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Il direttore di banca - Parte 4


di foxtied
01.06.2019    |    6.477    |    2 9.5
"Ho sborrato alla grande e ne avevo bisogno, non potevo aspettare oltre, visto che la scorsa settimana ho dovuto interrompere sul più bello..."
La settimana passa velocemente e siamo nuovamente al sabato mattina: mi reco nell’appartamento verso le 10:30, visto che via mail abbiamo concordato di incontrarci per le 12:30. Faccio una doccia e poi indosso esattamente le stesse cose che avevo la volta precedente, come impostomi… Un paio di pantaloni da tuta grigi, una maglietta blu e le pantofole a piedi nudi.
Ha lasciato nell’appartamento tutte le corde bianche che ha comprato, portandosi via solo il suo borsone. Oggi verrà forse più preparato della volta scorsa. Mi siedo sul divano, in attesa dello scampanellare del citofono… che puntualmente suona alle 12.30 in punto: gli apro il portoncino e lascio socchiusa la porta di ingresso, in attesa che salga le scale.
Entra e si richiude la porta dietro, dando quattro mandate alla serratura con la chiave nella toppa. Viene verso di me con la sua borsa a tracolla e subito mi dice, accennando un saluto con la testa: “Prendi una sedia e mettila nel centro della sala, sul tappeto, poi siediti. Dove sono le corde bianche? Non voglio perdere tempo stavolta…” Gli indico le corde sulla cassapanca sotto la TV e, dopo aver lasciato il borsone sul tavolo, si avvia a prenderle.
Nel frattempo ho posizionato la sedia dove mi ha chiesto di metterla e quindi mi siedo. Ha già uno spezzone di corda in mano quando mi apostrofa con fare deciso: “Metti le mani dietro la schiena, muoviti…” Mi sembra molto autoritario oggi, ma sono costretto ad obbedire. In pochi istanti le mie mani sono legate ben strette e incrociate dietro lo schienale della sedia, fissate alla seduta. Passa a legarmi i piedi, avvolgendo le caviglie dopo averle unite, mi sta legando molto stretto… non che la volta precedente non lo abbia fatto, ma stavolta mi sembra diverso. Legate anche le ginocchia e le gambe, mi avvolge il ventre con molti giri di corda, per bloccarmi alla sedia. Pochi minuti e già mi ha immobilizzato. “Ora ti imbavaglio, apri la bocca, voglio riempirtela per bene, non voglio sentire suoni o mugolii troppo forti, ho incontrato gente per la scala e non voglio che si senta qualcosa di troppo”. Mi riempie la bocca con una spugna molto grossa che spinge a fondo nel palato, avendo cura di bloccarmi la lingua per impedirmi di articolare suoni comprensibili… “Ok, ora te la tappo con il nastro adesivo, ne userò parecchio, non voglio correre rischi, quindi stai fermo e lasciati imbavagliare come voglio”. Anche stavolta posso solo obbedire: mi fascia completamente la bocca con il nastro, tirato molto strettamente e, in effetti, ne usa parecchio. A questo punto mi avvolge un cappio di corda attorno al collo e la collega prima ai polsi e poi alle caviglie, impedendomi qualsiasi movimento.
Inizia a sistemare i cavalletti e le videocamere, toccandosi insistentemente tra le gambe, dove è ben visibile il pacco, già duro e in erezione. Quando tutto è pronto le accende e la prima cosa che fa, fuori dal campo di ripresa, è togliersi i pantaloni prima e gli slip dopo, restando a cazzo duro seduto sul divano a guardarmi. Andiamo avanti in questo modo per diversi minuti, finché si alza per venire verso di me, ma unicamente per sfilarmi le pantofole dai piedi e poi tornare a sedersi.
“Prova a muoverti, dai… mi eccita guardarti mentre ci provi…” Lo assecondo, anche se è veramente difficile qualsiasi movimento, considerando che il cappio attorno al collo si stringe e mi toglie il fiato. Inizia a masturbarsi, dapprima lentamente, poi sempre più freneticamente, dando a intendere di voler venire subito per poi avere il tempo di organizzare qualche altra posizione con meno infoiatura iniziale. E infatti non mi sbaglio, ha il cazzo durissimo quando si alza e viene verso di me… si abbassa a toccarmi i piedi legati, li accarezza sotto le piante mentre si smanetta, poi passa dietro di me e lo infila tra le mie mani: “Dai, smanettalo un po’… se ti vengo tra le mani non è un problema, sono troppo eccitato e non sono lucido, devo stemperare la situazione o non me la godrei a fondo. Forza, prendilo in mano…” Lo assecondo, muovendo le mani per quanto posso per masturbarlo: è veramente duro e umido sul glande, mi impiastriccia le dita, ma continuo a fare quello che mi ha chiesto.
Pensavo resistesse meno, per come era eccitato, invece i minuti passano e lo sento respirare velocemente dietro di me, ma senza venirmi ancora tra le mani… “Continua, non fermarti… tocca anche le palle…” Lo faccio e sento anche la sacca scrotale gonfia di eccitazione: faccio fatica a muovermi troppo, per come sono legato ogni movimento mi serra la corda intorno al collo, ma per tutta risposta ottengo queste parole: “Fai quello che ti dico o ti lego il collo ancora più stretto a mani e piedi: smanettami cazzo e palle come si deve”. Mi sembra involgarito rispetto al precedente incontro, quasi non riconosco la persona decisa ma comunque con modi tranquilli dell’ultima volta.
Faccio quanto posso, finché mi rendo conto che sta per venire… il pene si irrigidisce ancora di più, poi lo sento pulsare e riempirmi le mani e le dita di sperma, mentre si lascia andare a sospiri profondi e quasi animaleschi di piacere. Sono istanti lunghi, con una quantità di sperma che mi schizza anche fino alle braccia, poi finalmente si rilassa e, dopo averlo sfilato dalle mani, mi lascia allentare la posizione costrittiva che mi stringe il collo.
“Sei stato ubbidiente, bravo. Ho sborrato alla grande e ne avevo bisogno, non potevo aspettare oltre, visto che la scorsa settimana ho dovuto interrompere sul più bello. Ti lascio legato così, mi vado a rinfrescare, poi continuiamo”. E non avevo dubbi in merito.
Sale al piano di sopra e ne torna dopo una ventina di minuti, durante i quali è il bavaglio a darmi fastidio: è molto stretto, ma non credo abbia ancora intenzione di liberarmene. Ora è completamente nudo davanti a me, non si fa alcuna remora di esserlo: mi slega dalla sedia, ma senza liberarmi mani e piedi, mi fa sdraiare sul tappeto e inizia ad incaprettarmi, collegando le caviglie ai polsi e poi al collo. Stringe molto per farmi inarcare, poi sposta i cavalletti con le videocamere e si siede sul divano a guardarmi, ricominciando a masturbarsi.
Prende due elastici dal suo borsone e me li infila ai piedi, avvolgendo le piante… di tanto in tanto li tira e li rilascia, in sostanza usandoli come una piccola frusta. Il dolore è abbastanza intenso, e ogni volta mi fa sobbalzare e inarcare la schiena. La cosa lo eccita, tanto che inizia a leccarmeli per poi frustarmeli di nuovo, ottenendo mugolii abbastanza forti ogni volta. Andiamo avanti così per almeno mezz’ora, i piedi iniziano a dolere in modo intenso, finché finalmente si ferma e si siede di nuovo sul divano.
“È ora di spogliarti nudo e torturarti cazzo e palle… Non so se iniziare dalla sedia o dal letto… o magari legarti al muro… cosa preferisci?” Posso solo mugolare e la cosa lo diverte: “Ah, vero. Sei imbavagliato… decido io allora” Mi slega dall’incaprettamento, poi mi libera mani e piedi e infine mi toglie il bavaglio, liberandomi finalmente dalla spugna che mi ha ficcato in bocca.
“Rilassati due minuti, ti sevizierò a lungo. Ho intenzione di legarti cazzo e palle e poi usare il vibratore sul glande finché sborri, ovviamente dopo averti infilato un altro vibratore nel culo. Spogliati nudo ora, dai…” Il descrivermi quello che sta per farmi lo eccita… gli piace darmi ad intendere che può fare ciò che più gli aggrada, senza che io possa oppormi: spero che questo incubo finisca presto e non abbia ulteriori strascichi.
Mi spoglio completamente nudo come mi ha detto di fare, dopodiché mi fa sedere nuovamente sulla sedia e inizia a legarmi…
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