tradimenti
Il Fotografo Cap.9 – Pulizie di servizio

04.05.2025 |
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"L’uomo si siede alla scrivania, le fa cenno di avvicinarsi..."
Martedì.Il sole illumina le tapparelle semiaperte dell’ufficio al secondo piano. Marco lo sa: è giorno di pulizie, e quello è il giorno buono.
Alle 8:50 l’uomo della scrivania — il titolare, ne è sicuro — arriva insieme a una donna. Elegante, sulla cinquantina, tailleur chiaro, capelli raccolti con cura, borsa al braccio.
Appena entrati si salutano con naturalezza. Un bacio veloce sulle labbra, un abbraccio, due parole scambiate in piedi. Lei si sfila gli occhiali da sole e sorride. Entrambi hanno la fede al dito.
Lui le indica lo schermo del computer, lei apre la borsa e tira fuori una chiavetta USB. Dopo pochi secondi la stampante inizia a lavorare.
Marco osserva la scena dall’obiettivo lungo.
La donna prende i fogli, li sfoglia con calma, poi si avvicina al marito e lo abbraccia di nuovo.
Lui le accarezza un fianco e le dice qualcosa. Lei annuisce, sorride ancora una volta ed esce.
Marco pensa: “Una coppia normale. All’apparenza.”
L’ufficio si anima con il solito via vai di dipendenti. Riunioni, telefonate, caffè, pause sigaretta.
Marco scatta qualche foto, ma nulla di particolarmente interessante.
Il tempo passa.
Ore 12:10. Uno alla volta tutti escono. Qualcuno con la borsa, altri con i panini in mano.
L’ufficio si svuota. Restano solo lui e lei.
La signora delle pulizie è in sala riunioni. Marco la vede chiaramente: tuta grigia, scarpe basse, guanti di lattice. L’uomo entra nella stanza, la chiude alle spalle. Parla con lei, tira fuori qualcosa dalla tasca, una banconota. Lei la prende, senza espressione. Si scambiano poche parole, poi lui le sfiora un fianco e la accompagna nell’ufficio.
Marco si sistema meglio. Obiettivo puntato. Cuore che accelera.
Le tende non sono completamente chiuse. Un piccolo spiraglio. Basta e avanza.
L’uomo si siede alla scrivania, le fa cenno di avvicinarsi.
Lei si toglie i guanti, poi lentamente si inginocchia.
Marco stringe lo zoom: il movimento della testa è inconfondibile.
Lui si rilassa, reclinato sulla poltrona. Una mano sulla nuca di lei, l’altra sul bordo della scrivania.
Clic-clic-clic.
Marco scatta in sequenza.
Lei lo lecca con decisione, poi si ferma, si sfila la tuta fino alla vita, tirando fuori due tette grandi e naturali.
Le stringe tra le mani, poi le fa scorrere lungo l’asta tesa del titolare.
Lo sta masturbando con le tette. Marco ne inquadra le espressioni: lui ha la bocca socchiusa, lo sguardo perso.
Dopo qualche minuto si alza, la solleva da terra, le tira giù completamente la tuta.
Ora è completamente nuda.
La fa piegare sulla scrivania, il culo rotondo e ben proporzionato rivolto verso la finestra.
Lui si toglie camicia e pantaloni, le passa una mano sul sedere, poi lo spalanca con le dita.
Marco non può vedere tutto, ma intuisce ogni gesto.
L’uomo si abbassa, lecca il buco con foga, si ferma, le dà uno schiaffo.
Poi si rialza, si masturba qualche istante e poi la penetra con forza.
Clic-clic-clic.
Marco immortala la scena: i fianchi che si muovono ritmici, il culo della donna che viene sbattuto senza pietà, la testa piegata in avanti.
Ogni colpo è secco, deciso. Lui la tiene stretta per i fianchi, poi la tira a sé con forza.
La scrivania sbatte contro il muro, i loro corpi sudano, l’atmosfera è carica.
Lui si ferma un attimo, la solleva, la fa sedere sul bordo.
Le apre le gambe, gliele mette sulle spalle, la penetra ancora, questa volta più lentamente, profondamente.
Le bacia il collo, le lecca i capezzoli.
Lei si morde le labbra, chiude gli occhi, gli avvolge le braccia intorno al collo.
Marco si masturba lentamente, con la sinistra, la destra sulla reflex.
Il ritmo sullo schermo è aumentato.
Lui scopa forte. Lei gli affonda le unghie sulla schiena. Si piega in avanti, glielo sussurra all’orecchio.
Clic-clic-clic.
Un’ultima raffica. Poi lo vede fermarsi, bloccarsi con il bacino incollato a lei.
Un fremito, un gemito muto. È venuto.
I due rimangono immobili per un momento. Poi lui si stacca, si pulisce, si riveste.
Lei fa lo stesso. Raccoglie i guanti, la tuta, si sistema i capelli.
Tornano in sala riunioni uno per volta, si separano.
Lui torna a lavorare come se nulla fosse.
Lei prende lo straccio e ricomincia a pulire.
Marco si appoggia alla sedia, stanco, svuotato.
Pensa alla donna del mattino. A quel bacio. A quel gesto così pulito, così falso.
E sospira.
“In fondo, anche l’amore ha bisogno di una pausa pranzo.”
Continua…
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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