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Una coppia come tante 1


di robydany54
13.02.2012    |    27.143    |    0 9.3
"Con Marina, ci sentivamo al telefono più volte al giorno, poi la sera ci vedevamo sulla webcam facendo sesso virtuale..."
La nostra unione procedeva nel migliore dei modi, ormai erano circa sei anni che ci eravamo sposati. Come tutte le coppie eravamo soggetti ad alti e bassi, Tutto accadde in primavera. Improrogabili impegni di lavoro, l’avrebbero tenuta distante da casa, per un periodo variabile di circa due tre mesi. Era chiamata ad organizzare i nuovi uffici della società, in un paesino del sud. Il periodo era tra i migliori, il tempo ottimo incoraggiava la partenza. L’idea di lavorare a due passi dal mare la rendeva di ottimo umore. Unico cruccio, la lontananza dalla sua famiglia cioè da me. Abituata alle sue belle scopatine l’idea di perderle non la rallegrava affatto. A letto Marina era un vulcano, amava il cazzo come nessun altra cosa. Mettendo il piedino tra le lenzuola,la sua personalità si sdoppiava, da signora per bene ,stimata professionista,si trasformava in grossa troia vogliosa di cazzo, mai sazia. Più volte per il suo compleanno o per l’anniversario di matrimonio, avevo pensato, per assurdo, di regalarle una presenza maschile, da inserire nel nostro letto. Toglierle lo sfizio di assaporare due cazzi contemporaneamente . Spesso mentre facevamo l’amore ne parlavo, attribuendolo ad un mio sogno erotico. Dopo un primo periodo di fastidio da parte sua, a poco a poco, si era trasformato in bel gioco erotico. Ormai da mesi non potevamo più evitare di fantasticare. Per rendere più realistica la messa in scena, avevamo acquistato per corrispondenza un bel fallo finto con tanto di vibrazione. Metterla alla pecorina e dopo averle infilato il mio cazzo tutto nella fica, mi intrigava infilarle nel buchetto del culo il fallo finto e spingerlo fino in fondo, per sentirlo affiancato parallelamente o quasi al mio; questo mi provocava una sborrata immediata, inondandole tutta la sorca. Lo stratagemma giovava ad entrambi; a me per una perfetta e sana erezione ed a lei per una bella lubrificazione vaginale. I risultati erano sorprendenti: alcune volte bastano pochi semplicissimi accorgimenti per riassaporare la serenità e la tranquillità minata ormai dalla consuetudine e da tutte le vicissitudini esterne. L’idea che partisse amareggiava anche me, pure io per quanto riguardava le sfere sessuali non era da meno della mia consorte. Giorno dopo giorno si arrivò al periodo della partenza. La temporanea separazione, mi aveva in certo modo rattristato, nello stesso tempo però, mi gratificava l’idea di cercare una donna con la quale fare sesso. Vedere se dopo un periodo più o meno lungo di inattività ero ancora in carreggiata. Il pensiero chiaramente mi balenò fin da subito, inutile negarlo l’uomo è cacciatore; trovarmi in una grande città da solo con una bella casa a disposizione non faceva altro che enfatizzare le mie speranze ed i miei sogni erotici. Avevo delle carte da giocarmi, alcune signore conosciute qua e la con le quali avevo avuto, simpatiche conversazioni . con Marina,ci sentivamo al telefono più volte al giorno, poi la sera ci vedevamo sulla webcam facendo sesso virtuale. L’idea di farmi le pippe davanti ad un pc non era il massimo; la visione dall’altra parte però era molto appagante, vederla con la fica spalancata mentre con un dito si tintinnava la clitoride e con l’altra mano, impugnando il vibratore, se lo infilava dentro, ansimando ed urlando come una cagna in calore. Mi capitò nei giorni a seguire di invitare una ragazza a cena da me. Ancor prima di finire mi accorsi che la tizia non avrebbe avuto nulla in contrario di finire la serata tra le mie lenzuola. Mi chiese solo un poco di tempo per inventare una scusa per il marito che l’aspettava per cena; essendo una donna in carriera, non era improbabile rimanere invischiata in qualche cena di lavoro, con clienti di riguardo. Sistemata la faccenda ci recammo al ristorante. Pur essendo molto impacciato(erano ormai anni che non coltivavo più l’arte del rimorchio con annessi e connessi) alla fine della ottima cenetta, chiesi in modo alquanto goffo, se le sarebbe piaciuto approfittare di farsi una bella sauna , avendo la cabina in casa. Lei strabuzzo gli occhi ed accettò con piacere. Senza alcun pudore iniziò spogliarsi già dal corridoio lasciando cadere gli abiti per terra; il mio cazzo era al massimo storico, quella scena di lei che camminava seminuda per il lungo corridoio lasciando cadere gli abiti mi dava al cervello. Entrò nel bagno e facendo cadere l’ultimo indumento lo slippino si mise tutta nuda dentro la cabina sauna .Tra le doghe di pino della sauna,ammirai le sue nudità e le sue forme sinuose ; mi colpì il suo folto pelo pubico ,ormai cosa rara nelle donne moderne. Mentre era dentro io preparai gli accappatoi e impostai la temperatura per la sauna. Finito il tutto entrai con il cazzo dritto; entrò prima lui. La tizia non si scompose per nulla,al contrario, mi afferrò e baciandomi mi iniziò a toccare . Un poco il calore della sauna, un poco il calore mio, ebbi il timore di lasciarci le penne, quindi pregai la tizia di fare una piccola pausa ed andare rinfrescarci sotto la doccia. Arrivati finalmente sotto lo scroscio dell’acqua, mi ripresi, il mio membro al contrario si ritirò come la trippa(magra figura)che vergogna. La mia compagna vedendolo ridotto, praticamente ai minimi termini se lo ingoiò tutto prendendo nella sua grande bocca parte delle palle. Quella sana pratica , risvegliò il guerriero dormiente. Come se non bastasse , dopo averlo riportato alla luce mi implorò di pisciarle in bocca. Cazzo! non mi era mai accaduta una cosa del genere; senza farla replicare mi svuotai la vescica inondandola di urina su tutto il corpo. Feci una pisciata così copiosa che rimasi stranito io stesso. La tizia intanto beveva avidamente fino all’ultima goccia. Quello spettacolo inconsueto, me lo aveva fatto tornare in forma, pronto ad insinuarsi in ogni pertugio. Dopo una bella e corroborante doccia, presi con la mano destra le sue due belle chiappette e l’accompagnai verso la camera da letto. Affondare la mia mano nel culetto nervoso della tizia mi aveva notevolmente stimolato l’appetito sessuale , la adagiai sul lettone ed iniziai a leccarle la fica; il suo sapore era fantastico un pochino acido ma fantastico. Ormai erano circa due settimane che non leccavo fiche; averne una a disposizione, me la faceva apprezzare ancora di più. Mentre eseguivo i miei virtuosismi linguistici, la tizia si accavallò su di me ed inizio in contemporanea leccarmi il cazzo muovendo sinuosamente la lingua lungo la cappella, lo prendeva con la bocca e lo scappellava con la lingua roteando tutto intorno. Dato la bravura dovetti fermarla onde evitare di venirle in gola. Avevo voglia di prenderla in tutti i suoi orifizi. Iniziai dal buco del culo stretto ma elastico. Feci un pochino di fatica nell’inserirci la cappella: una volta entrata la prima parte fu un tutt’uno affondare fino alle palle. Mentre entravo ed uscivo dal suo buchetto del culo,lei mi incitava ad incularla più forte; più trascendeva ,più i miei assalti erano vigorosi. Mi pregava con voce sommessa di sborrarle nel culo ed inondarle le budella. Al sentire quel tipo di frasario, mi dovetti fermare onde evitare una capitolazione prematura. Il mio scopo era di assaggiare la sua bella michetta piena di pelo. Uscito dal culo la tizia me lo volle prendere in bocca per assaporare il profumo del suo culo. Iniziò leccarmelo avidamente lasciandoci sopra uno strato di saliva, talmente copiosa che colava lasciando una scia come se fosse una lumaca. Con il cazzo tutto bagnato fu un attimo sprofondare dentro di lei. Insistendo forse sarei riuscito a metterle dentro pure i ciglioni. Mentre lei urlava come una matta non ce la feci più; estrassi di corsa il mio cazzo e lo piazzai nella sua meravigliosa bocca carnosa; due leccatine per uscire ed eruttare tutta la mia sborra, sul suo bel faccino. Lo schizzo fu dirompente, una quantità industriale di sborra invase la faccia della ragazza, colandole tutta sul prorompente seno. Una volta ripulita e rivestita, la riaccompagnai a casa. Avevo saltato l’appuntamento serale con Marina , ci sentimmo solo l’indomani. Avevo voglia di raccontarle il tutto ma temevo per una sua reazione non tanto accondiscendente. Forse era meglio tacere e far finta di nulla ; in fin dei conti si era trattato di un avventuretta fine a se stessa , priva di conseguenze. Passarono serenamente i mesi e finalmente Marina tornò a casa. La prima cosa che fece varcando l’uscio, fu di zomparmi addosso. In brevissimo tempo si tolse quei pochi vestiti che aveva in dosso rimanendo tutta nuda davanti a me La sola visione del suo bel corpo, oltretutto abbronzato me lo fece crescere immediatamente; fu un tutt’uno appoggiarla sul tavolo ed iniziale leccare la fica completamente fradicia di piacere. Più muovevo la lingua e più la faccia si inzuppava . Avevo il timore che si fosse pisciata sotto. Continuai fino a farla venire; all’apice del godimento lei allargando al massimo le cosce, sollevò i piedini muovendoli freneticamente ed emise un gemito prolungato di piacere. Mi riprese la testa e la portò all’altezza della sua , facendomi entrare con il cazzo dentro di se. Entrai senza alcuna fatica , mi sembrava di non arrivare mai alla fine ; più spingevo più entravo. Da quella posizione , presi entrambi i calcagni e sollevandole i pedini , iniziai a succhiarle le dita. Stavo tutto dentro di lei , ad ogni mio movimento del bacino corrispondeva un urlo di piacere da parte sua. Continuammo per un po’ nel dolce su e giù. Il tutto si concluse nella sua caldissima e carnosissima bocca; per la prima volta, da quando la conoscevo ingoiò tutta la sborra bevendola tutta. Nei giorni che seguirono, riprendemmo la nostra vita con le nostre passeggiate domenicali a Porta Portese, i mercatini rionali e da non sottovalutare, i centri commerciali. L’estate era alle porte, quindi una capatina al mare nella paradisiaca spiaggia di Capocotta, era doverosa, certo con il traffico cittadino dovevamo abbandonare la macchina, a favore della moto, unico mezzo per raggiungere serenamente il litorale laziale. Marina si era già concessa dei bagni di sole fuori stagione durante il suo precedente incarico nel paesino del Sud. Insomma tutto procedeva e non ci si poteva lamentare. Un bel giorno tornando a casa trovai Marina al telefono, rimasi colpito dal suo fare sospetto; parlava piano e notavo una certa insofferenza nel continuare la comunicazione, che troncò all’istante. Le chiesi chi fosse ed in modo molto evasivo, mi disse che si trattava di lavoro.
Verso sera dopo cena, guardando la tv dal letto , iniziai a toccarle il suo bel culetto tondo, stringendo la mano tra le sue chiappe. Stranamente non ebbi alcun riscontro, di solito era il preludio ad una serotina di fuego. Non rassegnandomi, sferrai un ulteriore attacco questa volta stimolandola dal davanti. La sua mente forse non voleva ma il suo corpo rispondeva in modo diverso. A bruciapelo le dissi quale era il problema e se ne voleva parlare. Fu allora che mi confidò una sua avventura durante il periodo passato lontana da casa……………..
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