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La coppia II - Parte 1


di foxtied
20.11.2018    |    8.992    |    8 8.9
"Ritrovo in un cassetto il biglietto che mi avevano messo in tasca, con sopra un numero di telefono, e mi ritrovo a domandarmi perché io non lo abbia gettato..."
Sono passati ormai 4 mesi dall’incontro “forzato” con la coppia di coniugi sadomaso che mi ha narcotizzato e seviziato, per poi pagarmi con 10.000 euro al fine di comprare il mio silenzio, facendomi firmare una sorta di liberatoria… Inizialmente avevo sempre pensato di non voler avere più nulla a che fare con i due torturatori, soprattutto con lei, molto sadica ed estremamente perversa, ma con il passare del tempo devo ammettere di aver anche goduto molto nell’incontro. Con il passare dei giorni, stranamente, quel pensiero si fa sempre più strada nella mia mente, cosa che del resto loro stessi mi avevano predetto.
Ritrovo in un cassetto il biglietto che mi avevano messo in tasca, con sopra un numero di telefono, e mi ritrovo a domandarmi perché io non lo abbia gettato nell’immondizia. Mi rigiro il biglietto tra le mani per un po', pensandoci su… poi lo metto nel portafogli e per qualche altro giorno evito di pensarci.
Una mattina, forse eccitato dopo una lunga chat su Skype con il solito “master” tutto fumo e poco arrosto, tiro fuori il biglietto: il numero è di un cellulare… incoscientemente decido di scrivere un sms.
“Buongiorno. Sono la persona che avete narcotizzato, seviziato e torturato a casa vostra circa quattro mesi orsono. MI avete dato 10.000 euro per il mio silenzio. Vorrei parlarvi della possibilità di un secondo incontro, ma stabilendo regole precise. Se la cosa vi interessa contattatemi via sms”.
Provo una certa eccitazione nello scrivere il messaggio e, al contempo, una sorta di ansia per l’eventuale risposta che potrei ricevere. O che “vorrei” ricevere? Non saprei, ma ormai il messaggio è inviato. Al momento non succede nulla, nessuna risposta. Magari il numero non è neanche più attivo. La giornata prosegue e dopo qualche ora non ci penso più, finché mi arriva un sms: “Te lo avevamo detto che non sarebbe stato come dicevi. Alla fine la cosa ti interessa, e non sapremmo dirti se per i soldi o per quello che ti abbiamo fatto e che ti è piaciuto subire, se sei qui a scriverci”. Sono interdetto nel leggere il messaggio, forse perché comprendo che in fondo hanno ragione. Decido di non replicare finché, dopo un paio d’ore, arriva un altro sms: “Avremmo immenso piacere di seviziarti di nuovo, e ti ricompenseremmo con la stessa cifra. Riguardo lo stabilire regole, se paghiamo quello che paghiamo, non ci saranno regole da seguire. Tu sarai legato, imbavagliato, seviziato e torturato a nostro piacimento. Pensaci bene, poi facci sapere.”
La cosa mi lascia spiazzato, forse perché lo stabilire regole era una sorta di sicurezza effimera di cui volevo la consapevolezza, ma è già chiaro che non vogliono paletti o limitazioni. Vogliono fare ciò che gli passa per la testa e io non avrei voce in capitolo. Decido di giocarmi la carta del denaro, per verificare quanto effettivamente siano interessati, anche se sono perfettamente consapevole che per loro i soldi non sono affatto un problema. Scrivo dunque la mia risposta.
“Se non volete stabilire e seguire delle regole, allora il prezzo sale: 15.000 euro per tutta la notte, ma senza cloroformio, visto che stavolta non sarebbe necessario. Ragionateci”. Pensavo di averli spiazzati con la mia richiesta, invece, dopo neanche dieci minuti arriva la risposta: “Te ne offriamo 20.000 per un weekend, dal sabato pomeriggio alla domenica sera. Per il cloroformio, lo useremo se ci andrà di usarlo: niente regole. Sarai frustato, seviziato, inculato, scopato in bocca, legato in tutte le posizioni che ci piacerà usare e per il tempo che riterremo opportuno. Sarai sempre e comunque legato, da quando arrivi a quando vai via. Questa è la nostra proposta: prendere o lasciare, a te la scelta”. Rispondo, cercando di riprendere un minimo di controllo della situazione che sta già passando in mano a loro, cosa che non volevo: “Se preferissi limitare la cosa a una sola notte, diciamo dal sabato pomeriggio alla domenica mattina?”
La risposta stavolta arriva quasi in tempo reale: “Se preferisci così allora si può fare, ma per 12.500 euro, che in fondo sono più della volta scorsa” Mi prendo del tempo per rifletterci su, non avrei mai pensato di trovarmi a contrattare economicamente un incontro, cosa che va contro i principi che mi sono imposto. Mi rigiro il telefono tra le mani, cercando di prendere una decisione… Il tempo passa, non riesco a prendere una decisione, sono consapevole che la situazione sarebbe nuovamente e completamente nelle loro mani e la cosa mi blocca… Arriva un sms: “Aspettiamo fino alle 21 di questa sera, poi l’accordo decade. Facci sapere.” Mancano appena due ore al cosiddetto ultimatum, decido quindi di sfruttarle.
Alle 20:55 sono di nuovo con il telefono in mano, ma alla fine decido di accettare, rilanciando però sul prezzo, soprattutto per principio, o per illusione di avere un minimo di controllo… forse per trovare una scusa di far saltare l’accordo da parte loro: “Potrebbe andare bene se ci accordiamo per 13.000, a voi la palla”. Al momento nessuna risposta, come per le ore successive… me ne vado a dormire, ormai quasi certo che la cosa sia caduta. Mi addormento abbastanza tranquillo poi, intorno alla mezzanotte, sento la suoneria di un sms… prendo il telefono e leggo la loro risposta, che ormai non pensavo arrivasse: “Va bene. Ok per 13.000 e per una notte, dal pomeriggio del sabato alla mattina della domenica, ma per le 10. Appuntamento tra due settimane, ti faremo sapere l’ora e il luogo dove ci incontreremo. Ti veniamo a prendere noi sul posto”. Non so se essere appagato dell’effimera vittoria o preoccupato, ma del resto me la sono cercata.
I giorni passano e arriviamo al venerdì antecedente l’incontro prefissato, senza aver avuto ulteriori contatti. Alle 12 arriva un sms: “Domani alle 18 nel parcheggio dell’area industriale subito dopo il centro commerciale “Le Rughe”. Dalla Cassia prendi l’uscita per l’AutoHotel, prosegui e troverai un’area dove si apre un parcheggio. Saremo lì con un SUV nero, tu parcheggia e accendi le quattro frecce, al resto pensiamo noi”.
Il luogo dell’incontro è un po’ strano, del resto è tutta la situazione ad essere strana. Immagino non intendano portarmi a casa loro stavolta, perlomeno non dove sono stato seviziato la volta scorsa, ma essendo persone “danarose” è anche probabile che abbiano altre proprietà che si prestino ai loro giochetti.
Come da istruzioni ricevute, il sabato per le 17:55, sto imboccando l’uscita che mi hanno indicato, passo l’AutoHotel e proseguo come richiesto: arrivo ad un parcheggio scarsamente illuminato da un solo lampione centrale, essendo sabato sera e trovandomi in un’area industriale il parcheggio è sostanzialmente deserto, con una sola macchina parcheggiata, guarda caso un SUV nero. Mi fermo dalla parte opposta e accendo le quattro frecce come richiesto. Passa qualche istante e il SUV mi lampeggia con i fari… Scendo dalla macchina, la chiudo e mi avvio verso di loro che nel frattempo sono scesi. C’è lui, con la sua pancetta, e c’è lei, con la sua aria da signora che già a distanza fa trasparire le sue perversioni ma, ahimè, i soldi fanno la differenza nei loro giochi… alla fine l’hanno fatta anche con me. Pochi convenevoli, del resto la situazione non ne richiede neanche, se non a titolo di conversazione. Lui mi porge una busta, dentro c’è un assegno per la cifra pattuita, che piego e metto in tasca; poi mi porge un foglio che devo firmare… il solito impegno a non divulgare nulla, che comunque leggo fino in fondo, a scanso di equivoci, e poi lo firmo. A questo punto lui apre il portabagagli del SUV con il telecomando: la macchina è parcheggiata con il retro verso l’alta siepe che costituisce il perimetro del parcheggio. Lei, finora silenziosa, esordisce: “Siediti nel portabagagli e spogliati nudo…” Trasalisco alla richiesta, siamo all’aperto e poi viaggiare nudo nella macchina?!... “Spogliarmi nudo? No, dico… e se ci fermano per un qualsiasi controllo o ci vede qualcuno?” – “Non ti vedrà nessuno. C’è un vano nascosto nel portabagagli, ti spogli nudo, ti leghiamo, ti imbavagliamo e ti ci chiudiamo dentro. È un nuovo giochetto che ci è venuto in mente di sperimentare…” – “Voi siete fuori di testa!” – “Beh, anche tu se dopo quello che ti abbiamo fatto sei di nuovo qui, che dici?”. Come dar loro torto?
Mi indicano il vano bagagli, giro dietro la macchina e, guardando dentro, vedo una specie di incavo nel vano abbastanza grande, con una sorta di copertura in moquette. “Spogliati nudo, dai…” mi apostrofa lei, mentre lui prende delle corde da un cassetto a scomparsa, poi del nastro adesivo e due spugne di quelle da doccia, nuove e ancora impacchettate. Seduto sul pianale tolgo scarpe e pantaloni, poi la camicia e infine, girandomi sul pianale stesso e ritraendo le gambe, anche calzini e boxer: sono nudo.
“Mettiti in ginocchio e mani dietro la schiena…” Salito anche lui nel vano, mi prende i polsi e li incrocia rivolti verso il collo, li lega stretti e poi mi avvolge la corda intorno al collo; poi lega i gomiti, quanto più uniti possibile. Passa ai piedi e poi alle ginocchia e alle gambe, legandomele molto strette. Il vano, per quanto grande, non lo è abbastanza da contenermi in posizione rilassata, quindi sicuramente mi incapretteranno per bene, e infatti mi collega le ginocchia al collo, tirando a fondo, per poi fare lo stesso con i piedi che collega ai gomiti: sono completamente immobilizzato. A questo punto mi infila a forza le spugne, entrambe, dentro la bocca, che poi fascia strettamente con nastro adesivo, tappandomela in maniera da non poter emettere che flebili gemiti appena percettibili. Sempre con il nastro adesivo mi benda gli occhi e poi mi fascia anche dal mento alla testa, lasciando libero solo il naso. Sento lei dire: “Infilagli il dildo nero nel culo, dai…” e lui esegue, spingendomi un dildo di gomma direttamente nel buco, per poi bloccarlo con nastro adesivo.
“Mettilo nel buco e chiudi, si fa tardi…” Mi prende di peso e mi spinge dentro il vano, lo sento tirare delle cinghie che mi bloccano sul fianco e poi si chiude il “coperchio” sopra di me. Scende il silenzio, rotto soltanto dagli sportelli che si chiudono e poi dal motore che si avvia. La nottata di torture ha inizio, in maniera molto decisa direi… staremo a vedere, del resto l’ho voluto io.
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