Il Fotografo Cap. 12 – Riconoscimenti

Venerdì.
Il cielo è lattiginoso, l’aria ferma.
Marco si sveglia presto, inquieto.
Nella mente, ancora le immagini del giorno prima: la donna in ufficio, la scatola piena di oggetti gettata via, l’assenza pesante del vecchio.
Non ha voglia di aspettare.
Alle 9 è già alla finestra, reflex montata, taccuino aperto.

Alle 9:37 la donna appare. Stavolta non ci sono dubbi. È lei.
Stessa camminata, stesso profilo, stessi gesti con cui si sistemava i capelli l’altro giorno nel soggiorno del terzo piano.
Oggi indossa una gonna scura e una blusa lilla, ha un badge al collo, sorride a un collega.

Marco ingrandisce l’immagine. L’inquadratura è perfetta. Clic.

È lei. La donna misteriosa del terzo piano lavora davvero in quell’ufficio.
E il tipo che l’ha presa, baciata e pagata non è ancora comparso.
Nemmeno oggi. Il vecchio, invece, non si è più visto.

Più tardi, mentre rivede alcune foto sullo schermo del portatile, una sagoma in movimento attira la sua attenzione al quarto piano.
È la ragazza coetanea.
Indossa una maglietta larga con un logo retrò e delle mutandine nere che spuntano appena da sotto. Ha le cuffie sulle orecchie, balla in soggiorno.

Marco la inquadra. C’è qualcosa di ipnotico in quel modo di muoversi. Non è una danza tecnica, è pura libertà.

La ragazza oscilla i fianchi, si piega sulle ginocchia, si accarezza le braccia. Poi si volta, ondeggia con le spalle, chiude gli occhi. La maglietta si alza leggermente, lasciando intravedere il ventre nudo.

Marco scatta.

Un primo piano del volto, gli occhi chiusi, il sorriso appena accennato.
Lei balla per sé stessa. Ma sembra anche sapere di essere guardata.

Si gira di nuovo. Salta sulle punte, si ferma, si lascia cadere sul divano con le gambe piegate sotto di sé. Chiude gli occhi, respira a fondo, le mani sulle cosce.
Senza smettere di ascoltare.
Senza mai togliere le cuffie.

Marco ha il cazzo duro, ma non si tocca.
La scena è sensuale, ma diversa. Più morbida. Più disturbante, forse. Perché lei è come lui. Giovane. Rinchiusa. Ma viva.

Verso sera, qualcosa si muove finalmente al terzo piano.
Una luce si accende nel corridoio. Un’ombra compare per un attimo dietro la tenda della sala.
Marco alza il mirino. È il tipo giovane. Si affaccia alla finestra, si accende una sigaretta.
E lì, per un istante, si gira di lato.
Marco scatta.
Solo dopo, ingrandendo l’immagine, si accorge di un dettaglio.
Ha un livido sul collo.
All’altezza della giugulare.
Scuro.
Fresco.
“Qualcosa è successo.”
Lo sente nelle ossa.
E non è finita.

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