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Madame Marchand ispettrice scolastica, 2a parte


di sexitraumer
11.09.2012    |    15.323    |    0 9.9
"” “Quella che vedi era quella rimasta ! Comunque ti stavo dicendo: quella povera casalinga un po’ chiattona mi ha dato della troia rovina-famiglie; che lei è..."
- continua da Madame Marchand, ispettrice scolastica -


Le mie giornate trascorrevano grigie; c’erano momenti in cui non avevo alcuna voglia di leggere il mio romanzo erotico, e non di meno sentivo costante la mia attrazione per mia madre in un periodo “unico” della bellezza del corpo femminile. Un sabato pomeriggio ebbi la mia occasione per fare sesso con mia madre Ivana. Mio padre era di turno in caserma fino alle 23 ed era uscito da casa verso le 14; più o meno trenta minuti prima che io tornassi da scuola. La giornata era piovosa e la voglia di uscire, salvo motivi di lavoro, sarebbe venuta a ben pochi. Io da parte mia non ne avrei avuto alcuna voglia, nemmeno se mi fossero venuti a prendere con l’auto. In casa c’era una piacevole sensazione di completezza, una sensazione di ho tutto, non mi serve niente…tutto ciò per cui i miei genitori avevano lavorato veniva da me goduto in quel momento: una casa calda ed accogliente, sebbene non da ricchi. Ero appena andato in bagno a togliermi le scarpe per indossare le ciabatte da casa, quando venni chiamato da mia madre Ivana:
“Umbiiiii ?!”
“Sì mamma, arrivo. Sono in bagno.”
“Non fare tardi, il pranzo è ancora caldo, stavo aspettando te. Non mi va di pranzare da sola.”
“Eccomi, ciao.”
Comparvi sulla porta della cucina e mi avvicinai per baciarla come tutti i giorni, in maniera casta fuori dalle mie labbra ed in un’altra maniera solo mentalmente…ci accomodammo entrambi sul tavolo. Avevamo fame tutti e due, e lei aveva già apparecchiato. Sui piatti c’era un primo che con i primi freddi autunnali apprezzai a pieni voti già dalle prime cucchiaiate: una proletarissima pasta e patate alla quale mia madre aveva avuto l’ottima idea di aggiungere dei taglietti di speck per arricchirne il sapore; il mio piatto era stato generoso; il suo un po’ meno. Mamma indossava la mia vestaglia preferita, quella corta, che le dava un’aria erotica indubbiamente. I suoi piacevoli capelli castani li portava raccolti. Il suo bacino era occultato da un paio di shorts da camera in carattere con la minivestaglia, e che indossava solo per la casa. Sulle sue cosce ben tornite non avevo alcun dubbio: le ricordavo bene per averla vista al mare. Da quel che avevo potuto notare avvicinandomi a lei dopo averla salutata non indossava reggiseno. La conversazione sulle solite domandine di prammatica sulla scuola, sui compagni, e sulla classe in generale. Parla e riparla, tra una cucchiaiata e l’altra, il discorso cadde su Piero, il mio amico di innocenti devianze dell’adolescenza, mai sfociate però in episodi di omosessualità vera e propria.
“…senti Umbi ! Oggi ho incontrato la mamma di Piero al superdiscount di viale Puglia…”
Ed io disinvolto le chiesi di rimando:
“E tu vai nei superdiscount ? Da quando ? ”
“Umbi ! Non sta bene interrompere un adulto alla tua età ! A d ogni modo vado nei superdiscount per lo stesso motivo per cui ci va la mamma di Piero: per risparmiare soldi, e mettere insieme il pranzo con la cena…volevo comperare della pancetta affumicata – quella che NON vedi nel tuo piatto - quando quella povera donna da capire oggi non era stata tanto contenta di vedermi…io non la stavo neanche salutando, poiché non mi piace socializzare troppo – lo ammetto – con persone dal reddito più basso; sono sempre la moglie di un ufficiale della Guardia di Finanza, mentre quella povera donna invece penso debba essere la infelice moglie casalinga di un metalmeccanico, gran lavoratore, ed evidentemente anche gran farfallone in fabbrica…delle corna che le fa a me non importa un cazzo di niente ! Ma lo sai cosa è successo figlio mio ? Ti sta piacendo quella speck ? ”
“No, mamma cos’è successo ? Sì la speck è buona, poca però.”
“Quella che vedi era quella rimasta ! Comunque ti stavo dicendo: quella povera casalinga un po’ chiattona mi ha dato della troia rovina-famiglie; che lei è fedele a suo marito, e non permette a nessuno di farle fotografie nuda… che a lei l’ha vista nuda solo suo marito… – e ci credo ! Proprio bella non è ! Proprio per niente, sai - … insomma era alterata ! Ed io per scaricarla un poco, guardandola dritta negli occhi - perché impara Umbi ! Se guardi qualcuno dritto negli occhi gli togli metà della carica - le ho chiesto garbatamente perché mi dicesse queste cose, puntualizzandole che non ricordavo di averle chiesto di suo marito; e che la conoscevo appena avendola vista solo due volte al consiglio di classe… Allora, scazzata, ha aperto la borsetta e, presa questa foto, me l’ha sbattuta sul davanzale del banco dei prosciutti diffidandomi dal vedere ancora suo marito con male parole...io la guardavo gelida ed eretta, ma mi chiedevo quando mai…poi ci si è messo quello stronzetto del commesso, che avendo intravisto la foto, si è fatto delle risatine, e dopo aver visto il mio corpo sulla foto mi ha sorriso ironicamente aspettando che ordinassi; sì, tua madre stronzo ! Che ti ordino qualcosa adesso...! Con quella povera infelice non sapevo cosa ribattere, e ho rinunciato a comprare altro e me ne sono andata !…è stato uno spettacolo penoso Umberto. Niente pancetta, devi accontentarti della speck di ieri…buona sì ?! Quella è convinta che io mi sbattessi suo marito…ti rendi conto Umbi ?!”
La foto era quella fatta in Francia in costa azzurra con mamma Ivana in topless; mamma era proprio una gran figa, e quella era la foto che io avevo prestato a Piero, innamorato di mia madre, perché se la passasse allo scanner e ci si facesse tutte le seghe che voleva. Mamma era seccata, ma non alterata, non ancora almeno. Certo lei sapeva di non averci mai provato con il signor Giuseppe, il papà di Piero – venivo a saperlo io stesso adesso un tipo infedele - per cui mi chiese :
“…insomma mi spieghi com’è che quella povera donna aveva quest’immagine ?”
Iniziava la mia arrampicata sugli specchi; sudavo freddo; o il padre di Piero l’aveva presa al figlio, o lui me l’aveva carpita per suo padre, che però benché farfallone, non era riuscito a farsi mia madre che da parte sua certo non la darebbe ad un proletario…e così la foto era finita in mano alla madre di Piero; cosa avrei potuto mai dire ? Certo, una scenata a Piero ci stava tutta:
“Non so, me l’avrà rubata Piero di nascosto, che ne so ?”
“Rubata, eh ? E scusa come ? O meglio perché proprio a te ? Era tua ? Questa è una copia; l’originale è nella scatola da scarpe, ho controllato…ne avevi qualche altra copia con cui te le facevi tu ? ”
Si riferiva alle pippe di Piero…ma anche alle mie! Cazzo che situazione ! Un lunghissimo minuto di vuoto; i battiti del mio cuore sembravano bordate d’artiglieria tipo Grande Guerra. Ero rigido, ma non tremavo. Mamma Ivana mi disse calma senza urlare:
“Umbi perché scarichi subito su Piero ? Piero è una persona educata, e da noi non ruba ! Ci metterei la mano sul fuoco. Solo tu sapevi dove trovare quest’immagine…lui qui non osa aprire neppure mezzo cassetto…”
“Mamma io…”
Non riuscivo più ad ingoiare; solo a bere, più volte. Mia madre Ivana aveva capito o no che quella copia se l’era stampata Piero per conto suo ? Sì, questo, forse, l’aveva capito; come aveva capito che ero stato io a fornire l’originale.
“Umbi ! Tu hai passato quest’immagine al tuo amico innamorato di me, vero ?! Non sono arrabbiata, e mi fa piacere che ad un ragazzo gli venga dritto vedendo quanto gli appaio bella e sexy…E dimmi, lui in cambio cosa ti ha passato ?”
La voce di mia madre era ferma, ma non ostile, non ancora. Per quanto, però ? Altri angosciosi secondi trascorsero. Mi arresi, a quel punto la mia intelligentissima mamma aveva capito tutto, o quasi…
“Un dvd !”
“Dvd, eh ?...e con dentro cosa ? Bambine e preadolescenti ?”
“Roba varia, ma soprattutto madri di famiglia. Bambine mai…”
“Ah !”
“Me lo masterizzava lui, che ha l’ADSL e scarica roba a tonnellate…”
“Scarica roba, eh ?! Roba illegale ? O le scopate della famiglia di Piero ? O di altre famiglie come la nostra ? Ehi, dico ! Non avrai messo in rete me e tuo padre spero…o magari la madre di Piero alla pecorina con suo marito, o mentre fa la doccia catturata con la webcam nascosta ? Vi contrabbandate il sesso casalingo ? Fate parte di un giro ? Ti hanno avvicinato dei pedofili ? Ti hanno offerto soldi, regali, ricariche…?”
“Mamma tranquilla ! È stata una cosa tra me e lui, e basta. Non ci sono pedofili !”
La situazione non era così nera, come se la stava immaginando lei; era molto più ristretta, e non c’era alcun giro.
“Allora, vivaddio, non ti farai le seghe sulla madre di Piero nuda, spero…”
“No, non è una bella donna…non m’interessa la mamma di Piero ! Non ho mai chiesto immagini della madre di Piero nuda…”
“Speriamo ! Quella donna è la negazione stessa dell’idea di figa ! Vuoi dire che non hai chiesto a Piero immagini di sua madre nuda, vero ?! Giuramelo ! Se no dritti dallo psicologo, sai ! ”
“Sì, e quello quando mi sente si rivolge al tribunale dei minori ! No, non siamo bimbiminkia io e Piero ! No. Nel dvd ci mette bionde comuni, credo che siano mamme rumene o ucraine… donne bellissime, madri di famiglia scopate da…”
“…bambini ?! Bada Umbi ! C’è un limite a tutto…e poi con tutto quello che viene dall’est…”
“No, bambini no ! Lo giuro.”
“Cosa o chi allora ?!”
“Ra…ra…”
“Ra…”
“Ragazzi ! Ragazzi come…”
“…come te Umbi ?! O più piccoli ?”
“Beh, no, come me, molti un po’ più grandi…credo ! Eh Cazzo ! Sì, più grandi, più grandi! Molti erano più grandi di me quando si trombavano le loro…ehm !”
Qualche secondo, no, una manciata di secondi di silenzio, e mia madre Ivana sentenziò senza scomporsi:
“Le loro mamme forse ? Sì, saranno stati più grandi, come no ?! Senti, mangia e intanto dimmi dov’è il dvd ? Lo cerco io, dai. Me lo dovrai dare, se non vuoi che riferisca a papà ! Vallo a prendere ! Intanto apparecchio il secondo, che devi mangiare anche il secondo, sai.”
“Non ho più fame.”
Mamma Ivana mi accarezzò, ma variò anche il tono della voce dicendomi:
“Umbi, non dire puttanate che mi fai arrabbiare; ho passato un’ora e mezzo in cucina…, e prendimi quel cazzo di dvd ! Lo so che Piero è innamorato di me, ma vorrei farmi un’idea di fino a che punto sei suo amico…amico è un conto, che ti prendi la roba che scarica illegalmente è un altro ! Dai, non vorrai coprirlo su tutto quello che scarica…e poi vieni che i piatti li sto facendo adesso.”
“Non ce l’ho, ti dico ! L’ho guardato una decina di volte, poi l’ho distrutto, non li conservo i suoi dvd…”
“Veramente non ti hanno avvicinato on line ? I pedofili sono persone molto gentili ed educate ! Dammi il piatto e fai posto, c’è il secondo adesso…Non ti credere che ti facciano: a ragazzì famme succhià sto’ pisellino che sennò te rompo er culo ! Ti fanno proposte, ti adescano, e quando ti filmano, manco te ne accorgi…poi ti ritrovi on line !”
“Certo che Roma t’è piaciuta…mica è qui come a Torino…”
“Mi sono messa ad imitare i delinquenti dell’ispettore Monnezza…quando non c’è quel bacchettone nordico di papà me li vedo i film con Thomas Milian…”
Mamma Ivana andava e veniva tra il tavolo e la cucina e al tempo stesso conversava con me con rispetto cercando di usare persuasione al posto di un ovvio cazziatone. Riusciva a parlare e a comporre la carne nei piatti del secondo.
“No ! Mamma ! Non ci sono pedofili in questa storia! Il dvd non ce l’ho più. Quando Piero me li da io li vedo, e dopo dieci giorni li butto distruggendoli, casomai qualcuno rovista nella spazzatura della nostra via…mi faccio dieci giorni di rischio calcolato in casa, e poi li rompo, non si sa mai, e in memoria nel PC non li tengo, visto che papà lo apre la mattina presto mentre dormo, e poi la ram non basterebbe…è poca.”
Mi stava osservando mangiare anche il secondo, o meglio se ne assicurava…era seduta davanti a me col gomito sul tavolo ed il mento sul palmo della mano.
“Dici che li butti ?! Come faccio a crederti ?”
“Cazzo, mamma ! Non sono mica un mona, come quello nel palazzo di fronte a quello di Piero!”
“Perché ? Che è successo lì ?”
“Uno stronzo ha buttato le sue videocassette; uno – dicono del palazzo, ma secondo me della via - ne ha raccolte un paio, e dopo averle viste ha avvertito la polizia; è successo tre mesi fa; era uno che filmava sua figlia di undici anni nuda costretta a toccarsi mi avevano detto…le cassette le aveva riversate nei dvd e se ne voleva liberare…quando l’ha buttate, la sera stessa prima che passasse la nettezza urbana un vicino che non si faceva i cazzi suoi ci ha curiosato, e l’ha sgamato !”
“Come sei diventato loquace all’improvviso ! Se puoi portare il discorso sugli altri, ce l’hai la lingua caro il mio bimbetto ! …Hai detto mi avevano detto…chi ?”
“Ne parlavano il padre di Piero ed un vicino che abitava accanto a quel padre di merda! Li ho sentiti mentre Piero finiva di scendere. Quel giorno doveva venire l’assistente sociale a prendere la figlia. Alla madre che lo sapeva non gliel’hanno lasciata…”
“Senti, senti, sei diventato proprio una bella pettegola, sai…e io che mi meravigliavo per la madre di Piero…E ci credo che gliel’hanno tolta la figlia a quella donna imbecille ! Hm ! Non ne sapevo niente sai…mentre tu…”
“Non mi andava di allarmarvi, casomai non mi facevate più andare a trovarlo…”
“Ah ! Allora ha ragione tuo padre…! Dipendi da Piero ?!”
“No, tranquilla. Se no vi chiedevo di chiamarlo per le vacanze estive…no?!”
“Dopo quello che mi ha detto la madre è già tanto che gli concedo di entrare ancora qui! Altro che vacanze con quel sega! Certo che gli appartamenti popolari…appaiono sempre squallidi, eh ?! Sul serio non hai materiale compromettente?! Dai, dammelo, per farmi un’idea, lo distruggerò davanti a te, però devo vedere quello che ti scambi con Piero. Siamo sempre stati due amici, no Umbi ?!”
“Sì, siamo amici ! Non ho niente. Fruga nella mia stanza, o nella cartella, se non l’hai già fatto…”
“Non ce l’hai nel computer, vero ?”
“Nel computer non c’è niente che sputtana; e poi è da cambiare, non ha più spazio ! Comunque ho installato un cleaner, cioè Piero mi ha installato un cleaner open source, di quelli gratuiti e legali, e mi ha insegnato come cancellare in maniera sicura i dati di navigazione e download. Non ci troverai niente, come non trova niente papà, seno te ne avrebbe parlato di sicuro, no ? ”
“Mangia, va. Io vado nella tua stanza, e vedo se mi hai detto la verità.”
Niente di meglio di quando qualcuno cerca in un tuo luogo qualcosa che, più o meno accortamente, non vi hai mai messo; semplicemente ciò che troverà è: niente. Mangiai anche il secondo. Sembrava che l’avessi scampata. Mamma era stata comprensiva; di venire slinguazzata a mente da Piero lo sapeva da tempo, e a sentir lei la cosa la divertiva anche; al contrario di essere chiamata troia da una povera casalinga infelice per via di altre corna non l’aveva messo nel conto. Riflettendo meglio, quale conto ? La mancanza di previdenza era stata solo mia, anche se per qualche motivo la stavo facendo franca. Finii di mangiare e vedendo dopo venti minuti che mia madre non stava tornando andai nella mia stanza a vedere fino a che punto me l’avesse messa sottosopra; come comparvi sull’uscio ebbi una sorpresa: mia madre si era distesa sul mio letto, e dormiva rilassatissima; sembrava proprio dormire della grossa. La poca luce naturale (fuori era coperto e poveva) conciliava o doveva aver provocato il suo sonno. Il suo respiro era regolare e notai che mia madre aveva una parte del proprio seno sinistro fuori dalla minivestaglia. Intravedevo il suo capezzolo scoperto. Doveva essere crollata esausta dopo aver cercato e non trovato alcun dvd. Non mi aveva disordinato troppo la camera. I miei libri di scuola ed i giornaletti di Dylan Dog erano al loro posto. Nei miei cassetti c’erano i miei soliti oggetti come il mini-coltellino Victorinox, le mie due usb che essendo da 500 mega le aveva ignorate; e la playstation portatile. Tutto era al proprio posto. Aveva però sfogliato il mio libro; quello della Parrel; presumibilmente dopo averne lette alcune pagine è stata aggredita da un sonno improvviso, complice un piacevole rumore di pioggia proveniente da fuori la finestra. Il libro giaceva piegato ai lati della sua testa. Osservandole il suo bel corpo potei notare anche che gli shorts da camera di mia madre erano allentati con la fibietta anteriore di chiusura aperta; doveva averli allentati lei per rilassarsi…che tentazione ! Sbirciarle il pelo da vicino, mentre dormiva: già una vigliaccata non da poco. Farlo o non farlo ? Perché no in fondo ? Se aveva paura che m’interessasse la figa della madre di Piero l’avrei smentita…per forza ! M’interessava la sua ! Il cuore aveva ripreso lo stile cannonata; ogni battito aveva la sua importanza storica…mi avvicinai a passo felpatissimo, in puntissima di piedi lasciandola dormire…allungando la mia mano destra sul lembo superiore degli shorts lo sollevai delicatamente e ne ebbi un colpo ! Il mio ultimo battito fu bello intenso, ampio, mi mancò il respiro per un lungo istante: vidi subito qualcosa di castano, più o meno folto: era il suo pelo. Non l’avevo mai visto così da vicino, anche se solo per qualche centimetro dato che non potevo abbassarglieli fino a scoprire tutta la sua figa. Cazzo, ragazzi ! Mamma Ivana non portava le mutande in quel frangente, ma probabilmente da tutta la mattinata, per quanto potevo saperne in quel momento così singolare. E se si fosse svegliata di botto ?! Già mi ero sputtanato con la foto sua in topless data a Piero: un altro fior di segaiolo come il sottoscritto. Ero felice e deluso ad un tempo ! Di pelo ne vedevo una striscetta ma la scansione dei miei occhi su tutta la sua figa potevo dimenticarmela ! Avrei voluto vederne di più; già, ma come fare ? Ogni tanto, voltandomi verso di lei continuavo a vederle quel capezzolo col mezzo seno fuori; il mio cazzetto cominciava a diventare un cazzo, ingrandendosi ogni istante dentro le mie mutande prigioniere dentro i miei pantaloni; il mio cazzo indurì in pochi secondi reclamando un’uscita libera; ovviamente allentai la patta e…venne fuori duro, dritto, svettante ! Pensai: che devo fare per metterglielo dentro ? Ma che dentro pezzo di mona ! Dormiva, e non appena avessi tentato di abbassarle quegli shorts da mezza coscia si sarebbe svegliata mandandomi a quel paese…ce l’avevo lì davanti a me, e non potevo fare niente se non una silenziosa banalissima sega. Il mio respiro però si era sovrapposto al suo, e manco a dirlo, mentre le guardavo il pelo ed il capezzolo mamma Ivana si svegliò…panico !

Un colpo d’occhio e realizzò immediatamente la situazione guardando verso il mio cazzo: una canna di carne di 15 cm (alla mia età di allora) dritta, calda, e perpendicolare al mio corpo in piedi. Non ebbi il coraggio d’incrociare il suo sguardo, ignorando se fosse seccato od imbarazzato e continuai col mio piccolo grande segone…a quel punto che importava ? Finché all’improvviso mamma si alzò inspiegabilmente in piedi; e quando ero ormai pronto a dover proseguire la sega ad occhi chiusi nel ricordo del suo pelo - certo che stesse andando via - si finì di allentare la fibietta e fece cadere gli shorts sul mio scendiletto, e paratasi in piedi davanti a me con tutto quel pelo in bella evidenza, mostrando ovviamente tutta la sua (grande) vulva mi disse atona:
“Spizzatela bene, e godi ! Non l’avevi mai vista così da vicino, vero?!”
Mi aveva invitato a tenere lo sguardo su tutta quanta la sua figa boscosetta. Da sopra l’inguine, al monte di venere…le sue carnose grandi labbra, la sua clitoride. Troppa grazia ! E al di sopra una solo canottierina bianca. Mentalmente immaginavo voltatomi del tutto verso quel paradisetto la rosea carne d’ingresso. Quella figa di donna adulta non era ancora aperta, ma lo spacco era piacevole a vedersi nonostante la peluria. Un bel boschetto castano, regolare senza i peli troppo lunghi. Continuavo a spipparmi scappellandomelo più volte orgoglioso davanti a lei che per me indossava solo una vestaglietta corta colore argento ed una canotta poco pizzettata bianco avorio fino ad un paio di cm sotto l’ombelico, poi tutta vulva pelosa al punto giusto (null’altro che una vulva curata). Gli occhi mi andarono al fiorellino naturale del clitoride, l’organo di senso della donna…mia madre a quel punto mi disse dolcemente:
“Dai, perché non provi a mettere la lingua lì, in alto...?”
“In…ihnnn…in alto dove mamma ? Ahnnnnn, ahnnnn, ahnnnn!...”
“Stiamo partendo, vedo…trattieni ! Dai, vedi se riesci a leccarmi lì, su quel tenero piccetto…”
Mentre mi spippavo a turbo mi abbassai verso la sua figa, e sentii un odore di…boh…di pulito però; forse era l’essenza di lavanda dell’intima di mia madre. Avrei giurato fosse odore di pesce. Esitavo ancora, e mamma m’incoraggiò ad iniziare il lecchino alla sua vulva con una carezza ed una pressione leggera dietro la mia nuca. Avrei riconosciuto la sua mano calda tra un milione di mani. Di fatto il mio primo contatto (dopo la mia nascita) con la figa di mia madre fu un bacio esitante ad una porzioncina di carne morbida con le labbra più grosse delle mie, seguito da un’altra carezza, e da un’altra ovvia pressione della sua mano sulla mia nuca. Estrassi la lingua, e la poggiai su quel piccetto trasferendole anche la mia saliva; mamma apprezzò il gesto perché mi disse:
“Ohhhh, così ! Bravo il mio tesorino ! Ohuhnn ! Stai imparando, ancora dai…”
Leccavo il suo organo di senso una volta al secondo mi sembrava, e ad ogni poggiata di lingua mamma emetteva un rantolo che mi stimolava la lappata successiva. Il clitoride era buono: non era acido, sapeva di dolcezza tiepida, ed io ormai infoiato mi sembrava di non sentire nemmeno quanto fosse duro il mio cazzo. Interruppi un attimo per strofinare le mie guance contro il suo basso ventre facendomi carezzare dalla sua pelle calda; feci rifornimento di calore, e discesi di nuovo per leccarle bene la figa, e toccarmi; passai la lingua più volte sulle sue grandi labbra e sul morbido buchetto d’ingresso; senza successo cercai d’introdurre la mia lingua dura nella sua vagina. I sapori che percepivo cambiavano a seconda che usassi la punta o il dorso della mia lingua. Il pelo pizzicava, ma andavo oltre, tornando a dedicarmi al piccetto sopra con la lingua leggera per non indurle male. Mamma Ivana apprezzò:
“Umbi ! Hai visto, ahnnnn! È lì che godo di più, come la lecchi bene Umbi !...ahn…ahn ! Forse ti…ahn…uhmmm…devo…bagnare un po’…ma ti piacerà…ohhh ! Che bravo !...ahn !”
Avrei continuato a leccarla volentieri, poiché qualunque bavetta o rivoletto liquido venisse rilasciato da quella vulva lo coglievo non appena mi accorgevo di vederlo. Bella salaticcia la vulva, me l’ero sempre immaginata così. Quei sapori intimi e sconosciuti erano solleticantissimi. Non riuscivo più a controllare l’impulso sull’inguine, per cui pronto chiesi a mia madre:
“Mamma, sto per venire, ti prego ! Devo entrare…te la lecco dopo…ehhhhh!”
“La lecchi bene, bambino mio, la lecchi bene !”
Mia madre si distese rapidamente per terra, nella più naturale e passiva delle posizioni; allargò le gambe e mostrandomi la sua vulva tenuta aperta dalla natura dei sensi, con il buchetto roseo pronto m’invitò a compiere il coito. Il tempo di raggiungerla, mi calai del tutto i pantaloni, m’inginocchiai, presa alla svelta la mia dura canna di carne, poggiai la cappella violacea che perdeva acquetta bianca ed esitai ancora un istante in cui strinsi con i muscoli inguinali; mamma pronta a ricevermi il cazzo disse:
“Dai Umberto, una piccola spinta ! La cappella è quasi dentro, lasciati cadere…su che è facile, dai…vedi come entra !”
E così feci. Come mi lasciai cadere, entrai in lei, e subito sentii il piacere del contatto a pelle; mamma Ivana mi accolse con un rantolo di piacere per la gradita inserzione della mia lancia di carne dura nella sua calda, elastica, reagente faretra spugnosa:
“AHN !”
II suo respiro dopo il mio affondo le fece gonfiare il seno arrapandomi ancora di più. Una delle sise era uscita completamente dal corpetto, e da bravo maschietto mi precipitai all’istante a succhiarne il carnoso capezzolo. Col mio mento ed il mio naso ebbi la possibilità di saggiare e sentire il calore della pelle del suo seno eccitato; e con le mie labbra il piacere che da succhiare un capezzolo inturgidito da assaggiare anche di lingua; pochi secondi, pochi maledetti secondi: non si possono servire due padroni ! E c’era il rischio che le uscissi fuori dalla figa dato che mi stavo accorgendo cosa fosse realmente, dentro il suo accogliente sesso, una donna bagnata…e quanto calde fossero le sue cosce appoggiandovisi:
“Basta dai, pensa a scopare adesso ahhhh, ecco ! Così !...Ahhhhh, affonda ! Ahn ! Ohhhhh!”
“Ohhhhh, che bella ! Oh ! Ahn ! Oh ! Ahn!”
“Guardami, respira, respira ampio, e scopami ! Avanti e indietro, su tesorino mio…”
Presi a respirare vigorosamente per ritmare ogni colpo che mi dava più piacere del precedente, e sentivo che facevo godere anche lei. Che sensazioni indescrivibili il coito con una figa adulta! Mia madre chiudeva gli occhi per godere meglio quei secondi di attività amatoria del suo ormai ex vergine figlioletto. Ad un certo punto dopo uno di quei miei impegnati affondi mamma prese a baciarmi vigorosamente le guance, e diede anche un paio di colpetti alle mie labbra; io dischiusi le mie, e le cercai la lingua; sorprendentemente me la diede, e neanche il tempo di mescolare un po’ di saliva con le lingue sovrapposte qualche istante di troppo, che la mia punta del cazzo mi fece provare un’enorme senso di calore; pallette ed inguine comandarono lo sparo e venni…
Uno, no quattro; forse dieci colpi di sperma, sparati per lo più in automatico mi stavano facendo vuotare in lei. Lo desideravo dal momento in cui me l’aveva spiaccicata davanti. Mi sembrava che una parte di me stesso si fosse trasferita nel corpo di mia madre; non era come quando ti fai togliere un dente che senti che una piccola parte di te non c’è più, e non rientrerà; durante quel distacco dei miei fluidi dal mio corpo ero felice che una parte di me lasciasse il mio corpo in favore di quello che riceveva: il corpo di mia madre. Il primo ed il secondo mi erano sembrati completi, caldi, ed abbondanti. Gli altri erano solo delle buttate di riflesso. Ero scarico, finalmente ! Emotivamente e fisicamente. Eravamo tutti e due con i nostri abiti abbastanza sgualciti e disordinati. Rimasi dentro di lei, e lei mi fece riposare col viso su quella sisa che avevo dovuto lasciare nell’imminenza dell’orgasmo. Passai una ventina di minuti a “fare ricarica” delle piacevoli sensazioni della pelle morbida e vellutata e del calore che da essa partiva per trasferirsi sul mio viso. Poi presi ad afferrarle le sise tutte e due, e a giocarci come un bambino. Mamma sorrideva soddisfatta:
“Ah ! Finalmente !”
“Sluuurpppp, finalmente cosa ?” – stavo succhiandole i capezzoli famelico come non avevo potuto fare prima per via del coito…in poco tempo mi sarei rieccitato.
“Finalmente un bel peccato !”
“Peccato ?”
“Uhmmmm sì, carognetta mia ! Di quelli mortali ! ”
“…pciù, pciù, sluuuppp…ora che ci penso: non commettere atti impuri, è di quelli mortali ?”
“Sicuro figlio mio ! Dai Umbi, visto che ci siamo, pensavo: perché non mi fai commettere un atto impuro ?”
Baciando tranquillo il seno e la valle tra i seni ed il suo collo chiesi ingenuo e scarico:
“Che tipo di atto impuro mamma ?”
“Scostati un attimo Umbi !”
Mi scostai lasciandole libero un metro circa uscendo dalla sua figa. Mamma Ivana, dopo essersi alzata da terra, s’inginocchiò poggiando la testa sul mio letto, e lasciando il culo, il suo culo, in bella evidenza: sodo all’ottanta per cento per quanto potevo vedere, qualche cuscinetto sui fianchi…Un bel culo di donna adesso era tutto per me. Tra vestaglietta e corpetto ne era visibile solo un tre quarti inferiore. Le sollevai i lembi delle sue poche vesti, e glielo scoprii tutto quanto. Mi stava offrendo tutto quel suo panaro. Iniziai a lisciarglielo con la mano destra e poi anche con la sinistra, fino al momento in cui l’istinto di curiosare sopravvenne; e così le scostai le natiche. Cercavo il suo buchetto posteriore, un bel doppio cerchietto di carne striata, che presi a carezzare lisciandolo con i polpastrelli. Poteva essere di un due cm di colore poco roseo, però mi attraeva. Glielo baciai leccandoglielo timidamente, poi d’istinto le infilai l’indice nell’ano. Un centimetro del mio dito chiese spazio e…lo ottenne. Cercai d’infilarcelo tutto, e mamma non mi ostacolò. La mia stimolazione del suo retto durò una decina di minuti forse; quanto bastava per suscitare in me un nuovo interesse a penetrarla…dietro.
“Umbi, ahn ! Porcellino, datti da fare…ahn ! Hoh, hoh !”
“Non ti piace mamma ?”
“Mi piace eccome ! Ma se come -ahhhhh sentohhhh - hai messo il dito indice sinistro nel culo, con l’indice ed il medio della destra massaggiami l’inguine…”
Cercai di fare quello che aveva detto lei: esplorazione, massaggio, esplorazione, massaggio…cercando di farli contemporaneamente. Non sempre riuscivo a coordinarmi. Il respiro di mia madre aumentò, quando presa un po’ di pratica col dito indice della sinistra ben piantato dentro il suo culo, quasi tutto, presi a massaggiarle la vulva da dietro con indice e medio della destra sfiorando l’inguine col pollice di quest’ultima. Tre minuti di questo solletico aggiunto all’esplorazione, e dopo un po’ di tremore indotto al suo bacino la vulva di mia madre rilasciò una bavetta sottile di fluido trasparente; dunque la stavo facendo godere di nuovo in attesa di una nuova infilata: quella che dovevo farle nel culo.
“Figlio mio, che porca che mi stai facendo sentire ! Ahnnn ! Di nuovo bagnata, uhmmmm…ho cresciuto un bel maialino !”
Mamma Ivana continuava a muovere il bacino cercando di anticipare e favorire le mie micro carezze alle sue intimità. Il suo volto chino sul letto apriva e chiudeva i suoi stupendi occhi con morbida naturalezza; a tratti le stimolavo l’uscita della lingua.
“Sìiiii, sìiiiii, ti piace, eh ?!...ti piace…!”
Abbassai un po’ la testa, e le leccai la vulva da dietro sperando che ne scendesse ancora qualche altra goccetta di quell’esotico brodino tiepido semiopaco dal sapore stimolante. Al contrario mamma Ivana il cazzo lo voleva dentro anche nel retto, e prima che leccassi troppo e mi passasse la libido mi disse:
“Mamma, sluuuup slurrrr, sluuuuuup voglio qualche perlina d’argento dalla tua figa ! Uhmmm, buona !”
“Piccolo porcellino sporcaccione ! Sei uno sporcaccione, lo sai ?!”
“Sluuuurp, slaaaap, sluuuur…uhmmm, non scende più niente, uhm cazzo !”
“Basta lingua Umberto ! Prepara la lancia ! Fattelo duro, che oggi mamma è la tua puttana ! Uhnnnn ! Ahn ! Usami. E dacci dentro con quel dito pigrone ! Voglio godere !”
Lasciai il retro-lecchino per spipparmi davanti a cotanta visione, ed intanto il mio dito ci dava piccole lubriche sensazioni di peccato. Quando fui pronto, tolsi il dito, e cercai di mettermi in posizione. Avvicinai la cappella nuda fino a toccare il suo ano, ma non sentivo niente, se non che era diverso dalla fica, un po’ più rigido. Anche stavolta mamma Ivana dovette guidarmi:
“Poggia il centro della cappella dove vedi l’apertura…”
“Fatto, lo senti ?”
“Appena Umbi ! Devi premere…e non temere non ti si mozza…”
“Mamma io…”
“Allora, dai ! Quando sei sicuro, spingi forte e non aver paura ! Non ce l’hai così grosso da aprirmi in due…non sentirò male, tranquillo Umbi !”
“Mamma, ma ci tieni ?!”
“Certo che ci tengo ! Voglio un bel servizio completo !...guarda che a me piace prenderlo anche dietro…”
Feci il primo tentativo, ma andò a vuoto. Anche il secondo. Il cazzo scivolava di lato, tanto che mamma mi guidò dicendomi:
“Calmo Umberto ! Allora scopri la cappella, e aspetta che mi apro un po’ io…”
Mamma aprì le sue bianche natiche per allargare di poco l’orifizio striato, ordinandomi poi:
“Appoggia la cappella contro, premi…sei a contatto ?”
“Sì…”
“Dai un bel colpo di reni e vedi che entra, su…”
Diedi il colpo suggerito da lei, e la pressione sul suo ano aumentò quanto bastava perché si aprisse; con una spinta entrò metà del cazzo (il mio non era quello di un adulto) e ne dovetti dare un altro paio affinché il mio cazzo, nuovamente eretto, entrasse tutto quanto. Quando scomparve nel suo secondo canale mamma mi disse:
“Ohhhhh, sento che ora è dentro tutto…uhmmm bene ! Umbi, guarda che non è mica finita…ahnnnn! ”
“Ehm, io…ahn ! Ahn ! Ahn !”
“Ecco Umbi ! Così mi piace !...ora che hai in mano la carriola muoviti ! E non smettere finché non hai sborrato…”
Tenendo le mani spontaneamente sui fianchi di mia madre alla pecorina cominciai con gli affondi mettendomi d’impegno come prima quando le entrai nella sua strafigosissima figa…mamma mi diceva:
“Prendimi a parolacce Umbi ! Ci tengo ! Quando mi inculano voglio che mi prendano a parolacce…dammi della troia ! Chiamami puttana…ahn ! Ahn! Ahn!”
Feci come mi aveva detto, e tra un affondo e l’altro le diedi della puttana; mi esaltava che il culo di mia madre cercasse di tenersi il mio cazzo indurito, ma cedeva, cedeva, ed io rimettevo, rimettevo…
“Non farlo uscire Umbi ! Tienimelo piantato dentro ! Così, dai Umbi, ahn ! Ah ! Così…”
il culo dentro era tiepido e solo i rantoli sconnessi di mia madre infiocinata m’inducevano godimento mentale, ed un po’ di piacere dal cazzo. I nostri respiri e sospiri si sovrapponevano l’uno a quello dell’altro per lo sforzo fisico…
“Ahui ! Ahn ! Che lancia ! Ahn ! Fammi male ! Ahn ! Fammi urlare ! Cazzo, dai !”
“Ahn ! Puttana ! Ahn! Sei una puttana ! Eccoti il cazzo, troia !”
“Sì ! Diavolino mio ! Innaffiami tutta !...voglio il pieno…!”
Era come fare palestra, anche se non ne avrei avuto l’età ancora per quattro-cinque anni; di quegli esercizi che ai maschi piacciono molto per i muscoli della vita e del bacino…il senso del peccato ed il relativo gusto stavano montando anche su mia madre, se penso che fino ad un’ora prima il massimo cui avrei potuto ambire era una sega con lei che avrebbe dovuto continuare a dormire per lasciarmela fare. I miei affondi m’insegnarono una cosa: nel culo ci voleva più impegno; al confronto della figa era tiepido, e benché avesse una sua elasticità, non essendo spugnoso non stimolava la cappella più di tanto. Cominciavo ad affannare e le sensazioni che mi restituiva il cazzo non erano intense come quelle provenienti dalla figa. Mamma la cui l’esaltazione stava scemando mi spronava, ormai delusa dal fatto che ci stavo mettendo poca lena senza sborrare, a darmi più da fare:
“Forza, dai, mettici più impegno, un bel colpo di lancia, dai…”
“Mamma mi fanno male le palle…ah ! Ahi ! Ah !...”
“Non pensarci, ora hai una femmina da innaffiare…dai, dai…”
“Male, ahi ! Ah ! Ahn ! Ah! Male cazzo ! Male ! Ahn !”
“Perché ti sei fermato Umberto ?”
Affannavo e non riuscivo a provare le sensazioni di prima:
“Mi fanno male le palle mamma…ahi ! Ahn ! Ah ! Ahi ! Ahi ! Cazzo, però !”
“Ma va…stanno solo per esplodere di nuovo diavolino mio…sborrala bene la tua mamma troia…su…”
“Ma lo senti ancora ?”
“Lo sento, lo sento,…senti lascialo dentro, non toglierlo…poi…”
“…poi ?...”
“…poi vieni avanti con le braccia, afferrami le sise, e stringile ! E continua ad incularmi…”
“Ecco…”
“Così, dai…”
La cappella mi bruciava, e sembrava che i coglioni mi si dovessero aprire in due; tra un colpo di reni ed un altro sentii un pruritino intenso sulla punta del cazzo, soffocato dentro quel culo materno. Diedi un paio di colpi con i quali il letto e la testa china su un lato con i capelli raccolti di mamma tremarono non poco un paio di volte: ero venuto ancora una volta, e dentro il culo di mia madre; le avevo fatto il servizio completo che mi aveva chiesto. Aspettò respirando rilassata che finissi le gocce. Sparavo sperma e forse anche sangue. Mamma Ivana raccolse la vestaglia che le era caduta da un lato restandole su una sola manica quando le avevo scoperto il culo. Mi apprestavo ad uscire. Pregustavo il momento nel quale fra poco sarei stato libero di lavarmi il cazzo con l’acqua fresca. Dopo mezzo minuto di eiaculazione lo tolsi. Non persi tempo a guardarlo. Tantomeno guardai il buco del culo di mia madre Ivana aprirsi per l’uscita della cappella, e poi richiudersi dopo qualche istante. Ero stanco: andai in bagno, mi sedetti sul bidet, aprii l’acqua fredda per riempirlo e lasciarci il cazzo a mollo una decina di minuti. Mamma alzatasi dalla posizione canina venne in bagno, si spogliò del tutto offrendomi un ulteriore stimolo erotico, nonostante fossi esausto, e ripiegò subito per la doccia, anche se per il trattamento anale avrebbe gradito anche lei un bidet. Ma essendo molto più grande di me non si lamentò insaponandosi l’ano in piedi. Lasciai il bidet e facemmo la doccia assieme insaponandoci l’una con l’altro. Una volta asciutti chiesi a mia madre il perché della sua “concessione” mentre sorseggiavamo un tè in cucina indossando gli accappatoi come se niente fosse stato. Mi gelò rispondendomi senza esitare; nella sua voce non c’era risentimento; raccontava la cosa calmissima, con un po’ di distacco, come fossi una sua amica:
“Sono in crisi con tuo padre ! Gli ho chiesto se mi portava in un privé molto, molto riparato, che avevo trovato su internet per una settimana di “libera uscita” reciproca…”
“E lui ?”
“Prima mi ha corretto con uno schiaffo, poi mi ha chiesto il nome del privé…”
“Che stronzo ! Mi dispiace mamma…non sapevo che era un bacchettone…ti ha preso a schiaffi…”
“Uno solo ! E lì ho giurato che lo avrei fatto cornuto, solo che non avevo ancora trovato nessuno…poi ho ceduto con te, che con quel cazzetto duro già pronto mi hai provocata…mentre stavo dormendo…che vigliacchetto !”
“Proprio uno scassacazzi mamma ! Niente parolacce, niente proposte con un po’ di pepe…un bel fascio, non c’è che dire mamma! Due a zero per noi mamma…”
“Lo ha fatto per te! Vuole che tu non ti debba vergognare dei tuoi genitori. Non è un fascista. E poi ti ha mai fatto fare flessioni a casa ?... Forse sono stata imprudente io; non avrei dovuto proporglielo…comunque quando gli ho detto il nome del privé ha voluto fare la pace; era stato tutto contento di dirmi che lo stavano, anzi lo stanno sorvegliando da tempo…che figura avrebbe fatto lui ?! Un po’ lo capisco, lui è razionale, ma io non mi diverto più a scopare con lui, e non so da cosa dipende…”
“E perché lo hai fatto con me ?”
“Ho letto un po’ il tuo libro (senza dirlo a tuo padre) ed ho avuto qualche pruritino di troppo; Madame Marchand è proprio una troia morbosa, troppo più anziana rispetto ad Antoine, o forse non so, sarà pazza l’autrice Parrel…avevo paura che ti piacessero le vecchie…ed io sono molto più giovane…no?! Devi cercare carne giovane Umberto ! I sensi richiedono, - no, che dico ! - esigono carne giovane…”
“Certo…e tu sei ancora così giovane, sapessi l’invidia dei miei compagni…”
“Umbi, se io oggi avessi avuto dieci anni di più, più o meno l’età di Madame Marchand, e tu che sei poco più giovane di quell’Antoine del romanzo ci avessi provato con me, avrei interrotto la tua pietosa sega con un ceffone ben piazzato ! Devi cercare donne giovani, capito ?!”
“Sì, senti ma tu a che pagina sei arrivata ?”
“L’ho finito l’altro ieri mentre eri a scuola, poi l’ho riposto dove lo nascondevi tu, tranquillo…se hai letto il libro hai fatto caso ad una cosa ?”
“Quale ?”
“Ho il sospetto che il personaggio di Henriette Seguin, la figlia della Marchand, sia la trasposizione di Geneviève Parrel…”
“Trasposizione ? Tradotto in facilese…?”
“Potrebbe essere la proiezione della Parrel, la cui descrizione corrisponde alle caratteristiche della tormentata Henriette…Henriette sarebbe – ma potrei sbagliare – la Parrel da giovane…un modo come un altro di raccontare la sua autobiografia.”
“E Madame Marchand come ti è parsa ?”
“Madame Marchand era molto più troia ed autoritaria di me…ma il vero morboso è Antoine che gode nel subirla, un po’ come Mrs Robinson, solo che lui sarà capace solo di…”




- continua -






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