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Le avventure di Serena 1: seducendo l'avvocato


di rhapiu
11.01.2016    |    9.845    |    0 9.3
""E be’? Chi se ne frega, io la voglio, adesso!" dichiarò Serena..."
Faceva un gran caldo, era appena cominciata l'estate ed era la serata giusta per far fuori la rivale di sempre nella mafia. Solo che qualcosa andò storto. Una soffiata? Già, si era trattato di quello. Era stata una passante qualunque, ma l'avrebbe pagata molto cara. Anche se adesso si trovava in carcere, sapeva tutto su questa presunta testimone grazie ai suoi scagnozzi a piede libero che le facevano visita appena potevano.
Era già un mese che stava lì, e avrebbe pagato a caro prezzo anche quella... quella troia di una poliziotta. Oh si, l'avrebbe pagata carissima!
Quella Francesca che, appena poteva, passava davanti la sua cella e la sfotteva senza ritegno.
Si, perché oltre a fare la sbruffona, faceva anche la fighetta... se la tirava con la camicetta semislacciata, i pantaloncini neri attillati e lo sculettamento.
E lei, Serena, lì con la sua tutaccia da detenuta arancione, perché si trovavano in America. La poliziotta era di origini italiane e se la cavava abbastanza con la lingua, tanto che le diceva cose poco carine:
"Allora, cosa ti manca di più della libertà? Uccidere o scopare?"
E lei che non poteva rispondere per non incorrere in altri casini, ma pensava:
"Quel manganello prima o poi... glielo ficco in culo! Chissà come ce l'ha largo quel buco pieno di merda. Quella bagascia si farà inculare da due cazzi insieme... o da degli strap-on perché è una lesbica, mi gioco le palle che non ho!"
Stava cambiando qualcosa nella detenuta capomafia e intanto che pensava a quelle cose si massaggiava le sue piccole chiappe e desiderava poter violare lei quel culetto niente male di quella lurida "sbirra".
Un giorno poi venne umiliata in un caso di abuso di potere. Francesca entrò nella sua cella, la fissò, poi le ordinò:
"Se non vuoi che ti gonfi di botte leccami le scarpe, bastarda."
Serena abbozzò con un:
“Preferirei leccarti altro!" tra i denti.
La poliziotta non udì. Non indossava scarpe normali d’ordinanza, bensì dei tacchi vertiginosi "proprio da baldracca" pensò Serena. Ma eseguì l'ordine. Leccò per un bel po' di minuti quelle scarpe rosso vivo e poi Francesca disse:
"Sfilamele, leccami i piedini."
Intanto si era seduta davanti a lei sulla sedia e Serena era sul proprio letto, se così si poteva chiamare, un materasso duro come un cazzo. Le tolse le scarpe, doveva portare un 43, erano delle fette lunghe con dei collant. Non poté fare a meno di sentire che puzzavano da morire. Oltretutto lei era etero e un “nobile” capo... che si ritrovava a dover sottostare agli ordini di una piedipiatti perversa. Ma era impotente, adesso.
Grazie a Dio un superiore della schifosa la richiamò dal corridoio delle celle facendola trasalire.
"Riprendiamo il discorsetto un'altra volta, ok?" fece Francesca.
E Serena la guardò con un'espressione inebetita e assente, stava diventando apatica in quel posto merdoso. L'ombra di se stessa. Apatica e nervosa... non si riconosceva più, non incuteva più timore nemmeno a un coniglio.
Passò qualche giorno e venne il suo avvocato, anzi la sua avvocato. L'astinenza sessuale cominciava a farle brutti scherzi.
Non era forse vero che nei carceri femminili anche le etero più convinte non potessero cambiare?
Succedeva molto spesso! Stava capitando anche a lei?
No, questo non poteva permetterlo! Era abituata a farlo spesso e non riusciva più a resistere.
Avrebbe anche pagato il più brutto degli uomini in quel momento per concedersi a lei, che non era certo da buttare. Una bella mora con i capelli piuttosto lunghi e un bel visino contornato da due occhi scuri.
E forse con la poliziotta non le era piaciuto... essere sottomessa? Nemmeno in cuor suo lo voleva ammettere, e di certo non lo avrebbe mai rivelato ad anima viva.
Ma quell'avvocato era così graziosa, dolce. Quando invece pensava:
"Chissà che razza di avvocato mi manderanno! Maledetti!"
Era avvolta in un tailleur scuro, con la gonna aderente che risaltava il suo sedere rotondo. Serena rimase veramente sorpresa e... colpita? Si, colpita! Quegli occhi azzurri penetranti la lasciarono un attimo di stucco, tanto da non sentire nemmeno l'avvocato che allungando la mano per presentarsi le diceva in perfetto italiano:
"Piacere, sono Lucia."
“Qui non è come in Italia, in questo stato c'è la pena di morte!” cominciò il conciliabolo l'avvocato,
con il suo modo gentile ma fermo.
"Lo so, ma non pensavo che mi mandassero una avvocato così in gamba, con lei ho delle speranze."
rispose Serena e le prese le mani. Sembrava più una risposta equivoca, a doppio senso.
Lucia ribatté: "Grazie, vedremo di fare tutto il possibile... ma... che sta facendo?"
"Sono un po' abbattuta, sa? Oltretutto una poliziotta ha tentato di abusare di me."
"Cosa? – fece stupita l’avvocato - di chi si tratta? Mi dica bene, vediamo se c'è margine per qualcosa."
Serena le raccontò tutto ciò che le aveva fatto Francesca, non omettendo il modo in cui si vestiva e come la provocasse sia a parole che coi fatti.
"Bene, ma adesso mi lasci le mani - chiese con cortesia Lucia - sono sposata." disse sottovoce e rossa in viso dalla vergogna.
"E be’? Chi se ne frega, io la voglio, adesso!" dichiarò Serena.
"Ma dietro la porta c'è la guardia..."
"Veda di non urlare allora, signora avvocato."
"Ma... ma... non ho mai fatto niente con le donne!"
"Nemmeno io se è per questo. Ma la voglia che mi assale è troppa e quella fottuta poliziotta non ha fatto altro che aumentare la mia eccitazione. Anzi... magari c'è lei dietro la porta."
"Devo ammettere che la cosa mi intriga parecchio, ma sono professionale io." Cercò di dire con tono distaccato Lucia.
"Be’, ma che rischi corriamo?"
"Lei parecchi... ma io potrei giocarmi la carriera."
“L'avvocato è lei, e la cosa intriga entrambe... veda di trovare una soluzione." e le fece l'occhiolino.
"Oddio... anche io ho un calore lì sotto non indifferente! Una volta da ragazzina mi… ha capito, no? Insieme con una amica, ognuna per conto proprio, e fu l'unica volta che provai attrazione per una donna, avrei voluto farlo a lei quella… cosa. E adesso da adulta sembra che ci risiamo..."
"Avvocato, mi perdoni... ma le sue sono solo storie professionali!" detto questo prese a baciarla con foga palpandole il culo.
Lucia si staccò dalla bocca di Serena e disse:
"E' impazzita?"
"Si, di lei avvocato! E se lei mi respinge sa che faccio?" si abbassò la tuta mettendo in mostra il suo intimo, girandosi su se stessa per farle vedere anche il suo culetto.
"Nooo, lei è il demonio!"
"Giusto, e lei è l'avvocato del diavolo." Così si piegò in avanti e si abbassò un po' gli slip mostrando meglio il solco del proprio sedere.
"Non riesco a resistere, lei mi sta seducendo abilmente – e riflesse - ma non posso!"
Serena allora furbescamente le disse: "Ok avvocato, capisco che qua si tratta di lavoro! Si dia da fare per tirarmi fuori di qui al più presto. Una volta fuori, poi, sarà solo vita privata!"
"Siamo persone, non animali. Ma è anche vero che lei bacia così bene… mentre mio marito… guai al mondo solo a pensarci."
"Ne vuole un altro? O preferisce aspettare che io esca di qui? Sempre che non mi mandino sulla sedia elettrica!"
"Un bacio? Non saprei…"
"Un bacio è come niente nelle mie condizioni, ho la figa zuppa e in fiamme."
"Oh, povera... nonostante lei sia stata malvagia provo profonda pena adesso... vuole che le mandi uno "stallone"?"
"No avvocato, ormai ho scelto la mia preda e mi creda, se non sarà lei... sarà quella troia di una sbirra. Ho deciso, voglio una donna!"
"E cosa vorrebbe da me?"
"Come cosa vorrei! Non le è ancora chiaro? Sono stata abbastanza esplicita mi pare!"
Lucia come avete capito era piuttosto tontolona in queste cose.
"No, me lo dica – aggiunse l’avvocato - la chiami deformazione professionale.”
"Avvocato, voglio scoparla!"
"Come? Ma lei è una donna come me."
"Ma ho una lingua, delle dita lunghe e affusolate. Poi si trova rimedio, abbiamo una guardia qua fuori che possiede un manganello..."
"Capisco... ma forse non è meglio che ci pensi io? Non è lei quella che ha bisogno estremo di... di essere… penetrata?" disse prendendo il bicchiere d'acqua sul tavolo, la situazione le aveva fatto seccare la bocca.
"Avvocato, anche lei prima ha detto di essere eccitata... per cui non stiamo a sindacare sui particolari anche in queste situazioni! Facciamoci entrambe!”
“Venga qui e mi baci adesso – e aggiunse Lucia con tono dubbioso - poi faremo tutto quello che vuole."
e difatti pensò: "Ahimè, mi pentirò amaramente di questa scelta." Ma forse dopotutto si sbagliava.
Serena non perse tempo, corse con l'uniforme aperta e solo l'intimo addosso e le loro lingue si incontrarono, i loro seni si schiacciarono e le loro bocche si incollarono come ventose.
"Bacia davvero bene, possiamo farlo ancora un po'? Mi piacciono molto i… preliminari." disse l'avvocato.
"E basta fare l'impostata!"
"Lo prendo come un sì." e continuarono a limonare per diversi minuti, palpandosi dappertutto
e soprattutto reggendosi entrambe i glutei, come se altrimenti la forza di gravità le facesse sprofondare sotto terra.
"Ha proprio un bel culo, se posso dirlo." affermò Serena.
"Grazie, ma la verità è che con l'età sta diventando molle, mentre il suo è davvero sodo."
"Ma la smetta, che non è vecchia e ha un culo che molte donne glielo invidierebbero, io sono la prima! Grazie però per il complimento, se vuole glielo… concedo!"
"E' la verità, e scommetto che ha anche un magnifico odore la sua pelle… in quella zona."
"Bah, in cella non è che si possa profumare... se vuole sentire..."
"Ha ragione! Se mi permette ha una brutta cera, prima che la prendessero era davvero stupenda, ho visto le foto sui giornali. E, un passo alla volta, arriverò anche col viso nei suoi glutei."
Così la baciò sul collo e dietro l'orecchio sinistro.
"E' tutto così irreale per me, sa? Insomma, farlo qui e con una donna - confessò l’avvocato -
e con il rischio di essere scoperte... non la eccita parecchio?"
"Avvocato ha ragione, ma come le ho detto qua mi trattano molto male... è già tanto se mi fanno fare una doccia ogni tre giorni. È assurdo, deve fare qualcosa, la prego!"
"La ripulirò tutta con la mia lingua, le va l'idea?"
"Se non le fa schifo, certo che no. Mi rendo conto di essere in condizioni pietose! Guardi... davvero... resisterò solo perché so che lei farà di tutto per tirarmi fuori di qui, così mi eviterà di ricorrere a spiacevoli alternative.”
"Ehi, niente colpi di testa, si deve fidare di me. Ci siamo intese?"
"Non farò pazzie, lei mi tiri fuori di qui... poi magari assieme la faremo pagare a quella sbirra... anzi... che ne dice se gliela presento?"
"Più tardi... adesso ho un compito molto importante da svolgere con la mia cliente."
"Come vuole."
L'avvocato allora prese a leccare con la sua lunga lingua le guance, la fronte, il naso, le labbra e le orecchie della detenuta.
Sulle labbra si soffermò un po' roteando la lingua mentre Serena le teneva chiuse.
Poi andò sul collo, dal basso verso l'alto.
"Le piace?"
"Oh si, certo. Continui."
Lucia non perse altro tempo, sfilò la tuta arancione che cadde sul pavimento e le leccò le spalle ben tornite.
"E' perfetta anche fisicamente" pensò.
"Posso sganciarle il reggiseno?" Scommetto che anche lei ha giocato a pallavolo."
"Avvocato, faccia quello che vuole... comunque si, ho giocato in passato, perché?"
"Riconosco il corpo meraviglioso come il suo e di una ex atleta. Quando ero bambina anch’io l’ho praticato, ma con pessimi risultati."
"Be’, pessimi a livello sportivo magari, ma a livello di fisico non direi... sa avvocato, secondo me anche la poliziotta è una ex pallavolista!"
"Grazie. Si riferisce mica quella stangona bionda per caso?"
"Si, è lei!"
"Be’, niente male allora, sicuramente ha giocato a pallavolo o a basket. Wow, che bei capezzoli."
Serena accarezzò la testa dell'avvocato come per dirle di continuare.
"Immagino che qui oltre a leccare dovrò anche… succhiare... e la cosa non mi dispiace affatto."
Lentamente, come al rallentatore, Lucia leccò attorno ai capezzoli che erano ritti e gonfi, poi ne prese uno in bocca e succhiò con ardore e con la punta della lingua lo titillò.
Serena intanto prese un po' di coraggio e alzò la gonna dell'avvocato palpandole le chiappe.
"Diventa tutto più difficile il mio lavoro se mi palpa a questa maniera, inizio ad andare in brodo di giuggiole. Non si faccia strane idee, le farò tutto quello che vuole ma a me non farà molto."
"Lei parla troppo!" l’ammonì Serena.
Lucia la guardò da basso e poi continuò a scendere con la lingua e si ritrovò all'ombelico ornato di un piercing. Scese ancora e si ritrovò lì dove non batte il sole, e dopo un mese di detenzione stavano crescendo peli tutto intorno. Evidentemente era completamente depilata prima, perché i peli non erano tanto lunghi ed erano tutti omogenei, pensò l'avvocato.
Lucia col pollice destro toccò il clitoride di Serena e disse:
"Le piace, eh? Devo continuare o mi fermo?" e sorrise beffardamente.
"Ma che si ferma... continui e ci dia dentro!! Lavori e faccia meno domande, sennò rischiamo che ci scoprono!" rispose Serena continuando a palparle il culo.
"Mio Dio... è un lago! Sentiamo che sapore ha."
E si attaccò con la bocca al suo pube e cominciò a fotterla con la lingua.
Era un turbine di piacere per Serena, e non ci volle molto per arrivare al primo orgasmo.
Dopo un mese di astinenza la voglia era troppa, specie per una come lei.
"Vuole che ci metta le dita o la mano dentro?" chiese l'avvocato.
"Avvocato, le ho già detto che deve fare e non chiedere. E si ricordi che non ho solo la patata!" detto questo strinse a se la testa di Lucia con una mano.
"Si volti e si pieghi a 90 gradi allora. Farò la lecca clienti."
"Siii... e non solo la leccaculo! Lo sapevo che era una maiala, vorrei leccare anche io le sue chiappe!"
"Penso che sia normale in queste situazioni se mi comporto così. Ma non l'ho mai preso dietro." rispose l'avvocato. Anche attorno a quelle magnifiche chiappe stava crescendo il pelo, ma si scorgeva il forellino di Serena.
"C'è sempre una prima volta Lucia!"
"Già... ma non ero io quella che parlava troppo? Ora mi lasci fare il mio lavoro, la lecca clienti."
Dopo aver carezzato e baciato quei grandi glutei con la lingua, si concentrò sull'ano, cercando di perforarlo. All'inizio era un sapore acre, ma pian piano divenne piacevole al palato.
“Scusi la curiosità ma... lei l'ha mai preso Serena?"
"Smettiamola di darci del lei, mi stai leccando il culo dopotutto. Via, è ridicolo! Comunque... no, sono vergine come lei dietro! E poi si lasci andare, dica pure le parole adatte all’occasione."
"Il lei mi eccita maggiormente. E se intende che debba dire parolacce… ci sto provando, ma è più forte di me. È come un blocco psicologico, non riesco a dirle con persone che conosco da poco." e con le mani cercò di allargare le chiappe per entrarvi meglio con la lingua. Poi Lucia proseguì:
"Le secca se provo a farmi strada con qualche dito, visto che non l'ha mai preso?"
"E allora quante volte devo dirle ancora di fare e non chiedere?"
"Ho una penna qui sul tavolo, proviamo a infilarcela. Non è grandissima, ma sono sicura che ne godrà di questa. Non glielo chiedo, lo faccio e basta."
Prese la penna Bic, tolse il cappuccio, e la infilò dalla parte estrema alla parte che scrive.
"Faccio piano, non si preoccupi." la rassicurò l'avvocato, come se ce ne fosse stato realmente bisogno.
"Dai che è bello... è più sottile di un dito.... non ho mai preso un pene, ma dita si! Sa, a pallavolo a volte..."
"Cosa? Mi dica pure!" chiese incuriosita l'avvocato, che se la stava massaggiando da sopra la gonna.
"No niente, capitava di farsi scherzi da caserma... e qualche dito si è infilato!” e rise.
"Lo ha mai fatto lei a qualcuna?"
“Anche, certo.”
"Ha mai assaggiato il suo dito per gustarne il sapore?"
"Sicuro."
"Allora le sfilo un attimo la penna e la assaggio... mmm, buonissimo!"
e le rimise la penna completamente nel culo facendola sparire nel buchino. Per riprenderla però infilò due dita, Serena non se l'aspettava e gridò.
Francesca udì, era lì fuori di guardia e si precipitò dentro e le beccò con Serena a 90 gradi e l’avvocato con le sue dita dentro... e con la gonna alzata!

Racconti scritti con un'amica in chat nel 2011.
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