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Zia Berenice e i folli vizi di una distinta borghese, 6a ed ultima parte


di sexitraumer
28.04.2020    |    7.142    |    0 9.6
"Le aveva chiesto di masturbarla perché ormai le stava montando dentro la voglia di un vero orgasmo..."
Philippe, dov’era Philippe? E soprattutto quel…quel…come si chiamavano? ...il biondino Roderick, l’altro Armand, e Denis…dov’erano finiti? Quanto tempo era passato? Improvvisamente ebbe l’angosciosa prima, e confortante poi, sensazione che il tempo non contasse più; semplicemente non lo sentiva trascorrere quasi più… Ehi, - pensò - non doveva passare anche Andrew? Dov’era Andrew, dov’era? ...a quando risaliva la compagnia di Andrew, nudo abbracciato con lei in vasca da bagno che la toccava, deliziandole garbatamente la fica intanto che parlavano…? Provò a urlare, ma non riuscì a sentire la sua stessa voce…
…una sensazione di vuoto! ...
…poi un altro ricordo! Stavolta più nitido. Si trattava sempre di Philippe: adesso sapeva chi era! Suo padre Philippe, del quale da piccola s’era innamorata un tantino più del confessabile; da più o meno adolescente ci aveva pensato più volte che avrebbe voluto andare a letto con lui; solo che un po’ sua madre affettuosa col marito, e soprattutto vigile con il marito e le figlie formosette Jeannine e Berenice, lo impedì sempre…segretamente si toccava guardando le foto di suo padre da giovane, con la divisa militare. Venne aggredita da una certa nostalgia dell’infanzia, quando sua madre, sempre sospettosa senza accusare mai nessuno, un mattino che svegliò sua figlia, scoperta dalle lenzuola cadute in terra nel sonno, le trovò, trattenuta dalle sue coscette una foto 8 x10 in bianco e nero, del marito di lei, suo padre…ma non malignò; in fondo poteva esserci finita nel sonno, dal suo giornaletto a fumetti dimenticato aperto, al lenzuolo, alle sue coscette…se solo sua mamma avesse saputo…
No! Ce l’aveva messa lei prima di addormentarsi, di proposito, dopo essersi toccata.
Invece il mattino dopo, a colazione, mentre il padre si preparava ad accompagnarle a scuola, sua madre gli disse quando Jeannine era andata in camera sua a prendere lo zaino…

“Berenice, va bene che usi la foto di papà come segnalibro…ma dovresti fare più attenzione…i negativi non so più dove sono, o se li abbiamo ancora…la foto ti era finita tra le gambe…vicino la patata…ti rendi conto?”
“Non me ne sono accorta mamma, scusa…”
E mamma tutta tranquilla continuava:
“Comunque sono riuscita a pulirla, ci avevi sudato sopra…no, ma poi se la metti nei tuoi giornaletti e poi io li butto…che facciamo? Perdiamo anche la foto ?! Senti Berenice! Dobbiamo essere più ordinate: vuoi che ti metto la foto di papà in una cornice? Così te la tieni sul comodino…sennò non è meglio che la mettiamo nella nostra scatola, no?! Se vuoi posso prenderti in libreria dei segnalibri colorati…”
“Sì, mamma. Prendi i segnalibri; le cornici costano.”
“Va bene Berenice, dammi un bacio e vai a scuola. Papà ti sta aspettando fuori, dai!”

…ma erano mai esistiti quei momenti !? A quando risalivano? Erano passati dei giorni, o dei mesi…certo non tanti anni…o dei semplici minuti? ...quando? …quando? ...perché la memoria se ne va? ...sono io, Berenice, dove sono? ...
Ecco adesso apparire anche sua madre, ancora giovane, con un impermeabile…
“…allora Berenice, sei pronta? Dobbiamo andare insieme dalla dottoressa De Mons…l’appuntamento l’ho preso per tutte e due!”
“Mamma, tranquilla! Sono ancora vergine, e non la do durante le gite scolastiche.”
Mamma era sempre garbata, non demordeva mai però…
“Figlia mia, lo so che sei ancora vergine; il problema forse sono io: mi sa che sono troppo vecchia per capirti…meglio che parliamo con la dottoressa, sai. Su preparati.”
“Non sei vecchia mamma…”
“In un certo senso sì. Sai ieri ho trovato mentre pulivo una copia di Hustler… in camera tua! …di papà non era! L’avrebbe condiviso con me! Tu non hai fratelli, e Jeannine dorme da sola…io non so perché tu l’abbia nascosto, ma sai, il sesso vissuto in quel modo…non ti dispiace, che te l’ho detto, vero?! L’ho trovato per caso, e tu hai tredici anni...fossi un maschietto – sai non dovrei esprimermi così – insomma …segaiolo, capirei…si può sapere chi te l’ha venduto?”
“Nessuno. Ho chiesto a un amico di quarta liceo di comprarmene uno, il più hard che conosceva, dato che aveva diciotto anni…senza che andiamo dalla De Mons, te lo dico io: lui me ne comprava uno nuovo non macchiato, e io alla consegna gli ho fatto una sega, lasciando che mi toccasse un po’ fino alla venuta. Gliel’ho preso solo un po’ in mano…”
“Berenice, tu non ti rendi conto!”
“Non ho scopato mamma!”
“Berenice, parliamone con la De Mons! Se dice che non è niente di grave, questa conversazione non è mai esistita!”
“Biiiiiip…biiiiiiip ...BIIIIIIIIP…BIIIIIIIP”
“Stai bene, Berenice? Vedo che barcolli…”
“Niente mamma, un capogiro! Ogni volta che un elettrodomestico suona così, all’improvviso io…insomma mi sembra di barcollare. Ma tu guarda! Ora la spengo questa cazzo di caldaia! …Vado in bagno un attimo. Aspettami…”
“…!...”
Mentre Berenice armeggiava sui comandi del cilindro della caldaia…comparve un’altra persona a lei cara…era in canottiera e pantaloni corti, e aveva appena finito di radersi la barba…
“Papà! Ci sei anche tu…hai visto mamma? Si preoccupava per un porno trovato in camera mia!”
“Beh, anch’io. Ho dovuto faticare un po’ per convincerla che non l’avevo comprato io! E poi come biasimarla? Avevi tredici anni, mica …”
Il padre mutò lo sguardo da affettuoso, a serio, a ironico, poi di nuovo serio, in attesa che la figlia capisse.
“…diciannove!”
“Diciannove? …papà? ”
“… tu sai cosa successe, vero?”
“Sì, mi ricordo papà! Mamma mi fece un brutto discorso per il mio voto di maturità: appena la sufficienza, mi diede talmente fastidio, che volli togliermi una vecchia soddisfazione! Volli uscire con te da sola, e ti portai col treno in una camera d’hotel fuori Bruxelles, per scoparti in santa pace! Per me te l’avrei data a undici anni io stessa, ma mamma vigilava!”
“Abbiamo sbagliato tutti e due Berenice…non dovevamo farlo!”
“Io avevo diciannove anni, ora ricordo! Ma non sento, nemmeno adesso… di aver sbagliato!”
“Beata te! Io sì…a tua mamma non dissi niente…ma al prete sì!”
“In confessione, papà?”
“Si capisce! Mi presentasti il tuo corpo, invitandomi a toccarti…ti toccai il seno, timidamente, e tu mi prendesti la mano, e te la portasti dritta al sesso…te l’eri pure pettinata, mi sa.”

“…hai voluto prendere una doppia a nome tuo, ma la carta di credito ho dovuto metterla io, Berenice! Con quanto c’è costata questo mese dovremo risparmiare di più. Non diventeremo certo poveri, però …che fai Berenice? Se vuoi spogliarti, vai in bagno, no?! L’abbiamo pagato, cazzo!”
Berenice, sedutasi sul letto matrimoniale aveva iniziato togliendosi le scarpe e la maglietta estiva, restando con i jeans e il reggiseno…stava sfilandosi i fantasmini dai piedi, quando il padre l’aveva ripresa. Sul momento decise di assecondarlo, e si diresse in bagno. Ne uscì dopo due minuti neanche: giusto il tempo di togliersi i jeans, il reggiseno e sfilarsi le mutandine; si lavò anche rapidamente la vulva e l’ano. Il padre da dietro la porta opaca le chiese:
“Berenice, vuoi che vado di sotto, e chiedo se hanno una lavanderia all’interno così indossi le mutandine pulite? …sennò te le vado a comprare; ci sarà pure un negozio nelle vicinanze! Basta che mi dici la misura …tanto franco più, franco meno …”
Berenice, completamente nuda, mentre si asciugava la passera cogli asciugamani puliti di cui era dotato il bagno, disse con disinvoltura:
“No, papà, grazie, non occorre, davvero!”
“Sicura?”
La figlia ignorò l’ultima domanda, uscendo completamente nuda davanti a suo padre esterrefatto. Mentre s’appoggiava alla porta con perfetta noncuranza gli disse:
“Tanto mica posso sporcarle quando non le indosso!”
Presentò a suo padre tutto il suo metro e sessantacinque, con una terza di seno che sarebbe diventata presto una quarta, i cui capezzoli erano piatti alla base e carnosi, ben torniti al centro. Diciannove anni, bella, bionda e longilinea, con i capelli biondi che le arrivavano al seno…il suo pelo della fica biondo, serico era piuttosto arruffato verso sopra; il padre, ovviamente rimase di sasso, ma ancora in grado di controllarsi, anche se in realtà cominciava ad arrossire…
“Figlia mia sei impazzita?! Co…cosa…vorresti fare?”
“Scoparti. E poi mi sono accorta che a casa mi guardi non appena mamma distoglie lo sguardo.”
“Come sarebbe a dire …scoparti?”
La figlia cominciò a sbottonare la camicia al padre, poi abbassò le mani verso la cinta dei pantaloni. Il padre pensò di bloccarla, ma lei pronta gli prese la mano, e se la portò direttamente alla vulva, che iniziava ad essere un po’ più gonfia …chiaramente Berenice era già eccitata all’idea che avrebbe avuto il padre tutto per sé nella privacy della camera dell’hotel.
“Sono bagnata papà, la senti? Se la vuoi è tua…mamma ormai ce l’ha larga; e forse sarà anche spessa; non appena lo metti nella mia sentirai che bella fica! Stai tranquillo, non sono vergine…toccami, da bravo…anzi stenditi sul letto, ti cavalco io…stenditi…”
Berenice era a proprio agio completamente nuda col padre; lui era uno stoccafisso a causa dei naturali complessi inibitori; ma sua figlia fu abile ad aggirarli…
“Stenditi papà, faccio io. Tu potrai dire che non volevi, tanto sto di sopra io…”
“Mi farai venire un infarto! Tua madre lo sa?”
“Esagerato! No, non lo sa, ci mancherebbe! Rilassati, dai…”
Berenice, una volta disteso suo padre sul letto a due piazze della camera dell’hotel, gli prelevò il pisello dalla patta dei pantaloni, e dopo un paio di manate, se lo cacciò in bocca con gentilezza, iniziando a leccarlo, e a scappellarlo per leccare e insalivare i lobi della cappella. Iniziò anche a succhiarlo, e a mordicchiarlo, a leccarlo, come aveva letto di fare in quel numero di Hustler, per il quale la madre la portò dalla ginecologa per un colloquio sui rischi del sesso stimolato dalla pornografia, quando non si era abbondantemente adulti. Il cazzo di suo padre le s’ingrandì in bocca; a quel punto restava solo da farlo diventare duro…la qual cosa non richiese che uno sguardo ai seni sviluppati, e ai capezzoli di sua figlia, belli dritti, e l’udito dei suoi respiri e sospiri femminili. Il padre ormai era sedotto. Il suo cazzo era alfine diventato un palo di una ventina centimetri per tre…lei si toccò la fica, già umida, per le proprie voglie, preparandosela a quell’inopportuno coito cercato fin da ragazza…tenendo il cazzo verticale con la sua mano, appoggiò la sua giovane fica a contatto con la cappella, e accompagnatala sul pertugio d’ingresso, cadde su quel cazzo eretto che avrebbe desiderato a undici anni, quando si limitava a toccarsi, tenendosi poi nelle mutandine la foto del padre, oggetto del suo desiderio. Ovviamente, essendo quel cazzo, grosso e caldo, lo apprezzò parecchio non appena venne accolto dalla sua giovane vagina elastica, e ancora abbastanza stretta, comunque non dilatata da alcun parto.
“AHNNNNN…OHHHHHHH…ahnnnnn…ahnnnn…ahnnnn…com’è duro! Mi piace, papi! ...Ora faccio io, ma poi muoviti un po’ anche tu! AHHHNNNNN, OHHHHHH!”
“Hai ragione Berenice! È meravigliosa…ahnnnn…ohhhhh…ahnnnnnnn…e se ti vengo dentro? ...ahnnn…”
“Ohnnnn…ahnnnn…papà, ho preso la pillola! Scopa! ...ahnnn…ahnnn…ahnnn, e prendimi le sise!”
Berenice col cazzo del proprio padre letteralmente ingoiato dentro si abbassò verso di lei affinché le potesse stringere il seno con le mani per mezzo minuto…
“Papà…ora chiavami la fica, su e giù, dai!”
“AHNNNN...huhhh…ahnnnn…ahnnnnn…come sei figa, figlia mia!”
“Finalmente ti scopo! AHNNN…AHNNNN…AHNNNN…lo senti quanto si bagna? ...se me l’avessi leccata prima ora avrei una locomotiva sotto di me, papi! AHNNN…AHNNNN…”
Berenice andò su e giù cinque o sei minuti, per mostrare al padre le tette che si muovevano, poi si fermò e disse:
“Non è che vuoi vedermi il culo, papi? ...ahnnn…ahnnnnn…ahnnnn…aspetta, esco un attimo, così ti guardi il culo…”
Berenice si tolse il cazzo dalla fica, e si voltò per impalarsi un’altra volta di spalle a lui; diede anche una guardata al cazzo, e vide la goccetta bianca al centro della cappella…e disse:
“…e qui mi sa che ci siamo quasi papà! Allora mi desideravi anche tu!”
“Rimettitelo dentro, Berenice! …ahnnnn…ha…hai vinto tu!”
“Subito papà…ahnnnnn…ecco! Hohhhhh!”
Berenice si lasciò cadere la seconda volta su quel cazzone, che avrebbe desiderato fin dai suoi primi tocchi intimi, ed iniziò a muoversi di nuovo; ogni tanto la sua mano destra scostava una natica affinché il suo inopportuno amante, potesse contemplarle anche l’ano, tra una movenza e l’altra…intanto il cazzo di suo padre stava aumentando di durezza e temperatura, dando a lei delle piacevolissime sensazioni di piacere proibito, e a lui la voglia di continuare a penetrarla. La vista del culo femminile di sua figlia adulta, davanti a lui, che ogni tanto si apriva da solo, gli provocò la voglia di una abbondante eiaculazione, che arrivò mentre Berenice si carezzava vicino al clitoride. Il cazzo di suo padre in sborrata piena le sparò dentro una decina di colpi liquidi. Lo sperma cadde dalla fica della donnina che si era voltata verso il padre per mostragli la sua fica sborrata, ed imbiancata; poi scese su di lui a baciarselo affettuosa, facendogli sentire i suoi capezzoli femminili sfregare quelli maschili di suo padre felicemente esausto, ma non troppo felice dopo cinque o sei secondi quando tornò a rendersi conto di quello che aveva fatto…goduto dentro sua figlia!
“Non ti devi vergognare papi! L’ho voluto io!”
Berenice, completamente nuda sopra il padre, lo baciò di nuovo, dicendogli maliziosa:
“Ora andiamo in bagno, facciamo la pipì, ci laviamo sotto la doccia…se ti va me la lecchi, come ho fatto io col tuo cazzo, e poi…”
“…poi cosa, figlia mia? ...siamo già da galera!”
“…poi me lo metti al culo! A undici anni non potevamo farlo, ma ora ne ho diciannove, sono adulta e decido io che cosa mi metto dentro…vai tu, o vado io in bagno?”
“Vai tu Berenice, io ti raggiungo dopo…vuoi fare la doccia assieme? Sul serio?”
“Sì, e non appena ti ricarichi, voglio che m’inculi!”
“Ma che ti è preso Berenice?”
“Non m’è piaciuto il discorso di mamma! Non è colpa mia se sono uscita con la sufficienza…”
“Te l’ha fatto lei quel discorso, perché io non ne ero capace! In teoria te l’avrei dovuto fare io! Ma queste cose non giustificano una voglia di scopare col proprio padre!”
“Papi! Tu non ascolti: fosse dipeso da me, avrei fatto sesso con te a undici anni, magari dicevo aspetto i tredici…poi vedendo che mamma vigilava, per paura di separazione, e divorzio, carcere…scandalo…insomma ho lasciato perdere; ma mi mettevo la tua foto tra le coscette la notte…una volta, di mattina s’era accorta che avevo dormito scoperta; me la trovò poco sotto le mutandine, ma disse che probabilmente era caduta dal giornaletto a fumetti, che leggevo prima di addormentarmi…”
“Uhmmm, a me disse che la usavi come segnalibro! Che dici? Se vado a costituirmi alla polizia per incesto, tua madre potrebbe farsene una ragione, magari mi perdona! Sei così bella, e poi mi hai tentato tu!”
“Non dirlo neanche! E poi l’incesto tra adulti consenzienti non è reato in Belgio! Vado io al bagno, che fai? Vieni?”
“No, fai tu…”
“Va bene, però non fare stronzate! Aspettami…non andare via!”
Berenice si alzò dal letto, e completamente nuda raggiunse il bagno per liberarsi dell’urina, e farsi una doccia rigeneratrice; poi raggiunse di nuovo il letto, stendendosi a pancia sotto; aspettando che il padre tornasse dal bagno, anche lui…certo ormai aveva un’età: non era più l figurino di quando lei era piccola, e se n’era innamorata: aveva messo su pancia. Si muoveva più lentamente. Suo padre fece la doccia, poi uscì dal bagno abbastanza rimesso a nuovo. Si era anche ripulito alla meglio i pantaloni che non aveva tolto durante l’amplesso. Un po’ di sperma era cascato dalla fica di sua figlia, finendogli per lo più nelle palle e qualche goccia vicino la stoffa della cinta. Lei lasciò la postura panciasotto, e si mise a quattro zampe, inarcando la schiena affinché potesse vederle bene il culo…
“Sei pronto a fottermi dietro papi?!”
“Sei sicura? Può farti male di dietro, sai…la prima volta con mamma tua le fece male una settimana!”
“Su questo decido io papi, tu devi solo fottermi…non siamo a casa, qui. Anzi, sai che ti dico?!”
“No…che dici?”
“Inizia a leccarmi…un po’ dove vuoi tu…fammi eccitare di lingua! La voglia di ficcarlo ti verrà da sola…”
Berenice allargò l’apertura delle cosce, fino a che il padre non avesse sotto la sua vista lo spacco della fica, e quello delle natiche, l’inguine, nonché l’ano da violarle su sua richiesta. La ragazza si eccitò facilmente, dato che era eccitata già di suo; la lingua di suo padre era stata molto mobile e salivosa. La leccò talmente a lungo, che alla ragazza venne il sospetto che lo stava facendo per non sodomizzarla. Leccava talmente veloce suo padre, che si compiacque che sua madre gli fosse rimasta legata; se la leccava così nei suoi pertugi avevi voglia a godere a volontà. La leccava talmente veloce che non riusciva a localizzare le zone del corpo dove aveva insistito di più…non durava che qualche istantino l’acme del solletico linguale. Descrisse anche una bella curva sinuosa, tra le la fica, il perineo, l’inguine e infine l’ano…
“Papà stai leccando, ahnnnn, da un bel po’…basta…ahnnnn…ohhoooohhh…violami il buchetto, su, voglio che mi apri per bene, ahnnnnnn!”
“Sei pazza Berenice! Ma se lo vuoi…”
“AHNNNN…dai, leccami un po’ l’ano…che mi piace essere cercata lì…”
Il padre di Berenice stimolò l’ano della figlia adulta con la propria lingua, come fosse quello dell’amata moglie, invadendolo dentro…
“OHHHHH…la lingua dentro, mhmmmm…papi…basta! Mettici il cazzo! Il cazzo papi, il cazzo!”
“Sei pronta Berenice?”
“Sì, dai! Spaccami!”
“L’hai voluto tu!”
Il padre della ragazza infilò il proprio cazzo dentro il retto della figlia, non avendo idea se l’ano avrebbe opposto resistenza. La spinta costrinse l’ano della donnina a cedere, e un dolore inesorabile si presentò al muscolo sfinterico della figlia, che contenne a malapena un urlo strozzato.
“Ahiiia…AHH…AHIIIIIIII! Ahn…ahi…ahi…bruciaaaaaahhhhh…”
“Questo è niente! Aspetta adesso che arrivo in fondo…ohhh…ma se vuoi lo tolgo!”
“Non se ne parla! Ahi…ahi…huihhhh…ahn…ohn…ahnnnn…fottimi!”
Il padre spinse, sperando che il retto di lei fosse in grado di accogliere i restanti quindici centimetri…dei suoi circa venti.
“AHHHHHIIII...uhhhhhh…hoh…ahnnn…non fermarti papà! Spingi ancora…”
Alla fine, con delle spinte più caute da parte dell’uomo arrivò tutto, tanto che Berenice sentì le palle sbattere contro il perineo, e l’inguine…
“Ora mi muovo di più Berenice…tra un po’ di minuti dovresti sentire un po’ di piacere…spero! Ma certo non eri abituata ad un cazzo come il mio! Ecco! AHNNN! ...AHNNNN! ...AHNNNN…me lo stringi bene figlia mia!”
“AHI…AHNNNN…sono la tua puttana, papi, fottimi duro! Fottimi…AHNNN…AHI…AHNNNN…lo sento nella pancia!”
“Piano figlia mia, piano…ahnnn…mhmmm…ahnnnn…ahnn…ahnnnnn!”
“AHNNNN…HUIIII…AHNNNN…AHNNNNNN…MHMMMM!”
“Fa male, vero figlia mia? ...vuoi che lo muova meno?”
“Mi piace, papi…mi piace…AHNNNNN …continua…comincio a godere! AHNNN…AHNNNN…AHNNN!”
“AHNNNN…huhmmm…eccolo…lo sento…lo sento…mhmmmm…”
“AHNNN…AHNNNN…è solo il mio cazzo che ti sbatte…però sei mica male…eri vergine dietro?”
“No, papi…ahnnnnn…l’ho sempre dato ai …ahnnnn…ai miei amorazzi liceali…se capitava…ahnnnnn…ahnnnn!”
“Ormai che abbiamo abbattuto le barriere…lo sapevi? …ahnn…ahnnnn!”
“Cosa…ahnnn…cosa…papi?”
“Tua sorella Jeannine…da un certo momento in poi ha voluto dormire da sola! ...sai perché? AHNNN…è…ahnnn…è…vero quello che aveva…ahnnnn…detto a mamma?”
“Cosa papi? HUH! AHNNN!”
“Una volta l’hai leccata a tua sorella maggiore Jeannine…ahnnnnn…ahnnnn!”
“Sì, papi! Ero curiosa…ma Jeannine dev’essersi spaventata…credeva che fossi lesbica…ahnnn…ma ero solo curiosa…ahnnn…ahnnnn…scopiamo papi! Lascia perdere Jeannine: è sempre stata…ahnnnn…noiosa! ...papi…quando le chiesi se era disposta a partecipare a una cosa io, lei, e te minacciò di dirlo a mamma se avessi…ahnnnn…insistito! Come vorrei che mi vedesse ora! Ahnnnn…fottimi…fottimi…sì!”
“AHHHHNNN…che bel culo Berenice…ahnnn…che bel culo davvero!”
“Mi schiaffeggi le chiappe?!…voglio godere duro…a mamma so che lo facevi…vi ho visti!”
“…ahnnnn…e…e …e va bene! ...ahnnnn! …tu respira, sennò mi si ammoscia…ahnnnn …bada …che sentirai male …”
“Dai, ahnnnn…dai! Voglio godere!”
“SCIAFF! SCIAFF! ...SCIAFF…SBAAATT…SCIAFF! …SCIAFF…SBOOOTT!”
“OHHHHH …AHNN…AHNNN…AHNNNNN…sì! Ancora papi…ancora!”
“SBAAAATT…SCIAAAAAFF! SBATTT! ...SCIAAAAAF!”
“AHNNNNNNNN…fottimi papi! Che bellooooohhhhh! ...ahnnnn …ohhhhh!”
Dopo due serie di schiaffi alle sue natiche arrosate, il padre di Berenice riprese ad afferrare sua figlia per i fianchi, e ricominciò a modulare le spinte…anche i suoi coglioni cominciavano a gonfiarsi, e Berenice se ne era accorta, che i coglioni che sentiva sbattere dietro di sé, erano più turgidi e gonfi.
“AHNNN, AHNNNN…HOHHHHHHH!”
“Figlia mia, ahhhnnnnn…sto…ahnnnn…sto per venire…lo vuoi fuori?”
“No, papi…ahnnn…ahnnnn…dentro tutto! Ahnnnnn…neanche una goccia fuori!”
“AHNNN…AHNNN…HNNN…MHMMMMMM…AHMMMMMM…sì, sì…ahnnnn…mhmmm sì…sì…figlia mia…”
“AHNNNN, dai papi! Spurgati! ...AHNNNNN!”
“Eccooooohhhhh! ...AHN! Tieni!”
Al padre di Berenice partì la seconda eiaculazione di quel pomeriggio, e ci riempì il retto di sua figlia…la quale accaldata all’inverosimile, ricevuto l’ultimo fiotto, si accasciò contenta, e sudata per la tensione rilasciata con quel sesso duro e a tratti doloroso, ma che l’aveva fatta anche godere, per il piacere sottile, mentale, che provava a immaginarsi disapprovata da sua sorella maggiore Jeannine. I suoi capelli s’erano bagnati, e il suo respiro era diventato più ampio, e rilassato. Si erano bagnate anche le lenzuola pulite. Il padre, notando lo stress della figlia, le tolse subito il cazzo, e osservò il suo buchetto del culo di un rosso paonazzo cercare di tornare alla forma originale…intanto cominciò a espellere una parte dello sperma, e un righino di sangue, nonché del fluido marrone in chiazzette che sporcarono le lenzuola ...
“Mi dispiace tesoro mio, l’hai voluto tu! Riposati adesso…vado a lavarmi io.”
“Papi…”
“Che c’è?”
“Una terza erezione, credo che non sia possibile, vero? …”
“Sicuro! Sono stanco sai…alla mia età è stato già tanto averne avute due a breve…”
“Mò che torni dal bagno, ti va di prendermi le sise, e di succhiarmele? Magari dormiamo assieme e fottiamo di nuovo…”
“Berenice, forse non hai capito! Se non torniamo a casa stasera, mamma tua chiama la polizia! Volevi una trasgressione, e ti ho detto di sì...sei stata molto seduttiva…ma a casa tienti l’acqua in bocca, e dimentica quello che abbiamo fatto qui! Cazzo, mò che vedono cosa abbiamo fatto su queste lenzuola una camera non ce la daranno mai più…guarda Berenice! Sborra, cacca, e un po’ di sangue rettale…dovevamo stare più attenti! Hanno i nostri documenti alla reception. Da oggi mi conosceranno di vista come uno che si fotte sua figlia! Che cazzo mi hai fatto fare, porca miseria!”
“Papà! Ma chissenefrega! E Jeannine, tieni!”
Benché stanca, ma felice di essere arrivata al culmine del coito anale col padre, fece il segno dell’ombrello con le braccia contro sua sorella, in realtà non presente lì con loro in quel momento … il padre la lasciò fare, per poi dirle:
“Tu puoi dirlo, dato che sei giovane, incosciente, e un tantino folle …folle lo sei sempre stata! …io in questo hotel non mi ci presenterò mai più, dopo oggi! Cosa diranno non appena vedranno queste lenzuola sgualcite e piene di macchie, rosse e marroni?”
“Abbiamo pagato l’uso di queste lenzuola, no pà?”
“Non mi riferivo ai soldi figlia mia! Alla reception hanno i nostri documenti, lo sanno che siamo padre e figlia!”
“No, sanno che siamo padre e figlia maggiorenne …che rottura che sei pà! Dici così perché ti vergogni a dire che t’è piaciuto più il culo della mia fica, vero? Pciù, pciù, pciù…vieni qui papi mio! Oggi mamma e Jeannine le voglio dietro la lavagna! Pciù, pciù, pciù …pciù, pciù…pciù…era più bello il mio culo o la fica papi? …dai pciù, pciù …pciù…pciù …dimmelo, pciù…pciù …”
“… la fica, Berenice …la fica!”
“Bene! Ora lo so! …senti, papi per quelle macchie, vuoi che telefono al mio fidanzato? In un’oretta sta qui, mi faccio fottere duro, così penseranno che mi ha inculata lui, che tu qui hai solo aspettato insieme a me finché non arrivava lui …vogliamo fare così?”
“Mhmmmm …no, no …è un grosso rischio lo stesso, e poi dovresti farlo scopare su un letto sfatto e sporco …e se lui dovesse subdorare che ti ho scopata…no, meglio di no! Si fotta la reception! Tanto mi hanno visto solo oggi!”
“Io magari ci torno con il mio fidanzato tra una settimana…senti, siamo qui solo da un’ora…lavati, poi mi lavo io e ci risistemiamo sul letto…vai in bagno, vai…”
Il padre prima, e la figlia Berenice poi, si lavarono entrambi, e quindi si stesero sul letto a dormire; dormirono abbracciati due ore; poi la vescica svegliò il padre di lei, che si alzò per andare in bagno per urinare. Tornato in stanza, la figlia risvegliatasi anche lei, gli disse:
“Papà, ci siamo riposati abbastanza…secondo me hai ricaricato! Vieni qui, sopra di me, su…non farti pregare…l’ultima, poi andiamo via…su vieni…”
Il padre si sistemò sopra il corpo di sua figlia, poi iniziò a baciarle il collo, leccando qualche momento dopo lo stesso posto dove l’aveva baciata. La ragazza stava godendo degli stessi preliminari che aveva sempre usato alla moglie…ad un certo momento s’era abbassato per godere del seno di sua figlia, una terza-quarta misura dalle tette regolari, tutte e due calde e lisce da baciare, leccare, e suggere una volta induritesi …intanto Berenice si stava accorgendo che a suo padre si stava indurendo anche il cazzo…
“…ahnnnnnn…huhmmmm…hahnnnn! Hoh!”
All’improvviso prese fra le sue mani la faccia del padre, e gli disse:
“Ahnnnn…non ho mai assaggiato la tua lingua, papi…ahnnn…tieni, prendi la mia…assaggiala dai!”
La ragazza tirò fuori la sua lingua per offrirla a suo padre, affinché vi sovrapponesse la sua…e goffamente si sciabolarono entrambi dei colpi, poi lui tornò rabbiosamente a suggerle il capezzolo sinistro prima e destro poi, fino a indurle male…quindi scese a baciarle il ventre, esplorarle l’ombelico, leccarle leggerissimamente il basso ventre, fino ad arrivare alla fica di sua figlia, ormai gonfia per il piacere provato fino a quel momento…la ragazza premette la nuca del padre affinché continuasse a leccargliela bagnata com’era…e vi aggiunse la propria saliva, leccandole con delicatezza anche il meato urinario…la ragazza, debitamente stimolata, proruppe in un urlo di piacere, che era stato già udito anche nel corridoio del piano dell’hotel, poi continuò a eccitarla leccando delicatamente la base del clitoride, sfiorandolo appena…la fica della diciannovenne espelleva bavette trasparenti, che il padre infoiato leccò via dalle sue cosce…poi staccò la testa dalla fica della figlia, si prese in mano il cazzo inturgidito dall’erezione e entrò la seconda volta dentro sua figlia, che chiuse le gambe una volta avuto il cazzo dentro la sua fica…il padre di Berenice a quel punto iniziò a chiavare la figlia, baciandola e leccandola dove capitava, talvolta venendo ricambiato data l’eccitazione di lei…il cazzo di suo padre era grosso e questo già la soddisfaceva a più non posso. Ogni affondo del venti centimentri di suo padre erano bavette trasparenti espulse dallo spacco della vulva…ormai Berenice aveva chiuso gli occhi per godere ogni momento di quella sciagurata intimità sessuale…
“AHHHHNNNNNN…ahnnnn…ahnnnnn…ahnnnnn!”
“Ahn…AHN…AHNNN…ahnnnn…ahnnnn!”
La metafora di Berenice si era rivelata corretta: suo padre era una locomotiva di sesso, la cui caldaia era già in pressione…lo aveva spiato tante di quelle volte avvinghiato nel letto matrimoniale, ovviamente con sua moglie…tantissime volte era stata tentata di massaggiarsi la passera, eccitarsi, e piombare sul loro letto per impadronirsi del cazzo del padre, e calarselo dentro per cavalcarlo…il punto era che sua madre non l’avrebbe mai permesso! Mentre suo padre la chiavava, si ricordò di quando aveva proposto a sua sorella più grande, Jeannine, di sedurlo e scoparselo in due: Jeannine era diversa da lei, ergo proposta respinta! Proposta che le fece dopo averle assaggiato la fica, ed essersi accorta che il sapore poteva anche essere attraente; se lo era stato con lei, anche per il loro padre…ma Jeannine a modo suo, era tutta d’un pezzo. E ora che suo padre stava arrivando all’orgasmo…Berenice desiderava tantissimo che sua sorella potesse vederla mentre ci scopava, in procinto di riceverne la sborra…peccato soltanto che a quell’epoca i cellulari stavano appena apparendo sul mercato, ma erano per pochissimi…Berenice sentì sul suo bacino le palle dure e caldissime di suo padre tremare lievemente…stava per venire…cominciò a baciarlo forsennatamente, e infatti dopo una decina di affondi di lui, e baci veloci e dolci di lei, il padre le venne dentro la sua caldissima vagina accogliente…urlarono entrambi…
“AHHNNN…AHNNNNN…AHNNNNNN…ahnnnn…ahnnnn…ahnnnnn!”
“Ahnnn…huhmmmmhh…sì papà! Ancora…huhmmmm…hahn…ahnnnnn…dentro tutto! Non toglierlo! ...Ahnnnn…ahnnnnnm!”
“Ahnnn…no…no…non …ahnnn…resti incinta, no?!...ahhnnn…eccolo figlia mia, eccolo…ahnnn…ahn…no…no…non ne ho più…ahnnnnn…ahnnnnn!”
“No, papi! Non resto incinta! Ho preso la pillola ieri, per essere qui con te, oggi! ...no…rimani dentro…ancora un po’…lo sai papi?”
“Cosa?”
“Ora vorrei che mia sorella Jeannine, mi vedesse abbracciata in coito con te!”
“Perché?”
“Così…quando lei aveva quindici anni gliel’avevo proposto…”
“Che cosa?”
“Di sedurti assieme, io e lei…ti saremmo dovute venire addosso, come per giocare …Jeannine ti avrebbe dovuto far leccare la fica per eccitarti…io mi sarei autosverginata con il tuo cazzo dritto…e per prepararla meglio le calai le mutandine, e presi a leccargliela…mi lasciò finire…”

Mentre erano sole a casa, Berenice andò davanti a Jeannine che si era appena messo l’intimo addosso, dopo essersi asciugata dopo la doccia, e le diede una spinta che la fece ricadere supina sul letto; Berenice le intimò fermamente:
“Jeannine, ti prego, stai ferma!”
“Perché? …cos’è un gioco?”
“Uhmmm, sì, una specie …ecco!”
Velocemente Berenice calò le mutandine a sua sorella maggiore, e le contemplò la vulva; Jeannine le disse:
“Berenice, che io sappia ce l’hai anche tu …che c’è? Dovevo pettinarla? Oh, tocchi? Me la stai carezzando …oh …Berenice …perché? …ferma …perché …?”
“E aspetta, cazzo! Aspetta un po’ …”
Berenice continuò a carezzare garbatamente la vulva di sua sorella maggiore, e si accorse che carezzandola, si bagnava, come la sua del resto …
“Che ti prende? Ahnn…una volta che me la bagno mi devo lavare di nuovo …mhmmm…che fai? Sei matta?”
Berenice aveva iniziato a leccare la vulva pulita e odorosa di sua sorella, e alla domanda ovvia di sua sorella rispose annuendo col volto, tra una leccata e l’altra …
“Ahnnnn …ohhhhhh …ahnnnnn …ahnnnn …ma che …AHN! …ma che ti …ahnnn …prende …Be …Ber…ahnnnnnnnnn …Berenice …ahhhhhh …ohhhhhhhhh …che ti …pr…pren…de? …ahn …ohhhhh!”
Jeannine, un po’ sorpresa per la sua incapacità di respingere sua sorella, aveva iniziato a godere, anche perché Berenice aveva iniziato a lambirle il cappuccetto di carne vicino il clitoride …ormai dopo la sorpresa iniziale s’era eccitata, e sottomessa più o meno piacevolmente alla lingua di sua sorella …aveva iniziato anche a carezzarle la testa e la nuca, come se le volesse veramente bene; la lingua di Berenice era veloce e leggera, e quando la fica ormai gonfia di Jeannine cominciò a emettere qualche rivoletto sottile, trasparente, e le sapienti leccate di Berenice assaggiarono puntuali quelle emissioni della vagina di sua sorella maggiore. Ormai Jeannine era in godimento, e si arrese:
“Lavorami un po’ con le dita, ti prego! Io un vibratore …ahnnn …ahnnnn …no…non…ahnn…ce l’ho! …e non sono vergine …ficca pure …ahnnn …ahnnn! …basta che ficchi qualcosa! …AHNNNNNN …maialaaaaaaaaaahhhh …ahnnnn …ahnnn!”
Berenice unì medio e indice, come aveva visto nei giornali pornografici degli amici più grandi, ottenuti in cambio di una sega, riparati in un sotterraneo o un parcheggio, e iniziò a penetrare avanti e indietro la vagina della sorella che s’era allargata nello spacco per la stimolazione linguale …Jeannine pensò solo a godere, anche per sapere fin dove volesse arrivare sua sorella, le cui dita non erano certo il cazzo del suo fidanzato. Le aveva chiesto di masturbarla perché ormai le stava montando dentro la voglia di un vero orgasmo. Berenice alternava delle veloci e leggere leccatine al sesso reso sorprendentemente voglioso di Jeannine, con le penetrazioni delle abili dita di Berenice. Il trattamento lingua-dita durò cinque o sei minuti, poi Jeannine se ne venne squirtando tre volte!
“AHNNN…HAHNNNN…AHNNNNN! …ohhhhhhh!”
Il primo finì in faccia a Berenice, gli altri due sulla sua lingua, dato che aveva aperto la bocca per assaporare l’orgasmo di sua sorella; le leccò la fica bagnata per un altro minuto, poi la baciò tre volte, ci strusciò la guancia, e quindi si stese accanto a sua sorella, essendo entrambe esauste. Parlarono guardando entrambe il soffitto, senza mai volgersi reciprocamente lo sguardo …
“Ahnnnn! Grazie Jeannine! Non è che vuoi provare la mia, fra poco?”
“No, non sono lesbica come te! …porca e puttana! …ahnn…dì un po’ …era da molto che mi desideravi?”
“Da …stamattina! M’intrigava sapere che sapore avevi lì sotto. Come va? Ti senti sporca?”
“Uhm! Il sapore, eh? …perché non l’hai assaggiata a mamma allora?”
“Mamma non mi serve, e io amiche lesbiche non ne ho, sennò non ti avrei disturbata.”
“Quello del sapone con cui la lavo, scema! …era per una scommessa con qualche tua amica malata?”
“No. Mai confidata a nessuno questa mia voglia! Era per farmi un’idea delle tue intimità …sai, volevo proporti una cosa a tre …”
“Scordatelo! Io il mio ganzo con te non lo divido …sei la biondina di casa! Me lo porteresti via in un istante! Guai a te se ti vedo limonare con lui! Ti uccido, guarda!”
“Non mi hai fatto finire Jeannine! …io volevo dire io, te, e papà!”
“Paaaapaaaaaaàhhh? Ti ha molestata forse?”
“No, è mamma che m’impedisce di molestare lui, davvero! Lui è un papà molto ok! Lo sai anche tu!”
“AH!”
“Ah che?! …pensavo, una volta che mamma esce, che stiamo sole con papà …se tu gliela facessi leccare, insomma ti alzi la gonna e gliela metti davanti, e io adesso so che è buona, io glielo prenderei in bocca, e non appena gli diventa duro …mi autosvergino, mi c’impalo io stessa! Credi che non ne sia capace?”
“Sei folle Berenice! Prendi droghe ultimamente?”
“Macché …allora, che ne dici sorella?”
“Da oggi lo so benissimo che sei capace! …e lasciala, cazzo! Non sono lesbica come te!”
Berenice stava accennando una garbata carezza alla vulva di sua sorella nel frattempo asciugatasi. Per reazione si era sollevata su un fianco, verso Jeannine contrariata dalla carezza; e dopo averla fissata negli occhi, si chinò a baciarla in bocca, cercandola con la lingua. Sua sorella Jeannine non schiuse le labbra; le tenne chiuse, fino al momento in cui Berenice, in preda forse ad un’anomala scarica ormonale, non smise di baciarla, per poi proporle di nuovo:
“Se mi aiuti a cavalcare il cazzo di papà vedresti da sola, con i tuoi occhi, quanto sono lesbica! …se vuoi saperlo il cazzo mi piace! E tanto!”
“Sei sicura d’essere in te? Mi hai leccato la fica! E ora baciata in bocca!”
“Sì, sono perfettamente in me. C’è qualcosa di male a volerselo scopare?”
“Boh, non mi sembra che noi si sia adulte! …e con mamma come la mettiamo?”
“Mica dobbiamo dirglielo per forza!”
“Sei pazza!”
“Jeannine, ti prego! Mi sono lavata la fica col tuo stesso sapone, mi sono masturbata, sono venuta e l’ho assaggiato la mia stessa venuta! T’assicuro, in tutta sincerità, che il sapore della tua passera è migliore del mio! Allora, mi aiuti? …”
Jeannine con il viso sconvolto si alzò dal letto, e prima di andare in bagno a lavarsi di nuovo, intimò fermamente a sua sorella:
“Io non mi coricherò mai più, e dico mai più, nella stessa stanza con te, Berenice! Prenditi tutta la stanza, io mi adatterò in salotto. E non t’azzardare a propormi di nuovo la follia del sesso a tre con papà! È talmente assurda, che farò finta che non abbiamo mai parlato! Sei da riformatorio! Quello che farai con lui, io non voglio saperlo; non avvertirò mamma; ma se me lo proporrai di nuovo o me farai sapere, anche solo per vantarti, o prenderti gioco di me, li informerò entrambi, e se la nostra famiglia si sfascerà, sarà solo colpa tua! Ci siamo capite troietta folle?”
“…”
“Non ho sentito …”
“Ho capito, va bene!”
“…ok, non toccarmi mai più, sorella!”
Il suo sguardo severo non avrebbe ammesso repliche:
“…stronza!”

“Sai, pà, un po’ se l’era goduta anche lei…poi respinse la mia proposta, minacciando di dirlo a mamma…ma poi non lo fece. Deve aver creduto che fossi drogata…”
“…e lo eri?”
“No, papi…”
“Allora sei proprio folle Berenice! E ora i folli sono due! E se iniziassi a molestarti, adesso?”
“Se mamma e Jeannine non ci sono puoi entrarmi dentro quando vuoi!”
“Forse è meglio che vai dal tuo fidanzato, a dormirci se i suoi genitori te lo consentono, a casa sua!”
“Lui è figo, ma è di famiglia numerosa, e forse ha già un’altra, mora e più troia di me!”
“Capisco …cioè non ho capito proprio niente di te!”
“Papi, esci dalla fica! Ho voglia di fare una cosa…”
“Cosa?”
“Ed esci!”
Il padre di Berenice liberò la fica di sua figlia, che prontamente afferrò il suo cazzo affinché non sfuggisse; poi tenendo la presa avvicinò la testa, e lo accolse in bocca. Dopo avergli insalivato la cappella succhiò tutto quello che poteva asportare, e un altro poco di acquetta seminale le finì sul palato…il padre si sentì svuotato, e stanco, incapace di un’altra erezione…
“AHAHNNN…ohhhhh…”
“Splu..puhl…sluuup…’ham…”
Dopo aver ingoiato, quello che era riuscita a succhiare, la figlia pulì il cazzo con la lingua, per poi lasciarlo, e dedicarsi alle palle fredde del padre, che stava già accarezzando durante la succhiata: le prese in bocca succhiandole piano, piano…sapeva che gli avrebbe pure potuto indurre dolore. Ne prese in bocca prima una, poi l’altra, e fu molto generosa ad amarle con la lingua…dopo che ne assaggiò il sapore, le lasciò, e disse al padre di farle quello che voleva. Suo padre le prese i seni da dietro, e se li strinse per una decina di minuti rieccitando Berenice, che con le mani cercava il cazzo del padre, che ormai restava moscio…la figlia gli disse:
“Stringile, papi! Stringile! Che mi tocco io, sotto…”
Il padre strinse i seni di lei a volontà, mentre sua figlia si masturbava toccandosi e massaggiandosi, la fica…quando finalmente venne, il padre stava ancora stringendole i seni, chiudendo i capezzoli tra i corpi di indice e medio di ogni mano…
“AHNNNNN…AHNNNNNN…AHHHHHNNNNN…Papi…”
“Che c’è Berenice…?”
“Leccami la fica che è bagnata, poi possiamo anche andare via…”
“Mi sa che è impossibile dirti di no!”
Il padre mollò i seni, e si dedicò a pulire con la lingua e la saliva la fica di sua figlia, venuta per il massaggio.
“Sluuurp, slaaaap…yuhlmmmm…suuuupp…huhmmm…”
“Ohhhhh, papi…ohhhhh…così, così…ahnn!”
Il padre finì di leccargliela: gliela lasciò che era pulita; poi una volta emotivamente scarichi, si riposarono un quarto d’ora, senza che il sonno tornasse. Quindi si rivestirono per andare via. Era sera, e dovevano tornare a casa.
Quando tornarono a casa dissero di aver fatto una lunghissima passeggiata, e di essersi stancati. Mamma non indagò: aveva suo marito a casa a tarda sera, come dal primo giorno del matrimonio, avrebbe dormito con lei…e tanto le bastava! A Berenice, toltasi quella curiosità familiarmente pericolosa, quella cioè, di fare sesso duro con suo padre, come avrebbe voluto fare da bambina…i suoi bollenti spiriti si attenuarono, rimasero dentro di lei, ma molto meno bollenti. I fidanzati se li cercava (e li lasciava) con calma, finché la sua scelta non cadde su Jean, un tranquillo impiegato delle Poste. Per i successivi due anni ebbe delle brevi sveltine nella fica con il padre, quando la madre usciva per la spesa, o andava dal medico; due settimane prima che morisse di un male incurabile riuscì, dopo averlo maliziosamente provocato dopo il riposo dalla terapia, a farsi fare solo una leccata di fica…Berenice puttana lo era dentro, per istinto, a prescindere dal compenso; sua sorella Jeannine, meno figa, sempre formosa, più ovale, tutto sommato anonima come forme; e sempre un po’ più sulle sue, più riflessiva e “quadrata”; Jeannine donna onesta, tranquilla e senza grilli in testa, trovò a sposarsi prima di Berenice, la quale era sempre stata più bella di lei, e più pazzerella ad esser buoni; il destino però era stato baro: la figlia di sua sorella, Pauline, vide nel sesso un’opportunità di guadagno dopo la morte del suo amante Thierry…la biondissima snella occhi di ghiaccio, Pauline, era stata un po’ la nemesi di Jeannine. Gli occhi azzurro chiaro li aveva presi dal padre Bernard, il gene della magrezza le era stato trasmesso dalla nonna materna. Il punto era che se Berenice era la sorella troia della disciplinata Jeannine, Pauline era la nipote “ideale” di Berenice, perfettamente in grado di sovrapporsi a lei, quanto a carattere, e comportamenti sessualmente o discutibili, o inopportunamente disinibiti.
Apparve anche la sorella Jeannine, così giovane, anche se non bella come lei, che le disse mentre con indosso un grembiule da cucina, lavava dei capi di biancheria intima, parlando con lei mentre la loro madre era uscita per delle compere, e il padre riposava.
“…scusa Berenice, perché fai certe cose?”
“Perché mi piace farle! Non riesco a trovare un’altra ragione…ma te, sembri contrariata!”
“No, no…ma sedurlo alla sua età…scoparlo sulla sedia…il cuore fa fatica a pompare, sai…io ieri vi ho coperti! Se proprio vuoi farlo divertire, aspetta che mamma esca almeno, e lo stendi sul lettone…bada, non ti giudico, sei grande…”
“Jeannine, mi hai sempre giudicata!”
“E allora? Non ti ho mai sputtanata! Solo che non credevo che ci arrivassi, realmente, con la congiunzione, intendo. Oh a proposito…”
Jeannine s’era messa la mano sotto il grembiule e aveva dato a Berenice un blister di pillole, da lei procurate tramite il proprio medico curante; era un blister di pillole del giorno dopo, per non restare incinta…
“...?”
“Tieni, prima che mi dimentico! Queste sono per quella di ieri…per poco non succedeva un casino, sai …”

Berenice vide che il padre si stava toccando sotto la cinta dei pantaloni, forse si stava aggiustando una palla, o forse il cazzo stava premendo contro la cerniera, comunque dato uno sguardo rapido alla casa, raggiunse il padre, e gli prese in mano il cazzo masturbandoglielo prima con le mani, poi con la bocca…come giudicò che fosse abbastanza turgido, si tolse le mutandine lasciandole cadere in terra, e rimboccatasi alla meglio la gonna, si sedette infilandosi in fica il cazzo del padre, che sapeva bello grosso. Prese a muoversi per una sveltina; con una fica giovane, facile a bagnarsi come quella della figlia Berenice, che ormai aveva compiuto i vent’anni, in cinque minuti neanche sarebbe venuto dentro come stava spiegando Berenice a sua sorella…

“…rebbe venuto!”
“Dimentichi di dire che sarebbe anche potuto morire, col suo cazzo piantato dentro di te, sua figlia!”
“Ma no. Mi muovo piano! Ma se succede mi assumerò le mie responsabilità.”
“E all’onore di mamma non pensi?”
“Che c’entra l’onore di mamma?”
Rassegnata alla scarsa visione della realtà di Berenice, sua sorella Jeannine le rispose:
“Guarda, ci rinuncio! Se ti va ancora di rifarlo, stabiliamo un segno tra noi due, un segno convenzionale, innocente, in modo che mamma non se ne accorga! …senti papà che sta facendo adesso?”
“Dorme…era stanco oggi.”
“Dopo le emozioni di ieri! Vabbè, gli starai allietando gli ultimi giorni…oggi ho telefonato al medico. Quello che si poteva fare, è stato fatto…tranquilla, non gliel’ho detto al dottore che te lo scopi! …senti, se devo distrarre mamma, portarla fuori, non metterti niente di sexy; sta con tanto d’occhi! Forse sospetta già qualcosa!”
“Tu, cos’hai sentito dirle?”
“Io? Niente! Mutacica, ma lo sguardo non è quello di un’inebetita. O forse lui gliel’ha detto di quel pomeriggio in hotel voi due da soli, chissà potrebbe averglielo confessato! Da come ti guarda! ...”
“Mi guardasse come vuole! M’ha portato dalla ginecologa per un porno …”
“Fece un terzo grado a papà, inizialmente convinta che te l’avesse passato lui! Litigarono, ma te, stè cose, figuriamoci se le consideravi! …comunque faremo così: leggiti un libro in cucina con un segna-libro che si veda, e io so che devo portar fuori mamma…a proposito è sospettosa…più di tre quarti d’ora fuori non se ne parla…ma secondo me non fai bene!”
“Non so te, ma io me lo sarei fatto dopo i miei primi tocchi …”
“Se proprio ci tieni, io mi sono accontentata di toccargli il pisello una volta, ma ad andare oltre, parecchio oltre, come volevi tu, non m’interessava nemmeno un po’…a mamma non glielo dissi che me l’avevi leccata, sai.”
“Grazie Jeannine! Sei una borghesuccia ipocrita! Non gliel’avevi detto perché in ogni caso t’era piaciuta! Io lo so! Io te l’ho assaggiata la fica in goduta …hai goduto perché per te era una sensazione nuova, inattesa, e sei venuta! Dicevi no, no, ma premevi la mia nuca contro il tuo bacino…”
“Va bene, lo ammetto! Ho goduto, va meglio così?! Comunque mamma vigilava; l’ha sempre fatto! E ieri per poco non vi ha visti…fortuna che ti avevo vista io, seduta su di lui! Se non avessi visto metà del tuo bel culetto, con quella gonna rimboccata, che andavi su e giù, ora ci sarebbe una bella crisi familiare! Anche le mutandine per terra! Sei stata sempre una …bagascetta! Lo fai apposta a lasciare tracce!”
“Oh, grazie sorella! Ma così mi fai un complimento.”
“Senti, ormai ci siamo: toglimi una curiosità morbosa...”
“E sarebbe?”
“Gli viene duro nelle condizioni in cui è?”
“No, non è durissimo…no…ma dentro, riesco a farlo entrare! Ma è contento anche con una leccatina di fica …”
“Pensa un po’…”
“BRRRRZZZZZ…BRRRRRRZZZZZZZZZ…biiiiip!”
Jeannine smise di lavare la biancheria al lavabo del bagno, dicendo a sua sorella con la quale aveva parlato fino a quel momento:
“Ah il citofono! Chiudi il rubinetto Berenice! Io vado ad aprire a mamma…se ti serve, il bagno è tutto tuo!”
Trascorso del tempo anche Berenice uscì dal bagno, e all’improvviso…ritrovatasi nel corridoio di casa, ricomparve sua madre, vestita a lutto. Indossava l’abito nero del giorno del funerale del marito Philippe; dietro a lei c’era Jeannine, anche lei vestita a lutto all’età e all’aspetto che aveva quello stesso giorno; sua sorella maggiore la guardava con una certa aria di compatimento, se non di disprezzo; l’unica cosa che le univa era la loro madre, che naturalmente si rivolse alla figlia Berenice:
“Berenice, sei pronta?! Non vorrai farci arrivare in ritardo…l’auto ci aspetta dabbasso.”
“BIIIIP…BIIII!!”
“Hanno il coraggio di suonare col clackson…dobbiamo andare figlia, mia…”
“BIIIIP…BIIIIIIIIP…BIIIIIIIIP!!”
Quel suono! Le provocava sempre dei mancamenti!
“Oh mamma, aiutami!”
Tutto intorno tremava, e la periferia del suo visus cominciava a scomparire; la mamma di Berenice, ancora abbastanza nitida, andò incontro alla figlia che stava per cadere, pronta a sostenerla, finché dopo un ultimo lampo …
…ehi, chi aveva spento la luce?!

Ospedale civile di Bruxelles, reparto di neurologia, sala di terapia intensiva…

“…biiiiiiiiiiiiiiii…”
Il suono dell’elettrocardiogramma era inequivocabile. Piatto il grafico, continuo il suono, da ormai trenta secondi. E nell’ultima settimana nemmeno l’elettroencefalogramma aveva lasciato troppe speranze; la TAC eseguita in emergenza era stata fin troppo chiara. L’infermiera, attratta dal suono divenuto piatto e continuo, suonò il campanello d’allarme, e chiamò il neurologo di guardia, il dottor De Vriees, che accorse prontamente, restando calmo…
“Dottore …Berenice, la paziente del letto 27, …era in coma profondo da una settimana…”
“Lo vedo! …sì me l’aspettavo. Ok, il possibile l’abbiamo fatto; se n’è andata adesso! La paziente è deceduta dopo normale terapia per ictus cerebrale, ore 23,30, 14 aprile duemiladici…”
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