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Gay & Bisex

Fantasie realizzate - Parte 2


di foxtied
03.09.2018    |    4.610    |    2 9.2
"Vedremo le fantasie dove lo porteranno..."
Pur avendo indicativamente concordato di vederci il sabato successivo, avendo io avuto un imprevisto siamo stati costretti a rimandare di una ulteriore settimana. Devo dire che Alberto (sempre nome di fantasia) c’è rimasto un po’ male, ma non potevo fare altrimenti. Dopo averlo dissuaso dal pensare che io volessi far cadere la cosa, programmiamo l’incontro per il sabato successivo.
Arriviamo alla data fatidica e io mi reco nell’appartamento del quale gli ho comunicato l’indirizzo. L’appuntamento è fissato per le 14, ma io arrivo dopo le 12 per farmi una doccia e sistemare le cose.
Ho portato diversi tipi di corda, non sapendo quale voglia usare, bavagli, nastro adesivo, pinze per capezzoli e spago per legare i genitali. Vedremo le fantasie dove lo porteranno. Fatta la doccia, metto un accappatoio blu e un paio di pantofole di spugna. Sono ormai le 13:30, quindi l’ora è vicina: arriverà sicuramente molto teso oltre che eccitato, quindi decido di preparare un aperitivo per “calmare le acque” e metterlo a suo agio. Comprendo la sua eccitazione e al contempo la titubanza, del resto ci sono passato dal lato opposto, molto tempo fa e, devo dire, anche oggi sono sempre abbastanza teso ed eccitato prima di un incontro.
Alle 14 in punto suona il citofono: gli apro e attendo che salga la scala interna. Bussa alla porta prima di entrare, lo invito ad accomodarsi e richiudo la porta a chiave.
“Accomodati sul divano, ci prendiamo un aperitivo, ok?” – “Volentieri… sono un po’ nervoso…” – “Immaginavo, tranquillo…” Colgo il suo sguardo che cade sulle corde preparate sul tavolo e, mentre vado in cucina a prendere il vassoio con i bicchieri, seguo i suoi occhi scendere fino ai miei piedi, oscuro oggetto delle sue fantasie. Ritorno con il vassoio, lo poso sul tavolo dove sono le corde e prendo i bicchieri… mi siedo anche io sul divano, lasciando un po’ di spazio e gli porgo l’aperitivo: “Allora Alberto, tutto bene? Sei pronto?” – “Ti dico solo che stanotte non ho dormito e che sono nei dintorni dalle 11… ho aspettato l’orario giusto ma non sono riuscito ad aspettare a casa” – “Capisco, beh… meglio che tu sia eccitato, no?” – “Si, ma sono molto nervoso…” – “Hey, sono io quello che sarà legato…” gli dico sorridendo. La battuta lo scioglie un po' e inizia a bere l’aperitivo… Decido di rompere il ghiaccio, perché capisco che lui non prenderà l’iniziativa, pur volendolo fare, quindi lo provoco volutamente: “Ho visto che mi guardavi i piedi prima… vuoi toccarli? O preferisci farlo dopo avermi legato?” Arrossisce… “Non essere timido, siamo qui per rompere gli indugi, no?” – Si, hai ragione… si, vorrei toccarli…” senza replicare, alzo le gambe e gliele poggio sulle sue, mettendo le mie caviglie proprio sulle sue ginocchia. Resta per un attimo in silenzio, ma vedo la sua patta dei pantaloni rigonfiarsi velocemente… “Toccali, toglie le pantofole, dai… non essere timido, ti dico che una volta un’altra persona, solo per toccarli, è venuto… mandando in fumo l’incontro. Lui c’è rimasto male, ma tu non farai la stessa cosa, vedrai…” – “Sicuro? Mi è venuto già duro… spero di non fare figuracce!” – “Non esistono le figuracce, anche se accadesse, sarebbe solo l’inizio di qualcosa che cerchi da tempo, no?” Annuisce, mentre posa il bicchiere, con l’altra mano mi infila le dita tra il piede e la pantofola… entra all’interno fino alle dita e vedo la patta sempre più gonfia.
Sfila lentamente la pantofola del piede destro, e poi quella del sinistro… mi accarezza i piedi come un oggetto del desiderio e la cosa mi intriga parecchio. Mi prende i piedi per le caviglie e li alza verso il viso, iniziando a baciarmeli sotto le piante… “Cazzo come sono morbidi…” – “Leccali tra le dita, so che vuoi farlo…” e infatti inizia a leccarmeli… il pene gli sta esplodendo nei pantaloni, e sta pian piano superando la vergogna iniziale. Mi ripoggia il piede destro sulle ginocchia, per continuare a leccare il sinistro, così decido di spingere un po’ sull’acceleratore e sposto il piede tra le sue gambe, proprio sopra la patta… Lo vedo andare praticamente in estasi, inizia a respirare più velocemente, lo sto eccitando. Continuo a muovere il piede su e giù sulla patta, mentre lui mi sta praticamente mangiando le dita dell’altro. Devo dire che la situazione lo ha fatto diventare duro anche a me.
Per almeno dieci minuti continuiamo questo giochetto e lui non sembra affatto intenzionato a smettere di leccarmi i piedi. “Apri i pantaloni, dai… tiralo fuori…” – “Resta interdetto, ma non ci mette molto a darmi retta e ad aprire i pantaloni dopo aver slacciato la cintura. Infilo il piede dentro i pantaloni e lo sento mugolare di piacere… sento il pene duro attraverso gli slip, così lo invito a tirarlo completamente fuori. Se lo prende in mano e, a questo punto, inizio a lavorarlo con i piedi… lui sembra quasi collassare dal piacere, e ancora non abbiamo neanche finito l’aperitivo. Il pensiero che di lì a poco mi sborri sui piedi mi arriva, ma rallento per evitare che accada, o almeno che accada subito.
Mi guarda mentre il mio piede gli tocca il pene, glielo massaggio e, appena mi lascia l’altro piede, inizio a masturbarlo con le piante… devo dosare molto attentamente, perché secondo me è proprio sul punto di sborrare. Mi fermo… lo faccio alzare in piedi e gli faccio abbassare i pantaloni e gli slip: mi inginocchio davanti a lui e glielo prendo in bocca… lo vedo alzare gli occhi al soffitto e respirare profondamente… mi prende la testa con le mani e mi trattiene con tutto il pene in bocca poi, con mia sorpresa, esordisce: “Metti le mani dietro la schiena”… lo assecondo, e immagino che la voglia di legarmi lo stia pervadendo, ma è troppo eccitato. Continuo a succhiarglielo e leccarglielo, cosa che solitamente non faccio, a meno di essere legato e costretto, ma questa è una situazione particolare. Tengo le mani dietro la schiena, simulando di averle legate, e continuo a usare la bocca… per due o tre volte mi tiene la testa ferma per farmi ingoiare tutto il pene, ma non esagera… Dopo una decina di minuti mi fermo e mi rialzo… lui crolla seduto sul divano, sembra sconvolto: “Allora, abbiamo un po' rotto il ghiaccio…” – “Si, ma ancora qualche istante e sarei venuto… tra piedi e bocca mi stavi facendo morire” – “Ho immaginato che lo volessi, dai tuoi racconti qualche idea me la sono fatta, così ho voluto metterti a tuo agio… Cosa vorresti fare ora?” – “Legarti mani e piedi, imbavagliarti e poi leccarti…” – “Come vuoi legarmi?” – “Sul letto, nudo… piedi incrociati, ginocchia, gambe, braccia e polsi dietro la schiena, verso il collo…” – “Vedi che ti stai sciogliendo? Hai le idee chiare, vedo…” – “Voglio anche mettertelo in bocca legato così…” – “Sei passato anche dal vorrei al voglio, vedo…” – “È un errore? Scusami non voglio sembrare esagerato…” – “Tranquillo, nel gioco ci sta… Allora dai, prendi quello che ti serve e andiamo di sopra in camera da letto…” Si alza dal divano, ricomponendosi… “Se vuoi scoparmi in bocca, forse dovresti togliere i pantaloni…” Se li toglie, toglie anche la camicia e resta in slip e maglietta, prende molta corda dal tavolo e una maschera con ballgag, insieme a una palla di gomma e una cinta di cuoio. Saliamo.
Entrati nella camera da letto mi tolgo l’accappatoio restando nudo, sfilo le pantofole e mi sdraio sul letto: lo vedo guardarmi e vedo anche che il pene nelle mutande è duro nuovamente come un sasso… sorrido, è impacciato dall’eccitazione. MI volto sulla pancia e porto le mani dietro la schiena, incrociando i polsi e agevolandogli il legarmi. Mi avvolge un cappio di corda attorno al collo, cosa che credo abbia memorizzato guardando le mie foto sul blog e, con la stessa corda mi lega i polsi, portandoli molto verso l’alto. Devo dire che, inaspettatamente, me li lega molto bene e ben stretti. Il mio pene inizia a reagire, e mi eccito quanto basta da avere una erezione latente… Mi avvolge le braccia con altra corda, fasciando il petto dopo avermi fatto sedere… mi lega in modo da fasciare i pettorali sia sopra che sotto, per poi stringere nel mezzo ed espormi i capezzoli, altra cosa appresa dalle foto. Poi mi fa sdraiare sulla schiena, i polsi legati alti me lo consentono, anche se si tende la corda che mi serra il collo. Mi avvolge un cappio di corda sui fianchi, che poi fa scivolare tra le natiche e ricollega ai fianchi passando per i genitali: serra molto, con l’effetto di strizzarmi un po' sia le palle che il pene, che inizia a diventare duro. Passa ora alla sua fantasia principale, i miei piedi… incrocia le caviglie per avvolgerle con la corda in diversi giri, stringendo poi dall’interno e chiudendo un nodo stretto. Sarei già immobilizzato, ma continua a legarmi, fasciando con la corda le gambe e le ginocchia. Ora posso muovere solo la testa. Si ferma a guardare l’operato che ha sempre sognato, toccandosi tra le gambe e pregustando quello che è stato il sogno represso per anni.
Se lo tira fuori dalle mutande e, con il cazzo in mano, viene dall’altra parte del letto, quello dove ho la testa… Si sfila le mutande e si masturba lentamente guardandomi legato e immobilizzato: “Prima di imbavagliarti te lo metto in bocca per un po', ok?” – “Va bene… fallo…” Sale sul letto e lentamente mi poggia il pene sulle labbra… le tengo chiuse per farlo forzare un po', volutamente… Mi apre allora la bocca con la mano e poi, sospirando di piacere, me lo spinge dentro…
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