tradimenti

La "zia"


di rhapiu
16.04.2012    |    50.261    |    5 9.5
"Bionda e giovane, carina da quel poco che potevo vedere, visto come era tutta coperta per il freddo, e intensi occhi azzurri..."
Quando ho saputo la notizia non ne fui certo sorpreso, ma fu comunque un brutto colpo. Li avevo sempre visti insieme da quando sono nato, zia Michela e zio Nino. Si erano sposati presto, quando lei aveva 18 anni ed aspettava una bambina, mia cugina Katia. E adesso, 27 anni dopo, proprio zia chiedeva la separazione, perché aveva sorpreso suo marito che la tradiva con una ventenne. Io sono sempre stato molto legato a Michela, diciamo pure che è la mia zia preferita da sempre, è pure la mia madrina di battesimo. Bella donna, porta benissimo i suoi 45 anni: bionda naturale con i capelli lunghi e lisci, con qualche filo bianco che non si nota, piuttosto alta, viso senza trucco e molto piacevole, una terza di seno bello sodo a ben vedere, un sedere niente male e un fisico tutto sommato in forma grazie alla palestra e alle corse a piedi. Questo per dire che non capivo il comportamento di zio e così, un po’ per curiosità e un po’ per consolare la zia del cuore, la andai a trovare. Non abitava molto distante da me, era una fredda sera d’inverno e suonai al campanello. Quando zia aprì notai subito con imbarazzo che aveva il viso rigato dalle lacrime. Tutto quello che potei fare fu sorriderle e fare finta di niente, lei non sapeva che sarei andato a trovarla, era la prima volta che ci incontravamo dopo il fattaccio di zio. Non ci parlammo, l’abbracciai intensamente e poi fui io a rompere il ghiaccio:
“Lo so che non ti farà sentire meglio zia, ma mi dispiace tantissimo per te!”
Lei cominciò a singhiozzare e a piangere, sfogandosi per diversi minuti sopra la mia spalla, mentre io, tenendola sempre ben abbracciata a me, le carezzavo la schiena e le dicevo di sfogarsi liberamente e di non avere alcuna vergogna. Quando si ricompose un po’, si staccò da me e disse con voce tremolante:
“Perdonami, sono così a terra! Sono felice che tu sia qui, avanti accomodati”
Così ci incamminammo nella sala passando per il lungo e stretto corridoio. Non volevo forzarla a raccontarmi i fatti, quindi mi sedetti buono buono sul divano in attesa che fosse lei a cominciare a chiacchierare, o forse meglio dire a dare sfogo ai propri sentimenti. Prese una sedia vicino al tavolo e si sedette, mentre si soffiava il naso. Io mi guardai attorno e avevo sentito dire che zio se ne era andato per il momento ad abitare dalla nonna, cioè sua madre.
“Ti posso offrire da bere? Una Coca, un succo di frutta….”
“Un bicchiere d’acqua naturale andrà più che bene” risposi.
Lei andò in cucina e tornò con il bicchiere d’acqua in mano e me lo porse. Io la ringraziai e poi si sedette al mio fianco sul divano. E iniziò a raccontare:
“Sai, è stata una completa delusione. Non me la sarei mai aspettata da lui. Dico, ti sembro una stronza? Oppure una racchia? Non sono nemmeno una strafiga, però sono sempre stata molto corretta e dolce con lui!”
Io annuii mentre sorseggiavo l’acqua.
“Invece per ringraziamento cosa fa? Si sbatte una ventenne, che tra l’altro mi assomiglia pure, naturalmente come quando ero giovane io. È stato davvero brutto, lì ho beccati qui, proprio su questo divano, capisci?”
Intanto le lacrime le stavano riaffiorando e il suo viso era colorito dalla rabbia e dalla frustrazione.
“Lui era convinto che ero andata a fare shopping con le mie amiche, così ha chiamato quella rovinafamiglie per farsi una bella scopata, visto che la cornuta se ne era andata a zonzo.”
Era la prima volta che sentivo zia Michela dire quelle scurrilità, non che fossi scandalizzato per carità, ma per quanto la conoscessi bene, o non conoscevo questo suo lato oppure il tradimento l’aveva inacidita e resa più volgare. Ovviamente ne aveva tutti i motivi.
“Fortunatamente, o per sfortuna, non lo so, sono dovuta ritornare a casa dopo mezz’ora perché avevo dimenticato la carta di credito e, dopo che ho aperto la porta con la chiave, sento dei lamenti… capisci, no? Mi si era già formato un nodo in gola perché solo una stupida non capisce che genere di lamenti siano. Sono arrivata in sala e li ho trovati… non ce la faccio…”
“Zia lascia stare, ho capito” e le cinsi un braccio attorno al collo come gesto di grande affetto.
“No no, per favore fammi finire, ce la devo fare.” Si soffiò nuovamente il naso e si asciugò le lacrime che cadevano oramai a fiumi sulle guance.
“Erano completamente nudi, i vestiti sparsi in terra e sul divano, biancheria intima compresa. Lei le stava seduta sopra e lo prendeva nel culo! Stava inculando quella troia! Io glielo ho offerto tante volte di farlo con me ma ha sempre rifiutato, e per giunta aggiungeva sempre scherzosamente che gli bastava l’entrata principale… quel bastardo. Ma a parte questo, la cosa peggiore è stata vedere quella sua espressione così beata e compiaciuta, di possedere una ragazza così giovane nonostante i cinquant’anni suonati.”
“Zia, vedrai che tutto si sistemerà” dissi cercando di calmarla come potevo, ma mi risultava complicato.
“Sai, ti dico una cosa: con lui è finita. Alcune donne perdonano i mariti, ma io no. Vederli così mi ha distrutto il cuore, una cosa è se te lo dicono o te lo dice lui, una cosa è vedere una scena così orribile.”
“Quanto lo odio per quello che ti ha fatto e per quello che ti sta facendo madrina! Tu non lo meriti proprio, sei sempre così premurosa e così tenera… ti voglio tanto bene zia, spero vivamente che ti riprenderai presto. Se c’è qualcosa che posso fare…”
Ci fissammo intensamente negli occhi, lei li aveva di un azzurro chiaro e intenso, davvero molto belli nonostante fossero arrossati dal pianto.
“Sì, qualcosa la potresti fare per me” disse zia.
“Dimmi”
“Abbracciami forte forte e dimmi che è solo un incubo e tutto si sistemerà.”
Io la abbracciai talmente stretta che sentivo i suoi seni schiacciati sul mio petto, e dissi:
“Purtroppo non è un incubo zia, vorrei tanto che lo fosse, non posso sopportare di vederti ridotta così… tu sei una donna stupenda in tutti i sensi, meriteresti che il tuo uomo ti venerasse da mattina a sera e sette giorni su sette! Sei la zia più gnocca che si possa avere”
Lei rise, mentre ancora singhiozzava, almeno ero riuscito finalmente a farla sorridere, persino ridere.
“Non dire le bugie a madrina, soprattutto non dirle che è una gnocca che non è vero… e poi non è mica che ci stai provando con me?” disse mentre ci staccammo dall’abbraccio intenso.
“Chi, io? Ci sto provando da sempre con te zia!” e le feci l’occhiolino e scoppiammo a ridere tutti e due.
“Adesso è meglio che tu vada, avrai sicuramente di meglio da fare che compiangere una povera zia cornuta e rincretinita”
“Non dire così madrina!” la rimproverai.
“Salutami la mamma e dille di non preoccuparsi per me”
“Ok lo farò” le dissi. Ci demmo due bacetti sulle guance e mi accompagnò alla porta. Stavo per uscire quando disse:
“Me lo puoi fare un favore amore?”
“Certo, per te qualsiasi cosa”
“Puoi scoprire chi è quella ragazza? Sembrava molto giovane, ma a ben pensarci avrà avuto l’età di Katia o qualcosa meno… come te, magari è una tua coetanea e la conosci. Anzi ti dico di più… lo so, è una cosa sporca: vai a sentire zio, fai finta di essere dalla sua, un uomo come lui non ci metterà molto a raccontarti tutti i particolari, magari vantandosene pure. E poi mi saprai dire.”
“Vuoi dire che dovrei fare la spia?”
“Non ti obbligo caro, se non te la senti non devi farlo, non avrò assolutamente rancore verso te. Lo sai che ti vorrò sempre bene!”
“Zia, lo farò per te. Spero solo che non ti faccia più male che bene sapere tutto però. Adesso vado, e non fare pazzie, intesi?”
“Per quello str… quel farabutto di tuo zio? Ci piangerò su, ma niente di più, te lo prometto. Non ti preoccupare, adesso andrò a letto. Ti voglio bene e grazie, per tutto quanto!”
Le mandai un bacio con la mano e lei contraccambiò, poi chiuse il portone e tornai a casa mia.
Il pomeriggio seguente, mentre stavo pensando se mantenere la promessa o no, a sorpresa zio mi chiamò:
“Ciao, te la sentiresti di venire qui da tua nonna a sistemare un tubo che perde?”
Era sabato, non sono un idraulico ma me la cavo abbastanza, così presi la palla al balzo e accettai. In fondo era meglio se l’incontro avvenisse in modo casuale con zio Nino, per non destare sospetti. Lui sapeva bene che ero legatissimo a zia Michela, quindi una mia visita da lui di mia spontanea volontà avrebbe potuto destare dubbi. Arrivai a casa della nonna, che viveva sola… fino al momento del ritorno a casa del figliol “traditore”. Riuscii a sistemare il tubo meglio che potevo, con l’aiuto di zio Nino, e dopo due ore e mezzo di fatiche ce la facemmo. Ero tutto sudato, era già buio e nonna mi invitò a farmi una doccia calda e a restare con loro per cena, oltre a darmi 200 euro per il lavoretto, così accettai di buon grado. Dopo mangiato nonna andò a dormire al piano superiore e ci diede la buonanotte, mentre saliva sulle scale e si toglieva l’apparecchio acustico. Io e zio ci sedemmo sul divano a guardare la televisione nel salotto e contraccambiammo la buonanotte.
“Meno male che ho un bravo nipote che ce la sa con i tubi… perché rimarrai lo stesso mio nipote, nonostante quello che è successo, vero?”
Io lo fissai, cercando di nascondere il mio odio nei suoi confronti per quello che aveva fatto alla mia povera zia. Era stata una gran bella pugnalata al cuore. Lo so che ai tempi di oggi succede anche troppo frequentemente, però fino a che non capita ad una persona molto cara non ci si fa troppo caso. Zio Nino sarebbe sempre rimasto mio zio, perché era fratello di mio padre e logicamente avevamo lo stesso cognome, quindi parenti lo saremmo rimasti legalmente oltre che di sangue.
“Ma certo zio… non sono affari miei! Però anche Michela rimarrà per sempre mia zia, questo te lo dico chiaro e tondo.”
“Si, capisco perfettamente. È stata tua zia da quando sei nato, sarebbe quantomeno strano se tu mi dicessi il contrario. Ti sembrerò ipocrita, ma la amo ancora, però per quanto bella sia, lei sta invecchiando.”
Avrei voluto dargli un cazzotto in faccia, ma non mi scomposi minimamente.
“Vedi, Sonia mi ricorda lei quando era giovane, solo che è più… beh, più in linea con questa epoca e che non i tempi che corrono. Mi sono innamorato immediatamente di lei.”
Forse sarebbe stato meglio rifiutare, non parlare con zio. Mi faceva star male pure a me sentirlo parlare così, figuriamoci a madrina. Mi stavo incazzando dentro ma non volevo darlo a vedere, soprattutto a quello schifoso di zio.
“Allora dovevi dirglielo a zia.” mi scappò all’improvviso.
Lui sospirò, poi fece: “Mi è mancato il coraggio”.
Sì, come no! Volevi stare con un piede in due scarpe. Ma dovevo tenermelo buono, far viso a cattivo gioco:
“Scusa zio, come ho già detto non mi voglio intrufolare, sono fatti che riguardano solo voi.”
“Macchè, hai detto una cosa legittima.” Disse zio Nino. Stava guardando con impazienza l’orologio di acciaio che gli avevo sempre visto al polso sin da quando ero bambino, come se stesse aspettando ad un appuntamento.
“Sarà il caso che tu vada adesso… non esci con gli amici per andare in discoteca?” disse zio, abbastanza scortesemente, perché io capì che in qualche modo mi stava cacciando.
“Oh… sì, vabbè… è ancora presto, sono le nove e mezza… però posso andare a casa a prepararmi.”
All’improvviso intuì che sarebbe stata la mossa migliore da fare per me, andarmene da lì e non vedere più quella sua lurida faccia. Presi distrattamente e rapidamente il cappotto e lo ringraziai per la cena (in fondo era nonna che dovevo ringraziare, mica lui), gli strinsi la mano e uscì dalla porta principale. Lui richiuse immediatamente, era piuttosto freddo. Mi stavo incamminando, dopo che ero uscito dal cancello della proprietà di nonna, nel vialetto illuminato da discreti pali della luce, quando vidi che veniva verso casa una ragazza tutta imbacuccata, con un berretto bianco di lana, una sciarpa rosa e un bel cappottone bianco, e con lunghi capelli biondo scuro che le ricadevano sulle spalle. Ci fissammo per alcuni secondi, mentre stavamo per incrociarci, e mi fermai di colpo.
“Ciao… ci conosciamo?” sembrava uno dei modi più stupidi per cercare di rimorchiare, il problema era che davvero mi sembrava di conoscerla.
“Ehm… non so! Può darsi…” rispose lei, rallentando il passo. Però non si fermò, mi schivò e proseguì per il vialetto. Bionda e giovane, carina da quel poco che potevo vedere, visto come era tutta coperta per il freddo, e intensi occhi azzurri.
Ci pensi una decina di secondi, e poi dissi fra me e me: “Era lei!” Aveva una somiglianza davvero impressionante a zia Michela, io avevo visto delle foto quando era giovane e se era ancora affascinante a 45 anni, devo ammettere senza remore che non potevo scherzare se avessi detto che era una gnocca a vent’anni, perché la era sul serio. Non era molto educata a differenza di zia però, visto che non mi salutò nemmeno e non si fermò per nulla incuriosita dalla mia domanda. Già, che stupido! A me sembrava di conoscerla perché somigliava a madrina, ma per lei io non le ricordavo proprio nessuno, nemmeno qualche suo vecchio compagno di scuola. E visto che eravamo in mezzo a una strada di notte, per una ragazza non è il massimo della vita fermarsi a chiacchierare con un completo sconosciuto. Con tutto quello che può succedere!
Non potevo andarmene così, ero in missione per la mia amata zia, e un po’ per soddisfare la mia curiosità. Cosa poteva trovarci una ragazza così giovane e carina di speciale in un uomo come zio Nino sulla cinquantina? Non che non possa accadere, forse ero semplicemente geloso, che ne so. O forse mi preoccupavo per quel vecchio bastardo, nonostante tutto, che la “ragazzina” se lo fosse portato a letto per scopi più loschi, tipo prenderglieli soldi o qualcosa del genere. Così camminai per un po’ pian piano verso la mia macchina, a un certo punto mi voltai e vidi che lei non c’era più. A quel punto tornai indietro di corsa verso il cancello di nonna, che era socchiuso. Lo aprii, entrai e feci per accostarlo ma mi scivolò dalla mano e si richiuse.
“Merda!” dissi. Avrei dovuto scavalcare il muretto per uscire. Tutto per queste dannate mani che mi si stavano congelando perché… avevo dimenticato i guanti a casa di nonna! Mi si illuminò il volto, senza volerlo mi ero procurato una scusa perfetta per tornare indietro. Mi affrettai senza pensarci troppo e bussai alla porta. Dopo un po’ la voce di mio zio, molto titubante, fece:
“Chi è? E come ha fatto ad entrare? Questa è una proprietà privata e…”
“Zio, sono io!”
“Ah” un po’ di sorpresa mista a sollievo si udì dalla sua voce, temeva giustamente fosse qualche brutto malintenzionato… anche se era un po’ strano che andasse a bussare alla porta, di solito ci sono modi migliori e più sicuri per entrare, lo si vede sempre nei telefilm.
“Scusa zio, ho dimenticato i guanti… un attimo solo che li prendo e me ne vado” dissi mentre entrai precipitosamente verso l’attaccapanni… e notai un bel cappottone bianco, con berretto e sciarpa infilati nelle tasche. Guardai zio, che rimase interdetto, e dissi con imbarazzo:
“Oh scusami zio…” Poi quasi sussurrai:
“E’ qui… vado via subito!” presi i guanti e stavo per uscire guardandomi attorno come spaesato.
“Ehi… ci conosciamo?” disse una voce femminile. Mi voltai e la vidi, davanti alla porta del salotto. Ero quasi a un passo dall’uscire dalla casa, e per fortuna lei mi fermò in tempo. Era davvero una bambola, da far girare la testa. Ora che non aveva cappotto e aggeggi vari potevo ammirarne la completa bellezza. Era leggermente truccata, ma di colori pastello e simili alla sua pelle rosa. Aveva un piercing sul naso, quel diamantino che portano di solito sul bordo laterale sinistro. Indossava un golfino bianco dove si vedevano i due capezzoli e un jeans blu aderente, che metteva in risalto le sue forme mozzafiato. Ero imbarazzatissimo, non so se più per il fatto di averli interrotti o perché mi avesse fatto una battuta, prima che ancora ci presentassimo.
“E così questo è tuo nipote? L’ho incontrato prima mentre venivo qui.”
Chiese lei a zio Nino, mentre mi si avvicinava ancheggiando come se fosse su una passerella, niente a che vedere col passo svelto e da ragazza qualunque di poco prima sul vialetto.
“Si lo sono” intervenni e allungai la mano per presentarmi, ma lei non ci badò.
“E perché hai fretta di andartene?” disse esaminandomi dalla testa ai piedi.
“Non vorrei disturbarvi…” accampai.
“Ma va, nessun disturbo. Un cazzo in più alla zietta non dispiace affatto” e mi afferrò con sorprendente velocità il pacco in mezzo alle gambe. Rimasi impietrito e incredulo. La nuova fiamma dello zio ci stava provando con me, in maniera che più sconcia di così si muore, e per giunta davanti a lui stesso.
“Mmm, senti come gli sta crescendo… gli piaccio Nino! O voglia di provarlo! Me lo permetti Ninuccio?” disse con voce sicura, come se fosse già una conferma e non una richiesta. Io mi stavo eccitando, è vero, ma mi stava palpando da grande esperta e cercavo di resistere perchè avevo zio dietro di me, e mi vergognavo anche solo a guardarlo in faccia. Lui comunque deve avere annuito, perché lei disse:
“Bene bene! Ma che bel nipote che ho. Un bel nipote dotato e porcello, che gode a farsi toccare dalla zia” disse mentre si passava la lingua sulle labbra con gusto. Il mio pene stava esplodendo, non potevo resistere ancora a quel massaggio. Ma la cosa che mi eccitava di più era quella sua perversione, che mi diceva che lei era mia zia. Accidenti, le somigliava parecchio quando era giovane… se fosse stato un film avrei potuto persino credere che fosse davvero lei e che avesse usato una qualche macchina del tempo e si fosse teletrasportata nel nostro anno, nel nostro tempo. E in fondo zia Michela sarebbe sempre restata mia zia, ma qualora la storia di zio Nino con questa elettrizzante ragazza non fosse stata una semplice storia di sesso, Sonia sarebbe davvero diventata mia zia.
“Ho una gran voglia di prenderlo in bocca… dai, tiratelo fuori e fammelo vedere!” disse con occhi scintillanti e pieni di desiderio. Io non avevo il coraggio, così ci pensò lei a tirare giù jeans e slip, facendo balzare il mio pene ritto sull’attenti.
“Accidenti che bastone! Ninuccio fatti una sega mentre spompino nostro nipote.” Disse Sonia.
Lui era impotente, nel senso che fece quello che lei gli disse. Mi girai leggermente e vidi che si stava masturbando. In quel momento provai un piacere davvero unico e intenso, me lo aveva appena preso in bocca e lo succhiava con gusto e trasporto. Faceva velocemente avanti e indietro col viso, mentre i suoi capelli ondeggiavano lussuriosamente come i suoi seni, si era tolta il golfino ed era senza reggiseno, per quello le si vedevano bene i capezzoli prima.
Non capivo più niente, stavo tradendo zia Michela? Me lo stavo facendo succhiare dall’amante di zio, colei che lo ha aiutato a fare le corna alla mia zia più cara e a farla stare molto, molto male. Questo per me era tradire zia Michela, ma stavo magnificamente per poter dire a Sonia di fermarsi, non ci riuscivo proprio. Per la maggior parte di chi mi potrà giudicare, sono peggio di zio a questo punto, ma credo che alcuni mi riterrebbero vittima delle circostanze, posto che fossi una vittima, visto cosa mi stava facendo Sonia. Era passata a succhiarmi i testicoli, il mio pisello era completamente lubrificato dalla sua saliva, e me lo stava menando, alternando rapidi movimenti ad alcuni più lenti. Poi liberò con uno schiocco sonoro le mie palle dalla sua bocca e disse:
“Andiamo sul divano che potrò lavorarmi meglio questo bastone”
Mi afferrò il pene e mi tirò verso di se accompagnandomi come si fa con un bambino con la mano, solo che lei non mi prendeva la mano. Zio ci seguì. All’improvviso, mentre mi stavo sedendo sul divano, mi venne in mente una cosa che non stavo proprio pensando, e la dissi ad alta voce:
“E la nonna se ci sente?”
“Non ci sentirà. Non è la prima volta che facciamo queste cose qui.” E lo disse zio Nino. Complimenti. Complimenti vivissimi! Lo avesse saputo zia Michela penso le sarebbe venuto un colpo o un aneurisma. Erano proprio due grandi sporcaccioni, e ora mi avevano immischiato nella loro sporcizia e perversione. Zio si sedette sul divano al mio fianco, come fino a mezz’ora prima, solo che era una visione completamente inimmaginabile quella di adesso. Sonia mi stava leccando il buco del culo, in ginocchio sul pavimento, mentre con la sinistra mi masturbava e con la destra faceva altrettanto con il suo Nino. Mi picchettava la lingua sull’ano, mi piaceva da matti, non avevo mai provato una cosa simile prima d’ora.
“Mmm, sei proprio buono nipote! Stasera mi riempirai in tutti i buchi possibili… la tua zietta è una gran bella troietta, non è vero?”
Io avevo chiuso gli occhi e gemevo, mentre le carezzavo i capelli. Non smise di segarmi, e sentii che passò al cazzo di zio, gli stava facendo un pompino.
“Ehi, comincia a scopare zia!” mi disse Sonia.
Mi alzai in un battibaleno e con un po’ di fatica le tirai giù i pantaloni, erano strettissimi e aveva un culetto abbastanza largo ed era senza intimo! Prima di metterlo dentro, mi dedicai alla sua topolina e me la gustai con piacere, leccandogliela tutta e ciucciandone tutto il suo sapore. Era già molto bagnata, stava godendo da impazzire. Le leccai il buchino posteriore, mentre le infilai due dita dentro la passerina e la sditalinai per un po’, procurandole il primo orgasmo della serata. Assaggiai i suoi umori. Lei stava ancora spompinando zio e mi chiese:
“Dammi le dita, voglio sentire il mio sapore di zia troia” la accontentai subito. Mi succhiò le dita con voracità.
“Ora voglio una doppia penetrazione” ci ordinò quasi. Io mi sedetti sul divano e lei mi si abbracciò sopra, infilandoselo nella vagina, mentre zio in piedi cominciò a farle il culo.
“Mmmmm siii, che bello! State facendo un ottimo lavoro, adoro essere presa così, dai continuate” disse Sonia continuando a lamentarsi dal piacere e a urlare. Aveva una fica stretta, e la cosa mi piacque molto perché ad ogni pompata mi sentivo ben accolto, se così posso dire.
Ci scambiammo i ruoli, io e zio, prendendola di peso e facendocela tutti e due in piedi. Ne doveva prendere parecchio nel culo, perché era persino più largo della vagina. Poco dopo infatti me lo confermò:
“Ah… aaaahhh…. Se sono solo con un uomo lo prendo sempre e solo in culo, immagino che ti sei chiesto perché zia ce l’ha più accogliente della fighetta?!”
Le baciai tutto il collo, aveva una pelle leggermente abbronzata e profumata, da mangiare a morsi.
Zio stava per venire e glielo comunicò a Sonia, così lei disse:
“Mettetemi giù, venitemi in bocca” Io per la verità potevo resistere ancora un po’, ma quando se lo ficcò in gola e praticamente la stavo scopando… riusciva persino a leccarmi un po’ le palle, le sborrai l’anima dentro e lei bevve tutto come fosse acqua fresca. Poi riservò lo stesso trattamento a zio. Ci sedemmo soddisfatti sul divano e dopo qualche minuto di silenzio Sonia disse, mentre stava seduta in mezzo a noi e ci teneva “in vita” i nostri piselli con le sue mani:
“Vi è piaciuto? Avete voglia di un altro giro, altra corsa?” Io e zio ci guardammo e annuimmo sorridendo. Stavolta le scopammo anche quelle belle tettone, prima gliele ciucciammo un po’ però. Alla fine le scaricai ancora un bel po’ di sperma nella fica quasi contemporaneamente al suo orgasmo, tanto disse che aveva preso la pillola anti-concezionale, mentre zio le venne nel culo. Probabilmente avevo capito cosa ci trovava zio in Sonia rispetto a zia Michela, era come lei, ma più giovane e più porca. Mentre mi rivestivo e loro due si avviavano a farsi una doccia, Sonia mi disse:
“Un nipote fantastico, davvero! Bel maialone, con un cazzo super. Ti rivoglio qui al più presto, devi venire… a trovare i tuoi zietti. E tu vuoi bene alla zia vero, la ami?” e mi avvolse in un abbraccio dandomi un bacio, non proprio come tra zia e nipote, con le lingue in bocca che mulinavano selvaggiamente e si esploravano con le labbra incollate. Dopo questo saluto allora le risposi:
“Si, ti amo, zia Michela”
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