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I capi di mio marito 3 – l’epilogo


di rhapiu
30.11.2012    |    35.091    |    1 8.7
"“E cosa dovrei fare? Ormai sono pronta a tutto” dissi scoraggiata..."
Le due sorelle avevano avuto pure mio figlio sette mesi fa e io avevo ingoiato il suo seme con molto appagamento. Stavolta però per legge era l’ultima volta che potevano fare un contratto a tempo determinato di sei mesi a mio marito, dopo di che sarebbe passato a tempo indeterminato. Andai da Nadia e Adriana da sola. In cuor mio non sarebbe stato poi così male fare ancora sesso con loro, essere la loro cucciola. Dio! Ma a cosa stavo pensavo? Stavo ragionando come un’animale. Entrai nel corridoio e mi diressi furiosa nell’ufficio di Nadia, mentre la segretaria cercava di fermarmi dicendo che dovevo aspettare perché era in riunione. Spalancai la porta e la segretaria si giustificò:
“Ho tentato di fermarla!”
“Lo so, non ti preoccupare… è un’amica intima. Lascia che ci pensi io.” esordì con sospettosa gentilezza Nadia seduta sulla sua poltrona. Accanto a lei c’era un uomo brizzolato che stava in piedi, molto probabilmente suo marito.
“Posso andare?” chiese la segretaria alta e biondina che avrà avuto si e no vent’anni.
“No Cristina, potrebbe tornare molto utile qui la tua presenza – disse Nadia, che poi si rivolse a me in tono cordiale e beffardo – ciao Sabrina, come stai? Direi molto bene, più passa il tempo e più diventi uno schianto… anzi se me lo consenti, visto la nostra profonda amicizia, una bella gnoccolona.”
“Lascia perdere i tuoi stupidi convenevoli, lo sai perché sono qui.” risposi andando al sodo.
“Per fare in modo che il tuo caro maritino Ludovico conservi il posto. Ma cosa credi? Che solo voi siete in crisi? Stavo giusto sentendo qui mio cognato Sergio che mi diceva che con mia sorella Adriana non scopa più da quando ha partorito. E son passati già cinque mesi! Solo baci, pompini… cose da ragazzini insomma. Come vedi ci sono realtà più gravi di uno insulso lavoro.” gettò di rimando Nadia.
“Con tutto il rispetto, ma a me cosa me ne frega?” chiesi senza mezzi termini.
Nadia non mi rispose, si voltò verso il cognato trovando la patta dei jeans giusto all’altezza del suo viso. Abbassò la zip ed estrasse il pene ancora floscio. Lo prese tutto in bocca e incominciò a succhiarlo facendolo crescere piuttosto rapidamente.
“Era ora, finalmente! Adesso avrò la mia vendetta.” gridai tutta raggiante mentre uscivo di corsa a cercare sua sorella.
Ancora una volta la segretaria tentò di seguirmi, ma venne immediatamente bloccata dall’ordine del suo capo Nadia. Povera Cristina, era costretta a star lì a fare la guardona e aveva cercato un qualsiasi motivo valido (come rincorrermi) per togliersi da quella situazione che dire imbarazzante è un addolcimento. Non mi ci volle molto per scovare Adriana, in compagnia anch’ella di un ragazzo pelato e muscoloso. La donna mi vide molto euforica e cercò di calmarmi, avevo per giunta il fiatone per la corsa che avevo appena fatto e mi rivolsi a lui:
“Lei è il marito di Nadia?”
“Si, sono Anselmo. Ma lei chi è? Non può entrare qui e così.”
“Non importa adesso. Dovete venire tutti e due subito nel suo ufficio, forza!” così tornai indietro e per fortuna mi seguirono senza altre domande, ma con una tranquillità che mi faceva venire i nervi. Dovevano darsi una mossa. Ma cosa volevo fargli vedere? A quest’ora senza dubbio Nadia e Sergio si erano già ricomposti. Invece no, quei due imbecilli non avevano capito niente, stavano addirittura scopando sulla scrivania quando giunsi alla porta, dove trovai la segretaria con lo sguardo abbassato e le guance incendiate dal disagio.
“Ah ah, ve l’ho fatta!” gridai compiaciuta.
Anselmo e Adriana arrivarono. L’uomo si mise le mani sulla testa calva e con gli occhi sbarrati commentò:
“Accidenti, non è possibile!”
Poi si avvicinò alla moglie che continuava incurante a fargli le corna col cognato e aggiunse:
“Ecco dov’era finita la mia biro. Quante volte ti ho detto di non incularmela tesoro? Dovresti infilartela sai dove?”
E… e si riprese una comunissima penna. Inutile dire che rimasi basita e intontita.
“Te l’abbiamo fatta noi ancora una volta invece, cucciola. Sei proprio sfortunata, hai beccato una doppia coppia scambista” fece Nadia fra un gemito e l’altro, con un sorriso molto soddisfatto sia perché godeva del membro del cognato, sia perché me lo aveva messo ancora una volta in quel posto. E adesso? Ero spacciata.
“Cosa volevi dimostrare? Dovresti vedere la tua faccia, tesoruccio. Davvero pensavi che potevi metterci contro scoprendo un tradimento? Eppure credevo che avessi capito che noi siamo molto aperte” disse Adriana.
In men che non si dica si avventò sul cognato Anselmo e prese a baciarlo con un’opprimente passione. Le lacrime mi sgorgarono con velocità sorprendente e in pochi secondi mi ritrovai a piangere rumorosamente.
“Oh no! Lo sai che non sopporto vederti piangere?” ammise Nadia, che si sfilò il pene dalla fica.
Venne verso di me completamente nuda e mi cinse un braccio attorno al collo in tono confidenziale.
“È che stavolta mio marito sarà licenziato” biascicai mentre frignavo.
“E chi ti ha detto questo? Non sei mica tu il capo qui, siamo io e Adriana. E poi ormai dovresti saperlo, basta che stai alle nostre condizioni per un’oretta e stavolta, te lo giuro tanto che lo metteremo subito per iscritto, il tuo uomo sarà assunto direttamente a tempo indeterminato” fece in tono molto sincero Nadia.
“E cosa dovrei fare? Ormai sono pronta a tutto” dissi scoraggiata.
“Su, un po’ di brio. È semplicissimo, i nostri mariti sono stanchi della solita minestra… quale occasione migliore per farsi una strepitosa quarantenne come te!” così dicendo Nadia mi lascio interdetta.
Avrei dovuto tradire mio marito, e per giunta con due uomini. I mariti dei capi di mio marito. Era folle e disgustoso. Stare con Adriana e Nadia non era stato tanto difficile, mi ero convinta che non fosse così grave, perché loro sono donne.
“Amo troppo mio marito” fu tutto quello che riuscii a dirle.
“Appunto, lo so. Ma vuoi che quel bonazzo di tuo figlio non vada all’università perché non ve lo potrete permettere? No, giusto? E non vuoi che tuo marito si sbatta a destra e a sinistra alla ricerca di un lavoro che, credimi, è davvero difficile da trovare di questi tempi. In fondo sono due cazzi, soddisfali ed è fatta. Non ti facciamo mica del male! Su questo non dovresti avere più dubbi. E, cosa più importante, ti abbiamo sempre lasciato scegliere e così faremo anche stavolta” mi convinse Nadia.
Andai da Sergio che era in piedi vicino la scrivania, mi inginocchiai e presi dopo più di venti anni un fallo diverso da quello di Ludovico nella mia bocca. Era impregnato degli umori di Nadia e si era leggermente smollato. Inutile dire che non ci volle molto perché riprendesse tutto il suo vigore. Non era eccezionale come dimensioni, molto simile a quello di mio marito. Chiusi gli occhi e con tutto il cuore pensai che fosse proprio il suo. Le lacrime mi si stavano asciugando sulle guance e mi sentivo tutta impiastricciata. Poi sentii sfregarci qualcosa sopra. Aprii gli occhi e vidi che era Anselmo con la punta della sua cappella. Era un affare piuttosto lungo ma di piccolo diametro.
“Povera Nadia – pensai – anch’io scoperei con mio cognato. Con un cazzo così non si prova molto.”
Ma che pensieri mi stavano balenando nella testa! E poi avrei scoperto molto presto cosa sentiva lei quando scopava con il marito, notai con rammarico. Così glielo presi in bocca, in questo caso chiudere gli occhi e immaginare che fosse il mio Ludovico fu inutile, ma almeno non vedevo le loro facce.
“Mmm la nostra Sabrina ci fa le corna con le nostre metà” civettò Adriana che stava ad osservarci fra la sorella e la segretaria.
“Se li ciuccia con molto trasporto a quanto pare. Chissà cosa direbbe suo marito se la vedesse… non credo gradirebbe come lei” chiosò Nadia.
Non ci mancava che spompinassi due estranei. Mi toccava sorbirmi pure i commenti sciocchi delle loro mogli, mentre io cercavo di non pensarci a quello che facevo, quelle me lo ricordavano puntualmente.
“Dai, togliti quel pantalone che adesso ti scopiamo” disse Sergio.
Lo feci senza esitare, mi alzai e lo tolsi assieme alle scarpe e le mutandine. Subito frugarono fra le mie labbra e con mio profondo piacere notarono che ero asciutta, non avevo minimamente goduto a succhiargli i cazzi. Anselmo lo fece notare alla moglie, o forse dovrei dire alle mogli visto che se le fa entrambe.
“Metteteglielo dentro, credo che fra poco verrà un acquazzone” ironizzò Nadia e scoppiarono tutti a ridere ad esclusione di me e la segretaria, che stava ancora lì con lo sguardo perso nel vuoto. Mi sedetti sulla scrivania e Anselmo, quello dal pene lungo e sottile, mi entrò dentro. Sergio salì sul tavolo perché continuassi il mio lavoro di bocca. Anselmo stantuffò un bel po’. Mi ero sbagliata, il suo pisello lo sentivo eccome. Dopo un po’ si scambiarono i posti. Sergio si distese lungo la scrivania e io mi sedetti sopra, mentre davanti a me si parò Anselmo e mi toccò di ciucciarglielo assaporando per lo meno qualcosa di familiare, ovvero l’interno della mia figa impregnata sul suo membro.
“Va’ a chiamarlo” disse Nadia.
Non riuscii a voltarmi per vedere a chi lo aveva detto.
“Ti sei mai fatta inculare da Ludo?” mi chiese Anselmo.
“No, vi prego! Vi sto dando la mia fica, ma lì sono vergine. Accontentatevi di questo” implorai.
“Con mia moglie Adriana ormai non c’è più gusto. È sfondata, si entra più facilmente lì che in una fregna immacolata. Così, visto la premessa Sabrina, ti inculeremo immediatamente” affermò Sergio.
Cosa potevo fare? Mandare tutto all’aria? Avrei sopportato quella tortura, così non obiettai. A sorpresa decisi di provocarli:
“Allora? Cosa aspettate?”
Anselmo saltò giù dalla scrivania per prendere un barattolo di vasellina e un cuscino.
“Sarò onesto. Sentirai parecchio dolore, ma dopo un bel po’ vedrai che mi supplicherai di non smettere” disse lui mentre chiudeva lo sportello dell’armadietto da dove aveva preso l’occorrente.
“Oh si, immagino… perché tu hai provato con tuo cognato?” commentai sarcastica facendogli l’occhiolino.
Una mia amica aveva provato per non farlo mai più. Cosa si credeva quel bell’imbusto? Mi fece mettere a 90 gradi per terra sul pavimento, con un cuscino sotto le ginocchia, e mi dissero costantemente di rilassarmi. Prima di tutto i due maiali mi leccarono a turno il buchino, umidendolo bene. Poi applicarono la vasellina e sentii poco dopo afferrarmi le chiappe. Uno di loro mi stava entrando dentro con la cappella. Per fortuna era Anselmo, almeno non era così largo da spanarmi subito. Alzai lo sguardo mentre gridavo per il dolore, ma una sofferenza più profonda mi trafisse il cuore. Mio marito Ludovico mi fissava attonito sulla porta accanto a Cristina, la graziosa e innocente segretaria. Ci guardammo a lungo negli occhi. Io non riuscivo a parlare, gridavo senza sosta, mi stava massacrando il culo per la prima volta quel figlio di puttana.
“Visto come si dà da fare tua moglie per salvarti il posto? Per il primo rinnovo ha soddisfatto me e mia sorella, la seconda volta ha unito a noi vostro figlio. Tranquillo, non ha fatto niente con lui, a parte bere la sua sborra con estremo compiacimento aggiungerei. E stavolta, la tua magnifica Sabrina ha superato se stessa: è stata talmente ingorda da prendersi i nostri mariti” riepilogò Nadia a Ludovico.
“Mio Dio, siete dei bastardi” urlò mio marito, mentre continuava a fissarmi pervaso dalla collera.
“Forse, ma intanto Sabrina si sta facendo un culo così da diverso tempo. E lo fa per te e per la vostra famiglia. Tu invece oltre a lavorare non fai un cazzo. Se vuoi rimanere qui a tempo indeterminato devi darti da fare e subito” disse Adriana, prendendogli una mano e portandola sul suo seno.
“Fai una poppata a mia sorella, ha ancora parecchio latte da smaltire. Spero che non sei intollerante” commentò Nadia, trattenendogli la testa vicino alla mammella.
“Per l’amor di Dio, fallo! – pensai – non vorrai mica mandare tutto a puttane? Anche se mi fa malissimo farmi vedere mentre faccio sesso con altri due uomini e mi farà altrettanto male vederti con due donne… ma devi stare al gioco. Io mi sto sacrificando, sto dando il culo.”
Ludovico si avventò sui seni di Adriana e ciucciò come un lupacchiotto affamato mentre i suoi due capi gli accarezzavano i capelli come fosse un neonato che allatta. Il bruciore era forte là dietro per me, non ce la facevo più. Mi mordevo le labbra fino quasi a farle sanguinare e gridavo come un ossesso. Sergio, senza tanti complimenti, mi ficcò il suo fallo in bocca per zittirmi. Dopo un po’ i due si scambiarono e non fu certo un bene. Ora avevo dentro un membro più largo e non sapevo come fare. La mia amica aveva ragione, ma non pensavo fino a questo punto. Intanto Ludovico e le sorelle si erano disposti per terra, vicino alla porta, su di una coperta. Il mio uomo stava inculando Adriana mentre limonava Nadia. Questo mi fece provare una forte fitta di gelosia; è una cretinata lo so, ma baciarla in bocca mi dava l’idea che gli stesse piacendo. Allora è proprio vero che tutti gli uomini sono uguali… ma da che pulpito viene la predica? Anch’io me le sono slinguazzate ben bene le altre volte, avevo da pensare a cose più importanti in quel momento. Ad esempio come uscire incolume da quell’inculata animalesca e sconvolgente. Per loro non fu sufficiente, mi scoparono in entrambi i buchi in posizioni diverse: da seduta, alla missionaria e persino a smorza candela. Quei due torelli sembravano insaziabili, solo verso la fine di quella lunga cavalcata non sentii più tanto dolore, forse perché ero troppo confusa e abituata a sopportarlo. Fatto sta che mi sborrarono dentro quasi all’unisono: Anselmo nella fica e Sergio nel culo. Restarono fermi per qualche minuto dentro di me, poi uscirono dai miei preziosi orifizi abbandonandomi distrutta sul pavimento.
“Vienimi dentro” urlò Nadia e mio marito ubbidì fedelmente.
Quando dopo un po’ uscì dalla fica vidi la sborra colare dalla fessura della sua amante.
“Bene Cristina, fai rapporto di quanto è successo. Non usare termini volgari. Prepara il contratto a tempo indeterminato per Ludovico – la segretaria corse via (era rimasta lì tutto quel tempo come una statua!) e Nadia non contenta rincarò la dose con un’altra frase ad effetto – adesso siamo una famiglia. E chissà che… fra pochi mesi, cara Sabrina, eh? Non è fantastico?”
Oh mio Dio, frastornata com’ero solo in quel momento realizzai a cosa alludesse e cominciai a pregare che nessuna di noi due lo sarebbe stata.

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