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Lui & Lei

Nei bagni del liceo 2


di rhapiu
03.04.2010    |    47.019    |    1 7.8
"E poi non devo certo dare conto a te, cosa ti interessa?” affermò spavalda..."
Nel racconto precedente: NEI BAGNI DEL LICEO

Dove eravamo rimasti? Ah sì, la mia bellissima ragazza mi ha dato buca proprio quando ero pronto a farmi fare una bella sega con quelle sue manine così delicate e piccole, e non ci stavo proprio all’idea di farmi un “solitario”; mi era balenata una persona in mente che potesse soddisfare le mie esigenze. Appena uscì dalla porta me la ritrovai proprio davanti, coincidenza delle coincidenze.

“Giusto te cercavo, siccome non fai un cazzo e la mia ragazza mi ha dato buca ti propongo un accordo!” le proposi.
“Senti, abbiamo deciso che non se ne parlava più di questa storia, ok? Ora, per favore, posso andare in bagno?” mi chiese questa persona.
“Ehm, fammi pensare… no! Le mie necessità vengono prima dei tuoi bisogni” tuonai.
“Guarda che se non mi fai passare mi metto ad urlare, la bidella ci sentirà subito” minacciò lei.
“Chi? Quella troia da strapazzo? Al massimo si unisce a noi, e poi comunque non possiamo evitare certe scenate?” minimizzai.
“Infatti, non puoi evitarle? Se vuoi farlo spostati e fammi pisciare in pace, mascalzone che non sei altro” disse senza temere di offendermi.
“Mi brucia ammetterlo, ma hai vinto tu!” dissi sconfitto.
Mi scostai dalla porta per farla entrare, addirittura le aprì la porta come un perfetto gentiluomo il quale non sono per niente e la richiusi.

Ovviamente era tutta una farsa la mia, perché la riaprì e la trovai seduta sul water con la gonna e le mutandine abbassate mentre cercava, sperava o credeva di pisciare in santa pace.
“Ma che cazzo fai? Chiudi!” mi ordinò lei.
“D’accordo” e richiusi la porta, solo che me la richiusi alle spalle rimanendo nel cesso con lei.
“Ne ho abbastanza di questa vicenda e…” fu interrotta dal mio discorso deciso:
“Smettila, smettila puttanella! La verità è che se non volessi a quest’ora avresti urlato o te ne saresti andata a pisciare da un’altra parte, o mi avresti denunciato. Ora tiro fuori il mio pitone e me lo segherai come si deve, ci siamo intesi, puttanella?”
Così tirai giù la zip dei jeans ed estrassi il pitone già pronto per l’uso ma lei mi fermò dicendomi:
“Mi fa male il polso, ho scritto troppo, non riesco a farti una sega. E poi sei sempre così insistente! Ti va bene se ti faccio un pompino?”
Questa era musica per le mie orecchie! Lei, l’insegnante di sostegno per chi va male in alcune materie come il sottoscritto, era un’ottima pompinara. Così la feci alzare dalla tavoletta, tanto aveva finito di pisciare la porca, e mi ci sedetti io. Lei si inginocchiò e cominciò un gran lavoro di bocca, scendeva lungo tutta l’asta di quasi venti centimetri e ci restava per secondi che sembravano interminabili, poi doveva desistere per riprendere ossigeno, certe volte ci rimaneva così tanto che rimaneva quasi senza fiato oppure aveva dei conati di vomito, e questa operazione naturalmente le provocava tantissima saliva, una cosa che a me eccitava tantissimo come quando la vedevo ingoiare tutto il mio uccello. Ogni tanto si ciucciava le palle, lasciando che l’asta del cazzo le ricadesse su tutta la lunghezza del suo tenero faccino.

Era davvero una gran puttanella, l’insegnante di sostegno. Più che altro dava l’anima di se stessa per aiutare gli altri, forse era deformazione professionale… eh eh! Comunque era la prima dote che per me doveva avere una donna, la capacità di esaudire sempre, in qualunque momento, i miei capricci. E Pamela, anche se non era colpa sua, oggi aveva perso dei punti. A scuola l’insegnante di sostegno era sempre vestita molto elegantemente, portava degli occhiali che le donavano quel qualcosa in più di sensuale, capelli scuri raccolti dietro con una matita, sui 35 anni, sposata felicemente e madre di due bambini, ma con il piccolo vizietto di essere comandata da uno studentello come me per piaceri sessuali.

Tutto era cominciato qualche giorno prima, poco dopo lo scontro con la bidella troia. C’erano dei recuperi e preparazione all’esame su alcune materie dopo pranzo e a me toccò questa affascinante donna in gonna e giacca firmata. Ovviamente ero con alcuni studenti imbranati come me, di altre classi, ma un giorno a causa di uno sciopero, mi ritrovai nel primo pomeriggio solo con lei.
“Cosa facciamo, prof?” chiesi io.
“Cosa vuoi fare? Ripasso generale, se ce qualcosa che non hai capito…” disse lei, ma fu bloccata da me.
“Si, prof! Non ho capito perché lei è così bella e deve fare un lavoro ingrato e di merda come questo!” dissi seriamente.
“Cosa c’entra? E poi andiamo, ci sono lavori ben peggiori, no?” si sforzò di essere positiva.
“Ma andiamo… guadagnerà forse quattrocento euro al mese, dico bene?” la smontai.
“Beh, mio marito comunque riesce a mantenere il quadro famigliare e andiamo avanti lo stesso bene anche con due bambini piccoli. E poi non devo certo dare conto a te, cosa ti interessa?” affermò spavalda.
“Niente, ma se oggi le dessi duecento euro solo per farmi una sega e poi ce ne andiamo a casa? Un semplice lavoro di mano di dieci minuti, forse anche meno se è brava e lo è senz’altro, e guadagnerà in contanti quello che percepisce in due settimane di duro lavoro con dei monelli” proposi.
“Che cosa? Come ti permetti? Sono una donna rispettabile, e farò finta di non aver sentito.” disse profondamente offesa.
“Io sono di famiglia benestante a dir poco, i soldi non sono un problema per me. Lei mi piace e voglio aiutarla, non vado di certo a chiederlo a tutte queste proposte indecenti? La mia fidanzata me le fa quasi ogni giorno ma non la pago mica, mentre quella bidella del cazzo ne dovrebbe dare a me di soldi, visto come mi brama!” dissi ghignando.
La mia era una tattica ben congegnata, al limite sarebbe stata un fallimento ma non avrei perso nulla, lei non avrebbe riferito a nessuno di questo colloquio, e se fosse andata bene avrei sganciato duecento euro ma la volta dopo me lo avrebbe implorato lei di farmi una sega, anzi un pompino. Cosa che puntualmente accadde. Il primo giorno fu dura perché la discussione andò avanti per circa mezz’ora, finchè alla fine non cedette. Ci eravamo incontrati anche fuori della scuola in questi pochi giorni, la sera nel bosco o nella sua macchina, ma poi alla fine si era pentita ridandomi pure i duecento euro. Fino ad oggi, quando non ha resistito nuovamente alla nuova tentazione del bagno del liceo.

Adesso sta continuando a farmi un lussurioso pompino, dandoci dentro come la più famelica ed esperta delle puttane, lo intuisco dai suoi occhi verde smeraldo, purissimi esattamente come l’opposto della sua anima sessuale, cioè da gran troia.
Il trattamento è veramente troppo magico, se faccio già fatica a resistere alle sole manine di Pamela figurarsi della bocca succhiacazzi dell’insegnante… infatti vengo come un riccio.

Forse ci siamo lasciati trasportare troppo ed abbiamo fatto un po’ di rumore perché poco dopo, mentre l’insegnante gustava il mio seme che le avevo schizzato tutto nella bocca, vennero a bussare alla porta del bagno.
“C’è qualche problema, ho sentito degli strani lamenti…” era quella zoccola della bidella...

CONTINUA…
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