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Gay & Bisex

Il negozio di scarpe II - Parte 1


di foxtied
26.05.2018    |    5.344    |    2 9.5
"“Scusami… sono molto eccitato, forse sto esagerando…” mi dice tirando fuori il pene dalla mia bocca: “Beh, stai spingendo molto a fondo, ma l’importante è..."
Dopo la passata esperienza con il titolare del mio negozio di scarpe preferito, a distanza di qualche settimana, decido di tornare per comprare un paio di scarpe estive. Non abbiamo avuto contatti nel lasso di tempo trascorso dall’incontro a casa sua fino ad oggi, così entro nel negozio e mi comporto normalmente.
Scorro le vetrine per trovare qualcosa che mi interessi, cercando di scorgere il titolare che ancora non vedo: mi sento chiamare da dietro e, girandomi, lo vedo entrare in negozio… “Ciao, come stai?” mi dice porgendomi la mano… “Ero a prendere un caffè, sei arrivato da molto?” – “No, sono appena arrivato… stavo dando un’occhiata” – “Trovato qualcosa?” – “No, non ancora…”
Mi invita a seguirlo: “Vieni, ho dei modelli appena arrivati e ancora da mettere in esposizione, poi voglio farti vedere una cosa…” Lo seguo nel retro, fino al magazzino, che noto essere stato modificato e ampliato: “Abbiamo acquisito il locale accanto, così ho fatto ristrutturare il magazzino e ho ricavato un ufficio molto discreto…” In fondo al magazzino, nella parte più esterna, entriamo da una porta su un piccolo corridoio e poi da un’altra porta, che si apre su un bel locale, ampio… moquette blu in terra, una scrivania molto grande, un divano in pelle e accessori vari: molto ben arredato.
“Il mio rifugio” mi dice… “Molto bello, complimenti” – “Dalla scrivania posso controllare tutto il negozio tramite le videocamere, le pareti sono insonorizzate, il divano è anche letto, se dovessi avere necessità di fermarmi la sera, a volte succede” – “Ti sei organizzato bene…”
Mi invita a sedere sul divano: “Accomodati, vado a prendere due o tre modelli da farti provare”. Mi siedo, guardandomi intorno, non avevo dubbi su quanto potesse rendere un negozio del genere, ma questo “ufficio” sprizza lusso ovunque, a partire dal divano stesso. Torna con tre scatole che poggia sulla scrivania, poi chiude la porta e sento nitidamente scattare la serratura.
“Non ci disturberà nessuno… la tua visita è inaspettata, ma estremamente gradita. Non ti sei più fatto vivo, come mai? Il nostro incontro a casa mia non è stato di tuo gradimento?” – “No, anzi… l’esatto contrario, ma sai gli impegni, il lavoro… il tempo passa veloce…” – “Certo, capisco. L’importante è che tu non ti sia trovato non a tuo agio, me ne dispiacerebbe” – “No, no… tranquillo”.
“Togli le scarpe… anzi, sai che sono molto diretto, vero?” – “Direi di sì…” – “Ecco… allora spogliati nudo” – “Qui? Ma scherzi?!” – “Non scherzo, non preoccuparti, nessuno ci disturberà”. Sono titubante, anche se la cosa mi intriga alquanto… “Cosa vuoi fare esattamente?” – “Voglio legarti, imbavagliarti e poi seviziarti un po’… Ma se non te la senti proviamo le scarpe e basta, ci mancherebbe…” – “Sai che la cosa mi eccita, ma qui siamo veramente tranquilli? Non è che entra un tuo dipendente e ci trova me legato e te che me lo ficchi in bocca?” – “Impossibile. Solo io posso aprire la porta…”
Resto abbastanza sorpreso, ma eccitato al contempo… lui continua a fissare il mio sguardo spaesato, poi prende in mano la situazione: “Spogliati nudo”. A questo punto inizio a spogliarmi togliendo prima la camicia, poi mi siedo e slaccio le scarpe per sfilare i pantaloni… infine tolgo i calzini, restando solo in boxer… “Nudo, togli i boxer”… obbedisco e resto completamente nudo, in piedi sulla moquette.
“Inginocchiati e apri la bocca” mi apostrofa venendo verso di me… lo assecondo mentre lo guardo aprirsi i pantaloni e abbassare le mutande: “Da come ce l’hai duro, sembra quasi mi stessi aspettando…” gli dico, ma finisco appena la frase che me lo spinge tutto in bocca, denso di umori spermatici, tanto è eccitato. Mi tiene la testa e mi scopa in bocca per diversi minuti, lo spinge talmente dentro da arrivare a infilarmi quasi dentro anche i testicoli, ma non reggo molto e ho un accenno di rigurgito, visto che è arrivato in gola.
“Scusami… sono molto eccitato, forse sto esagerando…” mi dice tirando fuori il pene dalla mia bocca: “Beh, stai spingendo molto a fondo, ma l’importante è che te ne sia accorto…” – “Siediti sul divano, voglio legarti…”
Obbedisco e mi siedo, mentre lui da un cassetto della scrivania prende diverse corde bianche cerate e un rotolo di nastro adesivo grigio: “Mettiti in ginocchio sul divano, con le spalle verso di me”, lo faccio e lui mi prende le braccia e inizia ad avvolgermi prima i gomiti e poi il petto, bloccandomi le braccia ben strette. Mi lega i polsi uniti e poi passa ai piedi, che si sofferma ad accarezzare, leccando per qualche istante le piante: “Sempre morbidi e profumati, complimenti…”
Lega le caviglie unite, poi con un’altra corda le collega ai polsi, inarcandomi all’indietro. A questo punto mi prende il pene in mano e inizia a masturbarmi lentamente, mentre con l’altra mano mi infila le dita in bocca, cercando la lingua… Mi masturba a lungo in questa posizione, poi mi fa sdraiare sulla pancia e l’incaprettamento si fa sentire parecchio, una volta disteso. Mi avvolge un cappio intorno al collo e lo tira verso i polsi che tende ancora di più, stringendo anche i piedi: mi fa inarcare molto e devo stare in tensione per non far serrare troppo il cappio. Non mi ha ancora imbavagliato, così gli chiedo: “Perché mi stai incaprettando così stretto?” – “Perché so che ti piace… e piace anche a me vederti in questa posizione”.
Prima di imbavagliarmi mi riempie di nuovo la bocca con il suo pene e mi scopa per almeno un quarto d’ora, ma in maniera più soft che in precedenza, tenendomi la testa per aiutarmi a non far serrare il cappio al collo. Poi si spoglia, togliendo i pantaloni e gli slip, slip che mi infila in bocca ben appallottolati, per poi imbavagliarmi con il nastro adesivo. Resta davanti a me a masturbarsi guardandomi incaprettato, leccandomi di tanto in tanto i piedi… poi prende lo smartphone e mi scatta una foto, si allontana un po’ e lo vedo chiamare qualcuno: “Ciao amico mio, dove sei? … Ah, bene. Ascolta, ho un amico ben immobilizzato, incaprettato nudo e imbavagliato sul mio divano in ufficio, ti interessa la cosa? Ti mando una foto, poi dimmi … Bene, allora ti aspetto. Chiamami quando stai arrivando, a dopo”. La conversazione mi innervosisce un po’, lo guardo con aria interrogativa e provo ad articolare dei suoni, ma il bavaglio è strettissimo… “Tranquillo, è un amico fidato e molto interessato a questi giochi” – “MHGGGHHHHHGFFF” è l’unico suono disarticolato e di disapprovazione che riesco a tirare fuori.
Per tutta risposta lui si avvicina e mi stringe ancora di più i polsi alle caviglie, aumentando l’inarcamento e la costrizione al collo: “Abbi fede, non te ne pentirai…” Si siede su una sedia di fronte al divano e inizia una masturbazione lenta, nell’attesa che arrivi l’altro.
L’incaprettamento è molto costrittivo e fatico abbastanza a non far serrare il cappio, per contro ho il pene duro come il marmo che, schiacciato sul divano, mi fa anche male. Passa almeno mezz’ora, finché il suo telefono squilla: “Ci sei? … Bene, vengo in negozio a prenderti, aspettami lì…” Si rimette i pantaloni, senza gli slip che sono ovviamente dentro la mia bocca, poi apre la porta ed esce richiudendosela alle spalle… sento schioccare la serratura in chiusura.
Sono nudo, incaprettato e imbavagliato, e sto per essere seviziato e usato da due uomini: il bello è che mi ci sono messo spontaneamente in questa situazione, e un po’ ci speravo anche… ma la seconda persona non era affatto prevista, soprattutto qui.
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