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Il dottore II - Parte 1


di foxtied
27.06.2019    |    16.216    |    4 9.1
"Infine, nell’altro lato della sala, vedo una cassapanca molto grande e lunga, una gabbia in ferro e un tavolo a X, dotato di corde, neanche a dirlo..."
Il dottore disponeva un intero weekend da usare per i nostri giochi: la moglie andava fuori per un convegno e quindi lui aveva sia tempo libero che la location, diversa dallo studio dove solitamente ci incontravamo una volta al mese o giù di lì. Immaginavo che, avendo visto lo studio, luogo di lavoro, la sua villa fosse dotata di quanto necessario alle sue fantasie, magari ad insaputa della moglie, visto che era comunque poco a casa.
Mi aveva informato per tempo di tale possibilità e, visto che lei partiva il venerdì mattina, a me viene rivolto l’invito di raggiungerlo direttamente il venerdì pomeriggio e restare fino alla domenica pomeriggio. La cosa mi eccitava parecchio, anche se 3 giorni di sevizie erano molto tempo. Ci accordiamo per incontrarci a casa sua il venerdì pomeriggio verso le 16.
Arrivo puntuale alla sua villa fuori Roma, immersa nel verde e abbastanza isolata: sono davanti a un cancello in ferro battuto che apre su un lungo viale alberato: scendo dalla macchina (nel frattempo sono passati alcuni anni e ormai sono maggiorenne e automunito), e spingo il pulsante del videocitofono… dopo pochi istanti sento la serratura del cancello schioccare e le ante aprirsi. Salgo in macchina e mi avvio per il viale…
Avrò percorso almeno trecento metri prima di arrivare ad uno slargo con una grande fontana nel mezzo, e mi avvio a parcheggiare la macchina vicina ad altre due sotto una pensilina: scendo, prendo il mio zaino con un cambio completo dentro, e vado verso l’ingresso principale. Salgo una scalinata e lo vedo aprirmi la porta, un po’ come accaduto al suo studio privato di Grottaferrata, una sorta di déjà-vu. Mi invita ad entrare e, attraversato un ampio disimpegno, entriamo in un grande salone di cui mi colpisce l’arredamento, tutto in legno di ciliegio, con grandi librerie lungo le pareti, un grande tappeto nel centro, tre divani in pelle e un televisore enorme per quei tempi: “Si tratta bene il dottore”, penso tra me e me.
“Avremo molto tempo per giocare…” esordisce mentre mi versa da bere: “Ha una bella casa, non c’è che dire”, gli rispondo… “Si, anche se è troppo grande ormai per me e mia moglie. Sai, quando è stata costruita, ho fatto apportare alcune varianti che mia moglie non conosce. C’è un’area nascosta di cui lei ignora l’esistenza. Nel progetto l’ho fatta accatastare come area rifugio in caso di rapina, ma in realtà ho sempre pensato di attrezzarla coma “sala giochi” per le mie fantasie. Purtroppo nel corso degli anni non ho avuto modo di usarla molto, ma ho sempre continuato a curarne i particolari, aggiungendo pian piano nuove suppellettili interessanti” – “E sua moglie non si è mai accorta di nulla?” – “No. Ho sempre fatto il tutto mentre era fuori per i suoi convegni, e ho sempre progettato e assemblato io il tutto, comprando le varie parti in posti diversi” – “Passione per il fai da te, quindi…” – “Si, qualcosa del genere. Ti porterò lì in questi tre giorni, vedrai… sarà eccitante per entrambi. Sono due grandi stanze e un bagno, tutto completamente insonorizzato e ovviamente climatizzato”.
Mi fermo a riflettere quanto i soldi siano in grado di soddisfare le fantasie perverse di chi se le può permettere: il dottore è una brava persona, un bravo medico che ovviamente guadagna molto… ha trovato il modo di alimentare le sue perversioni neanche troppo represse, visto che non credo di essere il primo a vedere questa “sala giochi”. Ma la cosa non mi interessa, sono qui volontariamente e ho fiducia nella persona: con tutte le volte che mi ha legato e imbavagliato in questi anni, se avesse voluto fare qualcosa di poco raccomandabile, ne avrebbe avuto occasione tante volte.
“Queste stanze immagino siano interrate, difficile nasconderle a sua moglie in altro modo…” – “Si, ovvio. Lei conosce la parte interrata dove ho ricavato il mio studio, una sala hobby, una cantina… Ma dal mio studio si accede all’area nascosta, senza che lei possa rendersene conto. Inoltre non si è mai interessata delle planimetrie catastali, né dei lavori di costruzione, quindi non è stato neanche necessario parlarle della zona rifugio usata come destinazione d’uso per il catasto” – “Ci sarà voluto tempo per attrezzarla, per portarci i materiali da assemblare…” – “Si, ma è stato un passatempo appagante e interessante, e poi l’evoluzione è continua, ho sempre molte idee in mente per creare strumenti del piacere sadomaso. A volte solo entrare nella sala mi eccita, mi eccita guardare quello che c’è dentro e immaginare di avere una persona come te da seviziare a lungo. A te intriga la cosa?” – “Mi intriga molto, anche se non immaginavo questo tipo di organizzazione da parte sua, pensavo più a una sorta di “prigionia” in casa sua… ma va bene, mi piace” – “Benissimo. Allora magari scendiamo a vederla, poi ti fai una doccia rinfrescante e quando sei pronto possiamo cominciare i nostri giochi” – “Va bene…” – “Ho in mente diverse torture, poi discuteremo di cosa è fattibile, non voglio forzarti a fare nulla, come del resto è sempre stato, ok?” – “Ok!”.
Mi fa strada verso un corridoio, dal quale si accede a un’ampia scala che scende di sotto: arriviamo direttamente nella sala hobby, in fondo alla quale c’è una porta che immagino dia accesso al suo studio. La sala hobby ha un bellissimo biliardo nel centro, una libreria con una sconfinata collezione di DVD, da utilizzare evidentemente con la tv e il sistema surround che capeggia in un angolo, di fronte a quattro grandi poltrone in pelle. Il pavimento è in parquet, sempre di ciliegio, come nella sala al piano terra. Lo seguo fino alla porta dello studio che apre, invitandomi ad entrare: “Vieni, questo è il mio angolo di tranquillità…”
Lo studio è molto bello devo dire, sempre arredato con mobili in ciliegio, che deve essere evidentemente molto di suo gusto, con una grande scrivania, un tavolo ovale, una poltrona relax in pelle nera, librerie perimetrali; c’è una porta che immagino conduca ad un bagno e, a prima vista, non riesco a vedere altri accessi verso la “sala giochi” nascosta. “Ti stai chiedendo dove sia il passaggio segreto?” – “In effetti si… Immagino dietro una libreria, come le porte nascoste dei film…” – “Qualcosa del genere in effetti” Si dirige verso la scrivania e, aperto un cassetto chiuso a chiave, ne estrae un telecomando: “Inizialmente era tutto meccanico e l’apertura manuale, ma nel tempo ho apportato molte migliorie e dotato il tutto di motore, comandabile a distanza con questo radiocomando”. Preme un tasto e subito si sente nella stanza una sorta di schiocco, che anticipa il movimento di una scaffalatura della libreria proprio dietro la scrivania… Lo scaffale, largo almeno un metro e stipato di libri, si sposta prima all’indietro per poi rientrare lateralmente nel muro e scoprire una porta blindata… sembra di essere in uno di quei film noir con base sadomaso, ma la cosa mi intriga: con lo stesso telecomando agisce sulla serratura della porta, premendo un altro tasto che la sblocca. Mi fa strada aprendo la porta: le luci all’interno di accendono automaticamente su un piccolo corridoio che si estende per qualche metro fino a una seconda porta blindata, che a sua volta viene aperta sempre con lo stesso telecomando. Entriamo nella stanza, dove le luci si accendono automaticamente, e quello che mi trovo davanti mi lascia interdetto, sorpreso, non saprei come definire la sensazione che provo: una stanza molto grande, sempre con parquet in ciliegio; un grande letto in ferro battuto sul muro frontale alla porta, dotato di corde fissate ai quattro angoli, nonché sui lati; un tavolo in legno massiccio quasi nel centro della sala, anch’esso dotato di corde; una sedia che ricorda un trono, con la seduta molto larga e bucata nel centro, dotata di fibbie in cuoio sulle gambe e sullo schienale; su una parete ricoperta di quel materiale che simula la pietra, ci sono diversi anelli in ferro, con corde penzolanti; noto ganci sul soffitto, che non è altissimo, comunque intorno ai tre metri; in un angolo, ben disposti sulla parete, ci sono fruste, frustini, bacchette, corde di ogni tipo, catene, manette, cavigliere e una serie di bavagli che spaziano dal semplice ballgag al bavaglio gonfiabile o al divaricatore da dentista; cappucci, maschere, fibbie di cuoio, nastro adesivo, bendaggi medicali. Sembra di essere in un sexy shop sadomaso per quanti accessori riesco a vedere, ma non è finita: su una scaffalatura, sempre in legno, ci sono almeno tre ripiani con allineata una moltitudine di dildi, falli, vibratori, plug, pinze per capezzoli, accessori per CBT, costrittori e poi almeno tre macchine per elettro tortura, complete di elettrodi e plug anali. Infine, nell’altro lato della sala, vedo una cassapanca molto grande e lunga, una gabbia in ferro e un tavolo a X, dotato di corde, neanche a dirlo. Dimenticavo, c’è anche un box doccia, con vetri semitrasparenti, ma non è il solito box doccia: anch’esso all’interno è dotato di anelli fissati alla struttura murale, con corde penzolanti.
Quanto ho visto mi lascia letteralmente senza parole, perché immagino che in questi tre giorni avrò modo di sperimentare molto di quanto presente nella stanza. Eccitante, intrigante… si… ma anche un po’ preoccupante.
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