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Ostaggi in banca


di rhapiu
26.10.2012    |    38.634    |    2 8.5
"Di un po’, ti piacciono le lesbiche? Ho sentito un fremito là sotto quando ho iniziato ad annusare il profumo di tua madre..."
Francoforte, 15 maggio 2002. Dalla testimonianza di Pierre. Erano circa le 13, la banca stava per chiudere. C’era una sola cassa disponibile ed ero dietro ben tre persone. Alle mie spalle c’erano un ragazzo con i suoi genitori. Per il resto c’era la guardia all’entrata. Ero lì che pensavo ai fatti miei mentre aspettavo, quando sentii gridare una donna:
“Tutti a terra, tutti a terra! Nessuno si farà male se farete quello che vi diremo.”
Mentre mi sdraiavo sul pavimento mi voltai leggermente a destra e le vidi.
Lì per lì mi scappò una risata. Non avevo mai assistito ad una rapina dal vivo, ma ho intuito subito che quei “costumi” fossero davvero originali. Neri in latex, quel materiale molto attillato per intenderci, e indossavano delle maschere in viso a ricoprire solo gli occhi, quasi come delle Catwoman in versione Michelle Pfeiffer; la mora coi capelli raccolti sulla testa, che poco più tardi scoprii che era la capobanda, aveva uno strap-on molto realistico attaccato sulla vita, insomma uno di quei falli finti da indossare. La guardia era stata stordita e già legata come un salame a terra. La mia risata fece subito accorrere la capobanda verso di me e mi puntò la pistola alla tempia.
“Che hai da ridere, stronzo! Vuoi succhiarmelo per caso? Oppure prenderlo nel culo!”
“No no, mi scusi.”
“Ecco bravo, fai il cagnolino ubbidiente. Vai insieme con questo vecchio dalla ragazza bionda, Xelena, che vi legherà come si deve.”
Io e il signore davanti a me, che aspettava anche lui in coda, fummo entrambi legati a gambe e polsi e seduti sul pavimento con la schiena contro la parete, pronti ad uno spettacolo che fino a quel momento non immaginavo, ero nel panico ma lo strap-on avrebbe dovuto darmi un’intuizione.

La terza donna, perché erano in tre, andò dalla cassiera agitando la pistola, prese il microfono e disse:
“Buongiorno a tutti! Siamo le Terroriste Sexy. Io mi chiamo Xalendra, sono il vice del capo. Come avrete notato questa non è una normale rapina, non vogliamo i soldi, ma non vi succederà nulla se sarete accondiscendenti.”
Poi tolse la bocca dal microfono e chiese gentilmente alla cassiera, come se nulla di grave stesse accadendo:
“Come ti chiami, bella biondina?”
“C-Cora.” balbettò.
“Bene, C-Cora. Chiedi a questo cliente di mostrarci cortesemente se ha un cazzo enorme, visto che è di pelle nera, e di dirci il suo nome.”
“Mi chiamo Frank” fece l’uomo sulla trentina che senza tanti problemi si tirò giù la lampo dei jeans e gli slip facendo balzare fuori un cazzone che si stava già gonfiando a dismisura.
“Wow! Hai visto Cora? Frank, per sua fortuna, era quello che speravo che fosse, un superdotato. Ed anche un bel maiale, visto che gli è andato subito in tiro… sembra che non vedesse l’ora!”

Intanto Xelena era alle prese con una donna di mezza età, la seconda della fila allo sportello.
“Signora, per favore. Come fa a dire che non può farlo perché non le piace, se neanche ci ha mai provato. Su, non mi faccia puntare la pistola contro!”
“Dovrai, perché anzi mi faccio violentare da un uomo qualunque.”
Xelena con uno scatto repentino iniziò a baciarla in bocca, mentre la donna tentava invano di divincolarsi. Riuscì, dopo qualche tentativo, a metterle la lingua dentro e a limonare, anche se la signora non risultava particolarmente attiva al gioco. La bionda Terrorista smise di baciarla e la ammonì:
“Mettici più impegno – poi le chiese - hai detto che preferivi anzi scopare con un uomo qualunque, no? Lo vedi quel negro laggiù che bestia che ha? Se fai quello che ti ordino magari riesco a farvi, diciamo così, mettere insieme.” e scoppiò in una fragorosa risata.

Xaveria si stava occupando della famiglia, che era l’ultima della coda. Legò i polsi dell’uomo dietro la schiena, gli incerottò la bocca e lo fece sdraiare a terra a pancia in su, in modo che potesse vederli.
“Bene bene. Signora Sabine, lo sa perché non lego lei e suo figlio?” chiese Xaviera alla donna.
“Come fa a sapere il mio nome?”
“Io so molte cose di voi, probabilmente più di voi stessi.” disse voltandosi a guardare l’uomo steso a terra con aria grave.
“La prego, lasci andare mio figlio. Faremo tutto quello che vuole, ma lo lasci andare via.”
“Be’ vede, proprio non posso. Le assicuro che non gli faremo del male.”
L’uomo mugolò dimenandosi inutilmente come un’anguilla.
“Zitto tu, bastardo! - urlò Xaveria. Poi si rivolse al ragazzo – hai davvero una bella mamma. Detto fra noi, è proprio una signora molto attraente e seducente. Peccato che il tuo paparino non la pensi così.”
“E lei cosa ne sa?” domandò furiosa Sabine.
“Odio ripetermi. Le ho già detto che so più cose della sua famiglia di quante ne sappia lei. E se non la smette di farmi domande stupide potrebbe partire un colpo accidentale.” e le mostrò la pistola con un ghigno malvagio. Poi tornò a rivolgersi al ragazzo:
“Quanti anni hai? Ce l’hai la fidanzata?”
“Non l’ho mai avuta e ho quindici anni.” rispose il ragazzino con voce tremante.
“Molto bene. Allora è molto probabile che ti fai molte seghe con i giornaletti porno, eh?”
Il ragazzo arrossì e non rispose. Sua madre gli accarezzò i capelli ed era sull’orlo delle lacrime.
“Chi tace acconsente. Guarda bimbo che non c’è niente di male, tutti i ragazzi della tua età lo fanno. I tuoi genitori ti capiscono, non devi imbarazzarti. Se non vuoi che spari alla mamma rispondimi.” disse con tono duro Xaviera.
“Si, è vero.” ammise con molto imbarazzo il ragazzino. Il padre mugugnava e la madre rimase impassibile, come in preda alla catatonia.
“E ci voleva tanto? – poi gli sfregò la pistola in mezzo alle gambe, sulla patta dei jeans - perché non ci mostri cos’hai qui sotto? E per favore fallo subito, non fatemi ripetere le cose o alla fine la mia pazienza si esaurirà e non vi minaccerò più. Passerò direttamente ai fatti.”
“Tesoro, va tutto bene, fai quello che dice.” disse Sabine al figlio, mentre piangeva sommessamente. Il padre del ragazzo continuava a dibattersi, doveva assistere a quello scempio senza che potesse fare nulla.
Il ragazzino armeggiò con la cintura, poi lasciò cadere i jeans ai propri piedi e rimase in mutande. Il suo pene si stava già svegliando perché la Terrorista continuava a stimolarlo con la pistola.
“Cara dolce mammina, togligli gli slip, da brava. E chinati con la faccia vicino al cazzo di tuo figlio mentre lo fai.” ordinò Xaviera.
“Ti prego, no!” supplicò Sabine.
“Vuoi che cambi i connotati al tuo caro bambino con un colpo di pistola? No, giusto? E allora fallo e non avere paura.”
La madre si inginocchiò, prese i lembi delle mutande del figlio e gliele tirò giù lentamente, liberando un modesto arnese a pochi centimetri dal suo viso.
“Complimenti figliolo! Un bel cazzo nella norma, ma pur sempre bello – si complimentò Xaveria. Poi disse alla madre – ora rialzati che dobbiamo fare un piccolo discorsetto prima di cominciare.”

Frank si stava masturbando lentamente.
“Chi ti ha detto di menartelo? Giù le mani dalla bestia! - disse sogghignando Xalendra – hai due donne qui e tutto quello che sai fare è farti una pippa? Mi deludi negrone superdotato.”
L’uomo incrociò prontamente le braccia sul petto in attesa di nuove istruzioni, qualora ce ne fossero state. Il suo pene rimase turgido e in tutta la sua prorompente erezione.
Xalendra trafficò con i mezzi adeguati, che si era appositamente portata, per rompere il disco di plastica e lasciare libero il foro dello sportello dove entra la voce del cliente alla cassiera e viceversa.
“Hai capito cosa ho in mente, bellezza?” chiese la Terrorista a Cora.
“No, non posso. Sono fidanzata.”
“E ti lasci sfuggire un mostro del genere? È un po’ banale come scusa, non trovi?” disse Xalendra mentre stava posizionando una sedia vicino allo sportello.
“Lo sarà per te, ma io amo il mio ragazzo.” rispose decisa e con audacia la cassiera.
“E dai, non lo saprà nessuno. Rimarrà fra noi, qualunque donna non può resistere ad una nerchia di questo tipo.” disse la Terrorista che aveva fatto salire Frank su una sedia. L’uomo dalla pelle nera, senza che glielo venisse chiesto, stava introducendo il suo enorme pene nel foro, che fortunatamente era più largo, per farlo arrivare dalla giovane bionda.
“Apri lo sportello e fammi entrare da te, Cora. Appena lo hai fatto metti le mani in alto e non ti azzardare a schiacciare un qualche allarme silenzioso, altrimenti ti farò morire strozzata con questo cazzo nero in gola, ci siamo capite?” la minacciò Xalendra.
La ragazza annuì ed eseguì gli ordini alla lettera.

“È sposata?” chiese Xelena alla signora di mezz’età.
“Sono divorziata.”
“E se non sono troppo invasiva, è per causa di un tradimento da parte del suo ex?” domandò agitando la pistola.
“No, ci siamo separati perché litigavamo sempre.”
“E le è mancata la razione di cazzo?”
“Non mi sembra che siano affari suoi.” disse irritata la donna.
“Perché non si lascia andare e la smette di fare la santa?” detto questo la baciò nuovamente in bocca. Questa volta le riuscì più facile esplorarle con la lingua il suo interno.
“Baci come una maniaca sessuale!” esclamò la signora.
“Perché la sono, e tu mi attizzi parecchio… ho un debole per le mature come te, siete molto esperte di sesso e ti ripeto, se ti concedi a me avrai come premio quel negro là. Lo so che muori dalla voglia di averlo dentro, credo che una puttana come te lo voglia tutto nel culo.”
“Cosa ti fa credere che voglio farmi quell’uomo?”
“Il fatto che continui a dare occhiate lascive nella sua direzione, segnatamente verso il suo bastone.”
“E allora? Che c’è di male?”
“Proprio niente! Ho una gran voglia di vederti insieme a lui, dopo le donne mature i cazzi neri sono la mia seconda passione. Ma prima tira fuori la lingua che facciamo un po’ di conoscenza.”
La signora capì che non aveva scelte, così la assecondò. Xelena le succhiò oscenamente la lingua mentre le palpava il seno cadente e di modesta grandezza.

“Dimmi il tuo nome, figliolo” chiese Xaveria al ragazzino, anche se lo sapeva benissimo come si chiamava. Voleva allacciare uno pseudo rapporto di fiducia con lui.
“Mi chiamo Gerg”
“Bel nome. Ora che ne dici di togliere il pantalone alla mamma e di mostrarci di che colore porta l’intimo?”
Il padre, che era a terra cessò di gemere e scrutò impotente. Gerg squadrò la madre che annuì. Il suo pene era rimasto sull’attenti, la Terrorista adesso glielo massaggiava delicatamente con la mano. Nonostante portasse guanti di lattice neri il contatto non era per niente indifferente al giovane. Sabine rimase con un bel perizoma azzurro indosso.
“Wow! Ottimo gusto, non c’è che dire. Vero Gerg? Ma forse è meglio toglierlo, così possiamo ammirare meglio la sua fichetta. Avanti ragazzo, sai cosa devi fare.”
Gerg sfilò il perizoma della mamma, scoprendo una vagina ricoperta di peli neri.
“Dammi un po’ a me – e Xaveria prese il tanga in mano – fammi sentire che profumo di fica abbiamo qui.” e trasse profondi e intensi respiri dal lato dove era appena stata a contatto fino a quel momento la fessura di Sabine.
“Hai mai annusato una fica Gerg? Credo proprio di no. Di un po’, ti piacciono le lesbiche? Ho sentito un fremito là sotto quando ho iniziato ad annusare il profumo di tua madre. Ma che domande stupide che ti sto facendo… è ovvio che adori le lesbiche o le bisessuali. Non c’è un maschio etero che non le ami.”
Così gli portò le mutandine della madre sulle narici. Il ragazzo respirò e simulò una relativa ripugnanza. Però continuava ad alternare profonde inspirate.
“Basta, la prego. Se proprio vuole sono tutta sua. Però lasci in pace mio figlio.” urlò Sabine.
“Eh no, cara. Dobbiamo dare una bella lezione a Sieger. Lo sa cosa ha fatto e perché noi Terroriste Sexy siamo qui?” sbraitò Xaveria e si voltò verso l’uomo a terra. Mollò il pene di Gerg e gli mise il perizoma sopra come un appendiabiti. Poi andò incontro al padre di famiglia, si chinò su di lui e tolse il cerotto dalla bocca per farlo parlare.
“Brutta troia, lasciali andare!” abbaiò prontamente Sieger.
Xaveria gli mollò un ceffone e indirizzò l’arma verso la moglie:
“Glielo dici tu oppure pianto una pallottola in fronte a Sabine?”
Sieger per tutta risposta le sputò sul lato sinistro della bocca. Xaveria rimase distaccata, poi si voltò verso la moglie e il figlio di lui.
“Hai visto, non gliene importa un cazzo di te Sabine. E sai perché? Questo maledetto porco ti tradisce da molto tempo con diverse donne, e se non lo ammetterà sarà peggio per tutti quanti voi.” gridò Xaveria.

Xalendra si avvicinò a Cora con un sorrisetto sarcastico.
“Ora fai un bel pompino al tuo cliente e non si farà male nessuno.”
La cassiera si avvicinò con la bocca alla grande cappella nera che sbucava dallo sportello e la leccò molto lentamente. Xalendra impugnò una telecamera da una borsa che si era portata dietro e partì con la cinepresa. Cora inghiottì nelle sue labbra la cappella, dopo averla lubrificata di saliva con le ampie leccate. Entrambi gli spettatori notarono che dopo qualche minuto non le dispiaceva affatto di fare sesso orale, la stava soddisfacendo parecchio.

Mentre Cora spompinava a dovere il nero, sotto l’attenta e golosa supervisione di Xalendra, la signora di mezz’età limonava e si palpava le zone intime con Xelena.
“Lo so che stai fingendo, ma apprezzo quello che stai facendo tardona.” sostenne la Terrorista.
“Sono Josefine, e per quanto mi disgusti ammetterlo mi sta piacendo – poi come prova le portò una mano sotto la gonna per farle tastare il proprio sesso – senti come sono bagnata?”
“È vero!” esclamò con meraviglia Xelena.
“Vorrei tanto che me la leccassi. Mi ha sempre attirata l’idea di farmela ciucciare da un’altra donna, ma non ne ho mai avuto l’opportunità e pensavo che fosse sbagliato.” così Xelena non perse tempo. Le strappò via tutti i vestiti di dosso, poi si inginocchiò e con impeto furioso ed eccitato si incollò con la bocca sulla fica di Josefine. Era deliziosa, aveva grandi labbra molto lisce e il profumo che emanava era davvero inebriante. La signora guaiva come una cagna in calore e si strizzava i capezzoli.
“Leccami anche il culo, ficcaci le dita dentro… devi prepararlo a ricevere quel cazzone nero, me lo hai promesso.” disse senza alcun riserbo Josefine.
Xelena aveva scoperto una gran puttana matura e la tentava in modo spasmodico l’idea che presto si sarebbe fatta inculare da quella bestia enorme. Così la fece piegare in avanti e le poté picchettare ben bene l’ano con la sua lingua vogliosa di assaggiare il retto.

“Dice la verità? Mi tradisci Sieger?” chiese con orrore Sabine.
“Non lo vedi? È una pazza maniaca. Non le crederai mica?” si giustificò il marito.
“Ah bene, la metti così allora. Pensavo che non dovevamo arrivare a questo. Non è un caso se avevo preparato, se così si può dire, la tua famigliola.” fece sprezzante Xaveria che tornò da Sabine e Gerg.
“Bella moretta, sdraiati a terra e divarica per bene le gambe… come quando hai partorito tuo figlio. So che è stato un parto naturale e molto doloroso, quando ti dico che so un sacco di cose…” ordinò Xaveria a Sabine. La donna si sedette col culo per terra, sentendo subito il freddo contatto del pavimento, e fece come le aveva detto la Terrorista senza ribattere, visibilmente rassegnata da quell’incubo.
“E ora, caro mio bel giovanotto, sprofonda con il tuo viso laddove sei uscito quindici anni fa!” disse stentorea Xaviera.
Entrambi i genitori di Gerg urlarono un “nooo!” disperato.
“Allora parla stronzo.” disse la Terrorista a Sieger. Intanto il ragazzo si era sdraiato a pancia in giù e aveva preso con le mani le cosce della madre. Stava per eseguire l’ordine della donna in latex nero. “Non ho niente da dire, bagascia schifosa.” replicò Sieger.
“Molto bene. Gerg, hai sentito cosa ha detto paparino? Succhia la figa di mamma, prenditi cura di lei perché a lui non gliene frega un amato cazzo già da un bel po’, ha detto!”
“Amore mio non farlo, ti prego! Ne usciremo fuori in qualche maniera, ma non farlo.” implorò Sabine a suo figlio.
“Mamma, mi dispiace, ma non ho scelta. Non voglio che vi faccia del male.”
Così iniziò a darle piccoli e rapidi bacetti al clitoride, mentre la donna cominciava a piangere.
“Avete proprio un bravo ragazzo. Guardate come ama la propria madre. Non l’ho mica minacciato più di tanto, ha fatto quasi tutto di sua spontanea volontà. Cara Sabine, mi sa che è innamorato pazzo di te, guarda come ti sta mangiucchiando la fregna.” fece Xaviera con profonda soddisfazione.
Sieger chiuse gli occhi, ma la Terrorista lo avvertì di tenerli ben spalancati e di godersi lo spettacolo.
“Nemmeno vedere tuo figlio che lecca la passera di tua moglie ti fa sputare il rospo? - chiese Xaveria all’uomo legato – guarda come gode Sabine, è evidente che era passato troppo tempo da quando un uomo vero non le divorava la fica con tanta passione. Lo vedi questo cazzo che ho fra le gambe? Ha bisogno di essere trattato come si deve e tu mi sembri la persona più adatta.”
Così si avvicinò a Sieger, gli si accovacciò sul petto e dopo molte ostruzioni riuscì a ficcargli lo strap-on in bocca.
“Ora li lascio fare le loro cose per benino, non hanno più bisogno di me. Vedrai che arriveranno sino in fondo. Tua moglie aveva proprio bisogno di una persona che l’amasse poverina, non di uno stronzo che le fa le corna quale sei tu. E adesso avanti, succhiami per bene il cazzo.” dispose Xaveria.
Sieger in quel momento si rese conto di cosa volesse dire davvero essere impotente e fu ridotto a fare un pompino ad un affare che riproduceva le forme di un fallo.
“Di un po’, succhi talmente bene che mi fai venire il dubbio che tu sia un finocchio.” commentò la Terrorista scoppiando in una risata beffeggiatrice, continuando a tenergli il pene finto in bocca.

“Sei una gran pompinara, complimenti! Stai dando pure a me una bella lezione di come si lavori un cazzo enorme - commentò appagata Xalendra a Cora; poi si rivolse a Frank – dico bene stallone?”
“Mmm sì, aveva un viso così dolce e innocente! Da quando l’ha preso in bocca però si è trasformata, sembra una ninfomane.”
“Visto che vi piace a entrambi direi che potete continuare così per un po’ ancora. Intanto magari Frank ti mostro qualcosa…” detto questo Xalendra aprì una cerniera alla base del seno, che balzò fuori in tutta la sua grandezza e morbidezza. Portava una quarta.
“Ti piacciono le mie tette porcellino?”
“Sì, sono fantastiche” commentò il nero che si leccava le labbra. Avrebbe desiderato poter saggiare la consistenza con le mani, ma il vetro li divideva.
La Terrorista si soppesava i seni, ci giocava con aria molto seducente, lo stava facendo ammattire. Per fortuna ci stava pensando la cassiera a lenire le sue voglie.

Josefine era diventata un vero animale in calore. Al diavolo la compostezza. Oggi avrebbe goduto appieno di ogni momento possibile.
“Sei divina amore. Io sono una grande ingorda, ho voglia di quella mazza nera dentro di me, non resisto più” fece la donna di mezz’età.
Xelena tolse la bocca dal culo di Josefine, ci infilò due dita dentro e si girò a vedere a che punto fosse Xaviera. Il figlio di quel bastardo stava già facendo sesso orale con la madre. Erano messi bene.
“Ti accontento… anche se mi dispiace staccarmi da questo bel culone.” disse Xelena e le diede uno schiaffo sulla chiappa, mentre si rimetteva in piedi.
“Ma va’, è il culo pieno di cellulite di una vecchia oramai.”
“Forse, ma è davvero succulento.” così si abbracciarono e si baciarono, mentre si dirigevano dall’uomo di colore, in modo che Josefine potesse assaporare il suo didietro dalla bocca di quella magnifica ragazza vestita di nero.

“Guarda come sta godendo tua moglie! Peccato che abbiamo poco tempo, altrimenti avrei voluto provare anch’io con tuo figlio. È giovane, ma sembra esperto a succhiare patate.” commentò Xaviera, togliendo il cazzo dalla bocca di Sieger per un’eventuale ribattuta. L’uomo però era sconvolto e senza fiato, così rimase zitto.
“Ti conviene bagnarlo di più questo cazzone altrimenti sai che bruciore di culo poi…” gli strillò felice Xaviera rificcandoglielo in gola. L’uomo piagnucolò, prenderlo in bocca poteva anche passare, ma per uno come lui l’umiliazione più grande sarebbe stata proprio farsi inculare, era perfino peggio di suo figlio che faceva l’amore con sua moglie. Proprio Sabine cominciava a lasciarsi andare, piangeva sommessamente ma carezzava i capelli a Gerg con tutta la dolcezza che può avere una madre. E il ragazzo non mollava un attimo, continuava a leccarle con passione e impertinenza la fica.

Josefine e Xelena giunsero finalmente da Frank il superdotato nero. La signora di mezz’età non fu frettolosa, perché andò dietro a lui e gli leccò il buco del culo con la punta della lingua. La Terrorista bionda guardò dall’altra parte del vetro Xalendra e con un gesto della mano le fece capire che era meglio che si scambiassero di posto. Xelena si poteva dedicare ancora al cento per cento all’arte saffica con una bellissima cassiera come Cora mentre l’altra “collega”, etero, poteva finalmente giocare un po’ con la mazza nera. La prima cosa che fece Frank infatti fu inginocchiarla e chiavarle le grosse tette, mentre la tardona gli divorava letteralmente il culo.
“Mi somigli molto, ma sei molto più bella. Forse preferivi scopare con quel negro, ma il tuo fidanzato o marito se la prenderà di meno quando saprà che hai fatto l’amore con una donna.” commentò Xelena, notando la fede al dito della ragazza.
“Sei molto carina ma finchè si trattava di fare un boc… mmm” Cora venne bruscamente interrotta da un bacio che pareva più quello di una sanguisuga. La Terrorista era molto persuasiva e, come era accaduto prima con Josefine, sarebbe riuscita a farsi anche quella graziosa cassiera.

“Gerg, non ti sta scoppiando?” chiese Xaviera al ragazzo, che si massaggiava il pene mentre dedicava tutte le attenzioni alla fessura della madre.
“Secondo te? Non vedi come se lo tocca?” rispose a sorpresa Sabine.
“Allora cara dolce mammina non sarà arrivata l’ora di farselo mettere dentro?” domandò Xaviera.
“Cosa? No, questo no. Se vuoi lo masturbo, sono disposta persino a prenderlo in bocca… ma non mi puoi chiedere di fare questo. È mio figlio.” disse disperata Sabine.
“Avanti Gerg, libera il pisello e scopa la mamma. Se non vuoi che inculi paparino.” minacciò Xaviera.
“Forse se lo meriterebbe, sempre che sia vero che ha tradito la mamma. Ma credo e spero che gli farà più male vederci così.” riferì il ragazzo prendendo un po’ di coraggio.
“Oh finalmente, qualcuno che comincia a ragionare. Bravo Gerg, sono convinta che a tua madre non dispiacerà.” affermò Xaviera.
Poi prese Sieger e lo fece inginocchiare a terra mettendolo a 90°, con un collare e un guinzaglio e i polsi ben legati dietro la schiena. Lo spogliò dalla vita in giù.
“Guardate un po’ che cazzo in tiro! Lo stronzo si sta eccitando, chissà se è perché vede il figlio che sta scopando la mamma oppure perché gli piace succhiare il cazzo. Direi la seconda ipotesi, vero Sieger?” commentò entusiasta Xaviera.
“No puttana.”
“Aspettami qui, come se potessi fare diversamente… ho una sorpresa per te caro il mio stronzo.” così Xaviera posò delicatamente il guinzaglio in modo che l’uomo potesse appoggiare il mento sulla superficie.

Xalendra fece uno stupendo pompino a Frank, poi chiamò a sé la donna matura.
“Me l’hai preparato per bene? Lo voglio subito nel culo… quando mi ricapita un’occasione così?” fece Josefine.
“Credo mai più signora. È tutto suo adesso.”
“Grazie tesoro” e le si avvicinò per darle un bacio sulla bocca.
“Mi spiace, ma non mi piacciono le donne.” fece Xalendra scostandosi.
“E be’? Credevo nemmeno a me sino a pochi minuti fa. Ma la situazione e l’eccitazione non mi hanno più permesso di usare la logica ma il puro istinto animale.” rispose Josefine, che con garbo non insistette e dopo un po’ di pompate al cazzo del negro, se lo infilò molto lentamente nel culo. Urlò come una pazza, sembrava pronta a rinunciare a più riprese. Per fortuna c’era Xalendra che lì aiutò nell’operazione e, con molta fatica e pazienza, riuscirono nell’impresa. Xelena e Cora erano sul tavolo a leccarsi la fica a vicenda in uno splendido 69. La Terrorista Sexy notò con rammarico che la commessa non aveva un sapore così buono come quello della tardona. Ma era disposta a “sacrificarsi”, era sempre meglio che niente.

Xaviera arrivò con la guardia che era stata lasciata legata all’entrata, un uomo calvo sulla cinquantina. Aveva la patta dei pantaloni aperta e un pene ritto e umido che sbucava fuori.
“Scusa per l’attesa. Spero ti piaccia la mia sorpresa. Ho dovuto dargli qualche succhiata io poiché la sua entrata in scena risultasse ad effetto in questo gran puttanaio che fino a poco fa si chiamava banca.” si giustificò la Terrorista.
Gerg e Sabine stavano scopando di brutto e in silenzio si fissavano intensamente.
Xaviera portò la guardia davanti a Sieger, lo fece inginocchiare legandogli le gambe, poi tirò su con il guinzaglio il suo “cagnolino” e gli ordinò di succhiargli il pisello. L’uomo rifiutò ma dopo molti tentativi dovette desistere e spompinò la guardia. La cosa che gli fece cambiare idea fu la grande cappella dello strap-on di Xaviera che gli premeva forte sull’ano, pronta ad entrare qualora non avesse ubbidito. Anche la guardia protestava, era etero, ma anch’egli impotente in quella situazione incredibile.

Frank era arrivato al capolinea e lo comunicò alle due donne.
“Cosa vuole fare signora? Decida lei, questa è la sua giornata.” chiese Xalendra.
“Voglio che mi innaffi tutto su per il culo.” rispose Josefine abbracciata al negro, leggermente sollevata per essere ben impalata dietro. L’uomo le diede ancora un paio di colpi e poi si lasciò andare in una potente e quanto mai soddisfacente sborrata nel culo di quella tardona assatanata di nerchie. Xalendra bussò al vetro per dire a Xelena di uscire, che di rimando rispose che sarebbero venute ancora una volta a testa e sarebbero arrivate… be’ si avete capito più o meno, scusate i giochi di parole. Non che ci volle poi molto, entrambe erano molto eccitate ed esplosero in un orgasmo quasi contemporaneo. Poi uscirono dalla porta e si ritrovarono con gli altri tre. Cora baciò in bocca Frank facendolo molto felice, perché poté saggiare gli umori abbondanti di Xelena. Quest’ultima con gioia ritrovò il culo dell’adorata Josefine e ci si incollò con la bocca aspirandone lo sperma rimasto. Quindi poi lo travasò numerose volte, di bocca in bocca, con la donna matura e alla fine ne ingoiarono un po’ per una, mescolato con le loro salive. Intanto Cora ripulì con la bocca l’arnese di Frank. Xalendra osservò le due coppie massaggiandosi le labbra della vagina. Poi li richiamò tutti all’ordine e li accompagnò poco più in là per godersi lo spettacolo finale e a cui erano venuti ad assistere ignari.

L’unica sensazione non troppo negativa per Sieger fu solo che quel cazzo era pulito e che ogni tanto rilasciava il liquido pre-eiaculazione molto dolce e buono. Lo conosceva bene perché ogni tanto capitava che assaggiasse il proprio. Di certo non gli era mai capitato finora di farlo con un altro uomo, per giunta mentre gli praticava un bocchino. E stava facendo un bel lavoro, perché la guardia era comunque eccitata. Per lui, single e a digiuno di sesso da anni, costretto a seghe con porno su Internet, giornaletti e racconti erotici vari, era un autentico godimento. Era un uomo che glielo stava facendo, ma non si può avere sempre tutto dalla vita purtroppo, e bisogna sapersi accontentare.
Xaviera notò con piacere la presenza delle sue colleghe e dei tre ostaggi, se ormai li si poteva chiamare così, visto che erano diventati dei complici di quella violenza sessuale.
“Lo sapete cosa ha fatto questo porco? Ha tradito la moglie per tanti anni, con chi gli capitava a tiro. Ed è da tempo infinito che la trascurava sessualmente. Ora come vedete ci sta pensando il figlio, che ama seriamente la propria mamma. Qualcuno di voi ha idee su come vuole punire ancor di più questa checca bastarda?” chiese Xaviera.
Cora alzò la mano, poi confabulò nell’orecchio a Frank qualcosa di inudibile e si intuì solo alla fine un “fallo per me, ti amo.” poi lo baciò con passione. Il capo delle Terroriste fu piacevolmente sorpreso di questa iniziativa, anche se non aveva capito quale fosse. E del fatto che la commessa avesse detto quelle parole, forse avevano unito una nuova coppia grazie alla loro finta rapina. Il negro poi le si avvicinò e le disse spudoratamente:
“Capo, alla biondina è venuta in mente un’idea. Ma prima devi aiutarmi sennò non ci riesco. Devo mettertelo in bocca.”
“E io che pensavo chissà cosa” rispose Xaviera con un sorriso, che in un lampo cedette il guinzaglio a Frank e gli prese il cazzo in bocca, non vedeva l’ora altro che storie. Ci volle ben poco perché gli ritornasse duro, poi lo tolse a malincuore dalla sua cavità orale. Sieger stava pensando che tra non molto la guardia avrebbe sborrato, quasi certamente in bocca. Si ammonì da solo, ad immaginarlo gli venne la nausea. In quel momento arrivò un dolore rapido e pulsante, proprio nel sedere. Evidentemente non c’era mai fine al peggio. Lo stavano inculando e le sue grida di terrore, quasi più che di dolore, venivano soffocate dal fallo che aveva fra palato e lingua. Non poteva girarsi, ma con profondo sgomento capì che era simile allo strap-on, come dimensioni, ma che era un cazzo reale, molto probabilmente di quell’uomo nero. Il pene che aveva in bocca iniziò a pulsare e ad eruttare sperma in quantità notevole. Dovette ingoiare tutto per non strozzarsi. Quel pezzo di merda non lo aveva ne avvisato ne fatto niente per toglierglielo di bocca. Anzi, per giunta aveva leggermente dato dei colpi di reni come se lo stesse chiavando, per quanto gli fosse possibile data la posizione in cui si trovava. Il capo delle Terroriste prese la guardia e lo appoggiò contro la parete vicina, ridando a Sieger l’altra umiliazione di vedere la moglie e il figlio mentre scopavano, attorniati dalle quattro donne che incitavano Gerg a darci ancor di più dentro. C’erano persino la cassiera e una vecchia megera, notò con rammarico Sieger. Le pareti anali cominciavano ad adeguarsi alle dimensioni del cazzo e, con profonda tristezza personale, gli stava cominciando a piacere. Con ogni probabilità perché gli stimolava la prostata, era un fatto naturale. Xaviera gli prese la faccia con la mano e gli fece guardare bene i suoi due più stretti famigliari, giunti ormai all’epilogo di tutta la vicenda. Tutte e cinque le donne (compresa Xaviera) e il negro cantilenavano in coro: “Gerg vienile dentro, Gerg vienile dentro.” e il ragazzo eseguì la richiesta di quello stravagante pubblico. Quando Gerg sfilò il cazzo dalla figa della mamma, dopo che passarono alcuni minuti, Sieger notò un rivolo di sborra che colò dalla vagina della propria moglie. Quel figlio di una puttana. Lei si era scopata il figlio e si era fatta venire dentro rimanendo probabilmente incinta, solo il tempo lo avrebbe detto. E per finire gli fu applicato un clistere di sborra dal tubo di quel negro. Quando uscì dal suo culo svenne dal dolore e probabilmente fu meglio così. Al risveglio si ritrovò su di una barella, col culo aperto e in fiamme, e un poliziotto che gli cominciava a fare domande. L’avevano fatta franca quelle stronze, e non era che l’inizio.

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