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Il camionista - Parte 1


di foxtied
13.04.2018    |    16.279    |    2 8.2
"Il TIR si ferma di nuovo, dopo una serie di manovre, forse per parcheggiare in maniera adeguata in un qualche posto..."
È notte fonda: di ritorno da un viaggio di lavoro mi fermo in un Autogrill sull’autostrada, se non altro per riposare qualche minuto, mangiare qualcosa e prendere un caffè per tenermi sveglio, visto che sono in viaggio da diverse ore. Entro nell’area ristoro semideserta, pago alla cassa e ordino qualcosa che poi mangio seduto ad un tavolino. Ci sono poche persone. Prendo il caffè, esco e mi avvio verso i bagni che sono esterni al ristorante, di fatto nella zona retrostante abbastanza buia. C’è un TIR parcheggiato di lato e solo un paio di macchine un po’ distanti. Scendo le scale che portano ai bagni, deserti, e uso un box per fare pipì. Mi lavo le mani e riprendo le scale per uscire.
Appena fuori, passando lateralmente al TIR, mi sento afferrare da dietro e subito un panno mi viene premuto sulla bocca e sul naso: un odore intenso mi stordisce, non ho il tempo di rendermi conto di cosa stia succedendo, con un braccio vengono trattenute le mie braccia, mentre con l’altro mi viene tappata la bocca con il panno. Pochi istanti e perdo i sensi.
Non so quanto tempo sia passato, ma quando riprendo lentamente i sensi mi rendo conto di essere al buio su un mezzo in movimento, deduco il TIR che era accanto ai bagni, e soprattutto di essere legato mani e piedi e imbavagliato con del nastro adesivo e qualcosa in bocca che me la riempie. Non vedo nulla, è completamente buio, sento solo il movimento del mezzo.
Dopo un po’, almeno mezzora credo, il TIR si ferma non so dove e il motore si spegne. Si apre il portello posteriore e al chiarore esterno vedo salire una figura corpulenta, sicuramente l’uomo che mi ha narcotizzato nell’Autogrill. Richiude il portellone e a questo punto accende la luce interna, il vano si illumina a giorno: vedo subito una sedia verso il lato anteriore, posta su di un tappeto nero, e delle videocamere su diversi lati, con tanto di faretti. Una sorta di studio di ripresa mobile. Sul lato opposto c’è una di quelle casse porta-attrezzi di solito usate nelle officine meccaniche, chiusa. Nell’altro lato un tavolo, non molto alto ma largo e lungo…
Senza dire una parola controlla che le corde che mi legano mani e piedi non si siano allentate, poi va verso la sedia e accende alcuni faretti… con la luce diretta vedo che la sedia è dotata di diverse corde fissate ad anelli: sembra più un trono che una sedia, a dire la verità. Stessa cosa per il tavolo, dotato di corde ai quattro angoli, più altre sui lati.
Ora torna verso di me, ha in mano nuovamente il panno e una boccetta scura del cui liquido imbeve il panno stesso: si china verso di me e, tenendomi la testa, lo preme sul mio viso, naso e bocca, obbligandomi a respirarne i vapori. Mi sta narcotizzando di nuovo, perdo i sensi.
Il successivo risveglio non è dei migliori: sono completamente nudo, legato strettamente polsi, braccia, gambe, caviglie e collo alla sedia… sono imbavagliato con una palla gonfiabile che mi riempie completamente il palato. Sulla seduta del “trono” c’è evidentemente un dildo in gomma che mi penetra completamente. Ho due morsetti applicati ai capezzoli, dotati di anelli dai quali partono due cordicelle che scendono al pene, avvolte intorno al glande, e i testicoli sono abilmente legati molto stretti. Sono immobilizzato da una corda intorno al collo che me lo fissa allo schienale e impalato per bene. Il pene è eretto e sollecitato da un vibrostimolatore tra asta e testicoli. “Ma perché tutto ciò?” penso… “Chi è questo maniaco?”
Le luci sono accese, e anche le videocamere, ma sono solo nel vano del TIR, che comunque è in movimento e non so da quanto tempo. La temperatura è abbastanza bassa, segno che il vano è condizionato, fuori faceva caldo, e questo contribuisce ad inturgidire i capezzoli morsettati, mentre il vibrostimolatore mi mantiene il pene ben eretto ed eccitato. Il dildo che mi impala deve essere di dimensioni notevoli e il non potermi muovere né emettere suoni non è proprio confortevole.
Il TIR si ferma di nuovo, dopo una serie di manovre, forse per parcheggiare in maniera adeguata in un qualche posto. Il portello si apre e il tizio sale nuovamente, richiudendosi dietro l’anta e bloccandola chiudendo i chiavistelli. Si volta verso di me e si avvicina lentamente, guardandomi fisso… La mano gli scende verso la patta dei pantaloni, ad accarezzarsi il pacco ora ben visibile e gonfio: “Ci divertiremo… qui non ci disturberà nessuno. Ho molte idee su cosa farti…”
Si avvicina alla cassa che pensavo fosse degli attrezzi, e in effetti lo è… ma “attrezzi” di altra natura: dai cassetti che apre estrae diversi falli di gomma e vibratori, anelli fallici, bavagli, frustini e due candele… poggia tutto sul piano della cassa. Si mette davanti a me e, utilizzando la pompetta alla fine del tubicino che ne fuoriesce, gonfia ancora di più il bavaglio che mi tappa la bocca: “Non ci sente nessuno, ma mi piace sentirti mugolare con quella palla in bocca”.
Con una mano mi prende il pene, coprendo il prepuzio con il pollice, e lentamente lo tira verso il basso, tendendo le cordicelle collegate ai morsetti dei capezzoli che vengono così tirati, provocandomi abbastanza dolore che comunque il bavaglio riduce a un sommesso rantolo… Insiste per qualche istante, poi mi lascia il pene e si china a toccarmi i piedi, bloccati ai lati della sedia… “Bei piedi, morbidi… li ho leccati mentre ti spogliavo nudo…” Passa dietro di me, chinandosi dietro lo schienale dove sono legati i polsi e le braccia… mi lecca le mani, poi risale sulle braccia fino al collo avvolto dalla corda e bloccato allo schienale.
All’orecchio mi bisbiglia “Ti piace quello che hai nel culo? È troppo grande per te? Ne ho di diverse misure, tu non sei molto aperto, ma rimedieremo, vedrai…” Si riposiziona di fronte a me e dalla tasca dei pantaloni estrae una specie di telecomando: “Ora iniziamo…” Preme un tasto e subito inizio a sentire il dildo che mi impala muoversi lentamente… inizia a scoparmi e fa abbastanza male. Provo ad oppormi ma le corde sono ben strette ed è tutto inutile: il dildo prosegue dal basso verso l’alto a penetrarmi con un ritmo lento ma continuo, mentre lui si gode la scena con una mano sul pacco…
“Ti preparo per dopo, quando avrai il mio, di palo, infilato dietro…”
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