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Prime Esperienze

Quella nostra gita a Roma...3a parte


di sexitraumer
12.01.2012    |    8.588    |    0 9.6
"Albi provò ad abbassarsi verso il suo culo per baciarglielo, ma Marianna non gradì scostandosi; poi in maglietta mimetica con culo e figa en plen air si alzò..."
“Perché ?” – chiesi io.
“Perché ho impostato il cleaner per il solo spazio libero rimasto usato dopo la funzione elimina! Se volete andarvene a dormire andate pure, tanto adesso il pc va per conto suo…cazzo Albi !”
“Che c’è ancora ?”
“Attacca la spina alla presa, la batteria che ha Andrea è di merda ! Fra dieci minuti lo molla…”
Albi eseguì. Marianna e Andrea erano crollati nel letto dopo aver leccato il settimo o l’ottavo dei francobolli di Marianna; Davide nel frattempo si era tirato fuori il cazzo poiché la sua mente era stata indotta dall’allucinogeno, leccato intensamente e troppo rapidamente dal francobollo, ad elaborare quei nudi di donne trombate viste al dvd. Ignorava o trovava normale che ci fossimo anche noi ragazze; Silvana, garbatamente schifata, si scostò immediatamente quando Davide andò col cazzo tenuto in mano di fuori verso di lei. Il cazzo di Davide finì per urtare il braccio sinistro più o meno accanto all’ascella di Albi seduto, che si dimenò per lo schifo staccandosi, e si piazzò d’istinto dietro Alessandra, che da parte sua gli diede un robusto colpo di gomito nello stomaco non gradendolo alle proprie spalle in quel momentaccio così imbarazzante e critico. Albi dovette spostarsi di nuovo. Paola capì cosa fare: accompagnò Davide come un sonnambulo verso il lettone mentre questi si teneva ancora il cazzo in mano. Si stese di traverso rispetto ai piedi di Andrea e Marianna. Davide, penosissimo, si masturbò davanti ad una donna nuda che solo lui poteva vedere, ed altrettanto penosamente si sporcò le mani del suo sperma prima di addormentarsi sfinito ed indifferente alla nostra presenza; scoreggiò rumorosamente. Noi al momento dei suoi schizzi ci allontanammo alla meglio, ma la stanza quella era! Albi credendo di sdrammatizzare fece un rutto; ormai di inibizioni sembravano non essercene più. Era così che si andava fuori controllo…e si deviava ! Alessandra prese Fabrizio a parolacce per aver scaricato e masterizzato quella robaccia dal web, ora distrutta. Paola scaricò il suo sdegno, e la sua rabbia su Albi, per niente preoccupato, come avrebbe dovuto esserlo invece. Per lui l’indomani sarebbe stato solo un altro giorno; Andrea, Marianna, e Davide dal canto loro non avrebbero avuto alcun ricordo visto che il loro cervello era sotto frittura chimica irreversibile. Albi non ci stava a prendersi la colpa, dato che il dvd era di Fabrizio; Silvana, Alessandra, e Paola facevano a gara a chi maltrattava Albi di più poiché aveva continuato a vedere quelle disgustose sequenze che ci avevano fatto “arrabbiare”. Francesco non ci era cascato nel polemizzare con noi, e furbamente aveva approfittato della stupefazione di Marianna per abbassarle i pantaloni e le mutandine mentre noi davamo le spalle. Quella drogata di Marianna era dopo tutto una discreta figa. Noi avevamo cacciato Albi in corridoio per allontanarlo da quella stanza, e socchiudendo la porta lasciando trasparire un rettangolino, avevo notato con la coda dell’occhio mentre litigavo col povero Albi cercando di farmi sentire dai docenti, che Francesco stava leccando abilmente la vulva di Marianna ormai incosciente, ma reagente al piacere sesso-lingua. Fabrizio invece, al pari di Francesco, si stava masturbando guardando il cunnilinctus praticato dal suo compagno di classe su di lei. I due, quando ne ebbero abbastanza di smanettarselo decisero di prendere quello scemo imprudente di Davide, e di stenderlo sulla moquette vicino la valigia di Andrea; poi Francesco tornò a spipparselo e comodamente si piazzò col suo paletto di carne sul lettone, accanto ad Andrea in coma, dopo, in modo tale da avere Marianna sopra di sé; Fabrizio le allargò le cosce piano, a V invertito, tenendole il torso sollevato; poi con mio grande disgusto prese delicatamente il cazzo eretto di Francesco per la base della cappella, e lo congiunse con la figa moscia, discretamente pelosa di Marianna, lasciando che il peso di lei completasse la penetrazione, ovviamente del tipo a impalamento, col cazzo di Francesco. Piano piano Fabrizio, ormai spogliatosi dei pantaloni del pigiama e degli slip rimanendo in maglietta di color verde oliva solamente, fece abbassare Marianna penetrata dal cazzo di Francesco col proprio seno verso il petto di lui. Francesco piegando la testa le succhiò anche un po’ i seni. Fabrizio, gestendosi il principio di erezione, si stava preparando ad entrarle nel culo. Faceva attenzione a premere garbatamente il suo cazzo già scappellato sull’ano di Marianna semicosciente, che venne doppiamente penetrata a quel punto: culo e figa a pochi cm da Andrea vittima inerte della sua curiosità verso gli allucinogeni. Marianna una cosa del genere doveva averla messa in conto. Passivamente permetteva a quei due di muoversi nei suoi due pertugi secondo il loro piacere. Fabrizio, perfettamente calmo le fece un affondo dolce e sicuro, e due terzi o più del suo cazzo vennero accolti nel retto di lei. Si vedeva che di cazzi ne aveva già presi la nostra amica Marianna che ormai stava uscendo dal torpore, ed era abbastanza cosciente; sembrava una bambola sbatacchiata ed indifferente alle movenze. Il cazzo di Francesco non era molto grande, forse una quindicina di cm per meno di due di diametro; e non sembrava dare alla sua figa molto godimento. Al contrario il cazzo di Fabrizio era più grossetto, e spadroneggiava nel suo retto ingoiato per quei due terzi. Erano i colpi di reni di Fabrizio che smuovevano il bacino di Marianna, che stimolava il cazzo di Francesco. Marianna mi faceva pena, e provavo una certa avversione per Fabrizio che la stava inculando con grande naturalezza. Forse da sobria non glielo avrebbe dato. La nostra lite con Albi non lo fece partecipare neanche da contemplativo a quel mini scempio di sesso ed allucinogeni. Viceversa le nostre alzate di voce in corridoio ad Albi sconcentrarono Francesco al quale vidi il palo presto bagnato sia dalla figa di Marianna (che volete ? Godeva! O forse con la stimolazione rettale si era pisciata addosso) sia dal proprio sperma che scendeva dopo aver bagnato il collo dell’utero di lei. Francesco le aveva sborrato dentro all’improvviso. Marianna, tornata padrona dei suoi arti, fece uscire il cazzo; ne mise la cappella sulla sua vulva esterna a strusciarsela, poi lo fece rientrare di nuovo per l’ultima volta, in cerca di un altro po’ di piacere, mentre il paziente Fabrizio aiutava i movimenti del bacino di lei tenendo il cazzo ben piantato nel suo culo. Francesco aveva già dato, per cui dovette uscire dalla sua figa; lasciò il letto dopo averci scambiato un colpo di lingua a mezz’aria, ed andò in bagno a lavarsi. Albi non ci stava più a non poter spiare. Le mie amiche, che lo avevano distratto, lo minacciarono dicendo che si stavano allontanando per avvertire gli insegnanti, dato che Andrea e Davide continuavano a dormire senza riprendere conoscenza. Francesco uscì dalla stanza e vide me, Albi, Silvana, e Alessandra in corridoio fuori; uscendo in corridoio finse di non notare la porta accostata. Fece una battuta:
“Ci avete visto allora ?”
Albi disse:
“A me non hanno fatto vedere niente, Francesco, lo giuro ! Greta ti ha visto, lei sì.”
Francesco, piacevolmente scarico per aver goduto dentro la vagina della semicosciente Marianna bonazza, sorrise trattando con sufficienza Albi al quale disse:
“Beh, Albi che ti devo dire ? Quando ti farai grande...ehi Greta, ma ci hai fatto qualche scatto col telefonino ?”
“Stò cazzo ! Così poi se te lo davo lo postavi su internet…dì un po’ l’avevi premeditato ?”
“Un po’…ma l’ho deciso sul momento; se James non se ne fosse uscito, e se Davide non si fosse messo fuori combattimento da solo…quella gli ha dato il primo francobollo che le era capitato sottomano, mica gli ha fatto fare una cosa graduale come Andrea…”
“Ma adesso ?!”
“Adesso Andrea aspetteremo che si svegli, ah già pure Davide, quello sta steso col cazzo di fuori…beh io non glielo tocco per metterglielo dentro il pigiama; ha sborrato sulla moquette. Un altro poco e scopava l’ascella di Albi; chissà forse emette gli odori giusti; Albi hai l’ascella che sa di fica ? Alzala un po’ che mi faccio una chiavata virtuale…”
Albi ignorò gli insulti di Francesco; si autocontrollava, ma in realtà era rabbioso, deluso, per non essere stato invitato a “partecipare”. Francesco colse l’atteggiamento mogio di Albi, e rincarò la dose sfottendo:
“Silvana, ma una pippetta non gliela potevi fare ?! Così per par condicioi…”
Che gliela facesse tua madre !”- Disse Silvana.
“Scherzavo, non ti scaldare! E poi lascia stare mia madre! Conoscendo Albi ci starebbe pure.”- Albi intervenne cercando di spostare il discorso lontano da lui:
“…senti ma Marianna domani se lo ricorderà di stanotte ?”
Francesco, con aria di mal celata superiorità, ma anche per onestà, disse allo sfigato Albi:
“Albi ! Non farti strane idee ! Lo ammetto, mi è andata bene! Lasciala stare Marianna; la prossima volta approfitta quando è fatta; adesso non te la darebbe; dai, prova con Silvana per esempio…”
“…” – Albi guardò Silvana dapprima sorpreso, poi speranzoso (com’era suo solito). E Silvana disse rivolta a Francesco:
“E tu provaci con tua zia allora! Te l’ho già detto Francesco ! Ehi Albi ! Non azzardarti neanche a pensarlo !”
Silvana non era alta, però era un tipo: viso pulito, capelli fluenti quasi neri come anche i suoi occhi, zinne dritte più o meno quarta misura, ed un discreto culetto che le invidiavo; io sono più alta, ma l’avrei voluto io il culo di Silvana. Ha un aspetto molto proletario; l’esatto contrario della biondaggine di Suor Theresa, che -lo dico per onestà – faceva coltivare qualche fantasia sessuale non solo ad Albi, ma forse anche a Marco, ed a quel superbo di Federico che gli piaceva essere glaciale e non ammettere mai nulla.
Albi non so quanto fosse serio in quel momento:
“Ma dai ragazze, lo facciamo un festino anche noi, o no ? Vi ospito io in camera.”
Silvana disse:
“Il festino fattelo a casa Albi ! Magari con la portiera…quando i tuoi sono fuori.”
“Non abbiamo la portiera !”
“E fallo con la vicina ! La portiera o la vicina, sai Albi, gallina vecchia fa buon brodo… ”
“Ha settant’anni ! Ce l’avrà secca e spessa !”
“E vai con tua sorella !”
Povero Albi, una sorella ce l’aveva; ma era più piccola di quattro anni…l’altra nostra compagna che era rimasta zitta, Alessandra, si rivolse a Francesco soddisfatto per il sesso con Marianna (drogata) che purtroppo per qualche istante stava illudendo Albi su di noi.
“Hai visto cos’hai combinato ?!”
Francesco ne aveva abbastanza di farsi processare per cui tolse il disturbo:
“Ragazze vi auguro la buona notte. Ci vediamo domattina, mi raccomando allora, non provateci con Albi !”
Albi gli fece:
“Vaffanculo Francesco !”
“Non è colpa degli astri, ma nostra, se siamo schiavi, caro Bruto, !...”
“Bruto sarai te ! Bella frase però ! Chi l’ha detto ?”
“Cassio a Bruto ! Era Shakespeare, Giulio Cesare ! Ogni tanto perché non leggi qualcosa invece di farti di tutti quei cacciabombardieri del cazzo…Il Tornado è bello Albi, piace anche a me, sai ?! Ma vuoi mettere la figa ? Mica devi fare l’accademia per averla! Non c’è paragone !”
“Bruto e Cassio, eh ?!” - Albi coglioncino continuava “ad andargli dietro”:
“Immagina Albi! La tocchi, e ti si bagna in mano, l’hai mai provata Albi ?... ‘Notte Albi !”
In quel momento il falso proletario Francesco si vendicava di non essere mai stato invitato dal falso riccastro Albi per le vacanze al mare, dato che i genitori di Albi, a lui e sua sorella, gliene facevano fare due mesi l’anno, lì giù da loro; prendevano sempre in affitto la casa grazie allo stipendio alto del padre di Albi, e vivevano con l’integrazione della pensione della nonna di Albi che faceva il mare con loro…non che i genitori di Francesco fossero poveri; ma Francesco non partiva per le vacanze l’8 luglio per tornare il 10 settembre, come invece faceva Albi che giù aveva pure il cinquantino suo e – vorrei aggiungere di mio – conosceva parecchie ragazze del posto, che naturalmente non gliela davano…
Francesco se ne andò, Silvana disse:
“Io vado a chiamare la Tommasiello; Andrea non riprende conoscenza…e Davide dorme ancora col papagnuzzo di fuori, che schifo ! ”
“Vengo anch’io Silvana, aspettami andiamo…”- disse Alessandra.
Quelle due lo mollarono lasciandolo a me. Io non potei impedirgli di guardare a quel punto. Albi mi aveva messo una mano sulla spalla, ed io gliela ributtai via. Non volevo che mi toccasse in momenti come quelli. Non ero stronza ! Solamente non avevo bisogno del suo sostegno emotivo, però, lo devo ammettere, insieme spiammo:
Adesso Marianna era più appecorata, alla completa mercé del cazzo di lui. Fabrizio aumentò i colpi per sborrarle il culo. Marianna doveva intendersene di rapporto anale. Nonostante il cazzo di Fabrizio le avesse allargato bene l’ano sembrava non dolersene. Come poteva non farle male ? Mah, si vede che si era esercitata parecchio a prenderlo nel culo. Le movenze di Fabrizio, ancorché non ampie, erano sicure; anche Marianna aveva un retto molto collaborativo; sembrava che quel cazzo tutto sommato non le dispiacesse, come a me non dispiaceva poi tanto vedere le chiappe di Fabrizio. Il chiavatore anale di Marianna aveva preso a respirare più velocemente, e Marianna sembrava essere entrata in quella misteriosa regione della piacevolezza della stimolazione rettale sussultoria. Albi mi sussurrò:
“Ehi, Greta ! Secondo te sta godendo ?”
Dissi:
“Boh. Ma perché ti fermi a guardare ? Perché non ce ne andiamo ? Ti stai facendo del male da solo a guardare Albi ! Dammi retta!”
“Cazzo, non sapevo che Fabrizio ce l’avesse così, sai…ma Marianna allora fa sul serio !”
“Che cazzo dici Albi ! Marianna fa sempre sul serio ! Smettiamola di guardare, dai !”
“Sì, ma a me non la da. No, resto, voglio vedere fin dove arriva quella stronza…”
“Arriverà fino in fondo, e Fabrizio le verrà dentro senza protezione ! Tanto questa è la notte dei matti viventi!”
Albi ignorò la mia ironia (da due soldi). Può darsi che non l’avesse capita proprio.
“Ma secondo te perché Marianna non me la da ?”
La domanda di Albi era pleonastica, inutile insomma, lo sapeva anche lui perché Marianna non gliela dava…per cui mi toccò dirgli qualcosa di piacevole:
“Perché tu non sei come Fabrizio che non esita a muoversi quando deve, o quando sa che può farlo; e poi tu sei un tipo pulito, che studia, e a Marianna quelli che studiano non piacciono; secondo me sei fortunato che con te non tromba ! Chi ti dice che con quello che si prende non ha qualche malattia?! Perché non la smetti di guardarla ? Ti fai soltanto male ! Dai andiamocene Albi…”
Albi con me era educato; ciò che voleva era solo un po’ di complicità in conversazione a quel punto…
“Beh, ha un bel culo ! O no ?! Tu fai quello che vuoi, io resto. Voglio vedere come finisce.”
“Beh, secondo me lo sai già come finisce…che le sborrerà il culo dentro! Te invece ti verrai nelle mutande da solo Albi; non mi sembra una gran cosa ! E non sperare con me! Io una sega-ricordo non te la faccio.”
“Sai, credevo che Fabrizio non fosse capace di trapanarla così. Lì fa un male cane ! ”
“Ah sì ?! E tu come lo sai Albi ?...”
“Insomma ! Qualcosa ho letto…”
“Leggi, leggi Albi ! Comunque Marianna è allenata lì ! Lo da a quelli del centro sociale per pagarsi la roba. Credo che ne abbia presi di più grossi di quello, più o meno medio, di Fabrizio…”- Albi contraccambiò:
“E tu come lo sai che è più o meno medio? ”- gli sorrisi per fargli capire che non ero più “arrabbiata” con lui; per cui gli dissi:
“Va bene, touché!”
Albi proseguì senza scomporsi:
“Già, non ce l’ha grossissimo, sembra quasi a misura! Lo piglia bene Marianna, sì…”
Albino pareva conquistato da quella liscia sodomia praticata da Fabrizio; purtroppo mi ero accorta che Albi di Fabrizio era invidioso, e da voyeur immaginava se stesso ad inculare la nostra compagna di classe drogata. Come stava osservando giustamente Albi, la fortuna di Fabrizio era di non avere un cazzone così grosso in erezione, cosicché se lo avesse avuto largo il doppio di quello che vedevo Marianna non avrebbe goduto; avrebbe sofferto! Ma Marianna aveva gli occhi chiusi, e respirava più regolarmente di Fabrizio, che aveva iniziato la sua corsetta orgasmica. Era accovacciata passivamente con la testa verso Andrea che dormiva della grossa senza accorgersi dei capelli fluenti di Marianna sparsi lungo la sua schiena ed ai lati del cuscino. Quella drogata semi-sveglia, per una sua curiosità, con la mano destra sollevò le palpebre di Andrea, e vide che la pupilla andava per i cazzi suoi prima ad un occhio, poi all’altro; gliele richiuse, e cambiò un po’ la smorfia, soddisfatta per Andrea, poiché Fabrizio le aveva appena assestato un bel colpo. Entrambe le natiche di Marianna tremarono come un creme-caramel. Fabrizio era stato un dritto ! Povero Albi ! Si stava rodendo dall’invidia continuando a guardare quei nostri due compagni di classe impegnati in un amplesso socialmente sempre criticato, qualche volta proibito, ma sempre comunque praticato da tutti, fuorché da lui lo sfigato. Adesso Fabrizio respirava a scatti:
“Uhn! Ahn! Ahn! Ahn! Sì ! Eccolo ! Uhmf, ahn! Tieni Marianna ! Ahn ! Prendi ! Ahn! Eccoooo!”
“Uhummm, mmhmm, uhumm, uhm!”
“Huhm! Ohhh! Ohhhhhhh!”
“Mhmmm! Sì che bella la sborra ! Uhm !”
Marianna, mezza tonta per gli allucinogeni sentiva tornarle i sensi grazie ai colpi di cazzo di Fabrizio che era in orgasmo…si limitava a godersi la sparata nei propri visceri. La cappella era ancora parecchio dentro, ero curiosa anch’io – lo ammetto! – e come Albi volevo più o meno contare i fiotti che Fabrizio le stava vuotando nel colon, ma non ci riuscivo. Fabrizio poté sborrarle ben addentro. Fosse dipeso da lui sarebbe rimasto dentro. Ma dico ! Cazzo ! Non le faceva schifo con tutta quella merda che ci doveva essere là ?! Mica si era sgomberata il giorno prima, come facevano le più brave porno attrici. E se doveva ancora fare la cacca ? La congiunzione dei due rimase profonda.
“Uhm, uhn! Uhm, uhn! Sì ! Uhm ! Dai, lo voglio ! Dai ! Uhn !”
Fabrizio le diede gli ultimi affondi tenendo bene i fianchi a Marianna, e perdendo saliva dalle sue labbra durante lo scarico della sua libido; tanta era l’esaltazione di Fabrizio; non avevo mai visto un ragazzo trattare una partner che gli si era concessa in quel modo; poi mentre le cercò le zinne con le mani verso il petto di lei per rendere più intimo il coito questa, come se si fosse riavuta in quel momento, gli disse:
“Stronzo ! ”
“Che culo da dea che hai Marianna…che bel culo, sì ! Ci si affonda d’un bene…”
Si avvicinò per baciarle teneramente la nuca frizionandogliela con la lingua, e tenere il cazzo dentro di lei ancora un minutino, forse.
“Mi hai goduto dentro ! Toglilo ! Dai, toglilo! E lasciami le zinne, che mi stai facendo male! ”
La stupefazione di Marianna era finita. Quel sesso duro tra lei e l’imprevedibile Fabrizio l’aveva riportata alla realtà. E pensare che tutto era nato da una furbata di Francesco, e dall’opportuno defilarsi di James, che non voleva avere a che fare con la manomissione del computer di Andrea, il quale da parte sua, continuava a dormire. Fabrizio uscì dal culo di lei. Aveva la cappella rossa sporca per la frizione nelle pareti rettali di lei di qualcosa di giallo e marrone. Il buchino di Marianna era rossastro per lo sforzo e dopo un secondo di ritrovata libertà si stava richiudendo piano piano. Morbosamente interessata, vidi che lo sperma di Fabrizio, forse non tanto a causa delle seghe, non si vedeva nel buco circolare che si stava richiudendo a giudicare dalla visibilità delle striature. Marianna rimase distesa a pancia sotto offrendo la vista del suo bel culetto non ancora cellulitico. Non aveva nemmeno l’abbronzatura integrale dato che era molto più chiaro della schiena. Fabrizio, prima di andarsene in bagno a pulirsi il cazzo, si abbassò per baciare teneramente l’ano di lei, che da parte sua restò indifferente ai suoi baci cercando di rilassarsi. Era a fine corsa, sia della sodomia, sia degli allucinogeni, preda di una certa noia-apatia. Poi dopo un minuto Fabrizio, non vedendosi ricambiato, staccò il volto dalle curvose e burrose natiche di lei. Marianna, sudata per la sopportazione del coito anale, “salutò” con disprezzo la tenerezza di Fabrizio con un robusto peto di due-tre secondi:
“PROOOT-ROTT-PROOT !”
Fabrizio ridendo fece:
“Ah ecco, meno male ! Funziona ancora…”
La battuta di Fabrizio l’apprezzammo entrambi, io e Albi, con una risatina silenziosa tra di noi. Fabrizio, prima di farsi investire dalla puzza, se ne andò in bagno dicendo a metà stanza:
“Zoccola! Ma ce l’avevi ancora tutta ! Cazzo, una stitica di merda! Guarda che roba ! Sei proprio una smerdacazzi Marianna !”
Fabrizio si stava guardando il cazzo; ero convinta anch’io che fosse molto sporco. Marianna con la sinistra gli sollevò il medio senza guardarlo per tutta risposta. Io pensai: - stronzissimo ! Nel culo fotteresti pure tua madre ! - Il cazzo però ce l’aveva messo e lasciato…e ora la insultava per un peto liberatorio, o perché le aveva trovato la cacca con l’affondo; Io sussurrando dissi con una falsa dolcezza di cui Albi non si accorse:
“Albi, ma tu faresti quello ad una ragazza ?”
Di noi due che spiavamo quella coppietta di nostri compagni Albi era stato il più triste; aveva visto un bel porno, uno vero, insieme a me; ma gli avevo impedito di prendervi parte. Lo avevo fatto per farlo restare “pulito”. Vista la riuscita di Davide, che dormiva sulla moquette col cazzo di fuori, Albi doveva essermi grato. Tuttavia rispose in una maniera con cui non potevo gestire un’ulteriore conversazione con lui. Albi mi disse:
“Se me lo da, perché no ? Quasi quasi io provo…”
“Ma se una drogata come Marianna volesse che la sodomizzassi, tu ci staresti ? A quanti l’avrà dato prima di te ?”
“Ma scusa, perché dovrei dire di no ?! Sono maschio…no?!”
“E i maschi fanno quelle cose alle femmine ? Dove vai ? Fermo.”
“Greta, che te e Paola non me la date che mi frega! Io ci provo, tanto che può farmi ? ”
“Allora sei come lui, Albi ! Te e Fabrizio non azzardatevi a toccarmi ! Mai ! Vai, vai, stupido!”
Albi era smarrito, o meglio combattuto; ora voleva farsela lui Marianna la scopona; però al tempo stesso era troppo pulito dentro per entrare lì di soppiatto, col cazzo estratto ed eretto pronto a penetrarla. Non mi degnò di uno sguardo mentre cercavo di fermarlo, perché non venisse umiliato da quella zoccoletta di Marianna. La nostra discutibile compagna aveva due occhiaie da morta, quasi marroni per lo stress; le sue pupille erano dilatate e lo vedevamo anche noi da lì fuori. Aveva appena lasciato il letto ed erettasi in piedi nuda con la sola t-shirt mimetica mostrò a tutte le persone sveglie il suo giovane corpo ancora privo di cellulite; tuttavia tonico non era data la sua tossicodipendenza; notai che era di un colorito bianco pallido; il suo sudore evidenziò una certa magrezza che avrebbe dovuto mettere in guardia; ma in guardia chi ? I suoi genitori da compatire ?!...Il povero Albi entrò, e purtroppo si estrasse il pistolino per trasformarlo (di fretta ovviamente) in un cazzo pronto a chiavare quella nostra compagna seminuda; lei lo vide iniziare a masturbarsi davanti a lei, e non lo degnò di uno sguardo mentre iniziava a provare a svegliare quel coglione di Andrea; apriva e richiudeva le palpebre del suo nuovo amico neo-tossico, ma Andrea non si svegliava. Fabrizio era in bagno a lavarsi stando ai rumori dell’acqua che si sentivano in corridoio. Albi provò ad abbassarsi verso il suo culo per baciarglielo, ma Marianna non gradì scostandosi; poi in maglietta mimetica con culo e figa en plen air si alzò in piedi, ed andò a bussare alla porta del bagno mentre Albi, da fessacchiotto, la seguiva con lo sguardo smanettandosi il cazzo; provò a dirigersi verso quel culo di lei che lo aveva tanto attratto, ed a poggiarvi nuovamente il suo cazzo a mezza erezione come a sfiorarle solo la fossetta delle sue natiche; accennò una carezza ai capelli castani lunghi di lei che seccata, per tutta risposta, lo sospinse verso il letto all’indietro sperando che perdesse l’equilibrio:
“Non mi toccare i capelli, non mi piace!”
“Ma perché non scopiamo Marianna ?”
Lei lo ignorò bussando alla porta del bagno dove c’era Fabrizio che aveva finito con l’acqua. Marianna continuava ad ignorare il povero Albi, quando all’improvviso uno scatto indicò che la porta veniva aperta. Fabrizio uscì dal bagno e subito vi entrò Marianna per i suoi ovvi lavacri, lasciando Albi a cazzo moscio, com’era da prevedersi. Fabrizio aveva compreso la situazione e disse ad Albi:
“Sei stato un coglione a non approfittare quando era sotto allucinogeni, perché in quel momento non aveva inibizioni; te o io non avremmo fatto differenza, quando è sotto allucinogeni non vede niente ad un metro da lei ! Non prendertela Albi ! Sì, un po’ è stronza, questo sì, ma te la dovevi fare mentre prendeva i bolli…”
“Sì, forse hai ragione; però mò col cazzo che glielo passo il compito la prossima volta!”
“Senti Albi, non è per fare ER, ma dovremmo svegliare Andrea e Davide; non possiamo lasciarli in coma.”
Albi si era messo a posto il pisello, di nuovo dentro il pigiama. Si tenne un piccolo conciliabolo mentre Marianna si lavava in bagno emettendo anche forti rumori tutti suoi. Sembrava a tratti che vomitasse. Fabrizio diede degli schiaffetti ad Andrea che non riprendeva conoscenza, mettendosi anche a chiamarlo (inutilmente). Allora provò con Davide a terra sulla moquette; Davide si svegliò, solo alzandosi si ricordò di rimettersi dentro il pisello (ancora sporco). Sbadigliò un paio di volte, poi aggiustandosi la camicia nei pantaloni si diresse verso la porta del bagno trovandola chiusa; bussò, e Albi gli disse:
“C’è quella troia di Marianna dentro, devi aspettare.”
Davide ignorò Albi dato il suo disprezzo per quest’ultimo, e continuò a bussare; Marianna se ne fregava senza rispondere neppure a voce che era occupato. Fabrizio disse:
“Qui Andrea non si sveglia, che si fa ?”
Albi, ovviamente contrariato per non essere stato accettato da Marianna, disse stizzito:
“Mò che esce Marianna, ce lo dirà lei che roba era, e come si fa, no ?!”
Fabrizio scosse la testa perplesso; era ragionevolmente certo che Marianna era una tipa che sapeva come si entrava in un guaio; ma era di quelle che non faticavano troppo per uscirne, lasciando questo compito ad altri. Dopo dieci minuti di stimoli di luce e tattili ad Andrea non si registrava alcun successo; un paio di loro cominciavano ad avere paura; nel frattempo ero entrata anche io per informarmi sul da farsi. Ignorai Albi che non aveva voluto ascoltarmi, e mi avvicinai ad Andrea per scuoterlo chiamandolo ad alta voce. Gli urlavo nelle orecchie, e non ottenevo niente. Era anche uscita quella puttana di Marianna che non ci avrebbe aiutato…Albi provò ad avvicinarsi per chiederle:
“Che roba era ? Come si fa a svegliarlo ?”
Marianna si voltò dall’altra parte per non parlare col secchioncino per bene Albi, e guardando verso Andrea non sapeva proprio che pesci prendere. Davide entrò in bagno perché il cazzo gli prudeva a giudicare da come si grattava mentre, ignorando Andrea, aspettava il suo turno dietro la porta del bagno. Marianna si chinò per ascoltargli il battito cardiaco, presumibilmente ancora regolare, per almeno mezzo minuto. Poi pontificò con la sua leggerezza criminale:
“Ne avrà per altre due ore, non muore, no!”
Dissi io :
“Tu come lo sai ?”
“Ad altri amici miei capitava così, ma la mattina dopo si svegliavano…”
“Dove ? Al commissariato di zona ? ”- Chiese ironico Albi che poi tornando quell’ingenuo che era aggiunse:
“Forse è meglio che avvertiamo i docenti, Andrea a questo punto andrebbe portato al pronto soccorso…”
I casi erano due: o il povero Albi (che rimase sessualmente senza niente) voleva la sua piccola vendetta di ragazzo “pulito” e qualche pacca sulla spalla da parte dei docenti tipo “grazie Albi, se non era per te…”, o era veramente così ingenuo, cioè proprio un “soggetto”. Il sessualmente dominante Fabrizio gli diede una realistica sveglia: uno schiaffo di dritto fermando la mano solo a contatto con la guancia per non fargli troppo male; seccato anche lui pontificò guardandolo con disprezzo e rassegnazione mettendogli una mano sulla spalla come a scusarsi:
“Albi, che cazzo dici ! Mia madre è cognata di un poliziotto. Se lo trovano in overdose, di qualunque roba, ci perquisiscono a tutti, manderanno le volanti anche a casa nostra…tu non conosci la procedura ! Le case degli amici di quello che sta in overdose vengono perquisite per prassi o per legge –fate voi- senza il mandato del giudice; rivolterebbero tutto e tutti. No ! La pula dobbiamo lasciarla fuori! Dobbiamo cercare di svegliarlo qui, noi ! Di riffa o di raffa. Forza porca Mado…”
Albi lo fermò:
“No, la bestemmia no. Metti che muore ?!”
Fabrizio non credeva ai suoi occhi; si fece una risatina rassegnata per la difesa di Albi della religione e nientemeno dell’anima di un miscredente come Andrea; vuoi vedere che era veramente innamorato di Suor Theresa ? Fece finta di essersi pentito dell’imprecazione, e mentre Albi non guardava mostrò il medio al Crocefisso al muro, e fece corna verso il cielo…poi disse calmo:
“Volevo dire Madoff, quello dei mutui scoperti…!”
Io chiesi ad Albino:
“Albi ! Ma ci sei o ci fai ? Andrea non crede in Dio!”
Marianna, zoccola menefreghista, andò davanti allo specchio per rimettersi a posto. Rimanemmo io, Fabrizio, e Albi e all’ultimo momento si era aggiunto pure Davide. Albi disse:
“Ci vorrebbe del caffè forte !”
Annuimmo, ma notammo anche:
“E dove lo troviamo un caffè forte a quest’ora ?”
“Al bar dell’albergo, no ?!”
“Ma sono le tre e un quarto del mattino. Sarà chiuso il bar.” – disse Fabrizio.
“Svegliamo il direttore, lo farà riaprire…” – L’idea stupida di Albi. Stavolta lo schiaffo ci sarebbe stato tutto. Impedii a Fabrizio di dargliene un altro; tanto contro gli sciocchi anche gli dei combattono invano; Dio non mi ricordo chi l’aveva detto, ma era vero, sapete…Fabrizio filosofeggiò per i presenti; un altro schiaffo no, ma uno sputtanamento sì:
“Genio ! Gran Maestro dell’Ordine della Pecorona Reale ! Quello avverte la pula ! Albi, ma di che pianeta sei ?! Prima volevi svegliare i prof, mò il direttore ! Ma sei tu che vai incontro ai lupi, cazzo! Se devi dire cazzate conta fino ad uno prima ! O almeno sta un po’ zitto, ti prego ! ”- replicò Fabrizio stavolta seccato. Io dissi:
“Al pianterreno però c’è la macchinetta a monete; chi di voi ha degli spicci, basterebbero un paio di euro di caffè…”
Davide si mise le mani nelle tasche, e ci dimostrò che erano vuote; non era il tipo che in gita poteva portarsi granché soldi (sua madre non glieli dava neppure per la merenda). Fabrizio tirò fuori sessantacinque centesimi: con quelli ci veniva un bicchiere di caffè con l’avanzo di quindici. Erano solo meglio di niente. Albi, prendendo a cuore la cosa si rivolse di nuovo a Marianna che aveva il marsupio. La graziosa bagascetta della nostra classe capì, e tirate fuori un po’ di monete dal marsupio le diede alla sottoscritta ignorando Albi, indegno della sua “considerazione” di troietta drogata dei centri sociali antimilitaristi. Colle monetine di Marianna arrivammo a due euro e venti sufficienti per quattro tazze; io rimasi in camera, ed incaricai Fabrizio e Albi di scendere al piano di sotto a prendere fino a quattro espressi caldi caldi. I due andarono e, com’era da prevedersi, anche la puttanella drogata preferì defilarsi. Io, rimasta sola con Andrea comatoso, provai a svegliarlo scuotendolo senza ottenere granché. Dopo cinque minuti Fabrizio e Albi tornarono, senza il caffè naturalmente. Erano stati riaccompagnati indietro dal portiere dell’hotel, manco a dirlo, con una mazza da baseball. Li aveva minacciati in quel modo se non fossero tornati immediatamente nelle loro camere stufo dei rumori e dei camminamenti notturni; quei due dovevano aver parlato del problema perché quell’uomo, chiaramente contrariato, me lo ritrovai in camera che cercava di verificare la loro storia: li aveva sorpresi probabilmente a smanettare tra i cavi dell’alimentazione della macchinetta erogatrice, che purtroppo per la notte veniva spenta, e non funzionava anche mettendovi le monete. Quel giovane risoluto portiere vide di persona lo stato di Andrea; si calmò, e mi disse:
“Va a svegliare i vostri insegnanti ! Io chiamo la reception perché accendano la macchinetta, e portino su un paio di caffè espressi. Da quanto sta così ? C’è puzza di fumo ! Era uno spinello tosto, vero ?! Che cazzo ha pippato ? ”
“Non saprei signore, non erano miei i bolli !”
“Cosa ? Ahò! Che cazzo dici? Da quanto ‘cciavete quello ‘ncoma”, Madonna ahò ! Sempre cor turno mio !”
La faccia alterata del portiere dell’hotel era incredula ovviamente. Io aggiunsi dei gesti con le dita e la lingua alla mia timida spiegazione. Indicai anche i francobolli “esauriti” abbandonati buttati sulla moquette; il direttore ne raccolse uno e lo osservò senza troppo interesse e lo rigettò a terra. Io pensai di aggiungere:
“Francobolli ! Li lecchi dietro come se li dovessi appiccicare, e ti si scioglie sulla lingua l’allucinogeno; uno però si è svegliato, ma ne aveva leccati solo un paio. Qui Andrea ha fatto una scaletta di cinque o sei bolli con Marianna, -uhm no!- forse saranno stati sette-otto. Un po’ alla volta, uno ad uno. Dopo mezz’ora non ci filavano più, ed eravamo a un metro da loro a guardare un dvd di Fabrizio…”
“Insomma ‘cciavete una che spaccia co vvoi, o veniva da fori ? Guardate che ve denuncio…se quello ve more so solo cazzi vostra!”
Rimasi zitta; non me la sentivo di accusare quella troia di Marianna; dopo tutto era una nostra compagna di classe. Il portiere, il signor Enrico, provò ad intimidirmi:
“Guarda che qui c’è da chiamà la Polizia ! Questo se non se risveja cor caffè, chiamo er 118, io non vojo responsabilità con la direzione ragazzina ! Poi la panzana dei bolli la racconti a loro…ar commissariato.”
Non sapevo cosa replicare a quell’uomo arrabbiato, che però aveva messo da parte la mazza da baseball; all’improvviso comparvero sull’uscio Suor Theresa, la Tommasiello, e Antonini. Suor Theresa vedendo Andrea in sonno profondo disse con malcelato disappunto, ma calma, come se quasi se l’aspettasse:
“Un’altra prodezza di Marianna, vedo. Avete partecipato in tanti ?”
“Lui, Marianna, e Davide, suor Theresa !”
“Pure ! E quell’infantile di Davide come sta ?”
“Oh, bene ! Lui non ne ha presi più di un paio…è rientrato nella sua stanza, e Marianna pure.”
“Già, quella lo sa sempre quando è il caso di andarsene! Tu perché sei rimasta qui ?”
“Mica potevo lasciarlo solo.”
“Tu non hai preso la loro roba ?”
“No, io no. Io non sciacquo con Marianna, e non ho i soldi di Andrea per le sue…” – non mi veniva la parola.
“Le sue cosa ?”
“Insomma, ci parlava sempre di filosofie orientali, di distacco dell’anima, di viaggi onoriani…”
Suor Theresa seguiva attentamente ogni mia parola; la Tommasiello, guardando qua e là vide le macchie di sperma sulla moquette lasciate da Davide; naturalmente non le avrei detto delle acrobazie sessuali che si erano svolte; dovevo sperare che l’ingenuo e stupidamente altruista Albi avesse compreso la situazione a quel punto. Suor Theresa continuò:
“…onirici volevi dire. Che altro avete fatto ?”
“Abbiamo bevuto un po’ di martini tutti quanti. C’erano anche Paola, Silvana, e Alessandra, oltre che Fabrizio, Davide e Albi. Ah no! C’era pure Francesco. Certo il martini lo aveva portato Marianna che se lo era fatto comprare da…”
“…da…”
“Sì, l’ha portato Marianna.”
“Ma non l’aveva comprato lei ! Vero ?!”- interloquì la Tommasiello.
Rimasi zitta. Non volli dire che ce lo aveva comprato l’autista, al quale Marianna, aveva forse fatto o praticato qualcosa di piacevole affinché ce lo comprasse lui, data la nostra età. Fabrizio e Albi tornarono con due bicchieri di caffè espresso caldi. Albi specificò che li avevano selezionati come amari perché facessero effetto meglio. La Tommasiello guardò Fabrizio ed Albi con disprezzo. Nemmeno sospettava cosa aveva potuto fare Fabrizio, mentre il povero Albi in gran parte non c’entrava. Ma era proprio una giovane marmotta…Adesso forse voleva la medaglia la valore da Suor Theresa, che ignorò, al pari della Tommasiello, la specificazione dei nostri due compagni. Il signor Enrico stava confabulando con Antonini che sembrava impegnarsi con tutta la sua diplomazia; probabilmente il nostro professore lo voleva convincere a non fare una denunzia, né a chiamare la 113. Sì, di droga ne era circolata; limitatamente a tre persone; poi per fortuna Marianna doveva averla o finita, o nascosta da qualche parte. Fabrizio e Albi si diedero da fare con Andrea: Albi gli sollevò la testa, e Fabrizio gli calò in bocca i due caffè; suor Theresa disse:
“Greta, va nella tua stanza; Fabrizio, Albino, spogliate Andrea, e mettetelo sotto la doccia fredda; gli slip lasciateglieli ! Quando si sveglierà con il mal di testa che merita se li cambierà lui. Antonini !”
“Dimmi Theresa.”
“Puoi aiutarli tu questi “bravi ragazzi” ?! Se c’era Marianna di mezzo qui c’è stato qualcosa di più di qualche decalcomania allucinogena.”
“Che vorresti dire ?”
Suor Theresa disse al portiere:
“Signor Enrico, le esprimo tutto il mio dispiacere per l’accaduto e le faccio le nostre più sentite scuse. Domani lasceremo l’hotel e lei potrà tornare alla sua tranquilla routine, spero …”
“Va bene, però il 118 siete voi che…”
“Stia tranquillo, ci prendiamo noi la responsabilità; comunque ormai il sonno glielo abbiamo tolto; quindi vorrei pregarla di mettere via la mazza da baseball. Marianna nella fase dopo la stupefazione potrebbe essere aggressiva. Io devo parlare con quella scapestrata. Assolutamente.”
“Signora, cioè sorella, io…”
“Sappia che sto andando da Marianna a parlarle nella sua stanza; in passato ho confessato quella ragazza problematica, e devo farmi dire alcune cosette in tutta tranquillità. Devo essere sola con lei. Antonini, dai, aiuta questi qua. Io vado da lei. Deve darmi alcune spiegazioni…”
Suor Theresa si diresse da Marianna, nella sua stanza. Io avevo intuito: non doveva confessarla; quasi sicuramente voleva farsi consegnare i bolli residui per distruggerli buttandoli nel water; in un certo senso era protettiva; sapeva che Marianna frequentava i centri sociali, per lo più atei; conosceva quasi tutti i nostri genitori come lavoratori per cui, tutto sommato, preferì far sparire prove imbarazzanti per noi tutti, mica solo per quella zoccoletta. Si assumeva un bel rischio ad affrontare da sola quella drogata; la Tommasiello voleva accompagnarla, ma le fece cenno che sarebbe andata da sola. Fabrizio, Albi, Antonini, ed il signor Enrico che aveva deposto la mazza, si diedero da fare aiutandosi a spogliare Andrea ancora sonnacchioso e sputacchiante saliva per rilascio a bava. La Tommasiello contemplava la scena con aria di superiorità. Mentre andavo via notai che Andrea durante la stupefazione doveva essersi pisciato sotto, perché gli slip erano gialli. Anche Fabrizio fece una smorfia di cattivo odore. Gli avrebbero tolto anche le mutande; La Tommasiello mi spinse fuori senza complimenti; ed io, sola in corridoio, li sentii aprire l’acqua della doccia dove nel frattempo lo avevano probabilmente piazzato tutti e quattro a sostenerlo sotto il getto dell’acqua. Mentre cercavo di raggiungere la mia stanza mi venne un’illuminazione: perché non andare nella stanza di Antonini ad aspettarlo lì da sola ? Ci misi mezzo secondo a decidere che avrei corso il rischio, per cui mi diressi in pigiama verso la stanza del professore al piano di sopra. Mi venne un batticuore vedendo la serratura. Provai a girarne il pomello; si muoveva, Antonini non aveva chiuso. Continuai a girare il pomello argentato e spinsi: la porta si aprì. Presi coraggio ed entrai. Avevo guadato il mio Rubicone. L’odore di quella stanza era identico a quello della mia, ma mi sembrava di sentirlo la prima volta. Accesi la luce, e vidi che il nostro giovane insegnante era piuttosto disordinato: escludendo quella drogata di Marianna, si vedeva che lì dentro non era entrata una donna…eh già il mio idolo, colui che mi scatenava le secrezioni ormonali, le bagnate di passera, lasciava per terra mutande sporche, e buste di plastica. Mi sentivo una ladra, ad ogni passo mi batteva il cuore, raccolsi quelle buste, e le sue mutande (sporche). Aprii il cassetto del piccolo angolo scrittoio e purtroppo trovai la conferma di quello che temevo, e che Paola stessa mi aveva preannunciato: una rivista porno per gay ! Non era italiana; le lingue straniere come inglese e francese le capisco (un po’ di francese me l’aveva insegnato mamma). Non era inglese; e quando vidi la bandierina rossa bianca e blu a strisce orizzontali sulla copertina, con il titolo bianco coi bordi oro in un rettangolo arancione, capii che era olandese dato che era accompagnata anche dalla parola Nederlands oltre che dal colore nazionale degli olandesi, detti anche gli orange; seguiva il prezzo in euro. Di pornografia ne avevo vista abbastanza, per cui richiusi il cassetto; in fondo non era detto che fosse di Antonini; potevano avercela lasciata i precedenti occupanti. Mi tolsi i pantaloncini del pigiama, e rimasta con la sola maglietta a coprire metà della mia passerotta col pelo castano-rosso, entrai a nascondermi in bagno ad aspettare il mio professorino, sperando che tornasse da solo. Avevo della tensione addosso per cui approfittai della presenza del water per urinare. Provai piacere a vuotare la vescica. Ne avevo accumulata parecchia tra il martini, la tensione, l’interrogatorio con il portiere incazzoso, e la ferma Suor Theresa, la nostra “salvatrice”, più della reputazione del nostro liceo, che delle nostre anime. Stavo trascorrendo qualche piacevole minutino d’intimità con me stessa, quando la mia coscienza mi ricordò che non ero nella mia stanza, ed il padrone poteva tornare da un momento all’altro. Mi alzai, e provai un’angoscia istantanea per aver automaticamente spinto il bottone dello sciacquone; il rumore avrebbe potuto tradire la mia presenza; i secondi passarono e rumori dal corridoio non ne sentivo; aprii la manopola del lavabo, e mi lavai la vulva catturando dell’acqua con la carta igienica. Poi gettai la carta nel cestino; all’improvviso ebbi un altro vuoto allo stomaco: quando ero entrata in bagno la luce era accesa o spenta ? Non riuscivo a ricordarlo e la cosa mi dava del disagio. Ma che importanza poteva avere ? Magari non se ne ricordava nemmeno lui. E la porta del bagno era aperta o chiusa ?! Ma tu guarda in che situazione mi sono cacciata…spavento ! Vuoto ! Cuore in gola ! Si stavano avvicinando almeno due persone; dalla voce di lei, ma sì, sembrava…, no, cazzo, era ! La Tommasiello ! Era la sua voce. Porca troia ! Che faccio ? Il cuore aveva preso a battermi a mille. In un istante decisi di nascondermi nell’armadio; il più classico dei nascondigli ! Dio mio ! Speriamo che non aprano adesso. Due secondi, trascorsero eterni poiché ero paralizzata dall’imbarazzo; tre passi in punta di piedi, ed ero dentro. Come andava, andava ! Era ad ante scorrevoli; dovevo stare attenta a non chiudere del tutto, o sarei presto andata in debito d’aria. Lasciai un centimetro di spazio a occhio. Antonini entrò; la Tommasiello lo seguì dopo cinque o sei lunghissimi secondi di respiro soffocato. Il cuore sembrava volermi uscire dal petto. Ma perché mi ero cacciata in quel guaio ?! Se Albi era stato un ingenuo la sottoscritta non era stata da meno. Le mie cosce nude erano tesissime. Il mio torso rigido. La passerotta non me la sentivo proprio; mentre provavo uno stranissimo solletico nell’inguine. A tratti mi sembrava che le gambe non mi sorreggessero. Stava per arrivare un attacco di panico! Feci una sudata fredda istantanea, ma il tremore sparì. Ero riuscita a dominarmi senza sapere come. Aveva provveduto qualche angolo del mio cervello o della mia mente di cui ignoravo persino l’esistenza. Il mio respiro continuava corto e silenziosissimo e ancor più faticoso. Vidi Antonini dirigersi in bagno. La Tommasiello si tolse la vestaglia, e rimase in lingerie nera di pizzo: body e mutandine. Una discreta gnocca di quaranta anni… Depose la vestaglia sul tavolo, per fortuna. Poi si piazzò sul letto matrimoniale assumendo una posa languida, girandosi di fianco, verso la porta del bagno, senza coprire il suo desiderabilissimo corpo di donna normale non rifatta con il lenzuolo. Abbassò di due o tre centimetri il tanga da un lato: stavolta i suoi peli della figa, ben curati, erano in bella evidenza unitamente alla sua carne due o tre tonalità più chiare nella regione del sesso e delle natiche. La postura le aveva fatto uscire una tetta, la destra (dello stesso colore del corpo, dunque faceva topless al mare o alla lampada) dal contenimento del fine body di pizzo. Forse la Tommasiello ad una quarta di tette ci arrivava. Cazzo, stavo diventando una lesbica ?! Mi piaceva guardare il corpo di lei che aspettava l’uscita di lui dal bagno. La Tommasiello gli si stava offrendo direttamente. Fra pochi secondi avrei verificato se Antonini era frocio come dicevano certe lettere anonime che lo diffamavano. Certo quella rivista gay nel cassetto…

- Continua -


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