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Posto di blocco


di rhapiu
14.10.2011    |    70.481    |    0 7.1
"“Il bagag…” stava per dire suor Lara, ma venne interrotta..."
“Buonasera, favorisca patente e libretto prego” disse la poliziotta.
“Salve, un attimo” rispose l’autista del veicolo che era appena stata fermata ad un posto di blocco.
La poliziotta era proprio una bella donna, una biondona naturale, occhi azzurri, sguardo seducente e sui 30 anni circa.
Una volta ricevuti i documenti li scrutò minuziosamente, dando ogni tanto un’occhiata alla conducente.
“Suor Lara, è così che si fa chiamare?” le chiese.
“Esatto agente” rispose prontamente la suora alla guida della vettura fermata al posto di blocco.
“E chi sarebbe la sposa al suo fianco?” domandò la poliziotta.
“Sono sua madre!” si identificò la donna stessa.
L’agente si mise a ridere guardando la propria vettura di servizio poco più avanti, poi disse: “Non mi dica che sua figlia, suora, sta accompagnando lei al matrimonio… non la bevo. Vedete, questa è una strada quasi deserta e stiamo cercando giusto due persone spacciatrici di droga…”
“Non ci vorrà mica perquisire?!” disse Lara un po’ indignata.
“Se non avete nulla da temere, non farete molta resistenza giusto?” replicò l’agente.
“Ma andiamo di fretta!” disse la madre sposa, con tanto di vestito bianco.
“Non me ne fotte uno schifoso cazzo. Scendete e poche storie, altrimenti vi sbatto dentro” ci andò giù dura la poliziotta.
A quel punto fecero come aveva ordinato. Lara era vestita con la classica tonaca nera con cappuccio interno bianco, era molto giovane, sui 23 anni. Era di altezza media, magra, un seno ingombrante (una quarta) data la propria castità, capelli castani nascosti dal vestito e occhi marroni. Una ragazza interessante se non fosse stata una suora. Aveva preso parecchio dalla madre di 40 anni, tranne per il fatto che mamma Agnese stava per sposarsi per la seconda volta, dopo essere rimasta vedova, cinque anni prima, del padre di Lara. La poliziotta si chiamava Beatrice, e una volta perquisite per bene la sposa e la figlia suora le fece tornare sui sedili delle loro vetture. Stranamente non ha controllato il bagagliaio, pensò Lara, di solito è lì che si nasconde la droga.
“Aspettate un momento, devo ancora controllare in due posti…” disse l’agente.
“Il bagag…” stava per dire suor Lara, ma venne interrotta.
“No, potreste aver nascosto piccoli sacchetti nella vagina!” disse Beatrice.
“Che cosa?!? Ma è uno scherzo di quelli che fanno prima dei matrimoni?” esclamò stupefatta Agnese.
Suor Lara si fece il segno della croce nel frattempo.
“Le pare che io abbia la faccia di una che scherza? Avanti, suor Lara, alzi la gonna e abbassi le mutandine.” Disse Beatrice chinata in avanti con le braccia sul finestrino aperto della conducente della vettura.
“Questo è abuso di potere, adesso chiamo la polizia!” urlò Agnese mentre prendeva il cellulare.
“Dia a me!” disse l’agente che le aveva già puntato addosso la pistola. La sposa si dovette immediatamente arrendere, quella pazza faceva sul serio.
“Non capite, eh? Proprio perché sembrate insospettabili… una suora e una sposa, siete le più probabili indiziate. Avanti, suor Lara, si dia una mossa e si scopra.” Ordinò Beatrice.
Lara aveva il viso che le stava prendendo fuoco, ma liberò il pube alla vista della poliziotta. Aveva la fica completamente ricoperta di peli castani. Beatrice con fare professionale si mise un guanto in lattice, estratto da una tasca, e penetrò la vagina della suora, che lanciò un grido.
“Sei vergine, suor Lara?” chiese divertita Beatrice.
La suora non rispose, ma Beatrice capì che non la era.
“A-ah! Una bella scopatina te la sei fatta prima di diventare suora… oppure quando la eri già?!” continuò Beatrice, mentre rovistava dentro di lei.
Suor Lara provò ad essere impassibile, ma era evidente che si stava eccitando da morire, si stava già bagnando là sotto.
“Dimmi, vuoi che mi fermi? Oppure controlliamo dentro il retto anale? Magari hai un buco del culo grosso che ci puoi mettere di tutto…” disse la poliziotta.
“Controlli pure, vedrà che sono strettissima!” replicò Lara.
“Mmm, che paroloni per una suora!” disse Beatrice.
“Lesbica repressa del cazzo, vieni da me se vuoi un po’ di figa!” disse improvvisamente Agnese.
Beatrice rimase sorpresa, ma non se lo fece ripetere due volte: andò dall’altra parte della macchina e rovistando nel vestito, dopo svariati secondi, riuscì a trovare la passera della promessa sposa.
“Porcellona, non porti le mutandine… mmm. Non fai cazzate se mi tuffo per leccartela, vero?” disse Beatrice, appoggiando la pistola fra parabrezza e cofano.
“Cosa aspetti troia! In fondo è questo che vuoi.” Disse Agnese, che le prese la testa e la premette con forza sul suo monte di Venere. Al contrario della figlia lei era completamente rasata, anche sul culo.
Suor Lara non resistette all’istinto di masturbarsi, mentre le guardava, e con l’altra mano si fece coraggio e palpò il seno della madre.
Agnese si voltò nella sua direzione e le disse: “Scopriamo le tette della mamma così le puoi toccare meglio” e le fece l’occhiolino.
I suoi seni balzarono fuori dal vestito da sposa, e Lara si avventò per baciare e succhiare i capezzoli grossi, scuri e turgidi. Dopo una decina di minuti la poliziotta si rialzò e uscì completamente dalla macchina e disse: “Ora voglio far venire anche la suora… mmm!” e tornò all’altra portiera. Nel frattempo suor Lara si tolse tutti i vestiti rimanendo completamente nuda. Beatrice quando la vide rimase quasi paralizzata, era stupenda! I seni meravigliosi non potevano non essere assaggiati dalla sua bocca, così si lavorò quello sinistro, mentre mamma Agnese si stava già occupando del destro.
“Mio Dio, cosa sto facendo… perdonami!” disse suor Lara.
“Devi rinunciare subito ai voti, sei una gran figa… sei sprecata per fare la suora!” disse la poliziotta, che riprese subito la tetta in bocca.
“È quello che le ho detto anch’io, ma è testarda come un mulo” disse Agnese.
“Se ci impegniamo magari le facciamo cambiare idea!” disse allegramente Beatrice.
Agnese sorrise e si avvicinò alla poliziotta per limonare. Le loro lingue si intrecciarono facendo riversare sui seni voluminosi della suora molta saliva. Agnese prese col palmo della mano la nuca di Lara e l’accompagnò alle loro lingue per fare un’indimenticabile bacio saffico a tre. Il cellulare di Agnese suonava, probabilmente era lo sposo, ma c’erano cose ben più importanti da fare in quel momento…
Agnese si fece ridare il telefono da Beatrice e se lo piantò nella fica, così la vibrazione lo faceva assomigliare ad un vibratore.
“Voglio essere succhiata da entrambe” disse suor Lara.
Agnese e Beatrice con sguardo complice si abbassarono in quella foresta e cominciarono a leccare, succhiare, baciare le grandi labbra e tutt’attorno. Suor Lara venne due volte nel giro di pochi minuti, inebriando di piacere i palati delle sue due amanti, che non persero nemmeno una goccia dei suoi umori.
Il sedile era completamente zuppo, ma poco importava, aveva goduto e si era sentita come mai prima d’ora, suor Lara.
“Adesso gnocche devo andare…” disse la poliziotta.
“Ehi, non te la svignerai così adesso, salta su, scappiamo da tutto e da tutti… noi tre, potremmo sparire da questo posto e rifarci una vita da un’altra parte!” disse suor Lara.
“Tu vedi troppi film passerotta! Tua madre si deve sposare e io non posso lasciare così il mio lavoro” disse Beatrice.
“Ha ragione… ma non sul fatto che mi debba sposare. Se ne vada a fare in culo, ci ha anche provato con te Lara e non lo merito un bastardo così, anche se debbo ammettere che sei irresistibile” disse Agnese.
“Grazie mamma!” disse suor Lara e baciò appassionatamente sulla bocca e con tanto amore Agnese. Dopo alcuni minuti di limonata, la madre girò lo sguardo in avanti e vide che l’agente era sparita. Per quanto fu bello quel tardo pomeriggio, non rividero mai più Beatrice… quasi quasi parve essere stato un sogno di gruppo ad occhi aperti, ma il rapporto tra madre e figlia, in senso incestuoso, era appena cominciato e sarebbe durato molto a lungo.
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