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Il prete II - Parte 2


di foxtied
22.12.2018    |    9.162    |    2 9.6
"Entro e mi avvio per il corridoio, verso l’ufficio… Ci salutiamo e noto subito che stavolta anziché la tuta come la volta scorsa, indossa la classica tonaca..."
Rifletto molto sull’incontro avvenuto in parrocchia… so perfettamente di essere stato io ad alimentare la situazione, ma so anche che se chiamo il prete e concordiamo un nuovo incontro, darò il via a una situazione paradossale probabilmente non priva di conseguenze. Tengo in giusta considerazione il fatto che l’incontro sia stato molto eccitante ed appagante, ma è proprio questo che mi preoccupa: il prete si infoia parecchio durante le situazioni che lo vedono dominare, ed è necessario stabilire dei limiti dettati, se non altro, dal buon senso. Non dimentico che nell’incontro con il dottore si è presentato a mia insaputa, tra l’altro sodomizzandomi senza alcuna richiesta…
Passano diversi giorni, finché decido di scrivergli un sms sul numero privato che mi ha dato: “Se accetto la tua proposta di incontrarci regolarmente dobbiamo necessariamente discutere dei limiti che occorre stabilire e delle regole che non devono essere infrante. Fammi sapere cosa ne pensi”. Inviato il messaggio, la riposta non tarda ad arrivare: “Dimmi quali limiti vuoi mettere e quali regoli vorresti stabilire. Sono aperto alla discussione”… Apprezzo la risposta di apertura, anche se non sottintende che lui accetti i limiti che vorrei stabilire. Costruisco per gradi la risposta da mandargli, senza fretta…
• “Gli incontri devono avvenire in sicurezza, con la certezza di non incorrere in occhi o orecchie indiscrete”
• Dobbiamo essere SOLI. Non apprezzo le sorprese con terze persone, chiunque possano essere
• “Non voglio essere penetrato analmente, a meno che non lo concordiamo sul momento”
• “Non voglio andare via con segni sulla pelle”
• “Non voglio fare il cane con collare, guinzaglio o altro”
• “Parlavi di chiudermi dentro una cassa, una gabbia… non deve essere scontato, se non voglio non si fa”
• “L’altro giorno mi hai sostanzialmente obbligato a ingoiare il tuo sperma, e non ero neanche legato: la cosa si può fare, ma se vedi che non gradisco devi fermarti”
• “Mi hai parlato di sevizie e torture: può andare bene, ma senza esagerare preso dalla foga. Le concordiamo di volta in volta e a quelle devi attenerti”
• “Tutte le posizioni in cui intendi legarmi devono essere sempre in sicurezza e sotto il tuo controllo: non devi lasciarmi solo se mi hai incaprettato legando anche il collo, ad esempio…”
• “Deve essere stabilita una condizione per la quale tu ti fermi e mi liberi immediatamente: un cenno o un gesto specifico immediatamente riconoscibile”
• “Vorrei riprendere gli incontri, nel caso dovresti munirti di qualcosa per celare il viso”
“Se sei d’accordo su queste regole, allora possiamo concordare un primo incontro, fammi sapere”. Invio il messaggio e aspetto di vedere cosa succede.
Dopo un’oretta arriva la risposta: “Per me va bene, mi sembrano richieste di buon senso. Riguardo i video, la cosa mi eccita alquanto e posso usare un passamontagna nero o una maschera. Inoltre mi piacerebbe usare comunque l’abito talare, perlomeno fino a quando lo tolgo per usarti sessualmente. Confido comunque nella privacy e nel fatto che le riprese restino a nostro uso strettamente personale. Se sei disponibile ti aspetto venerdì sera, verso le 19”.
Soddisfatto della risposta, accetto la data proposta: “Allora va bene, ci vediamo venerdì sera”.
Arriva il venerdì… sono abbastanza eccitato dalla prospettiva dell’incontro: verso le 17 faccio una doccia, mi preparo e alle 18.30 esco per raggiungere la parrocchia. Parcheggio la macchina fuori dal cortile della chiesa e mi avvio verso l’entrata. Il portoncino degli uffici è chiuso, quindi suono al citofono della segreteria… Mi risponde direttamente lui che poi mi apre facendo scattare la serratura. Entro e mi avvio per il corridoio, verso l’ufficio… Ci salutiamo e noto subito che stavolta anziché la tuta come la volta scorsa, indossa la classica tonaca nera: “Buonasera… è un piacere vederti caro. Sei pronto?” – “Si, se sei pronto tu… mi raccomando le regole” – “Stai tranquillo… ho tutto l’interesse perché i nostri incontri durino nel tempo, senza problematiche. Hai portato quanto necessario per le riprese?” – “Si, ho tre videocamere e due cavalletti estendibili nello zainetto” – “Bene… al resto ho provveduto io. Mi sono permesso di reperire qualche giocattolo…” – “Di che tipo?” chiedo… “Un paio di vibratori, anelli per il pene, un apparecchio per stimolazione elettrica, pinze per capezzoli e poi ovviamente corde e diversi tipi di bavagli… ovviamente non dovremo usare tutto subito, andremo per gradi, soddisfacendo il reciproco piacere” – “Ok… usiamo la stanza del custode?” – “Si, possiamo andare da subito, la parrocchia è chiusa e non c’è più nessuno. Quanto puoi trattenerti?” – “Non ho impegni, posso anche fermarmi tutta la notte” – “Benissimo. Essendo venerdì, domani ci sono le messe del sabato, ma se vuoi, la prossima volta, potremmo vederci di giovedì e fermarti due giorni…” – “Vediamo come va, poi eventualmente ne possiamo discutere” – “Va bene, andiamo allora… Vuoi fare una doccia?” – “L’ho appena fatta a casa…” – “Perfetto, sappi comunque che, all’occorrenza, il bagno è funzionale”.
Lo seguo per il corridoio, procedendo dunque verso la stanza del custode al piano interrato, la stanza che diventerà la camera di tortura per le prossime ore. Sono abbastanza eccitato.
Scendiamo per una scala e vedo che lui ha cura di richiudere a chiave la porta dietro di lui, proseguiamo per un corridoio abbastanza lungo, fino alla porta di una stanza: la apre e, appena entrato, accende la luce facendomi strada… entro e mi guardo intorno mentre sento lui chiudere a chiave. La stanza è molto grande… le pareti in mattoncini sono ricoperte di pannelli fonoassorbenti, cosa che mi aveva detto, essendo precedentemente adibita a sala prova del gruppo musicale della parrocchia; c’è un letto a due piazze sul quale è presente solo un materasso nuovissimo, un tavolo molto grande, di quelli antichi e poi un divano in pelle. Ci sono diverse sedie distribuite lungo un muro e una sedia più grande, una specie di trono ricoperto di velluto rosso, posizionata abbastanza centralmente nella stanza. Una seconda porta da sul bagno ma non ci sono finestre, neanche lucernari. Una vera stanza di tortura, considerando quanto sia isolata. Dopo una rapida occhiata inizio a notare i “particolari”… tipo il letto, che è attrezzato con corde ai quattro angoli, fissate alle gambe della rete; oppure il “trono”, anch’esso dotato di corde e con un foro abbastanza ampio sulla seduta; il tavolo è dotato invece di catene con polsiere e cavigliere in metallo alle estremità. È chiaro che il prete abbia provveduto a sbizzarrirsi nell’attrezzare la stanza seguendo le sue fantasie. Su un tavolino più piccolo ci sono molte corde, di diversi materiali, e una serie di giocattoli quali vibratori di diverse dimensioni, plug anali, bavagli di ogni tipo, tra i quali spicca una maschera con fibbie di cuoio e anelli e un divaricatore di quelli da dentista. Noto infine l’apparecchio per stimolazione elettrica, con diversi elettrodi… Le torture e le sevizie sono assicurate.
Mentre completo il mio giro panoramico, lui apre un armadio a due ante e mi invita a guardare la sua dotazione di bacchette e fruste, queste ultime da me non molto gradite: “Le fruste non erano contemplate, ricordi?” – “Tranquillo, era solo per fartele vedere… userò solo le bacchette sulle piante dei piedi, e solo se acconsentirai, ma se dovesse venirti voglia di essere frustato, sai che c’è tutto l’occorrente. Comunque volevo mostrarti un’altra cosa… un giocattolo molto interessante da usare…” – “Cosa? Lo stimolatore elettrico?” – “Vedo che hai già afferrato i particolari, ma no, non era quello che volevo mostrarti, ma questo…” Prende una scatola dall’armadio e la poggia sul tavolo grande, aprendola: “Ecco, è questo il giocattolo, che potrebbe essere interessante qualora dovessi lasciarti legato qui da solo…” – “Cosa sarebbe?” Estrae dalla scatola una sorta di recipiente in plastica trasparente, con collegato all’estremità un tubicino in gomma alla fine del quale c’è un terminale tipo ventosa, in silicone o simile, a forma cilindrica allungata… “Illuminami, non so cosa sia” gli dico… “La ventosa si applica al pene e si stringe alla base, poi si accende e in sostanza ti masturba. È programmabile a intervalli di tempo oppure a ciclo continuo, e raccoglie lo sperma nel contenitore” Un aggeggio infernale quindi, se chi lo subisce non ha modo di fermarlo… “Quindi vorresti lasciarmi legato e con quest’affare collegato al pene?” – “Il giocattolo c’è, se decidiamo di usarlo sarà di comune accordo, ma sarebbe interessante lasciartici per la notte, ovviamente non a ciclo continuo. Però immagina… legato al letto e magari ogni ora ti masturba fino a farti venire. Per poi ricominciare dopo un’altra ora…” – “Masturbazione forzata quindi… ma come fa a stabilire se io sia venuto o meno?” – “C’è un piccolo sensore che rileva la variazione della quantità di liquido, vedi, questa striscetta qui sul lato…” – “Prodigi della tecnologia… ed è stato inventato proprio per questa funzione?” – “Assolutamente. L’ho comprato su un sito olandese” – “Interessante, lo ammetto… ma vedremo se usarlo, ok? – “Certo”. Ammetto che il “giocattolo” mi intriga abbastanza.
Dal mio zaino tiro fuori le videocamere e i cavalletti, posizionandole in modo da avere tre angoli di ripresa: la stanza è grande, quindi da ogni posizione è possibile riprendere sostanzialmente tutto; lui mi aiuta nello scegliere i punti, poi chiede di vedere come farle partire e come gestire eventualmente gli zoom.
“Allora… vogliamo iniziare?” – “Si… vuoi che mi spogli?” – “Certamente… togli tutto e tieni solo le mutande per ora. Hai un cambio nello zaino? Perché le mutande vorrei tagliartele via poi…” – “Si, ho un cambio. Ti eccita tagliare via le mutande?” – “Molto… mettere a nudo il pene eretto solo dopo che ti ho legato e stimolato per bene…” – “Va bene…” In terra c’è moquette ovunque… rossa… Inizio quindi a spogliarmi, togliendo le scarpe seduto a una sedia; tolgo la camicia, poi i pantaloni e infine i calzini, restando a piedi nudi sulla moquette. Mi indica il letto, quindi procedo verso di lui che è proprio lì davanti: “Stenditi sulla schiena e allarga gambe e braccia”…
Il “gioco” inizia.
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