mario:
“Mario, intanto che mi do da fare qui…mi racconteresti una cosa ?”
Leccai di nuovo la cappella in mezzo reggendo bene l’asta con la destra.
“Ahnnnn! Cosa ?!”
“Yuhhhmmm, vorrei che mi raccontassi intanto che ti faccio questa cosa qui…pciù, hulmmmm, fluuuuuhlmmmm, ah, come fu quando lo mettesti la prima volta lì…insomma nel culo della tua Lauren…raccontami di come fu di dietro con Lauren, vuoi ?”
“Ahnnn ! Se non vuoi altro piccola demone ! Perché lo vuoi sapere ? Ahhnnnnn! Santo Universo come lecchi ! Ahnnn! E come succhi…vacci piano ahn ! Che così mi ammazzi…Ohhhhhh !”
“Yuhhmmmm, hulmmm, dai racconta su, e mentre parli mettimi un dito in culo…hullmmmm, yuhhlmmm, ci tengo, dai !”
“La prima volta che gliel’ho messo al culo ?! Ho capito bene ?! Ahnnnn!”
“Sì, com’era, hummmmm, dammi qua ! Slaaaaaapp! Hulmmmm…aspetto…dai parla ! E fermati solo per godere…”
“Come vuoi: la conoscevo da un mese…”
…mi aveva invitato nel suo studio legale – ahnnn! - per mostrarmi dove lavorava. I suoi colleghi stavano andando via, ed uscito e salutato l’ultimo, Lauren bellissima ed elegante nel suo tailleur beige scuro – uhmmmm, ahnnn ! - si era alzata per chiudere a chiave la porta. La vidi ancheggiare lungo il corridoio, e vidi anche le curve del suo culetto tramite la piccola gonna. Immagina una gonna tagliata alle ginocchia, ma con un taglio inclinato, che sotto certi angoli mostra le cosce dietro o di lato. Quando tornò nel suo studio – uhmmmm ! - verso di me non le diedi tempo di accorgersene: in un istante si ritrovò contro il tavolo; ce l’avevo sbattuta d’istinto. – ahnnn ! Come lecchi, ahnnn! - Passarono tre secondi: uno per alzarle la gonna sgualcendogliela, uno per sfilarle le piccole mutandine, ed un ultimo secondo per cercarle l’ano con la punta del mio cazzo già eccitato dal suo ancheggiare. La sodomizzai quasi d’istinto, de plano insomma…”
“Hummmm, yulmmm, humm, che vuol dire “de plano” Mario ?...Humm, quanto è duro !”
“Ahn ! Fa piano ! Comunque vuol dire subito, sul momento.”
“Hummm, sluuuuurp, hummmm…sì…mo…ento !”
“Entrai di soppiatto, e lei per un istante cacciò un urlo di dolore, ma non pensò – ahhhnnnn ! Uhmmmm ! Ahnhnnnn! - minimamente di divincolarsi. La sbattei sette-otto minuti, e lei subiva volentieri; vedevo il suo volto riflesso su un quadro di vetro a muro; insomma sai, come le vidi chiudere gli occhi le venni dentro. Lauren mi disse una volta scarichi entrambi dalla libidine:
“Mario, amore mio, sono contenta che me l’hai fatto, alla fine! Mi domando perché ci hai messo tanto…ci conosciamo da due mesi…mi ci ero messa in questa posizione ma tu non mi violavi mai, leccavi e basta…”
“Ti è piaciuto ? Non ti ho fatto male ?! Mi hanno arrapato la tua gonna e le tue gambe !”
“Sai, adoro prenderlo di dietro ! Sei il secondo a cui lo confesso, non voglio nasconderti niente, tanto meno il mio corpo…un po’ male mi fa, ma poi inizio a godere…”
“Il secondo ?”
“Sì il primo era un mio collega d’università, ma era bisex, e rimasi disgustata quando mi raccontò di quanto aveva goduto a farsi sodomizzare lui…da alcuni suoi amici, lo lasciai qualche tempo dopo…”
“Insomma dici che ti è piaciuto ?”
“Sì, sembra che ti viene duro al punto giusto a farmi quella cosa ! Aspetta, guarda qui…non voglio nasconderti niente, te l’ho già detto !”
Lauren si alzò in piedi lasciando la gonna terra dove l’avevamo lasciata cadere durante il coito e giunta dalla parte opposta del tavolo aprì un suo cassetto riservato, di quelli che scattano con l’impronta digitale del dito, e mi mostrò una cosa:
“Lo vedi ? È un vibratore anale; la prossima volta prima mi sodomizzi con questo una decina di minuti, poi mi violi con il tuo di arnese in tiro che sarà largo il doppio…io godo solo se ti fai una mezzoretta nel mio retto amore…adesso lo sai…!”
“Quindi a Lauren, yhuuuuummm, hulmmm, slaaapp, uhlmmm…piace l’amore rettale ? E muovimelo quel dito, perché ti sei fermato ?”
Mario mi esplorava, poi si fermava a riprendere il racconto; purtroppo lo concluse con delle osservazioni inopportune:
“Sì Koona, sono stato fortunato, è di quelle donne che sanno darsi !”
Diedi un morso all’asta di Mario, poco sotto la cappella; volevo fargli notare che io mi sono concessa a lui molto meglio della sua Lauren, che in ogni caso era molto, molto lontana; e comunque sapevamo entrambi che non l’avrebbe più rivista.
“Ahi ! Che fai maledetta troietta ?!”
“Con quello che ti stavo facendo io mi parli della tua Lauren…”
Diedi una bella stretta con un po’ di unghie avendo cura di non colpirgli il glande; avevo voglia di essere un po’ puttana (e lo ero: se n’era accorta la povera Johanna che non riuscivo a sentire come amica; non del tutto) ed un po’ pepata.
“…stai qui con me che sono più giovane di lei e già ti manca ! Sluuurp…ahmmm ! Sluuurp ! Uhlmmm!”
“Beh, me l’hai chiesto tu ! Piano con le unghie !”
“Pace ! Da qua !”
Glielo ripresi di nuovo in bocca per finire quello che avevo iniziato. Mario aveva smesso di parlare, ed aveva iniziato a leccarmi tra le coscette lentamente, un po’ a destra ed un po’ a sinistra fino a quando non mi ritrovai i lembi di carne alla base del clitoride afferrati e succhiati con dolcezza dalle sue labbra. La sua lingua in quei pochi intensi istanti di eccitazione aveva preso a leccare per intero il mio sesso mentre io leccavo il suo in quel sessantanove così intimo in quel momento tra noi due soli davanti a tutto l’Universo. La sua lingua vista la posizione favorevole l’aveva introdotta nella mia vagina cercando il contatto con le carni interne dove s’illudeva di cogliere chissà quali nuovi sapori; a me la sua lingua piaceva leggera ed in movimento sul clitoride; se voleva ficcarmela dentro mi andava bene lo stesso, ma godevo mentalmente solo per la singolare esplorazione. Mentre muovevo la lingua sulla sua cappella mi capitò di lambirne il centro un paio di volte facendolo sussultare. Tirai decisa due prese alla base della sua asta dura e mi ritrovai in bocca sulla lingua qualcosa di denso ed amaro che aveva lasciato la punta del suo glande. Ormai avevo sufficiente esperienza: Mario, di lì a poco, sarebbe venuto ed ero davanti ad un dilemma: o lo facevo venire in bocca o cambiavamo posizione, mi facevo penetrare dovunque lui volesse e mi facevo fare un bel rifornimento di sperma dentro di me…staccai la bocca, gli baciai quel magnifico cazzo la cui erezione era modestamente opera mia, e gli dissi:
“Mario rivoltami ed entrami dentro ! Dove vuoi tu, basta che non ne vada persa nemmeno una goccia ! Dai, sono tua ! Trattieniti, respira, e mettimelo dentro !”
Mario cercando di trattenersi cercò di girarmi. In un paio di secondi mi ritrovai sopra la sua testa di un metro buono. Sentivo Mario che mi baciava il culo freneticamente per tenersi l’erezione, puoi dopo avermi fatto ruotare su me stessa mi baciò un altro paio di volte il sesso, e quindi finalmente mi prese i fianchi ed iniziò ad abbassarmi all’altezza del suo bacino dove il cazzo fluttuando in assenza di gravità aveva conservato abbastanza di quell’erezione. Poggiò la sua cappella che perdeva goccette di sperma sull’ingresso della mia vulva e con un colpetto di reni mi ritrovai adeguatamente infilzata da quel suo magnifico membro. La mia vagina all’interno completata da quel caldo tubo di carne dura ne ebbe una smossa interna: una correntina, poi un fascio di correntine, piacevolissime sensazioni da sussulto, Mario aveva preso a muoversi in quel ristretto spazio, ed io cominciavo a godere cerebralmente desiderando una fusione totale. Mario cercava di ritardare l’erezione con la respirazione; io stessa invece godevo passivamente dell’essere nelle sue mani e non solo in quelle. Sentivo il mio culetto disturbato da un tentativo d’intrusione al quale non mi opposi affatto; tutt’altro. Quello che credevo un gentile ditino di Mario mi entrò nell’ano, sottile ed estraneo mentre avevo la topa che sembrava, almeno a me, tutta un colo. Al mio retto il piccolo ospite piacque. La mancanza di gravità aveva i suoi vantaggi. Non c’era un centimetro del suo cazzo che non era stato bagnato dal mio sesso gonfio. Io stavo venendo e per farlo più intensamente avevo freneticamente cercato la bocca di Mario per godere sovrapponendo le lingue per una piccola inondazione di saliva a volontà. Mario mi leccò tutta quanta mandandomi in funzione “il turbo”. Era così che su un olo hard di Cosmoz avevo sentito chiamare la fase di sovraeccitazione della femmina che riceveva sesso e piacere; era vero però che “andare in turbo” valeva pure per la corsa orgasmica dei maschietti, e quella di Mario iniziava in quel momento nel quale ero felice di essere presa da un uomo. Io avevo goduto, ora doveva godere il mio Mario ed il mio sesso ed il mio corpo era tutto per lui in attesa di un annaffio che io desideravo oceanico, ma si sarebbe concluso con tre o quattro spari liquidi sperabilmente caldissimi dentro di me. Un altro motore del sesso era però anche il sonoro per cui, pur avendo già goduto, esibii i miei rantoli, respiri, e sospiri…
“Ahn ! Ahn! Dai, amore ! Anh ! Ahnnn! Sì, dai, vieni !...”
“Ahn ! Uhn ! Ah ! Ahn ! Ahn !”…
“Ahn ! Uhn ! Ahnnnnn ! Ahn ! Sì, dai, dai…!”
“Uhmm! Ahnnn! Ahn ! Ahn !”…
Di rumori ne emettevamo a iosa. Eravamo abbracciati l’un l’altro e non ci eravamo accorti che stavamo fluttuando verso l’alto della Pegaso fino a quando non capocciammo entrambi il tetto dell’astronave, dove una maniglia circolare mobile (ma io non avrei saputo manovrarla) che serviva per l’attracco come seppi poi, diede il benvenuto prima alla sua testa, poi alla mia nuca. Non persi i sensi, ma il rimbalzo ci aveva fatto ridirigere verso il basso e mentre scendevamo sentii l’effetto pompa del cazzo di Mario che era rimasto ben piantato dentro di me tutto il tempo. Il mio maschio amatore per l’urto non aveva perso i sensi come non li avevo persi neppure io, solo che si era momentaneamente disorientato perdendo il controllo degli impulsi volontari inguinali lasciando il campo a quelli involontari. Lo avevo capito in quei tre secondi eterni per il dolore dell’urto: tutta la mia vagina era stata oggetto di un riversaggio di caldo sperma involontariamente sparato in tre o quattro gettiti di liquido. Mario era venuto dentro di me come desideravo. Ero felice di provare ancora una volta la sensazione della vagina sporca, sudata, ed in via di raffreddamento. Il viso di Mario era ancora contratto in una smorfia di dolore, ma io sentivo il suo cazzo vivo e vitale dentro la mia vagina impegnato a spegnere il mio fuoco interno con la crema bianca di maschio di come estintore. Avevo sentito ogni gettata di sperma preceduta da una bella ondata di pressione di quel suo cazzo…rimanemmo congiunti ed abbracciati ed intimamente dissi al mio maschio:
“Sai, ho iniziato a godere prima, più o meno quando mi hai messo il ditino nel culo, bicchierino...”
“Ahnnnn! Che dito Koona ? Io non ti ho introdotto alcun dito. Però l’avevo sentito che sciacquavi…ah senti, si dice birichino, non bicchierino, io però, ohhhh, il dito non te l’ho messo nel culo !”
“E scusa quel dito che mi è rimasto dentro…poi l’hai tolto, ma avevamo iniziato a salire…cazzo che botta !”
“Ma quale dito ? Io non ti ho messo alcun dito Koona…”
“Senti, tu eri già dentro di me, io mi sono sentita stimolata, avanti e dietro…è quello che ha scatenato tutto !”
Mario fece mente locale, trascorsero un secondo o due d’angoscia, poi guardando alle mie spalle vide che ormai era successo l’irreparabile. Una levetta non era nella posizione in cui avrebbe dovuto essere. Voltandomi avevo capito che quel dito che mi era entrato piacevolmente nell’ano era una levetta di un paio di cm, spessa forse uno col pomello tondo un po’ più grande; prima della scopata Mario aveva inibito i tasti di navigazione, ma non quello della…
“Cazzo Koona ! L’abbiamo fatta grossa, sai ! Ma porca la Creazione ! Santo Universo di merda che scemi dello stracazzo cosmico !”
A parte il rifornimento gratuito di parolacce e bestemmie nuove non avevo ancora capito niente:
“Che abbiamo fatto ?”
“Avevo disinserito l’interfaccia di navigazione casomai un urto ci avesse portato fuori del sentiero di rotta, ma non avevo disinserito la radio, Santo Universo ! Quelli di turno alle com sulla Micenea avranno sentito tutto ! Merda !”
“Sarebbe a dire Mario ?”
“Col culo ! Hai acceso la radio, quelli lì avranno sentito i nostri rantoli, i nostri respiri…ci avranno sentito che scopavamo…”
“Anche le altre navi ?”
“Sì, di sicuro ! Le comunicazioni con le astroscialuppe nella fascia asteroidale esterna, dopo Giove, avvengono in chiaro; non devono essere criptate per facilitare al massimo il salvamento da parte di chiunque sia in grado di riceverle e ritrasmetterle ai più vicini…merda ! Entro un paio d’ore lo sapranno i Tg di tutto il sistema di stazioni di Marte e qualche ora dopo anche sulla Terra che qui si è scopato !”
“Mario, mi dispiace, io…”
“Non è colpa tua ! Mi ero dimenticato che ci muovevamo. Se me lo dicevi subito del dito, forse…ma no !”
“E adesso ?”
“Boh, io dirò che mi hai provocato tu, se mi dovessero fare domande sulla Rossjasia Vessel; lo spazio è poco in fondo…si chiama promiscuità…lo sanno anche gli ufficiali che può capitare.”
“E io ?”
“Racconta quello che vuoi ! In fondo non eri con me quando è successo quello che è successo a Greg e Johanna…”
“Che domande mi faranno ?”
“Ti mancherà il tuo amico quantistico, stanne certa ! Quel computer, credo, si beveva tutto quello che gli dicevi; ti aveva anteposto alla base…
Le parole di Mario mi fecero ricordare del Sorvegliante quantistico e di quella volta in cui si accorse che avevo modificato la programmazione dei fabricator per costruirmi la mia serra personale fuori dalla base. Quei metallici schiavetti acefali non avevano potuto svolgere i normali lavori di isolamento termico e materiale del tetto della base dove Mario trovò tutto marcio. Io stessa nemmeno avevo informato il sorvegliante del pessimo stato dei cuscinetti del TM che non erano stati mai lubrificati col silicoxoil; cosa che se avessi avvertito il sorvegliante avrei potuto far fare ai droidi all’esterno o io di persona dall’interno…era proprio un miracolo che ci avesse portati fino al lander con la Pegaso nello stato in cui lo avevo lasciato deperire. Il mio voletto coi ricordi di qualche giorno fa era terminato e ricominciai a sentire le parole di Mario…

…comunque siccome non hai ancora diciott’anni, saranno “audizioni protette” con uno psicologo di quelli di supporto all’equipaggio, due testimoni, un uomo ed una donna tra gli ufficiali di bordo, il commissario di bordo che farà le domande e firmerà il verbale, e se non ricordo male, ma te lo ricorderanno loro, è tuo diritto escludere il comandante dall’udienza…la procedura esatta non la conosco. ”
“Che mi chiederanno ?”
“Tutto su tutto, e ti faranno rileggere ciò che hai detto, parola per parola, ogni volta. Sentirai dirti prima che confermi: “a domanda risponde”, solo che dopo un paio d’ore di a domanda risponde comincerai a non ricordare nemmeno che domanda ti avevano fatto… Il commissario Conte a bordo dicono che è un duro, io però in verità non l’ho mai conosciuto di persona. Ma mi ha detto l’amico addetto ai reattori che non è un coglione, e a lui la tua innocenza non la darai a bere…”
“Ma quest’amico tuo che ha detto di preciso ? Questo Conte è uno…come dite sulla Terra ?...uno stronzio ?”
“Stronzo, no stronzio ! Lo stronzio è un elemento chimico, lo stronzo con la o solamente è una persona sgradevole che non vorresti aver davanti…”
“E stronzo che significa ?”
“Letteralmente cacca. Lo sai sì cos’è la cacca ?!”
“Sì e questo commissario lo è ?”
“Quello che so è che se ha un tono gentile nel farti la domanda è perché sa già che non vorresti dargli la risposta…”
“Devo averne paura ?!”
“No, lo psicologo fermerà l’esame tutte le volte in cui il tuo equilibrio emotivo sarà in pericolo, ti contesteranno tante cose, ma non ti faranno un vero e proprio contro interrogatorio…e comunque sulla Terra ricomincerà tutto, perché sulla Terra incontrerai un magistrato ! Anzi credo che ad un certo punto, prima dell’arrivo, la Compagnia ti farà gentilissime pressioni per concordare una versione che faccia comodo a tutti…sai su Greg e Johanna la Compagnia ha una sua responsabilità civile verso i parenti; Johanna non è stata abbastanza severa con te, e Greg non era abbastanza maligno…con me ! È che Greg era incapace di pensar male delle persone ! Tu comunque dì che sono stato io a sedurti, e sta zitta sull’episodio dell’accappatoio… ”
“Ma tu che farai Mario ?”
“Cercherò soccorso sulla Rossjasia…è di una compagnia concorrente che non ama quella della Micenea…e poi io conosco alcuni segreti tecnologici della Micenea; baratterò questi segreti con l’asilo politico nel loro blocco economico. Poi tra quattro o cinque anni quando la gente si sarà dimenticata della Micenea e della naufraga spaziale potremmo rivederci, chissà…”
“Vuoi condividerli con me questi segreti ?”
“No, piccola demone! Quello che non sai non lo puoi ripetere, e tu non dovevi nemmeno sapere che Greg aveva l’incarico di eliminarti con un colpo di phaser inaspettato alla testa se ti avesse trovata malata…te l’avevo detto questo, no ?!”
“Mario !”
“Sì…?”
“Ti amo !”




- continua -








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