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Gay & Bisex

Il negozio di scarpe - Parte 2


di foxtied
03.04.2018    |    5.133    |    5 9.8
"Il tempo passa… cerco di muovermi ma sono legato molto stretto e il bavaglio mi costringe a emettere solo flebili mugolii..."
Rigiro tra le mani il bigliettino da visita che mi aveva lasciato. Quanto accaduto in negozio era stato molto eccitante e inaspettato, sono molto tentato dal chiamare il numero di telefono che mi ha lasciato… Alla fine lo faccio: “Si, pronto?” – “Ciao… mi hai lasciato un bigliettino da visita qualche giorno fa, dopo avermi fatto provare un paio di scarpe a piedi nudi nel camerino riservato, ricordi?” – “Certo che ricordo, sapevo che avresti chiamato… Accetti il mio invito?” – “Si, volevo appunto parlarne…” – “Non c’è molto di cui parlare, hai l’indirizzo… vieni domenica mattina verso le 10, se per te va bene” – “Per me va bene, ma dimmi qualcosa di più…” – “Ti ho già detto tutto: voglio legarti, imbavagliarti e usarti per il reciproco piacere sessuale… devi solo venire a casa mia, il resto sarà quel che sarà” – “Sei molto diretto” – “Meglio esserlo, no? Del resto se non ti interessasse non mi chiameresti” – “Devo fidarmi alla cieca?” – “Mi sembra che nel camerino la cosa ti sia piaciuta, no?” – “Si, molto… ma perché vuoi legarmi?” – “Perché mi piace farlo, mi eccita e sono certo che piace anche a te… lo dico, se accetti sai che sarai legato, non sei obbligato…” – “Va bene… domenica alle 10… ci sarò” – “Ti aspetto”.
Domenica: arrivo all’indirizzo riportato sul bigliettino, zona Frascati, una bella villetta circondata da siepi… mi fermo davanti al cancello, scendo dalla macchina e suono al videocitofono: “Ben arrivato. Ti apro… parcheggia davanti all’ingresso della casa” – “Ok, grazie” Il cancello automatico si apre, risalgo in macchina ed entro. Parcheggio e scendo dalla macchina, lui è sul portoncino di ingresso che mi aspetta, in accappatoio.
Dopo i classici convenevoli mi invita ad entrare e chiude il portoncino: la casa è molto bella, ben arredata, con un grande salone molto luminoso. Due divani in pelle nera, tappeti, un grande TV e mobili in stile moderno. Bella casa davvero.
“Vieni, fatti una doccia… nel bagno troverai un accappatoio, pantofole e tutto quello che ti serve” Mi accompagna verso una porta alla fine di un corridoio… “Quando sei comodo ti aspetto in salone, ok?” – “Ok, grazie”. Chiudo la porta… anche il bagno è sostanzialmente enorme, con una cabina doccia molto grande, due lavandini e uno specchio che sarà largo due metri. Mentre mi spoglio vedo l’accappatoio piegato su un piano in marmo, bianco, molto morbido, e le pantofole, sempre bianche, di spugna naturale. Entro nella doccia e apro l’acqua calda mentre su un piano di appoggio vedo un flacone di gel doccia di Armani… “Si tratta bene” penso mentre inizio ad usarlo. Resto nella doccia almeno un quarto d’ora, abbastanza eccitato ma ancora dubbioso sull’esperienza che sto per affrontare: in fondo non lo conosco, e la cosa può sembrare anche affrettata e rischiosa.
Esco dalla doccia, infilo l’accappatoio e inizio ad asciugarmi… metto le pantofole ma solo dopo aver applicato una ottima crema per il corpo, sempre di Armani, che era vicino al gel doccia. Ci siamo… apro la porta ed esco in accappatoio e pantofole, avviandomi nel corridoio verso il salone.
Lui è seduto sul divano di fronte alla TV e vedo subito che ha il pene in mano, bello duro… “Vieni, siediti qui… vediamo di rompere il ghiaccio…” Mi siedo, con lui che continua a tenere il pene in mano masturbandosi lentamente. “Sei già stato legato, vero?” – “Si…” – “Immaginavo… io uso solo corde di qualità, specifiche per il bondage, morbide e resistenti al contempo… mi piacciono nere…” – “Bene, se devi legarmi sono pronto…” – “Non c’è fretta… dammi i piedi ora… hai messo la crema, vero?” – “Si, pensavo fosse lì di proposito” – “Infatti… hai fatto bene” Mi prende le gambe e poi i piedi, poggiandoli sulle sue gambe… mi toglie le pantofole e inizia ad accarezzarli sapientemente… il mio pene inizia a reagire, per poi diventare duro nel momento in cui mi lecca tra le dita, per poi passare la lingua sotto la pianta e mordermi i talloni… Mentre mi lavora i piedi la sua mano si infila dentro il mio accappatoio fino a prendermi il pene e accarezzarmi i testicoli… “Bene, sento che ce l’hai bello duro… allora ti piace stare qui…” Non riesco a rispondere perché il suo passare il pollice sul mio prepuzio mi da una scarica che mi spezza il fiato… Continua per qualche minuto, poi mi lascia il pene e mi rimette le pantofole, poggiandomi i piedi sul tappeto. Si alza e il pene eretto si vede benissimo dietro l’accappatoio: “Ora me lo mette in bocca” penso… invece lui si muove verso l’impianto hi-fi che accende per mettere della musica.
La musica è diffusa in tutta la casa… classica… molto rilassante. “Vieni… ho un appuntamento veloce con l’architetto che mi deve riprogettare la veranda, intanto ti sistemo in una camera al piano di sotto” – “Mi sistemi?” chiedo… “Si, ti lego e ti imbavaglio, così mi aspetti con calma, ne avrò per una mezz’ora” Lo seguo un po’ perplesso, scendiamo una scala in legno che porta nel piano sottostante… l’arredamento è molto simile al salone, il pavimento è in parquet di ciliegio, molto bello… una sala grande con un arco che dà su un corridoio con quattro porte… me ne indica una, entriamo… Una stanza grande, illuminata da un sistema di faretti, e capisco che è la sala dei “giochi”: c’è un letto in ferro battuto con anelli in diversi punti, già dotati delle corde nere di cui mi accennava, poi una sedia in legno, sempre dotata di anelli e corde; ci sono almeno quattro videocamere posizionate su dei supporti a muro, un grande TV nella parte centrale, collegato alle videocamere… un tavolo a parete, sul quale ci sono molti “giocattoli” sadomaso quali, corde, rigorosamente nere, funicelle, sempre nere, bavagli, nastro adesivo largo, bende, plug anali, falli in gomma di diverse dimensioni, maschere, vibratori e vibrostimolatori… tutto ben ordinato e riposto. È chiaro che quella stanza non è stata attrezzata per l’occasione, ma fa parte dell’arredamento “fisso”. Una sorta di Mr. Grey penso.
“Siediti sulla sedia, mettiti comodo” – “Devo spogliarmi?” – “No, tieni l’accappatoio per ora” Mi siedo e per prima cosa mi blocca il collo allo schienale, avvolgendomelo con un cappio già pronto che serra dietro la sedia: “Dammi i polsi, dietro…” Glieli porgo e me li lega incrociati, tirandoli poi verso il basso e fissandoli ad un anello centrale. Poi mi prende la caviglia sinistra e, dopo averla avvolta con la corda me la tira all’indietro per fissarla alla sedia, cosa che poi ripete sulla caviglia destra: ora ho le gambe aperte e tirate all’indietro, con le caviglie ben legate. MI scopre l’inguine scostando l’accappatoio, per verificare il mio stato di eccitazione, e trovare il pene duro ed eretto lo fa sorridere: si sofferma sul pene accarezzandolo, si china verso di me e lo prende in bocca, leccandolo… Ho un sussulto di piacere… Si alza soddisfatto e mi blocca il petto, avvolgendolo con le corde sopra e sotto i pettorali, bloccandomi alla sedia. “Ok, sei a posto… ora ti imbavaglio e poi ti bendo, così posso ricevere l’architetto mentre ti mi aspetti qui tranquillo…” Prende un bavaglio con fallo di gomma interno, abbastanza lungo e largo da riempirmi la bocca, me lo infila e poi lo serra stretto dietro la testa; infine con una striscia di cuoio nero, sagomata, mi benda gli occhi. Nel buio sento la sua mano tornare a prendere il mio pene eretto, soffermandosi sui testicoli che strizza delicatamente…
“Bene… aspettami eh… non ci metterò molto” Sento la porta chiudersi e poi due mandate di chiave. Sono completamente immobilizzato, imbavagliato e bendato, chiuso a chiave dentro una stanza, in attesa di una persona che conosco appena… ma nonostante ciò sono terribilmente eccitato.
Il tempo passa… cerco di muovermi ma sono legato molto stretto e il bavaglio mi costringe a emettere solo flebili mugolii. Il pene è sempre eretto e duro, come in attesa di quello che probabilmente succederà. La benda di cuoio sugli occhi mi ha fatto perdere la cognizione dello spazio, ma non la visione dei vari “giocattoli” sul tavolo che probabilmente saranno usati su di me di lì a poco.
Sento la chiave girare due mandate nella serratura, sarà passata un’ora credo, quando, aperta e richiusa la porta, avverto una presenza e dei passi leggeri sul parquet… poi una mano mi prende il pene scoperto dall’accappatoio e inizia a masturbarlo lentamente… lo sento entrare dentro la sua bocca, con la lingua che copre il prepuzio avvolgendolo… Le mani ora scendono alle caviglie legate alla sedia e sfilano le pantofole, mettendo a nudo i piedi che accarezza lentamente.
“Scusami se ti ho lasciato qui tutto questo tempo, ma l’architetto doveva prendere delle misure e non potevo certo dirgli di sbrigarsi perché ti avevo lasciato qui legato a una sedia e imbavagliato”… riprende poi a succhiarmi il pene e continua fino quasi a portarmi all’orgasmo. Poi lo sento alzarsi, mi apre meglio l’accappatoio esponendo i genitali con le gambe legate divaricate… si allontana per qualche istante per poi tornare e a questo punto sento le sue mani farsi largo tra le mie gambe per legarmi i testicoli… li avvolge con un cappio e poi serra per strizzarli: con un secondo cappio mi lega il pene alla base, con diversi giri che hanno l’effetto di farlo diventare ancora più duro, fino a serrare abbastanza stretto intorno al glande scoperto. Terminata l’operazione di legatura con molta maestria, riprende a leccarmelo e la costrizione delle cordicelle aumenta il senso di eccitazione. Mi contorco mentre me lo succhia, ma le corde sono ben serrate e i movimenti ridotti al minimo. Si ferma… sento muovere qualcosa davanti a me… mi slaccia il bavaglio, lentamente, poi lo rimuove estraendo il fallo di gomma dalla mia bocca… Il tempo di prendere fiato, poi capisco che il rumore era stato di una cassapanca sulla quale era salito di fronte a me per stare più comodo: mi apre la bocca con una mano, con le dita mi tocca la lingua poi, tenendomi ferma la testa con entrambe le mani me lo infila tutto in bocca, spingendo fino quasi alla gola… “Iniziamo a giocare seriamente… tieni la bocca bene aperta e tienilo tutto dentro…”
Inizia a scoparmi in bocca abbastanza duramente, alternando spinte profonde a toccate leggere sul palato, ma non si ferma per diversi minuti… il pene è duro e bello grosso, in negozio si era solo masturbato con i miei piedi, ma evidentemente ora è molto più eccitato e le dimensioni mi sembrano ben più grosse a giudicare da come mi riempie la bocca. Sento che sta per venire, le pulsazioni aumentano e sento il prepuzio dilatarsi sulla lingua… non si ferma e mi viene in bocca, una serie di fiotti copiosi che mi scendono direttamente in gola, senza possibilità di evitarlo… mi tiene ferma la testa e continua a spingere dentro mentre fiotta sperma: “Ingoia… non ribellarti, ingoia tutto… è solo l’inizio, non sprecarne una goccia” – “Hgmmffmhhgghh” sono gli unici suoni che riesco ad emettere con la bocca riempita dal suo pene e dallo sperma che sono obbligato a ingoiare. Attimi interminabili, poi finalmente si rilassa, il pene diminuisce di dimensioni finché me lo toglie dalla bocca, ma solo per infilarmici dentro una palla di spugna ben premuta e poi applicarmi un bavaglio a fascia che me la tappa completamente, serrato molto stretto dietro il collo.
“Bravo… hai ingoiato tutto… ora assapora, la spugna oltre a tapparti bene la bocca, manterrà il sapore finché non ti toglierò il bavaglio. Per ora resta legato così, vado a bere qualcosa, è stato molto intenso scoparti in bocca a forza”
Controlla tutti i nodi delle corde che mi tengono immobilizzato alla sedia, poi lo sento uscire e chiudere di nuovo la porta a chiave.
Sarà una lunga giornata e il mio pene, strizzato dalla legatura, è ancora dritto e duro.
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