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SVEZZANDO MIO FIGLIO - Primi passi


di rhapiu
03.10.2022    |    13.326    |    0 9.8
"Mi lasciai guardare, godendo della concupiscenza che si leggeva nei suoi occhi mentre anche lui si spogliava completamente..."
Premessa: nel corso degli anni, ho copiato e salvato i racconti che mi sono più piaciuti. Alcuni di questi sono scomparsi dal sito Annunci69, così ho deciso di ripubblicarli citando il nickname dei vari autori. Qualora qualcuno di questi riconoscesse il suo racconto, mi avvisi e provvederò subito a cancellarlo. Non voglio appropriarmi dei racconti altrui.

di HarveyHare
scritto il 21-07-2010

La curiosità è femmina, e io sono felice di essere sia l’una che l’altra.
E’ normale che una mamma si preoccupi dell’educazione del proprio figlio e della sua formazione, e questo giustifica qualche "intrusione" a fin di bene nella sua vita privata. Così quando quella volta, nel riordinare la camera di mio figlio Matteo mentre lui era a scuola, mi capitò in mano quasi per caso il suo diario lasciato sotto una pila di libri sulla scrivania, non resistetti alla tentazione di dargli una sbirciatina. Il mio pargoletto ha sedici anni ed è un giovane carino come tanti altri, educato, con un’aria timida dietro i leggeri occhiali dalla sottile montatura blu. Chissà se ha la ragazzina, pensai prendendo in mano il diario con aria quasi colpevole. L’avrei rimesso esattamente al suo posto e mio figlio non l’avrebbe mai saputo. Cosa non farebbe una mamma per il bene della sua creatura!
Leggiucchiai qua e là senza trovare niente che rivelasse un amore tra i banchi di scuola, e stavo per rimettere a posto il maltolto quando l’occhio mi cascò sulla parola "seno". Lessi più attentamente e fui sorpresa di notare che con parole molto velate Matteo faceva riferimento a una non meglio identificata persona che lui chiamava "la mia bella" descrivendo la sua attrazione per lei. Sorridendo tra me e me con tenerezza proseguii nella lettura cercando di capire di quale ragazzina stesse parlando, ma mi resi conto ben presto che i termini usati si riferivano a una donna.
Col cuore che mi batteva mi sedetti sul suo letto e lessi più attentamente. Il mio Matteo alternava dissertazioni sul bisogno di buon sesso di un ragazzo della sua età con la descrizione della sua forte attrazione verso quella donna dolce e misteriosa. Scriveva di desiderare una maestra di educazione sessuale esperta e matura, e che nessuno come "la sua bella" avrebbe potuto ricoprire questo ruolo. Quasi ogni giorno scriveva una o due pagine commentando l’abbigliamento di lei o il suo modo di camminare o di parlare o le sue curve, e usava a volte frasi come "ho avuto un’erezione immediata ed è rimasto in tiro per quasi un’ora, finché non sono riuscito a masturbarmi con grande piacere".
Ero un po’ turbata da quelle letture e cercai di immaginare chi potesse essere la donna misteriosa che lo eccitava tanto: forse un’insegnante particolarmente avvenente e dolce, o una vicina di casa.
Quale non fu la mia sorpresa quando, in una pagina scritta di recente, riconobbi senza ombra di dubbio la descrizione di un mio abito e di una cosa che avevo fatto io stessa il giorno prima!
Mi sentii quasi mancare. La sua "bella" ero io, la sua mamma!
Mi sedetti sul suo letto con il cuore in tumulto, cercando di riordinare i pensieri. Ogni adolescente maschio s’innamora della propria madre e ne prova attrazione sessuale prima o poi, e di solito la cosa rimane a livello di fantasie e provoca qualche innocente masturbazione giovanile. In questo, il mio Matteo era perfettamente nella norma. Non so se si masturbasse pensando a me, era carino e ben educato, mi sorrideva sempre, si comportava esattamente come un bravo figliolo della sua età farebbe con la propria mamma. Quanto all’educazione sessuale, ammetto di aver trattato raramente l’argomento con lui, ma solo perché non mi aveva mai posto domande.
Rimisi il diario esattamente dov’era e tornai alle mie occupazioni di casalinga, ma per tutto il giorno mi arrovellai in mille pensieri. Matteo tornò da scuola nel primo pomeriggio, come sempre, e i nostri rapporti furono normalissimi. Cercai di capire se mi sbirciava quando non lo guardavo, ma non notai nulla. Che mi fossi sbagliata?
Decisi di verificare meglio, e il pomeriggio del giorno dopo non indossai il reggiseno. I miei seni non sono molto grandi, ma sono sodi e di forma allungata, sormontati da due capezzoli sporgenti che puntano verso l’alto. Due belle pere svettanti, come dice mio marito, che stanno su da sole. Insomma, continuai a fare la mamma-casalinga per tutto il pomeriggio, indossando un maglioncino morbido e una canottiera leggera.
Il risultato fu quello che mi aspettavo. Matteo non disse niente, ma non mi staccò gli occhi di dosso. "Cosa c’è, tesoro?" gli chiesi dolcemente per vedere se desiderava entrare in argomento, ma lui borbottò un "Niente, niente" un po’ vergognoso e io non insistetti. Poi salì in camera sua a studiare, ma prima lo sentii entrare in bagno e immaginai che stesse sfogando la sua tenera sessualità risvegliata dal mio abbigliamento.
Per un paio di giorni mi vestii come sempre, e notai che il suo sguardo mi abbracciava spesso, quasi volesse indovinare le forme e i dettagli che erano stati visibili e così eccitanti una sola volta. Allora ci riprovai, di nuovo senza reggiseno sotto la camicetta, e lui ebbe la reazione che prevedevo: occhi incollati addosso, erezione evidente nei pantaloni, capatina in bagno appena possibile.
Decisamente era tempo di discutere l’argomento con lui: un bel parlare aperto, senza tanti giri di parole, dolce e materno ma diretto e completo, senza falsi pudori. Dopotutto aveva compiuto già da tempo i sedici anni, era grande e conosceva senz’altro molte cose per sentito dire o per averle lette da qualche parte. Non potevo lasciare che la sua educazione sessuale si formasse sui pettegolezzi di compagni di scuola male informati o, peggio, sulle riviste porno.
Così, il pomeriggio del giorno dopo mi decisi e passai all’azione.
Matteo torna da scuola verso l’una e mezza, e dopo pranzo ha quasi tutti i pomeriggi liberi per studiare, mentre io sono una felice casalinga ben organizzata che ha tempo per cucinare e sistemare la casa ma anche per andare in piscina regolarmente o coltivare qualche passatempo. Mio marito è dirigente di una grossa multinazionale e la nostra famiglia è benestante; l’unico neo in tutto questo è che il mio consorte si dedica anima e corpo al lavoro, rimanendo in ufficio sempre fino a tardi, con frequenti viaggi all’estero alle filiali della sua azienda o alla casa madre negli Stati Uniti. Niente di strano che sia io che mio figlio ci troviamo spesso a parlare tra noi o a ricevere amici e amiche.
Dicevo, il giorno dopo attesi il ritorno di Matteo da scuola con una certa impaziente tensione. Mi ero messa una gonna che arrivava al ginocchio e un morbido golfino di cachemire che seguiva le mie forme; collant e mutandine completavano il tutto. Insomma, quasi l’abbigliamento di sempre, tranne per la mancanza del reggiseno. Se dovevamo cominciare da qualcosa per introdurre l’argomento, questo mi sembrava un modo dolce e materno. Niente traumi, niente sensi di colpa: tutto naturale, dolce, tenero, come si conviene tra una mamma e suo figlio.
Matteo mi sbirciò durante tutto il pranzo mentre io mi intrattenevo con lui, servivo in tavola, riordinavo, lavavo i piatti. Il suo sguardo mi accarezzava, scivolava letteralmente lungo il mio corpo soffermandosi sul seno e sulle gambe avvolte dal nylon.
Finito di lavare, rimasi a parlare con lui di non so cosa, appoggiata al lavello col sedere e con le mani. Era il momento di rompere il ghiaccio. Interruppi per un attimo quello che stavo dicendo, osservai il mio cucciolo con occhi amorosi di mamma, e gli sorrisi.
"Matteo, tesoro, mi stai fissando molto intensamente. C’è qualcosa che non va?"
Lui arrossì violentemente, balbettò qualcosa come: "No no, va tutto benissimo..." e girò lo sguardo da un’altra parte. Io continuai a parlare come se nulla fosse, misi a posto i piatti e le stoviglie, mi attardai a sistemare varie cose in cucina per avere la scusa per chiacchierare con lui. Il suo sguardo non si scollava dalle mie tette, e lo capivo povero caro, ondeggiavano che era una meraviglia dentro quel morbidissimo golfino dall’ampia scollatura. Capii che era il momento giusto per introdurre il discorso.
"Ti deve piacere davvero molto il mio seno, caro. Non mi hai staccato gli occhi di dosso da quando abbiamo iniziato a chiacchierare."
Colto in flagrante, lui balbettò qualcosa; si scusò, fece per andare via mortificato, ma lo fermai.
"Ma no, sciocchino. Non c’è niente di cui scusarsi. Anzi sono lieta che ti piaccia, vuol dire che lo trovi bello e attraente, e questo mi fa sentire molto donna."
Rimase a guardarmi cercando di capire se dicevo sul serio o se stavo preparando una ramanzina coi fiocchi. Ma io avevo deciso di essere dolce e aperta con il mio cucciolo.
"Ci sono giorni", continuai, "in cui il reggiseno mi è di troppo. Girare per casa senza mi fa sentire molto più libera e a mio agio. Spero che non ti dispiaccia..."
Lui mi sorrise, più rilassato: "Dispiacermi? Al contrario! Per me potresti non metterlo mai."
"Che caro!" dissi sorridendo lusingata, "Questo vuol dire che il mio seno ti piace così com’è."
"Puoi dirlo forte! E’ davvero bellissimo."
Gli sorrisi e risposi con qualche battuta per sdrammatizzare ulteriormente la sensazione di "proibito" che circonda certi argomenti, specialmente tra genitori e figli. Ora Matteo mi guardava il seno e il corpo liberamente, segno che si sentiva più a suo agio. Bene, il ghiaccio era rotto.
Anziché salire in camera a studiare o a leggere, come faceva sempre dopo pranzo, si attardò a chiacchierare con me. Sia io che lui avevamo argomenti a profusione, tutti pretesti innocenti per rimanere piacevolmente insieme con quella nuova complicità che si era creata. Matteo mi girava intorno aiutandomi a sistemare, e qualche volta mi sfiorava con le mani o con il corpo. Io, devo ammetterlo, civettai con lui per tutto il tempo. Mi muovevo con grazia felina, sapendo di avere un bel corpicino e movenze aggraziate. Mio figlio si lasciò andare a complimenti sempre più aperti, quasi liberato da una grande costrizione, quella sensazione cioè di sentirsi figlio che parla con un genitore e deve perciò mostrarsi educato, abbottonato, perbene, controllato. Dalle sue parole capii che stavo diventando una complice carina e stimolante, e non feci niente per impedirlo, anzi avevo tutta l’intenzione di favorire questo sentimento. Altrimenti come avremmo fatto a sbloccarci per raggiungere lo scopo che mi ero prefissa, svezzare il mio cucciolotto alle gioie dell’amore nel miglior modo possibile?
I miei movimenti non facevano che aprire e chiudere in modo del tutto naturale la scollatura del golfino, lasciando intravedere a tratti buona parte del mio seno sodo. Matteo divenne simpaticamente sfacciato e sbirciò nella scollatura senza preoccuparsi di nasconderlo.
"Ehi dico!" risi fingendo di riprenderlo, chiudendo appena i lembi del morbido indumento.
"Mamma, scusami, ma sei tu che me le stai mettendo sotto il naso. E poi sono troppo belle, dài, e lo sai benissimo."
"Hai ragione tesoro" dissi sorridendo "Mi rendo conto che con questo golf è impossibile nascondere il seno. Ma d’altra parte perché dovrebbe essere nascosto? Siamo in casa nostra, e per di più siamo madre e figlio. Trovo del tutto naturale girare per casa in abbigliamento leggero, in libertà come si dice. L’ho fatto altre volte in passato, ma capisco che tu ora sei più grande e certe cose le guardi con occhio diverso."
Matteo si fece più serio s’irrigidì un po’. "Mamma... Io non intendevo sembrarti uno sporcaccione. Anzi voleva essere un segno di apprezzamento per una mamma bellissima a cui voglio un bene grande grande."
"Sei proprio un amore" dissi con un sorriso rilassante dandogli un bacio sulla guancia.
"Ma di nuovo non devi scusarti, e non penso affatto che tu sia uno sporcaccione. Stai diventando un uomo e la vista di un paio di tette ti attrae, questo è bellissimo. Dico bene?"
Lui annuì, poi prese fiato e disse a bassa voce: "Senti... Ti offendi se ti chiedo di farmele vedere?"
Che caro, il mio cucciolo, aveva trovato il coraggio di chiedermelo.
"Naturalmente no, che non mi offendo!" risposi mentre cominciavo a sbottonarmi il golf. "Sono la tua mamma, a questo seno hai succhiato per mesi e mesi con piacere tuo e mio. Ecco qua, solo per i tuoi occhi!"
I bottoni si slacciavano uno a uno scoprendo a poco a poco le mie tette che non vedevano l’ora di mostrarsi al suo sguardo.
"Aprimi tu il golf quanto ti pare" lo invitai.
Con gli occhi luccicanti, come un ragazzino davanti ai regali di Natale, il mio Matteo scostò i lembi del morbido indumento con mano leggera, scoprendo completamente le mie pere sode sormontate dai capezzoli durissimi. Mi resi conto che la cosa mi stava eccitando, e ne fui felice. Era bello far capire a mio figlio che non c’era niente di male in questa intimità che si rivelava istruttiva e piacevole per tutti e due.
Fece un passo indietro per guardarmi bene. Io rimasi in piedi, atteggiata come una fotomodella in posa, le ginocchia morbidamente flesse, i piedi elegantemente uno davanti all’altro, e le mani a tenere aperto il golf per mostrargli le mie mammelle. La cosa mi piaceva assai. E davanti al suo sguardo eccitato mi sorpresi a dirgli con voce suadente: "Toccale pure, se vuoi..."
Quasi temesse che cambiassi idea, Matteo si accostò di nuovo a me e le prese in mano, come soppesandole; poi le sue belle mani scivolarono sulla mia pelle e palparono, palparono, palparono. Lo lasciai fare sorridendogli maternamente, provando in realtà un piacere incredibile. Quando poi le sue dita sfiorarono i miei capezzoli ebbi un sussulto. Lui si bloccò.
"Ti sto infastidendo?" chiese educatamente. Come potevo non amare quel ragazzo così dolce e delicato?
"Al contrario. Continua pure, è molto bello essere toccata dalle tue mani."
Fu come dare la stura a un vento impetuoso. Mi palpò le tette instancabile, mi stuzzicò i capezzoli con dita sensibili, spaziò sul mio busto di donna fremente con mani calde e asciutte, mani maschili che ogni femmina vorrebbe sentire sul suo corpo. Avevo poggiato le braccia sulle sue spalle come in una danza e giravo la testa di qua e di là, ansante, felice, mai sazia delle sue carezze che stavano mandando il mio seno e me in estasi.
"Ohhh... Basta, basta" dissi staccandomi da lui. "Fiuu... Sei davvero una forza della natura!" Richiusi il golf senza abbottonarlo. Sospirai, l’eccitazione non voleva abbandonarmi. Risi nervosamente, poi mi feci forza e mi ricomposi. Intrigante situazione. Stavo svezzando mio figlio, ma la cosa mi arrapava oltre la mia immaginazione.
Lo guardai e notai per la prima volta la patta dei suoi pantaloni gonfia a dismisura.
"Bene. Così ora le hai viste" dissi con una voce roca che quasi non riconoscevo. Feci una pausa per deglutire. Ero emozionata e le gambe mi tremavano un po’. "Su, ora diamoci da fare".
Era davvero una frase stupida da dire, ma stavo perdendo il controllo e non mi venne in mente altro. Rassettai le ultime cose dandogli le spalle, sperando che salisse in camera sua a studiare. Lui mi si avvicinò da dietro e mi diede un bacio sul collo, dolce e delicato, ma molto sensuale. "Grazie" mi disse a bassa voce nell’orecchio "Sei la mamma più bella del mondo".
Lo sentii salire di corsa le scale verso la sua camera, ma la porta che si chiuse di sopra era quella del bagno. Era ovvio l’effetto provocatogli da quella nostra 'conversazione': pochi minuti dopo lo sentii uscire dal bagno e chiudersi in camera.
Fu un sollievo per me. Ero quasi sconvolta, l’eccitazione provata mentre mio figlio mi toccava le tette era stata così grande che ancora indugiava dentro di me. Mi diedi mentalmente della cretina. Come poteva essere? Non sono una pivella, ho fatto l’amore per la prima volta a sedici anni, ho avuto rapporti sessuali felici con più di un fidanzato prima di sposarmi, con mio marito è sempre stato tutto normale... Eppure le mani di mio figlio sulle mie tette mi avevano mandato in tilt. Ecco, se solo ci ripensavo mi sentivo ancora bagnare tra le gambe! Mi ero spogliata davanti a Matteo e mi era piaciuto molto farlo, così come farmi toccare il seno. Senza contare che lui toccava proprio bene!
Basta, non resistevo più. Mi infilai di corsa nel bagno di pianterreno, chiusi a chiave, mi sfilai le mutandine bagnatissime, e con la gonna sollevata mi masturbai fino all’orgasmo seduta sul water a gambe spalancate.
Aaahh, che sollievo. Ora ero più rilassata e mi godetti per diversi minuti la piacevole sensazione. Ero la mamma più bella del mondo, l’aveva detto lui, il mio cucciolotto. Sorrisi pensando alla dolcezza del mio bambino che stava diventando uomo e desiderava che fosse la sua mamma a guidarlo verso i sentieri dell’amore. E perché no? E’ compito di ogni mamma preoccuparsi che i propri figli abbiano un futuro sereno. Sarebbe stata una cosa inter nos, non ne avrei parlato nemmeno con mio marito, fossi matta! Non avrebbe compreso. Nessun marito avrebbe compreso.

Trascorsi la mattina seguente tra le camere e la cucina, sistemando la casa canticchiando. Ero pervasa da un entusiasmo del tutto nuovo che mi sorprendeva. Cucinai deliziosi manicaretti con cura e dedizione, pensando a quanto sarebbe stato felice il mio Matteo nel trovarseli in tavola tornato da scuola. Curai l’abbigliamento e il mio aspetto, dedicai tempo a manicure e pedicure, resi il mio corpo perfettamente liscio, la pelle morbida. Mi sorrisi guardando il mio visino grazioso allo specchio, sentendomi come una ragazza che attende uno spasimante al quale tiene molto.
Forse Matteo era imbarazzato da quanto successo il pomeriggio precedente... o forse no.
In ogni caso, meglio essere pronta per un’eventuale lezione estemporanea.
Se tanto mi da tanto...
Il mio pargoletto tornò da scuola puntualissimo e mi salutò con un bel bacione affettuoso entrando in casa. Sbirciò in cucina, mi sbaciucchiò ancora e andò subito a prepararsi per il pranzo. Non c’è che dire, eravamo proprio in sintonia.
Fu tutto un chiacchierare brillante mentre gli scodellavo le delizie che gli avevo preparato e che lui accoglieva con tutta una serie di complimenti che mi esaltavano come una ragazzina. E intanto mi guardava senza posa il seno che gli ondeggiavo davanti, a malapena coperto dalla camicetta leggera di seta.
Parlammo e parlammo, era quello il nostro modo di dirci che gradivamo la reciproca compagnia. Il discorso scivolò in modo naturale sulle ragazze e io chiesi se le sue compagne di scuola fossero carine. Rispose che sì, erano decenti, ma se la tiravano un po’ troppo. Cercai di approfondire, lui mi descrisse un po’ le ragazze più concupite della scuola parlandone con aria scanzonata, quasi distaccata. Alla fine, dopo una lunga pausa pensosa durante la quale mi carezzò con gli occhi il seno, disse: "...E comunque nessuna di loro ha i modi di fare seducenti di una bella donna matura come te."
Sorrisi e gli mandai un bacio mentre svolazzavo tra tavola e fornelli. Stavo lavando i piatti raccontandogli qualcosa di futile, e mentre gli davo le spalle sentivo letteralmente il suo sguardo che mi accarezzava la schiena, il sedere, le gambe. Poi le sue labbra delicate mi baciarono il collo da dietro. Diedi un urletto di sorpresa e piegai la testa di lato cercando di voltarmi a guardarlo per restituirgli il bacio. Le sue mani mi abbracciarono la vita e lui si strinse a me. Il mio sedere fu gratificato dal suo pacco enorme che mi si premette contro, durissimo anche attraverso gli strati dei nostri indumenti che ci separavano. Mi venne spontaneo allargare le gambe per stabilizzarmi sotto il suo abbraccio, e così facendo lui si alloggiò ancora meglio tra le mie natiche sode. Mi mormorò dei teneri complimenti mentre mi mordicchiava l’orecchio con le labbra. Non volevo ammetterlo, ma ero fatta.
"Ci sai fare, ragazzino. Sei proprio bravo. Coccoli così bene anche le tue amichette?"
"C'è molto più gusto a coccolare te"
Vigliacco. Aveva già capito come prendermi. Se cercava i miei punti deboli per sedurmi, beh, li aveva trovati.
Le sue mani mi carezzavano il ventre e i fianchi, poi le sentii salire fin sotto il seno.
"Mamma... posso toccartele ancora, come ieri?"
"E come potrei dirti di no? Accòmodati, tocca pure quanto ti pare"
Di nuovo fu come dare il la a un pianista famoso. Le sue mani mi palparono i seni attraverso la camicetta mentre io abbandonavo indietro la testa contro il suo petto, a occhi chiusi, assaporando il piacere di quel gesto. Lui mi baciava i capelli e la fronte e intanto sbottonava il mio indumento leggero per toccarmi le tette nude dai capezzoli completamente in tiro.
"Ooohh... che bello!" esalai spingendo in avanti il petto e indietro il sedere, cercando con quel bel maschietto di mio figlio un contatto intimo che eccitava tutti e due.
Alzai il viso verso di lui e trovai la sua bocca pronta a baciarmi. Titubò solo un attimo, forse gli sembrava di andare troppo oltre con la sua mamma... ma io non ebbi alcuna esitazione, desiderosa com'ero di gustare anche la sua lingua e di dargli la mia. Decisamente quelle lezioni di educazione sessuale si stavano rivelando una fonte di grande eccitazione sia per l'allievo che per la maestra, e la cosa mi piaceva proprio. Aprii dunque le labbra e con la lingua andai a stuzzicare le sue, già semiaperte.
Non ci fu bisogno di insistere oltre: cominciò a limonarmi con passione ma non con furia, anzi sembrava quasi fosse un baciatore molto esperto. Evidentemente aveva il dono naturale di saper trattare una donna: buon segno, il mio cucciolo era già sulla buona strada e io, la sua mamma e maestra, avrei avuto la strada spianata.
Ci slinguammo per un bel po', mentre io mi lasciavo palpare le mammelle nude e sode, con i capezzoli durissimi che mi davano brividi di piacere ogni volta che lui me li stuzzicava. Avevo tolto le mani dall'acqua schiumosa e accarezzavo il suo collo e i capelli mentre le nostre bocche non volevano saperne di staccarsi. Se il mio pargoletto doveva imparare cosa piace a una donna, era buona cosa che io glielo facessi capire chiaramente: e i miei mugolii di piacere erano certo molto espliciti in proposito.
Poi mi staccai perché capivo che non sarei più riuscita a fermarmi. D'altra parte anche lui era bello cotto: gli occhi lucidi, il viso paonazzo, i capelli spettinati, il fiato corto e soprattutto un rigonfiamento da capogiro sotto la patta dei calzoni leggeri. Lo vidi che si toccava senza dare nell'occhio, poi disse che doveva andare un attimo in bagno.
"Non c'è bisogno, caro..." gli risposi.
"Come?"
"Ma certo," continuai con tono amorevole, "Non è necessario nascondersi per queste cose. Sono la tua mamma, ti ho fatto io e ti capisco. Sfògati pure qui, la tua eccitazione non è né vergognosa né sporca, anzi è una cosa naturale"
Lui mi guardava a occhi spalancati, non era certo di aver capito bene. Allora mi avvicinai sorridendogli maternamente: "Vuoi che ti aiuti la mamma, tesoro mio?" e così dicendo lo toccai in mezzo alle gambe sentendo il suo pene durissimo e gonfio. "Avanti, liberiamo questo bel signorino che ha voglia di farsi una galoppata"
Armeggiai brevemente con la cintura e la cerniera, aiutata goffamente da lui che ancora non credeva ai suoi occhi: la sua concupitissima mamma stava davanti a lui mezza nuda e con le tette al vento dopo essersele fatte palpare e aver limonato con lui, ed ora gli stava tirando fuori il pistolino duro.
"Mamma... sul serio non ti... Insomma..."
Gli sorrisi mentre estraevo il suo pene dalle mutande e abbassavo i suoi indumenti finché scivolarono alle caviglie.
"Ti ho fatto proprio bene, sai?" dissi guardandolo per la prima volta così adulto e maschio. Cominciai a menarlo dolcemente e lui si lasciò fare con piacere, sorridendomi. Quanto mi piaceva quella situazione! Ero bagnata tra le gambe e avrei voluto sentire la sua lingua andare su e giù per la mia vulva eccitata. Non mi vergognai di quella eccitazione, anzi, mi piacque molto essere così arrapata in compagnia di mio figlio sedicenne, e volevo che anche lui si eccitasse al massimo e godesse tra le mie mani.
Il mio Matteo stava in piedi davanti a me con il bacino proteso in avanti, porgendomi il cazzo per farselo menare dalla sua servizievole mammina. Mi dedicai a lui con amore e dedizione. Mi abbassai per maneggiarlo meglio, e guardando verso l'alto vidi i suoi occhi increduli e un sorriso di completa felicità. Questo mi incoraggiò a proseguire con il massimo impegno: il mio pargolo stava crescendo e la sua mamma gli insegnava ad abbandonarsi senza falsi pudori al godimento del suo giovane corpo.
"Va bene così, caro?" chiesi dolcemente mentre sentivo il pene durissimo nella mia manina che glielo carezzava.
"Ohh sìì mamma, sei fantastica!"
Sorrisi e lo menai con rinnovato vigore. Oltre ad avere le mammelle nude e pienamente in vista per la gioia dei suoi occhi, mi ero volutamente accovacciata davanti a lui seduta sui talloni con le gambe larghe, apparentemente per stare in equilibrio. In realtà, in quella posizione la mia ampia gonna si era allargata tutta arrotolandosi su fino quasi in vita, scoprendo così non solo le mie cosce sode, ma anche le mutandine bianche che coprivano a malapena la mia vulva umida. Ero certa che mi stava guardando proprio lì e ne era eccitato, lo capivo dagli spasmi del suo pene.
Mi sedetti per terra a cosce spalancate. "Così sto più comoda," dissi, ma era solo per consentirgli una visione completa e indisturbata della mia intimità. Sentivo che la sottile striscia di cotone bianco non copriva tutto il pelo, buona parte del quale era visibile ai lati della vulva fuori dalle mutande. Matteo si avvicinò a me per farsi menare fino in fondo. Sentivo che non avrebbe resistito a lungo e attendevo con impazienza il momento culmine.
"Mamma... Sto per... sto per..." ansimò il mio cucciolotto.
"Vieni tesoro," risposi quasi gemendo, eccitata com'ero, "Vieni, non temere, godi liberamente!"
Era troppo. Con un sospiro di piacere Matteo raggiunse l'orgasmo e schizzò con abbondanza. Lo sperma zampillò copioso dal suo pene che ora mi stantuffava in mano, dotato di vita propria, e ricadde aspergendomi il seno, la gonna e il viso. Io continuai a sorridergli materna e dolce, paga del nettare che il mio giovane puledro mi stava donando.
"Ohh mamma, io..." cercò di giustificarsi lui, ma io lo zittii con un "Ssshhh" baciandogli poi la punta del pene che stava dando gli ultimi sussulti. Una goccia lattiginosa si depositò sulle mie labbra, subito lambita dalla mia lingua birichina. Lui mi vide e sorrise, e io gli restituii il sorriso leccando anche altre gocce che erano cadute ai lati delle mie labbra.
Mi alzai, dandomi una parvenza di sistemazione, riabbassando la gonna e chiudendo la camicetta. Matteo si tirò su i pantaloni.
"Mamma ti ho sporcato la gonna"
"Tesoro, non l'hai affatto 'sporcata', questo liquido è prezioso, sai? E poi le macchie di sperma vengono via facilmente quando è secco."
Lui non si capacitava di quella situazione. Per rincarare la dose, aggiunsi: "Sai che hai un buon sapore?"
"Allora fammelo assaggiare."
Da vera puttana, mi portai alle labbra la mano da cui colava ancora il suo liquido caldo e denso, lo leccai lentamente, poi con la lingua fuori mi avvicinai alla sua bocca. Mio figlio mi abbracciò e golosamente limonò con me per un po', assaporando il sapore di sua madre con in bocca la sua sborra appena stillata.
Era fatta. Il ghiaccio era definitivamente rotto.
Volle andare a lavarsi e non lo trattenni. Meglio non esagerare, date le circostanze. Inoltre questa pausa mi consentiva di andare di nuovo in bagno a masturbarmi, perché non resistevo più.

Matteo rimase ritirato in camera sua a studiare, o forse a masturbarsi di nuovo, per tutto il pomeriggio. Pensai che si sentisse imbarazzato, e non insistetti; in fondo era lui che cercava lezioni di sesso... anche se mi rendevo conto che io bramavo sempre più fargli da maestra in quella disciplina che tanto mi stava appassionando.
La sera a cena mio marito ci descrisse alcune novità divertenti introdotte nel suo ufficio, poi ci parlò del viaggio in India che avrebbe dovuto fare per la ditta. Due settimane intense di corsi di addestramento per il personale locale; il che significava, per me e per mio figlio, due settimane a casa da soli, con tutto quello che ne consegue.
Io e Matteo ci incontrammo a malapena per i dieci giorni successivi. Mio marito era sempre a casa a pranzo e a cena, e i preparativi fervevano.
Ma dopo che lo ebbi salutato all'aeroporto, tornando a casa non potei fare a meno di pensare ai piacevoli giorni che venivano e già sentivo una piacevole umidità tra le cosce.
Matteo tornò da scuola tardi quel giorno. Io gli avevo lasciato il pranzo pronto in forno e mi ero infilata sotto le lenzuola per la pennichella alla quale ero pigramente abituata. Stavo leggendo un libro in attesa che il sonno mi cogliesse, quando sentii bussare discretamente alla porta che avevo lasciato socchiusa.
"Mamma, posso entrare?"
"Vieni tesoro, entra pure."
"Il tuo pranzo era buonissimo. Cosa leggi di bello?"
"E' un libro per adulti... Si intitola 'Emmanuelle', l'avrai certo sentito nominare."
"Oh sì, chi non lo conosce! Dicono che sia molto erotico..."
"Beh, sì, è vero. Vuoi che lo leggiamo insieme?"
"Wow! Speravo che me lo chiedessi!" rispose lui con gli occhi che si illuminavano.
"Dài, vieni qui sotto le lenzuola..."
Si sfilò in un battibaleno i vestiti e si infilò nel letto con me, tenendo addosso solo mutandine e maglietta. Io ero sdraiata su un fianco e lui scivolò contro la mia schiena per leggere il libro insieme a me. Il suo braccio mi cinse la vita e io mi misi in una posizione a S per stare più comodi in quello spazio ristretto, ma soprattutto per sentire meglio quando il suo giovane membro si fosse indurito.
Lessi ad alta voce preoccupandomi di dare l'intonazione giusta. Sono piuttosto brava in questo, e sentivo che aveva i suoi effetti.
Il racconto era molto eccitante sia per me che per mio figlio. La mia mano accompagnava i movimenti della sua sul mio ventre e sui fianchi, mentre le sue labbra mi baciavano dolcemente i capelli e il collo. Mi accorsi che stavo leggendo con la voce resa roca dall'eccitazione ed ero bagnata tra le gambe. Sentivo il suo membro completamente in tiro alloggiato tra le mie natiche, separato solo dalla stoffa sottile delle nostre mutandine. Ogni tanto commentavamo insieme alcuni dettagli della narrazione, mi piaceva rispondere apertamente alle sue domande sul sesso, visto che la protagonista del libro non si risparmia negli amplessi e nelle avventure erotiche praticamente con chiunque.
"Questo libro ti eccita molto, non è vero?" gli chiesi con un sorriso girandomi appena verso di lui che continuava a riempirmi il collo di bacetti.
"Te ne sei accorta?"
"Eccome! Sento qualcosa di grosso e duro premere contro il mio sedere."
Lui, sfacciatamente, si posizionò meglio tra le mie natiche sode. L'aveva completamente in tiro, tanto che la cappella era tutta fuori dai suoi slip e poggiava nuda contro la pelle del mio fondoschiena. Per giunta le sue mani erano salite già da un pezzo sotto la mia canottiera di cotone leggero e mi stavano palpando le tette come solo lui sapeva fare. Non mi aveva nemmeno chiesto il permesso, ormai quel gesto era diventato automatico. Bene, pensai.
"Mamma, facciamo una pausa?..." chiese educatamente. Chiusi il libro e mi girai a mezzo verso di lui che ancora stava abbracciato a me. Parlottammo un po' tra un bacetto e l'altro, poi lui si dedicò solo ai baci, ai quali mi abbandonai con piacere. Vieni cucciolotto, pensai, baciamoci un po' come piace a noi, con le lingue che saettano nelle bocche e le labbra che succhiano e mordono. Abbiamo tutto il tempo, papà non c'è e nessuno ci disturberà.
Ci succhiammo la lingua per un bel po', tra mugolii e ansimi eccitati. Mi ero girata bene verso di lui, che ora premeva il pene turgido contro la mia pancia proprio sopra le mie mutandine mentre mi limonava con ardore.
"Mamma, sei... bellissima... sei sexy..."
Lo zittii con un lungo bacio lingua-in-bocca, da puttana. Ah! che bello. Per giunta le sue mani mi stavano palpando tutta, e io lo assecondavo. Insomma, se doveva imparare come far provare piacere a una donna tanto valeva farlo bene e completamente.
Scesi con la mano tra le sue gambe per prendere in mano i suoi testicoli e carezzare l'asta turgida e gonfia. Strinsi quel pene eretto e lo sentii durissimo.
"Tesoro, sei molto eccitato, vero? Senti qui, questo bel membro virile come è duro, sembra che stia per scoppiare! Non lo devi lasciare così, sai? Devi sfogare questa pulsione così forte... Su, ora ci pensa la tua mammina."
Così dicendo, mi piegai verso di lui e guardai da vicino quella verga eccitata mentre le mie mani cominciavano a menarla dolcemente, senza fretta. "Sai che è proprio bello? Ti ha fatto davvero bene, la tua mamma."
Lui non aveva parole e si godeva quei momenti in silenzio, leggermente ansante di piacere e desiderio, consapevole che ormai quel gesto così proibito, da adolescente, era diventato normale tra noi. Ma anche con il timore che una parola di troppo avrebbe potuto spezzare la magia.
Non sarei certo stata io a spezzarla, no. Era così bello segare mio figlio e sentirlo scalpitare sotto il tocco delle mie dita!
Mi piegai meglio verso di lui per permettere che lo scollo largo della mia canottiera gli lasciasse intravedere bene il mio seno nudo e i miei capezzoli eretti. Mi dondolai persino avanti e indietro perché le mie mammelle potessero ondeggiare davanti ai suoi occhi... Pregustavo già il momento in cui i suoi zampilli di sperma avrebbero asperso il mio cuscino, il mio viso, i miei capelli, il letto tutto. Matteo ora ansimava pesantemente, vicino all'orgasmo. Il suo bacino ondeggiava in movimenti pelvici che mimavano l'accoppiamento e che preludevano all'eiaculazione. Ma il suo pene era al limite, così mi piegai verso di lui e lo presi in bocca con infinita tenerezza.
Dio, se era grosso! Il mio puledro scalpitava, voleva la sua femmina e io ero felice di essere a sua completa disposizione per assecondarlo.
Bastarono pochi secondi di succhiate e leccate perché lui raggiungesse l'orgasmo ed esplodesse in lunghi zampilli odorosi nella mia bocca e sul mio viso. Mi attaccai golosamente a quel pene vivo che eruttava felice, poppando come a un capezzolo, gustando il suo seme nutriente come un nettare.
Sembrava non finire mai, tanto era il piacere provato dopo la lunga eccitazione. Avevo la bocca piena e ingoiavo golosa con rumori di risucchio, manifestando il mio piacere e il desiderio di averne ancora e ancora.
Il mio cucciolone si abbandonò sul letto, sfiancato dall'orgasmo e dall'emozione.
"Mamma, tu sei... sei... E' stato fantastico, non credevo che avresti mai..."
Caro, il mio bambino, non trovava le parole per esprimermi la sua felicità. E io felice leccavo e succhiavo quel membro che non ne voleva sapere di ammosciarsi nella mia bocca, e quando non ci fu più nemmeno una goccia di sperma e la smania di godere si fu calmata, lo coprii di bacini vellutati che solo una mamma sa dare. Aveva un buon odore e un sapore meraviglioso, ne avrei ingoiato a litri. Ma per ora meglio non strafare, lo svezzamento doveva procedere per gradi e non volevo trasformarmi in una zoccola porcona, proprio quello che mio figlio non avrebbe voluto.
Alzai finalmente il viso dal suo pube leccandomi le labbra con aria golosa, con in bocca ancora il suo dolce sapore di maschio, e mi sdraiai accanto a lui. Mi guardò con i suoi occhioni da cerbiatto, il cuore che ancora andava a mille, e ci sorridemmo felici. Ero eccitata. Tutta la vicenda mi stava prendendo assai, mandandomi il cervello e la vagina in completo delirio.
Mio figlio cercò la mia bocca, e fui pronta a dargliela per limonare ancora con lui. Era più calmo ora, ma per niente stanco di imparare e di provare cose nuove in quel meraviglioso territorio selvaggio che è il sesso. Io invece, la sua mamma, la "sua bella", ero sessualmente accesissima. Mentre le nostre lingue si carezzavano fuori o dentro le nostre bocche, le sue mani strinsero di nuovo le mie tette sode facendomi gemere di desiderio.
"Mamma... Ma a te è piaciuto?..."
Mi strinsi a lui e gli sussurrai, leccandogli l'orecchio: "Tesoro mio amore bello della mamma, mi è piaciuto immensamente! Ho le mutandine bagnate, tocca pure caro, non c'è nessuna vergogna in questo."
La sua mano scivolò desiderosa lungo la mia pancina fino a sfiorarmi le mutande tra le gambe, che aprii per facilitargli il compito. Lo sentii fischiare sommessamente, aveva constatato che erano letteralmente fradice.
"Mi piace molto quando le tue dita mi toccano... Perché non mi togli le mutandine, visto che sei nudo anche tu?"
Lui si sollevò su un gomito guardandomi con l'aria di un bambino davanti a un regalo troppo a lungo desiderato.
"Posso toglierti anche la canotta?" chiese con espressione birichina. Risi sommessamente: "Ma certo, spogliami tutta, ho voglia di essere nuda in questo lettone con te"
Queste parole risvegliarono prontamente la sua eccitazione. Le sue mani mi sfilarono i due indumenti leggeri che ancora indossavo, lasciandomi finalmente nuda. Mi lasciai guardare, godendo della concupiscenza che si leggeva nei suoi occhi mentre anche lui si spogliava completamente. Aprii le gambe con gesto aggraziato e lascivo, da gatta, e mi gustai i suoi occhi fissi sul mio cespuglietto di pelo scuro e ben curato che incorniciava le labbra della mia vagina umidissima. Il suo pene stava indurendosi rapidamente, lo accarezzai insieme alle sue palle ben fatte mentre lui si abbassava a succhiarmi i capezzoli durissimi e sensibili. Gemetti a lungo per il piacere. Poi Matteo si avvicinò alle mie gambe aperte:
"Ma fatti vedere! E' un sogno o sono sveglio, come spero?"
"Se è un sogno, tra poco potresti avere una polluzione, a giudicare da quello splendido palo di muscolo che troneggia sui tuoi testicoli"
"Mamma... Sai che non mi sembra vero tutto questo? Che bella la tua vagina!". Poi alzò il viso e mi guardò malizioso: "E che buon odore. Posso baciartela?"
Dire che ero arrapata è ancora poco. Mi sdraiai flessuosa come una gatta spalancando le cosce davanti al suo sguardo adorante ed eccitato.
"E' tutta tua, tesoro."
Se la guardò per bene ancora per un po', poi si abbassò per riempirla di bacetti. Non sembrava per niente titubante, anzi! A poco a poco, la sua lingua si fece audace e titillò le mie grandi labbra, intrufolandosi poi all'interno ad assaporare il mio afrore di cui era ormai impregnato il triangolo di pelo scuro che circondava la mia vulva. Sinceramente, non avrei mai sperato che un ragazzo così giovane potesse apprezzare da subito la vista e l'odore di una vagina, soprattutto quella di una donna matura. Ma avevo dimenticato che io ero "la sua bella", e il fatto che fossi sua madre gli dava baldanza e tenerezza insieme, e soprattutto rendeva ancora più eccitanti quelle intimità che ormai stavano diventando una piacevole lussuria.
Alzò di nuovo il viso e mi guardò con aria birichina col mento che mi sfiorava il pelo. "Ti piace?" mi chiese dolce.
"Caro... Mi stai facendo letteralmente impazzire di desiderio. Hai voglia di continuare?"
"Ma certo!", rispose entusiasta, e riprese a leccare con furia.
"Piano, piano, piccolo mio! Mi piace molto la tua lingua lì, ma devi saperla usare con dolcezza. Ecco, così, bravo... Adesso sali lungo le labbra, così... Ooohh! Ecco, ecco, proprio lì! OOOOHHH!! Sei fantastico! Quello è il mio clitoride, diomio, lo stai proprio coccolando come si deve. Mmmmhhh... Bravissimo, lecca lì, ooohh che linguetta deliziosa"
Sentii le sue dita che mi allargavano le labbra della vulva e mi sbrodolai. Lui leccò le gocce che scendevano tra le mie cosce aperte verso il solco tra le natiche che, me ne accorsi solo ora, stavo tenendo sollevate per venire incontro alla sua bocca che mi stava dando tanto piacere.
"Sei proprio bravo, sai? Amore, la tua mamma è molto contenta. Mi stai proprio facendo godere. Un vero amante."
Incoraggiato, Matteo si mise in posizione ancora più comoda per potermi lappare con completa dedizione. La cosa mi eccitava a dismisura e le mie gambe si aprirono completamente, mentre i miei piedi gli accarezzavano graziosamente le spalle e la schiena.
"Voglio farti godere." disse semplicemente. E questo bastò a portarmi all'orgasmo. La sua bocca fece il resto, guidata dalla passione e dal desiderio di imparare rapidamente quest'arte così piacevole e gratificante. Quando mi sentì ansimare, quando avvertì le mie convulsioni, le mie cosce che si stringevano ritmicamente attorno alla sua testa, Matteo intensificò il suo succhiare finché urlando di piacere esplosi in un orgasmo mai provato prima, che mi fece ululare a lungo, e che mi fece stringere dolcemente le gambe attorno alla testa del mio cucciolo per non farlo staccare dal mio sesso appagato.
Passarono diversi minuti prima che potessi riprendermi. Il mio petto ansante saliva e scendeva ritmicamente mentre la mia vagina in subbuglio continuava a pulsare.
Mi sollevai sui gomiti per guardarlo e lui era lì, in mezzo alle mie gambe, con naso, bocca e mento tutti lucidi del mio liquido che avevo schizzato anche sui suoi capelli e sulle lenzuola.
"Allora, che ne dici del tuo fidanzato?" mi chiese con aria di finta innocenza.
Socchiusi gli occhi sorridendogli: "Mmmm Un amante perfetto. Un allievo che impara presto. Vieni qua, dai un bacio alla tua mamma."
Si sdraiò accanto a me e ci baciammo con infinita dolcezza, nudi e abbracciati sul mio lettone. Il mio sapore nella sua bocca era molto forte e la cosa mi eccitò ancora. Sentii la mia micina in calore che ancora pulsava di piacere e, conoscendomi, sapevo che era ben lungi dall'essere soddisfatta.
D'altra parte, anche il mio cucciolo erotico non sembrava ancora sazio di me. Contro la mia coscia morbida che gli avvolgevo attorno al fianco sentivo premere il suo membro di nuovo duro e desideroso. Le nostre lingue si accarezzarono e si leccarono a lungo, aumentando sia la mia che la sua eccitazione. Poi lui non si trattenne più e mi chiese quasi trattenendo il respiro:
"Mamma, io... Vorrei imparare a... a fare l'amore. A farlo bene, intendo"
Tesoro di mammina sua, me l'aveva chiesto! Gli sorrisi come solo una mamma comprensiva sa fare.
"Caro! Non misurare le parole, non c'è bisogno tra di noi. Vuoi che la mamma ti insegni a scopare, vero?"
Lui fu stupito di sentire quell'espressione volgare sulla mia bocca e si affrettò a scusarsi, ma di nuovo lo zittii: "Non devi scusarti, tutte le coppie di questo mondo usano espressioni colloquiali a volte volgari. Fa parte del gioco"
Intanto avevo abbassato la mano e gli stavo carezzando il pene gonfio che pareva sul punto di scoppiare. Lui protese il bacino come per offrirmelo.
"Sei proprio eccitato! Non ti fa bene rimanere così. Vieni qui, la mamma ha voglia di far godere il suo giovane uomo."
Lui era sempre più stupito: "Davvero non ti... Voglio dire, non sei obbligata a..."
Feci una risata argentina, sapevo che gli piaceva tanto. "Tesoro! E' compito di ogni brava mamma condurre per mano il proprio figlio per insegnargli la vita. E cosa c'è di più bello dell'amore, della tenerezza, delle coccole? Il sesso è l'aspetto più intenso dell'amore tra due persone che si piacciono e che si fidano l'una dell'altra." Abbassai la voce e gli dissi in un orecchio con aria complice: "...Sono orgogliosa che tu mi abbia chiesto di far l'amore con te."
Il sorriso con cui accolse queste parole era tutto un programma.
Mi abbandonai distesa sul lettone a gambe aperte e lo accompagnai su di me. Mentre la sua bocca ansante cercava la mia per altri baci, la mia mano scese tra le nostre gambe e si strinse attorno alla sua verga palpitante per condurla all'imboccatura della mia vagina desiderosa. Mi penetrò subito, con un affondo che mi fece mancare il respiro.
"Piaanooo..." gli sussurrai, ma quando lui iniziò i movimenti, impaziente, cominciai a godere come una porcella.
Avvolsi le gambe attorno ai suoi fianchi intrecciando i piedi dietro la sua schiena, carezzandola con i talloni e le dita.
"Amore, sei molto bravo, sai? La mamma è molto contenta"
"Davvero ti piace, mammina bella?"
"Oh sì, mi piace assai! Muoviti pure liberamente, lascia fare alla natura e godi di me"
Mi resi conto subito che, nonostante fosse per lui la prima volta, si muoveva molto bene. Questo non solo facilitava il mio compito di Maestra di Sesso, ma procurava a me un piacere ancora maggiore. Tra baci appassionati e slinguate lascive, lo guidai pian piano all'orgasmo che arrivò dopo parecchio, prolungando il suo piacere ma soprattutto il mio. Non contai gli orgasmi che raggiunsi io durante quella scopata, e ogni ansimo che usciva dalle mie labbra gli dava una sferzata di eccitazione che potenziava le sue prestazioni.
Passò almeno mezz'ora così, mezz'ora di estasi sessuale pura, con lui che pompava dentro di me, regolare, implacabile, e io che godevo della sua energia, della durezza di quel pene giovane e instancabile, mai sazio di orgasmi. Le nostre bocche si ciucciavano a meraviglia, con abbondanti risucchi e gocce di saliva che ci scambiavamo eccitati. Ci facevamo complimenti a profusione, innamorati cotti, e quando lo sentii aumentare il ritmo mi avvolsi ancora di più attorno a lui e gli dissi di sborrarmi dentro come più gli piaceva. Questo mandò la sua eccitazione alle stelle e in un batter d'occhio eiaculò, riempiendo la mia vagina di caldo e abbondante sperma.
Anche dopo l'orgasmo, le nostre bocche non si staccarono, ma rimasero incollate a lungo a scambiarsi baci lunghi e teneri. Poi, insieme commentammo la bella scopata appena conclusa.
Matteo non era per niente imbarazzato, anzi sembrava molto a suo agio con me. Io ero al settimo cielo, ma cercavo di non esternarlo troppo. Francamente, mi auguravo che la cosa gli fosse piaciuta quanto era piaciuta a me, perché già fantasticavo su come e quando farlo di nuovo altre volte.
Ma fu lui, in modo molto naturale, a proporlo.
"Mamma, mi è piaciuto un casino... Cosa ne dici di farlo ancora qualche volta? Scopare con te è proprio bello"
Lo baciai a lungo, innamorata pazza di lui. Poi lo guardai negli occhioni bruni e gli sorrisi da mamma e da amante. "Caro, caro! Ti amo tanto, sai? Certo che lo faremo altre volte, ogni volta che vorrai."
"In tutti i modi possibili e immaginabili."
"Dovunque ci piaccia farlo"
"In qualsiasi posizione"
"Sarai il mio stallone"
"E tu la mia fidanzata"
"Voglio accoppiarmi ancora con te."
"Come nelle riviste porno."
"Porcellino, leggi quelle cose?"
"Beh, qualche volta è capitato..."
"Tesoro, non devi giustificarti, ho letto anch'io le riviste per uomini. E ho visto diversi film porno"
"Mamma!"
"La cosa ti scandalizza?"
"Nooo! Anzi, mi eccita molto sapere che la mia mamma ha fatto la porcellina e che le piacciono le stesse cose che piacciono a me."
Constatavo con estremo piacere che il mio cucciolo era ampiamente svezzato, e che d'ora in avanti niente sarebbe stato come prima. La strada verso il sesso fatto bene era spianata, e anzi si prospettavano lunghe e piacevolissime ore amorose tra noi.
Ci alzammo per una doccia e per mangiare un boccone. Parlammo del più e del meno, e gli ricordai anche che doveva fare i compiti. Mi rispose che il giorno dopo aveva materie non impegnative e che comunque aveva già studiato per tutta la settimana a venire.
Guardammo un film di avventura e parlammo di politica, poi lui sistemò la sua camera e io diedi una rassettata alla mia.
Quando fu l'ora di andare a nanna, mi misi la sottoveste leggera che portavo a letto, stavolta senza mutandine. E mentre tiravo indietro le lenzuola per infilarmi sotto, sentii un fruscio e mi trovai Matteo sulla porta della camera. Era in mutande, giovane e snello, mi guardava con occhi da cerbiatto.
"Posso dormire con te, stanotte?"
Inutile dire che lo accolsi a braccia aperte e, se devo essere sincera, a gambe spalancate.
Passammo la notte a fare l'amore in tutti i modi e in tutte le posizioni. Instancabile lui, mai sazia io. Quando il mio giovane daino venne, erano passate le quattro. Eravamo storditi per la fatica e l'emozione, ma felici. Il mio seno e il mio viso erano completamente aspersi di sperma, e quanto ne aveva! Lo leccò dalle mie tette e venne a farmelo succhiare dalla sua lingua. Un vero amante, un gigolò, un entusiasta del sesso. Proprio come sua madre. Di certo più di suo padre, che aveva sempre anteposto il lavoro e la carriera ai piaceri del talamo.
Il giorno dopo rimase a casa da scuola. Firmai la giustificazione a cuor leggero, pensando che se fosse andato in quelle condizioni si sarebbe addormentato sul banco. In effetti si alzò a mezzogiorno, e cioè un'ora dopo di me.

Da quella volta, io e mio figlio abbiamo scopato ogni volta che ci capitava, e ne avevamo sempre una voglia pazza. La casa era libera nel pomeriggio, e tutti i posti erano buoni per amarci, ma il luogo preferito era il letto. Svezzare il mio cucciolo alle gioie del sesso fu facile, creativo e molto, molto piacevole. Da madre amorevole divenni presto amante entusiasta e compagna dei suoi giochi erotici. La "sua bella" nel senso più pieno del termine. Matteo era un giovane pieno di desiderio e di energia, non si stancava mai, e io non ero mai sazia. La coppia ideale, insomma, e varie volte ci confessammo a vicenda di essere innamorati l'uno dell'altra.
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