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Madame Marchand ispettrice scolastica, 5a parte


di sexitraumer
10.01.2014    |    15.838    |    0 5.8
"Indossava un cappellino multicolorato..."
Quel pomeriggio non mi andava di vedermi con Piero. Volevo tempo, e Piero era impaziente di essere invitato a casa mia a spiare mia madre Ivana. Ero indeciso se dirglielo o meno. A parlargliene non avrei perso granché: il rapporto di complicità con mia madre Ivana già c’era…tuttavia il suo annuncio in quel giornale d’appuntamenti piccanti di Piero mi aveva spiazzato. Certo era stato da bamba - o da mona come diciamo noi al nord – aspettarsi che potessi essere io l’unico svago di mamma Ivana…che imbecille ! Ero già fortunato che avendocela figa me la dava ogni tanto. Da qualche tempo però i voti non le erano piaciuti, ed aveva preso a darmela di meno. Attribuiva i miei cattivi voti alla compagnia lievemente deviante di Piero, che però non deviava più di tanto…no ovviamente ero io ad aver preso sottogamba la scuola. Mamma Ivana era convinta che Piero fosse un invidioso del mio e nostro status, e di conseguenza tendesse a distogliermi dallo studio proponendo pomeriggi “devianti” con il web. Ma quali deviazioni ! A casa abbiamo la chiavetta, altro che ore davanti al web ! Mio padre, l’intestatario del contratto deve averlo fatto apposta a non volere l’adsl…Per fortuna non le avevo detto della Perrino e di Mafietta 2000…oggi era venerdì ed era l’inizio del pomeriggio, e mamma Ivana stava andando a Bologna a trovare i suoi genitori miei nonni; eravamo da soli. Mi ero messo a studiare di lena; trigonometria, in particolare quelle odiose formule di bisezione degli angoli; mandandole a memoria mi sarebbero – a detta della professoressa – utili per semplificarmi i calcoli nel prossimo compito in classe programmato di lì ad un mese; mio padre era di turno lungo. Dopo circa un’ora di studio mentre ero chino sul libro con la mano destra sul mio cazzo sotto i pantaloni, venne mamma Ivana sulla porta: indossava solo una maglia intima aderente bianca, e non sembrava indossare mutande, anche se il bacino ed il sesso erano coperti terminando la maglietta aderente a più o meno un terzo coscia…e che cosce che aveva ! Mi disse, quasi con indifferenza:
“Umbi, dai, fai uno stacco ! L’ho visto che ti sei impegnato…”
“Che succede ?...”
“Che fai ? Il mona ?!...dai, se vuoi venire in bagno te ne faccio fare una, che poi devo partire…che fai te lo smanetti ancora sulla sedia ?...o ti vieni a fare una ricarica di vera figa ?”
“Non possiamo farlo qui ?”
“Qui ?...dove non pulisci da almeno due giorni ?! No, caro ! Vieni in bagno, che poi faccio una doccia veloce, marsch ! Mi trovi in bagno, non ho le mutande…dai !”
“Arrivo, arrivo…”
Mi tolsi i pantaloni la maglietta e le mutande, e li abbandonai sul letto, quindi con la sola canottiera militare di papà seguii mamma Ivana in bagno. Mi aspettava in piedi, dando le spalle al lavabo con il lembo inferiore della maglietta aderente lievemente rialzato per tenere scoperti la sua ampia figa ed il pelo castano. Mentre le guardavo la figa e lo spacco per arraparmi aveva preso a spararmi una sega con la destra per farmelo aumentare di volume e turgidità in generale…tenendosi il lembo sollevato con la mano sinistra mi disse con naturalezza, e velocemente:
“Su, dai leccamela da subito, così finisce di drizzarsi…dai che il tempo è poco, e ho voglia di godere un po’ anch’io visto che per una settimana mi toccherà stare con i tuoi nonni…lingua mio caro Umbi ! Qui sul clito, coraggio ! Dai…non abbiamo molto tempo !”
Quella sua sega mi stava piacendo, ma ero stato chiamato a leccarla proprio lì, sul sesso, e volevo farlo comodamente, per cui mi sedetti sul bordo della vasca da bagno, e poggiato il naso sulla sua figa, esitai un secondo per istinto, poi, tirata fuori la lingua, iniziai a leccarle il clitoride con delicatezza; ogni minuto prendevo tra le labbra i lembi del cappuccio, poi riprendevo con tocchi leggerissimi e rapidi sul suo organo di senso. Bastarono tre minuti, e mamma Ivana iniziò a godere per prepararsi alla non lontana carburazione con il mio cazzo ben addentro…
“Ihnn ! Ahhhhhh ! Uhn ! Ohhhhh, ancora Umbi ! Così ! Sì ! Dai….uhhhhhh, come la lecchi bene ! Ahnnn ! Sei proprio bravo Umbi ! Ancoraaaaaaaaahhh ! Uh ! Ahnnnnn, Uhnnn !”
Leccavo ad occhi chiusi, alla cieca poggiando la punta della mia lingua sulla parte superiore della sua figa, che per il lavorio di lingua quasi incessante sul suo grazioso piccetto, iniziava a bagnarsi. Leccavo fiducioso dei suoi sapori delicati, come quelli del suo sapone intimo, e guardandola un attimo da vicino mi era sembrato che stesse ingrossando; staccai un attimo la lingua per prendere fiato, e le afferrai la figa con la mano destra chiudendo una bella presa, e bagnandomi la mano interna. Mamma Ivana disse:
“Ahhhhnnn! Ma che fai ?! Proprio adesso che ti stavo bagnando…ohhhh ! Ehi, come prendi ! Stringila Umbi ! Stringila ! Ahhnnnn ! Ahnnnn! AH ! Umbi, dai lecca ancora un po’ ti pregooooohhh, qui mi sto scaldando…dai che ti bagno un po’…è…ahn…uhmmmmm…tutta tua questa figa ! Dai fattela ora che è calda…!”
“sì, sluuuurrrrrp,uhlmmm, sluuuuurp, uhmffff, uhmmmm !...”
Le infilai due dita nella figa, l’indice ed il medio della mano destra cercandole le pareti interne con i polpastrelli, piano, piano. Mi stavo un po’ preoccupando perché non avevo tagliato le unghie e temevo di ferirla dentro. Cercavo di muovere quel doppietto di dita tra una slinguata e l’altra, poi però fatte uscire le dita ripresi a leccarle il clitoride velocemente. Aveva alla base una pelle dolce, morbida ed invitante, e per il suo godimento si era ben drizzato… Lì dovevo essere delicato, mentre il resto della figa cominciava a emettere qualche piccolissima bavetta trasparente, appiccicosa. Ne asciugai una con la mia lingua sentendo il solito saporino salaticcio che mi mandava su di giri…Mi portai la mano sul cazzo dritto, duro, e pulsante ed il mio dardo di carne era pronto. Mamma Ivana me lo riprese in mano, e dopo un paio di prese piene s’accorse anche lei che era pronto. Mi disse fremendo:
“Spostati un po’ Umbi…ahnnnn ! Vieni dai…”
Si era spostata, e seduta sulla tazza del water col coperchio chiuso. Portò le ginocchia verso il seno e, seduta alla meglio, chiese la penetrazione tenendo le cosce larghe e lo spacco circondato dal pelo in evidenza. Mi offrì l’ingresso pieno nella sua figona…
“Entra dai, che la trovi calda la zuppetta !”
La sua ampia figa era pronta ed ormai già aperta. Ci sarebbe voluto ben altro cazzo che il mio per tapparla bene; comunque vi poggiai la cappella scoperta sopra, e mi ci lasciai cadere dentro. Una bella accoglienza elastica, e mi ritrovai dentro di lei. Mamma Ivana prendendomi le chiappe mi avvicinò a sé dicendo:
“Dentro Umbi, dentro tutto !”
“Sì ! Ahnnn ! Mi piace, com’è calda…”
“Ahn…fino in fondo, dai piccolo mio…”
Ce lo spinsi tutto, e mi ritrovai con la cappella immersa in un mare di caldo umido. Mamma Ivana si era eccitata, e stava carburando…io smuovevo il pistone, e lei cacciava calore e lubrificazione; la base dell’asta a malapena la vedevo. Le sue caviglie mi finirono sulle clavicole ai lati del collo, e mentre il corpo inferiore di mia madre era alla mia mercé. Che mamma porca ! Ad ogni mio pigro movimento incastrato dentro il suo infernetto carnale mi sentivo ben bagnato il glande ed il centro, dov’ero più sensibile. Ogni istante mi sentivo caricare le pallette, soprattutto quando fissavo il suo seno gonfiarsi sotto la maglietta aderente per i miei colpetti di lancia lenti e piuttosto sicuri. Il mio cazzetto era come un topo nel formaggio. Ogni tanto le stringevo le zinne ed i capezzoli alternando le strette destro con sinistro. Quando mi abbassai per leccarle un po’ il collo mamma Ivana cominciò a farmi delle dolci domande:
“Ahhhhh, che fai Umbi ? Ahnnnn, me lo spari nella figa ?...uh ! Ahnnn !”
“Boh ! Non so…ohhh ! Cazzo che calda !...Uh ! Ohhhh !...ahn…non so…ahnnn, magari dopo te lo metto…ahhn ! Che bagno caldo !...al… al culo !...Ohhhh ! Ahnnn ! Bella ! Ahhnn !”
“Umbi, mi sta piacendo…ohhh, ohhhh, ohhhh, ma…piano uhn ! Ma dicevo, uhhhh, se mi entri nel culo, ahnnnn, niente più figa !...ahnnn ! Non è per cattiveria….uhhnnn! Non ho… ahnn ! Non ho il tempo per lavarmela dentro coll’anti battericohhhhh ! Ohhh ! Umbi, ohhhhh ! Umbi resisti un po’ che è duro-oh! Oh Godo Umbi, godo!”
“Ahnnnnnnn, oh ! Ahnn ! Oh ! Oh !”
Chino su di lei con il cazzo ben piantato scambiammo un paio di slinguate reciproche con un po’ di saliva, poi mamma Ivana mi domandò di nuovo:
“Si bagna bene questa sorcaccia, vero Umbi ?! Ohhhhhh !”
“Sì…mi piace, sì…!...ahhhhh, ahhhh…una signora figa ! Ahhhhnnnn !”
Avevo ripreso a leccarla e baciarla sul collo ed intanto mi dava una controllatina alle pallette gonfie.
“Ahnnnn, Umbi allora, hai deciso ?...ohhh, sentiamo le pallette un po’…ohhh, sono dure Umbi, stai per venire Umbi…ohhhhh, ahn ! Ahn, allora resti dentro e schizzi tutto… o resisti e m’inculi ?...ahnnn ! Ahnnnn ! Il tempo per due orgasmi non lo abbiamo Umbi ! Una…ahnnnn…una venuta soltanto…! Ohhhhhh, ahnnn !”
“Ohhhh, boh,…ahn ! Io…io…non…non sooohhhhh ! Ouhhhhh !”
“Ti piace bella grossa, eh Umbi ?! Sbatti dai, sbatticele queste pallette !...ohhhhhh ! Sento anche quelle !”
“Ahn ! Ahn ! Ahn ! Ahn !”
“Oh stiamo correndo…forza Umbi ! Schizza ! Ahnnnn ! Ahhnnn!”
“Te lo do ! Ecco, prendilo ! Prendilo !...sentilo, sentilo tutto ! Si, si, si !”
“Sparamelo dentro Umbi ! Ohhhhhhhh ! Non resto più, oh !... incinta alla mia età…ahnnnnn !”
Oramai avevo deciso: sarei rimasto nella sua figa, e ci avrei travasato più sborra che potevo. Ci vollero due minuti di affondi, poi mamma Ivana intuendo forse l’acme dell’amplesso, mi baciò in bocca sciabolandomi la sua lingua contro la mia, e chiudendo il circuito con il suo dito nel mio ano un paio di volte, staccai il bacio e dissi rovente:
“Sborroooohhhhh, sborrooooooohhhh ! Ahn ! Ahn ! Ahnnnnn !...”
E sborrai…intanto mamma Ivana m’incoraggiava ancora:
“…ohhhhh…bravo Umbi ! Così, così…ancora…ahhhhhhh ! Mi piace la tua sborra Umbi !...ohi…come la mandi…arriva…arriva…dai Umbi…bravo…così !”
Mandai una decina di sparate, forse un po’ di più…di cui quattro o cinque divinamente abbondanti e, dentro quell’enorme figa appaganti,…smanettai l’asta del pisello con la cappella piacevolmente ancora ingoiata dentro per essere sicuro di mandarle anche le mie ultime gocce. Peccato che il coito durasse così poco…avevo sudato parecchio durante la corsa finale e non m’ero reso conto che avevo ancora le sue gambe tra le guance quando tolsi il mio cazzo ben presto tornato un pisello…le chiesi mentre riprendeva respiro, e smanettandosi la propria figa sul clitoride da sola…cercava ancora di godere un po’…mi precipitai a tenerle ancora le cosce un po’ larghe e mi rimisi a leccargliela di nuovo su quel suo clitoride che ormai conoscevo bene…era sudatissima, e non odorava più di pulito la sua magnifica figa bagnata e…tiepida. Le leccai anche l’inguine sfiorandole il perineo un po’ con le dita ed un po’ con la lingua, al che mamma Ivana cacciò un urletto:
“AHNNNNNN ! Ohhhhhhh, Ecco…uhn ! Cercavo un po’ di solletico lì ! Grazie piccolo mio !”
Adesso sì che l’avevo fatta godere. Si alzò in piedi e mentre si ricomponeva massaggiandosi un po’ la figa per calmarla fece per dirigersi verso la doccia…le presi i fianchi con le mani e cercai di strusciare bene il cazzo nell’incavo del suo culo. Purtroppo stavolta mamma Ivana ignorò le mie nuove avances:
“Se mi dai altri dieci minuti te lo metto anche al culo…”
“Hai visto che ometto ! Non li ho proprio carognetta mia ! Devo fare una doccia militare, che devo prendere l’interregionale del pomeriggio, così arrivo a Bologna per mezzanotte.”
“Fai la doccia, ti guardo, e me lo intosto, e t’inculo. Che ci vuole ?!”
“Dai non dire cazzate. Hai già buttato Umbi, e molto anche. Ci mette di più ad intostare ora che sei carico di ormoni, ma scarico di sborra…finché te lo meni e ti si drizza un po’ io mi sono già vestita…dai fammi passare…”
Fece la doccia velocemente, s’insaponò e si risciacquò rapidamente, e senza che me ne rendessi conto si era riavvolta nell’accappatoio, uscendo per vestirsi nella sua camera. Rimasi solo, scarico, e mi lavai il pisello alla meglio, al lavabo, anche se in realtà forse la doccia avrei dovuto farla anch’io. Un quarto d’ora dopo mentre ero tornato ad oziare piacevolmente scarico in camera mia ricomparve con una valigia leggera, probabilmente preparata mentre ero a scuola; s’era vestita elegantemente, com’era suo costume. Non m’ero accorto che aveva avuto un colloquio al citofono:
“Allora Umbi, il taxi è arrivato. Avevo i minuti contati, ho previsto tutto come vedi: anche il tempo per la tua marchetta…con le paroline giuste ti ho fatto sborrare a tempo…al ritorno mi farò inculare con più calma…non farti le seghe insieme a Piero ! L’uno con l’altro intendo…che alla vostra età si devia facile, sai…”
“…”
“In frigo hai di che farti un panino…da stasera te e tuo padre vi cucinate da soli per una settimana; comportati bene, ed acqua in bocca con papà !”
“Mamma, io…volevo…”
“Quando torno Umbi…”
“No, si tratta di Piero. Ti volevo parlare di…”
“Di quel mezza sega parliamo al ritorno se proprio ci tieni. Non ti legare a lui troppo. Non è giusto che entri nella nostra vita, non credi ?! Su, non mi saluti ?!”
Mi alzai, la baciai e le misi la mano tra le cosce sollevandole la gonna. Purtroppo trovai delle robuste mutande che forse erano antistupro per quanto apparivano robuste al tocco. Mi salutò ed uscì di casa…Stavo solo. Pensai al mio amico Piero ed alla sua passione praticamente autentica per mia madre. Ero indeciso se chiamarlo o no. Dapprima sollevai la cornetta del telefono, poi dopo le prime tre cifre del suo numero cambiai idea. La sua compagnia non mi dispiaceva, ma quel giorno non avevo voglia di vederlo. Il resto di quel pomeriggio dopo la scuola ed il sesso con mamma Ivana volevo dedicarlo a Madame Marchand. Il libro dell’autrice mi aveva proprio esaltato; al punto tale che una volta finito avevo preso ad immaginarmi personalmente la vita dell’attempata amante di Antoine, col quale provava ancora delle emozioni intense, specie quando il ragazzo la faceva oggetto di sbattimenti improvvisi, duri, con una rabbiosa eiaculazione finale nelle sue profondità intime. Il libro lo stavo finendo sul tavolo della cucina, tra un panino e una birra di nascosto dai miei genitori. Ormai da tempo vigeva un patto tacito tra me ed i miei genitori: io non bevevo alcool davanti a loro, ed in cambio essi facevano finta di non sapere che mancava qualche lattina di troppo…mentre mangiavo e bevevo notai in un angolo del tavolo una spiegazzata pagina di un quotidiano, che forse era stata usata per avvolgere del cibo già messo da tempo in frigorifero. La polizia, la nostra polizia, aveva sgominato qui in Piemonte, una banda di satanisti che praticava con le adepte ingenue del sesso, soprattutto sodomitico, e di gruppo naturalmente. C’era di mezzo qualche minorenne che era finita volontariamente nel giro per gioco, per poi finire per concedersi a tutti i membri della banda…pensai:- quella stupida il buchetto manco se lo sente più dopo una dozzina di inculate; con l’intelletto inebetito dalla birra e dal panino mi misi a fissare il disegno della copertina del libro dove era rappresentata la casa di Madame Marchand, e complice il silenzio di casa, e la normale quiete domestica, immaginai una personale variazione del libro, ovviamente non autorizzata dall’autrice Parrel. Ormai la protagonista più o meno l’avevo mentalmente focalizzata abbastanza. Fossi stato io al posto della Parrel avrei immaginato per la protagonista un progressivo avvicinamento all’anticonformismo più totale…

… Anne Marie era meno moralista di quanto la sua alterigia, più o meno un’atavica forma di autodifesa che probabilmente nascondeva un animo fragile, era passata per i molteplici stadi di una vita matrimoniale che a tratti sembrava spegnersi, per venire poi riaccesa in una molteplicità di modi, più o meno collaudati per “riaccendere” la passione: le videocassette pornografiche che Anne Marie guardava con suo marito per poi “farsi venire la voglia”…ne videro una cinquantina prima che lei si stancasse e dicesse ad Emile che non gliene sarebbe importato se voleva guardare bellissime donne ventenni fare del sesso acrobatico con maschi palestrati…fino a che nella vita professionale di lei non si verificò un’improvvisa scintilla che non ci mise molto a scatenare un ritorno di fiamma. Ciò era dovuto alle ultime due che vide privatamente, da sola, tre anni prima: le trovò nascoste dietro alcuni libri di una biblioteca di un liceo statale di Nantes. In biblioteca, data la generale noiosità del suo lavoro era rimasta da sola, e mentre stava facendo il suo dovere di esaminare i libri ricevuti in donazione dai privati (oltre a quelli dati in prestito), nel prenderne e riporne tre in alto, trovò due videocassette anonime una sola delle quali recava una scritta sex, e due segni più, come quelli algebrici. Ridendo tra sé sospettò che potessero essere hard, e mentre le stava riponendo ritenendo che non fossero affari suoi, una fiammella di femminile curiosità prevalse sulla sua etica, meglio sulla sua deontologia. In teoria avrebbe dovuto segnalare la cosa, ed invece tenne tutto per sé: lo decise in un istante. Dopo essersi guardata intorno, prese le due videocassette, e se le nascose sotto il vestito; quindi rimise a posto i libri, e discese dalla scaletta con un certo batticuore. Sapeva che stava commettendo un fatto illecito. In un certo senso stava sottraendo qualcosa che non era suo, anche se nascosto e non custodito, dentro una proprietà statale. In parole povere stava commettendo un furto. Nella sala di lettura non c’erano telecamere di sorta, e nessuno sembrava averla vista. Finì di terminare le statistiche per il ministero usando la scrivania del sorvegliante che consumava il caffè dalle macchinette in corridoio, dove poteva parlare con il resto del personale, e mezz’ora dopo, tornata a casa, sapendo che sarebbe stata sola altre due orette circa, mise le cassette nel videoregistratore: quelle con il segno sex più più era un normalissimo film porno del circuito commerciale con attori professionisti, probabilmente registrato di straforo, che l’ispettrice vide per lo più col fast forward alla massima velocità, senza trovarvi niente d’interessante per una donna “per bene”... ma Anne Marie come tutte le borghesi era anche maligna, e intuiva che quelle due videocassette dovessero rappresentare qualcosa di illecito per il luogo in cui erano state nascoste. La sua femminea malignità trovò conferma con la seconda. Eh sì, la seconda videocassetta era tutt’altro: un video reale, di quelli autoprodotti, girato in esterni, senza un’illuminazione particolarmente curata, anche se le persone da distanza ravvicinata riflettevano una fonte di luce per lo più circolare; era un bosco con un’area interessata dall’illuminazione solare residua, rossastra all’imbrunire: una ragazza adolescente del liceo dall’età incerta molto bella, pulita e curata nell’aspetto, si lasciava passivamente spogliare facendosi sfilare un camice grigio-nero, seguendo determinate gestualità da ragazzi e ragazze, che indossavano abiti succinti in latex del tipo sadomaso, con simboli satanici a decorare i loro corpi, per lo più nudi in vicinanza del sesso. Una specie di convention del satanismo erotico con del sado-maso nell’abbigliamento (quando presente). C’era un giovane che era più o meno vestito da Satana che contemplava la scena all’estremità di un’ellissi tracciata con dei solchi di piede da coetanei, che aspettavano nudi intorno alla ragazza che si sottoponeva, presumibilmente volontariamente dato che nel suo volto non c’era traccia di spavento o coercizione, ad un rito satanico all’aperto; adesso era completamente nuda, ed appariva come fosse Eva della Bibbia. La ragazza in piedi di fronte al Satana che presiedeva aprì le braccia, offrendogli la vista del suo corpo per intero, mentre alla sua destra veniva acceso un falò di mezzo metro già predisposto. La ripresa del “regista” andò quindi su due ragazze nude che dietro di lei fecero atto di saluto, e sottomissione al Satana inchinandosi davanti a lui; la camera da presa curò la vista dei loro deretani durante l’inchino... Egli si alzò in piedi, e fece cenno alla ragazza al centro di avvicinarsi: le fece baciare lo scettro con un piede caprino sul pomello, e quindi fece cenno alle ancelle ai lati di dietro, di prenderle le braccia e accompagnarla dietro di un paio di metri. Ciò fatto le due ancelle le lasciarono le braccia nella posizione della crocifissione. La ragazza si umiliò, come da rito, buttandosi in terra a pancia sotto, e baciandola un minuto senza mai alzare lo sguardo, sporcandosi la fronte, le guance, le labbra ed il corpo; poi alzò la propria testa ed il torso sistemandosi carponi; di fronte a lei un ragazzo con uno strumentino ligneo di mezzo metro di larghezza per uno circa di altezza si era piazzato davanti e di lato per consentire anche a Satana di guardare. La ragazza assunse la posizione canina richiesta dalla cerimonia, con la sua liscia e bionda chioma che toccava terra, circondata dai suoi coetanei che si preparavano il cazzo masturbandoselo per sodomizzarla tutti quanti a turno. La cerimonia ad un cenno del Satana presidente proseguì: alla ragazza si avvicinò uno dei discepoli che la sodomizzò con gentilezza. La ragazza sopportava il dolore, e probabilmente si era anche “preparata”…non ci volle molto. Il ragazzo pre eccitato eiaculò abbastanza presto; durare poco non era un problema per quella cerimonia... multipla. Ad ogni sodomia compiuta, in seguito all’ultimo schizzo di sperma del maschio fuori dall’ano depositato col tocco della cappella tra le sue linde natiche ben tornite, un gallinaceo da stalla veniva decapitato da un altro ragazzo che appariva a metà, mani e gambe con una piccola ghigliottina artigianale di fronte a lei, che doveva veder cadere la testa dell’animale su un piattino argentato fondo posto alla base dello strumento a terra; mentre la ragazza restava pecoreccia, un’ancella nuda raccoglieva il piattino ricolmo di sangue, e portatolo sopra il culo della ragazza, faceva colare dal piattino il rosso liquido del povero animale (ridotto alla sola testa mozzata) tra le natiche di lei, affinché scendendo lungo la superficie curva della pelle, si mescolasse allo sperma già depositato dal sodomizzatore, il quale nel frattempo si allontanava, e lasciava l’ano di lei e le sode natiche alle cure di un’altra ancella; quest’ultima, nuda, compiuto il rito del sangue (del volatile) e dello sperma umano, deponeva i resti dell’animale, corpo e testa sul falò ai lati, mentre la collega del lato opposto ripuliva religiosamente il culo di lei con le proprie esperte mani ed un olio di bellezza preso da un’ampolla, per prepararla mediante un rituale bacio a lingua dura introdotta appena nell’ano della “sbattezzanda” ad un’altra sodomia…seguiva un’altra eiaculazione esterna, cui seguiva un’altra decapitazione di un volatile da stalla, e quindi la deposizione del sangue sul seme ed i resti del volatile ucciso deposti nel fuoco purificatore…pulizia, bacio linguale sull’ano e così via: il tutto moltiplicato per dodici, tanti quanti erano i sodomizzatori della cerimonia. Quest’ultima si chiudeva alla fine con una innocua, ma spaventatissima (dalla presenza del fuoco) biscia, che veniva deposta sulla schiena della ragazza, che ne doveva tollerare la presenza strisciante, che per fortuna durava solo i tre-quattro secondi, che il rettile trascorreva sulla superficie della schiena di lei rigida, per poi scappare lontana da tutti, e soprattutto dal falò… La scena era stata filmata in un bosco all’imbrunire, e proseguiva, poco prima che la videocassetta terminasse, con scene affettuose e sorridenti di accoglimento della ragazza nella comunità satanica…tutti a ridere con una delle ancelle (quella che deponeva il sangue del volatile) che praticava una fellatio al ragazzo-Satana che aveva presieduto, e la biondina “sbattezzata” che stringeva in mano felice il cazzo di un altro suo coetaneo, forse il suo fidanzatino, mentre parlava con gli altri…a parte l’uccisione dei volatili da stalla-allevamento, niente di traumatico. Anche lo sperma non entrava nel corpo visti i pericoli di diffusione di un innominabile virus… Anne Marie non avrebbe mai sospettato che a Nantes il satanismo potesse essere così diffuso tra i… liceali ! Ed anche il piacere della sodomia multipla tra quella studentessa, per quanto poteva saperne figlia di borghese come lei ed i coetanei aveva turbato l’ispettrice Anne Marie, una donna dai gusti borghesi che sessualmente non disprezzava il rapporto anale, purché non abitudinario od obbligatorio. Madame Marchand catturata da quelle disinvolte scene non se n’era accorta che dopo, ma guardando quella raccapricciante videocassetta s’era toccata inconsapevolmente, ed assistendovi con interesse morboso s’era bagnata lì, tra le cosce. Sentiva ancora una correntina interna circolarle dentro il ventre, con un certo batticuore, ed un organo da soddisfare: riportò la videocassetta sulle scene che l’avevano turbata di più, e prese a massaggiarsi velocemente la vulva, ed a sfiorarsi abilmente il clitoride…bastarono sei minuti di lavorio e videocassetta, e la borghesissima signora Anne Marie Marchand venne… e venne rumorosamente sapendo di esser sola.
“Ahnnnn ! Ahnnnn ! Ahn ! Sì ! Ahnnnn !...oh ! Hummmm ! Ahn !”
…godendo parecchio, gustando gli occhi della biondina mentre le introducevano il cazzo nel suo culo. Le sode natiche della biondina venivano scostate con dolcezza, senza una particolare fretta; il suo ano in fondi alle burrose curve, appena più scuro della pelle di pesca della ragazza, era come se sapesse fare gli onori di casa accogliendo il duro glande di turno. Ciò che aveva colpito Anne Marie era la disciplina della ragazza che respirava costantemente, anche se i cazzi che aveva accolto non erano tutti della stessa dimensione; la biondina li tratteneva tutti il tempo necessario, senza mostrare preferenza per alcuno, né più grosso (e doloroso) né più piccolo (meno difficile da trattenere). La diafana adolescente, che a vista con quella videocamera non sembrava superare la terza di seno, aveva un viso innocente quando chiudeva gli occhi tra un colpo e l’altro del maschio di turno, sembrava godere un istante o poco più quando l’ancella le introduceva nell’ano lievemente la lingua, il lieve tradire di una piccola emozione aveva suscitato la voglia di masturbarsi di Anne Marie. Solleticandosi il perineo sull’inguine con il medio mentre col pollice si sfiorava il clitoride eccitato in tre o quattro tocchi la sua vagina bagnandosi lasciava scendere una microscopica bava talmente lieve da estinguersi per sfrego di polpastrello quando Anne Marie provava l’istinto di massaggiarsi e ripulirsi. Per pochi istanti amava sentirsi sporca, di pari passo col calore rilasciato da quel suo sesso, che fra suo marito Emile, ed il suo trasgressivo amante del collegio religioso, trovava ancora poche intense soddisfazioni. Andò in bagno a ripulirsi la vulva bagnata godereccia, per poi ricordarsi che la videocassetta era ancora nel videoregistratore. Tornò in salone a toglierla, con la fica fresca di sapone circolando seminuda per la propria casa. Poi, ancora nuda sotto, se la portò nel suo armadietto. Quindi andò ad indossare un nuovo paio di mutande, e si ricompose. Felice d’aver scaricato la propria voglia con un oggetto non suo si mise a riflettere sul da farsi mentre, dopo essersi cambiata, iniziava a pensare per la cena di lì a qualche ora. Ci pensò una giornata se cancellare o meno quella videocassetta, se inviarla o meno alla gendarmeria anonimamente. Non avrebbe mai creduto che degli adolescenti liceali potessero essere così sedotti dal satanismo. Era quel particolare che l’aveva eccitata mentalmente. Analizzò quelle scene a memoria senza necessariamente rimettere la cassetta in riproduzione. Pensò a quei gallinacei, dei polli acquistati da contadini all’uopo. Nessuno li aveva fatti soffrire con quella specie di ghigliottina a misura, e la ragazza in fondo era fra suoi coetanei; l’anonimo regista non aveva ripreso durante la panoramica degli adulti pedofili, e neppure dei guardoni curiosi. Niente sapeva di chi aveva fatto le riprese videocam. La cosa era ristretta a quei ragazzi di terza-quarta o quinta liceo. Solo dei ragazzi come la biondina adolescente con i capelli lunghi e lisci, ed un viso angelico, che offriva il suo corpo nella sua dignità più intima a dei suoi coetanei…si sentì in colpa per aver perso l’autocontrollo come quella volta in cui era stata sedotta da Antoine…anche stavolta però era felice di aver goduto della propria masturbazione bagnata. Poi, un paio di giorni dopo riguardò la cassetta sempre da sola, questa volta auto sodomizzandosi con un cetriolino dodici volte, o meglio ficcandoselo nel retto una volta e movendolo più o meno in sincrono con le scene che vedeva e rivedeva. Godette ancora, ma da sola, sfiorandosi il clitoride alla propria personale velocità. Non se la sentì di condividere quell’esperienza né con sua figlia Henriette, né col marito Emile. Pensò di aver mangiato in vita sua decine di polli, e certo non s’era domandata se al momento della loro uccisione “industriale” avessero sofferto o meno…tenne per sé la videocassetta, fino a quando quella stupenda ragazza sodomizzata più volte non le fece più effetto, quindi distrusse nel fuoco quella videocassetta come avrebbe fatto un uomo solitario con i film porno che non gli facevano più effetto…per non cadere in una forma di perversione, tutto sommato appena assaggiata. La curiosità di conoscere quella ragazza però le era rimasta. Nantes non era poi così grande. Non sapeva dove potesse trovare quella biondina: la cosa più ovvia era che frequentasse quello stesso liceo dove aveva rinvenuto e sottratto quelle due videocassette senza segnalarle. Prese una mattina libera, e si recò presso il liceo delle videocassette limitandosi a restare all’esterno dentro la sua auto. Essendosi qualificata giorni prima nessuno prese con preoccupazione il suo stazionare fuori in attesa della campanella d’uscita. Sapeva di dover limitare la sua ricerca alle bionde con i capelli lunghi, cosa facile dato che le biondine erano poche…cosa difficile dato che i ragazzi erano molti, e formavano piccoli gruppi irregolari in movimento all’uscita. Lo sguardo di Anne Marie divenne una specie di variante umana di un radar militare che aspettava il momento del lock-on sul target. Ecco, sembrava, no ! Era lei, era lei…! Aspettò dei secondi per assicurarsi che non fosse con qualche familiare, e con i secondi che passavano le sembrò che si dirigesse verso la stazione ferroviaria da sola. La seguì con lo sguardo un altro minuto, poi fece partire la macchina, e si diresse verso la ragazza…
“Signorina !?!...”
La ragazza si voltò verso la macchina e attese. Le sembrò essere una persona ammodo.
“…”
“Signorina, permette ?! Potrebbe avvicinarsi ?!”
La ragazza, bionda ed angelica come l’era apparsa nella videocassetta, si avvicinò restando ad un metro dal finestrino. Indossava un cappellino multicolorato. Indossava vestiti aderenti per lo più, nonché puliti. L’ispettrice pensò fosse buona regola qualificarsi fin da subito.
“Sono l’ispettrice scolastica Anne Marie Marchand, e…dovrei parlarle signorina ! Non tema ! Va tutto bene…non è che potrebbe avvicinarsi ?...”
La ragazza si avvicinò senza cambiare l’espressione del volto. Anne Marie le disse:
“Perché non sale ?! Se sta andando alla stazione la accompagno. Ho bisogno di parlare con lei, di persona ! È una cosa importante, mi creda…”
“…”
“…allora, che fa ?! Sale ?!”
La ragazza esitò ancora, poi dopo un mezzo minuto circa si accomodò in macchina. Anne Marie le disse:
“Grazie, ho bisogno di chiederle alcune cose, possiamo presentarci prima ?!”
“Mi chiamo Sylvie, madame !”
La donna le strinse la mano cordialmente, riqualificandosi ancora una volta:
“Anne Marie ! Piacere Sylvie!”
“Cosa le servirebbe Madame ?”
“Ecco io, un mesetto fa ho rinvenuto nella vostra biblioteca della scuola una, anzi no ! Due videocassette…una però mi ha interessato di più: non era il solito filmetto porno; era credo di quelle auto prodotte, e mi è sembrato di riconoscere lei che si…”
Anne Marie vuotò il sacco con Sylvie circa la sua condotta dopo il rinvenimento della videocassetta confessandole inoltre di non averla più… la videocassetta… Sylvie, con un’aria d’ingenua sufficienza verso l’altrettanto ingenua interlocutrice anziana, fece spallucce dicendo:
“Tanto Robert l’ha già digitalizzato…ma chi non appartiene alla setta non può vederlo. A bruciarla, se è vero ciò che ha detto, ha fatto bene. Se l’avessero trovata ci saremmo trovati quelli della Gendarmeria a scuola, ed era il minimo !...ma lei madame come l’ha trovata, ha detto ?”
“Mentre riponevo alcuni libri che avevo esaminato per lavoro, certo l’avrei dovuta segnalare, però sono stata colta da una certa curiosità…”
“Credo signora, sarebbe stato meglio se l’avesse buttata e basta. È evidente che Charles vale una sega come adepto…proprio fra i libri è andato a piazzarla…perdiana che stronzetto !”
“Scusa chi sarebbe Charles ? Il suo ragazzo ?”
“No, il mio ganzo madame non si chiama Charles. Sì, faccio parte di una setta satanica, e allora ? Posso andare adesso ?”
“Scusami Sylvie, io non volevo che ti sentissi prigioniera. Certo puoi scendere se vuoi, ma io…”
“Ci vuole denunciare per caso ?”
“No, no di certo. Ma perché sei così…? Affettata !”
“Ma perché quello che facciamo col Medio Traghettatore dovrebbero essere affari suoi ?”
“Medio che ? Hai detto traghettatore ? Io non ho visto ruscelli o fiumi nel filmato Sylvie ! Eh sì che fuori Nantes di rigagnoli e fiumi non ne mancano mica…”
“Era una metafora. Ha presente il fiume Stige e la Divina Commedia madame ?...Dante.”
“Oh Dante …sì certo, ma io vorrei…”
Lo sguardo di Sylvie si fece enigmatico. Sylvie riteneva di aver risposto anche più del dovuto; tuttavia a parte lo sbadato Charles non aveva chiamato in causa altri…ma da quel momento Sylvie divenne meno loquace, la qual cosa mise a disagio Anne Marie che credeva di essere già entrata in confidenza con la ragazza. Tra le due donne s’interpose un mezzo minuto di silenzio che venne interrotto solo da Sylvie, dopo un reciproco valutarsi degli sguardi rispettivi…
“Mi scusi ! Vorrebbe ?...”
Anne Marie le disse ferma con naturalezza:
“Mi piacerebbe essere una di voi, ecco !”
“Di cosa parla Madame ?”
“Che vorrei subire quella, diciamo cerimonia, con le sodomie nel bosco…le ho trovate così eccitanti ! Non so cos’hai provato tu, ma io alla mia età cara Sylvie, ho sentito i miei capezzoli inturgidirsi ed il mio piccolo seno che s’induriva…! Sembrava impossibile, ma mi sono sorpresa a tremare. Credevo che non avrei provato più di quei brividini…! Sai, con la menopausa.”
“Brividini ?”
“Hai presente come ti sorprendi ad avere un brivido alle guance quando senti suonare la Marsigliese, hai presente ?!...solo che io quei brividi accompagnati da piccole onde nervose li ho sentiti fra le cosce e l’inguine ! All’interno delle mie gambe, e ti giuro al tempo stesso avevo paura che mi sarei bagnata…per me è stata una sensazione nuova. Erano anni che non la provavo…ed il merito era di quella vostra cerimonia ! ”
Nonostante la confessione amichevolissima Sylvie non si scompose più di tanto. Sembrava quasi una frigida…la ragazza serafica:
“Quella che ha visto lei signora, era dell’anno scorso ! La prossima sarà ad agosto, ma non sappiamo ancora dove…ma chi mi dice che non si sta infiltrando, chi mi dice che lei non è la psichiatra di un reparto specializzato della Gendarmeria ? Lo so cos’è un agente-provocatore ! ”
“Sylvie ! Per piacere ! Mi sono umiliata a dire di aver rubato qualcosa di non mio, e di averlo anche irrimediabilmente distrutto…diamine ! Possiamo passare al tu ? Di me puoi fidarti. Oh, senti questo è il mio tesserino di riconoscimento. Ecco guarda.”
Sylvie lesse le generalità di Anne Marie rigirandosi il tesserino un paio di volte, poi con il suo solito visino indifferente da spallucce, per niente meravigliata, né ostile verso la parola Ministero dell’Educazione Nazionale le rispose:
“E sia ! …Anne Marie mi dici cosa vuoi ?”
Anne Marie insistette:
“Voglio essere cerimoniata ! Mi diresti come devo fare per iscrivermi ? Il camice grigio-nero lo devo comprare io ? C’è una quota da pagare ?”
“Ma perché ? Tutta questa fretta…ma dai ! Insomma, sei satanista ?”
“No, cattolica, però…”
Anne Marie fece una pausa; sembrava non voler rispondere oltre, ma il viso angelico di Sylvie agì da volano, cosi che Anne Marie completò la frase:
“… pratico abbastanza poco; non odio la religione cattolica, tuttavia la prendo un po’ sottogamba, certo. Qui da noi a Nantes c’è Padre Damien alla nostra parrocchia intendo, ma non mi confesso da otto anni, né ci tengo a farlo ! Certo lui è un brav’uomo, ma io non ho voglia di confidarmi con lui…e… ”
“…e…”
“…no, io…ecco ho un amante che ha meno della metà dei miei anni, e non sa se vuole veramente compiere il noviziato…conosci il Grennot ?”
“Sì, è un collegio privato religioso, dicono…saranno severissimi immagino…”
“Boh ! Non so. Antoine, il novizio che ama scoparmi, con me non si lamenta della severità; del resto quando ci sono stata non mi è sembrato un posto così severo…ma tu perché hai lasciato il cattolicesimo Sylvie ?”
“Non l’ho lasciato. Non ci sono mai entrata…”
“Beh, sarai stata battezzata, poi la Comunione e la Cresima, no ?!”
“Sì. Ma io già due anni dopo la Comunione non ne volevo più sapere…I miei vecchi hanno insistito per la Cresima ! L’ho presa per accontentarli, ma sono sempre stata un’atea, fin da piccola ! E non credo neanche al Demonio ! Né Paradiso, né Inferno !”
“Scusa e allora…perché ti sei…”
“…sottoposta allo sbattezzo ?”
“Sì, le dodici sodomie…ho visto che c’era l’oltraggio al cattolicesimo, ma non me ne importava ! Se invece aveste calpestato il Crocefisso, forse vi avrei denunziati come devianti…ma ho visto che nei vostri gesti non c’era un atto di abiura né di spregio.”
“Il Medio, monsieur Charon, non ci chiede alcuna abiura, che suonerebbe come una violenza alla nostra coscienza. Ci chiede solo di passare…Al mio ganzo piaceva ! Io l’ho fatto per lui !”
“Ed io ho dato il mio corpo a mio marito Emile in tutte le posizioni del kamasutra, ma ormai godo poco col sesso tradizionale. Quella cerimonia invece mi è piaciuta moltissimo, mi sono toccata parecchio, e mi sono introdotta nel retto un cetriolino mentre ti guardavo…ma non è come viverla veramente ! Ed io voglio viverla !”
“A guardarti non si direbbe ! Ma dimmi, sei sempre così elegante ?!”
“Ti piace il mio tailleur ?”
“Si vede che sei una sofisticata ! Solo che a vederti, così da vicino intendo, non mi evochi l’idea della fica moscia…ma se vuoi essere cerimoniata, allora hai problemi con l’orgasmo.”
Anne Marie ne rise; forse Sylvie era andata un tantino oltre la normale cortesia, ma aveva anche l’aria di chi parlava chiaro. Anne Marie cambiò discorso per dimostrare che l’apprezzamento della fica moscia non l’aveva toccata minimamente. Anzi l’aveva divertita ! E se Sylvie avesse saputo delle sue scopate con Antoine non avrebbe parlato di fica moscia…
“Senti, Sylvie, ma sei di Nantes ?”
“No, del paese qui a dieci km ! Stavo andando alla stazione !”
“Ti va se ti porto io con l’auto ?! Così parliamo un po’…”
“Dove ? …Qui al treno ?”
“Se vuoi anche fino a casa !...così parliamo, ti va ?”
Sylvie ci pensò un mezzo minuto poi le propose:
“…Anne Marie ! Prenderesti a bordo Armand ?...è il mio ganzo !”
“Oh, beh…certo !”
“Allora portami alla stazione ! Gli faccio cenno dalla banchina, e ci porterai tutti e due…”
“Andiamo…”
Anne Marie guidò contenta della conoscenza fino alla stazione ferroviaria, dove Sylvie discesa dalla macchina andò a prelevare Armand che la stava già aspettando. Vide i due ragazzi parlottare a lungo e fitto, poi vennero presso la macchina. Anne Marie strinse la mano anche a lui, che era stato informato da Sylvie della videocassetta nascosta a scuola e “misteriosamente” sparita…Armand commentò:
“Eravamo convinti che il preside l’avesse trovata ed inviata alla Gendarmeria ! Allora se verranno gli sbirri non sarà per la cassetta !...ma lei madame perché…”
“Diamoci del tu, come faccio con Sylvie ! Piacere di conoscerti Armand ! Sali dietro, che qui accanto c’è già Sylvie !”
Il ragazzo portava i capelli ondulati nerissimi, abiti casual, lo zaino ed una immancabile Keffiah palestinese a losanghe grigie, bianche, e nere. Aveva degli occhi neri, ed un viso dall’aspetto strafottente. Tuttavia Indossava abiti puliti, segno questo che aveva una madre efficiente a casa, poté notare Anne Marie, che vice versa sembrava una donna del tipo “qui la puzza la sento solo io”. Accomodatosi sul sedile posteriore aspettò che Anne Marie chiudesse la macchina e partisse prima di prendere la parola…
“Ecco, mi stava dicendo che vorresti diventare una Discepola dei Figli del Medio Male…”
“Sì, ecco io…”
“…tu Anne Marie, chi mi dice che non sei una sbirra o una piemme ? Hai tanto l’aspetto di una piemme, sì proprio di una di quelle giudici del cazzo che si vedono nei film !”
“…ma miei cari sono solo un’ispettrice scolast…!”
Anne Marie non poté terminare la frase; Armand fu fulmineo a tapparle la bocca passando la mano dal poggiatesta lambendo il finestrino, ed a puntarle alla testa un oggetto metallico minacciandola con un tono estremamente aggressivo:
“Porca ! Allora sei una sbirra ! Hai troppo l’aria da non mi sfugge niente ! Tu ci vuoi denunziare ! Confessa stronza !”
“…”
“Ti ucciderò lurida bastarda ! Sbirra di merda ! Non ci andrai a denunciare, troia bastarda ! Puttana poliziotta di merda !”
Anne Marie d’istinto portò la macchina fuori strada sulla provinciale, e avendo le mani libere mise le luci d’emergenza prima di fermarsi. Sylvie non osava interloquire; Anne Marie riuscendo appena a guardarla, vide che era esterrefatta al pari di lei…tutto sommato era stata una donna imprudente a fidarsi di quei due ragazzi. Per giunta satanisti dichiarati ! Qual era quella misteriosa arma puntata alla tempia di Anne Marie ?! Da quando Armand possedeva un’arma da fuoco ?!



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