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Lui & Lei

Porca beata gioventù


di fedemio
14.11.2019    |    2.556    |    0 9.6
"Lo facevo senza malizia, ma proprio liberamente perché ci piaceva - Bo vieni, cambiamo strada saliamo su quella rampa così diressi le macchinine alla sua..."
Mia cugina Giulia è di un anno più giovane di me. Siamo cresciuti come fratelli. La palazzina dove vivevamo era tutta della nostra famiglia: abitavano i nonni al piano terra, io al primo ed Giulia all'ultimo.
La nostra era ed è una famiglia molto unita e trascorriamo tutte le feste e le vacanze insieme. Anche gli amici sono comunque amici di tutti. Ogni cosa succede o si dice, in men che non si pensi diventa di pubblico dominio.
Possiamo definirla una moderna famiglia patriarcale. Per questo io e Giulia spesso e volentieri ci ritagliavamo degli spazi dove poter giocare e parlare lontano da tutto il tam tam famigliare.
Avevamo una complicità unica. È sempre bastato uno sguardo per intenderci.
Già da piccoli eravamo coscienti di essere fatti diversamente e ricordo con molta eccitazione come era bello scoprirci, confrontarci e studiarci. I nostri giochi non erano sempre casti e puri, a volte giocavamo con la sua patatina, altre con il mio pisello, altre volte invece facevamo delle vere e proprie porcate.
Ricordo, ad esempio, un'estate che faceva molto caldo.
Io indossavo maglietta e pantaloncini. Lei canottiera e gonnellina.
Ascoltavamo musica in giardino sotto il grande albero mentre le cicale strillavano fortissimo.
Aspettavamo seduti sulla panchina che passasse la calura del primo pomeriggio . I nonni erano a letto ed i nostri genitori al lavoro.
Si sudava a stare fermi e Giulia, mia cugina, ogni tanto sventolava la gonna per muovere un po' l'aria. Il caldo mi stava prendendo la testa la curiosità mi portava ad allungare l'occhio ogni volta per cercare di vedere quello che non si poteva vedere ma che mi è sempre piaciuto guardare. Giulia aveva una bella pelle liscia, era molto magra ed io mi eccitavo con un niente.
Quel pomeriggio faceva troppo caldo per fare qualsiasi cosa. Volevo giocare con lei, mi sarebbe bastato trovare il modo per avvicinarmi.
Presi un paio delle macchinine che avevo li vicino ai suoi giochi. Una era della polizia e l'altra era la mia preferita: il Generale Lee Di Bo ed Yuk.
Iniziai a guidare verso un percorso immaginario disegnato sul ghiaino simulando un inseguimento. Ero bravo ad inventare dei dialoghi simpatici tra guardie e ladri ed anche coinvolgenti per Giulia. Dopo aver girato un po' a terra facendo salti, sgommoni e carambole di tutti i tipi, girando attorno ai piedini nudi di Giulia, il Generale Lee curvò bruscamente, saltò su uno di questi ed iniziò a risalire la gamba sempre inseguito a pochi centimetri di distanza dall'auto della Polizia. Giulia rideva e partecipava. Aveva già capito cosa avremmo fatto quel caldo pomeriggio.
Arrivati al ginocchio fecero un'altra brusca derapata e saltarono sulla panchina e poi ancora sulle sue gonne proseguendo l'inseguimento mentre i dialoghi continuavano
- presto Bo dobbiamo cercare un nascondiglio altrimenti non riusciremo a seminare l'auto della polizia
- hai ragione Yuk, prima saltiamo quelle montagne... più veloce più veloce
Ed intanto i poliziotti dicevano
- questi ladri sono molto veloci non dobbiamo farli sfuggire presto all'inseguimento!!
Così iniziai a fare su e giù tra i piedi e le ginocchia, alternando prima una gamba e poi laltra e quando risaliva andavo sempre un po più su sulla coscia, o un po più verso l'interno delle cosce stesse, a volte strusciando ed a volte saltando sull'unica cosa che c'era sulla panchina, ossia le gambe di Giulia. Lei stette al gioco, a volte allungava le gambe, altre le divaricava o ancora le stringeva, a volte le accavallava per rendere un po' più vivace il pomeriggio e l'inseguimento.
Ogni volta che le passavo vicino ne approfittavo per sfiorare ed accarezzare la sua pelle liscia.
Lo facevo senza malizia, ma proprio liberamente perché ci piaceva
- Bo vieni, cambiamo strada saliamo su quella rampa
così diressi le macchinine alla sua mano posata sulla panchina per risalire lungo il braccio.
Una volta arrivato sulla spalla le sono passato sul viso percorrendo i suoi lineamenti, sono transitato sotto il collo poi risalito passandole sulle orecchie, le percorrevo sulle labbra e tutti quei posti che sapevo stimolarla e farla ridere, e poi scesi attraversando il corpo e tracciando nuovi percorsi al centro del suo petto in mezzo al minuto seno. Non era ancora seno, aveva i capezzoli un po' più grossi dei miei. C'è stato un momento che attraversandole il collo ho fatto scivolare e cadere il Generale Lee dentro alla sua maglietta uscendo sulle gonne. Lei si mise a ridere come una matta perché le feci il solletico, quindi io, facendo la voce della polizia, dissi
- presto presto hanno preso questa scorciatoia scendiamo subito di qui anche noi
Che bei ricordi, quante risate con Giulia! era molto bello giocare con lei perché come dicevo avevamo una complicità incredibile, potevamo fare tutto quello che volevamo, la fiducia era reciproca ed avevamo le stesse idee.
Il caldo di quel pomeriggio aveva stuzzicato le nostre fantasie senza che ci dicessimo nulla.
Nel frattempo il mio pisellino era rimasto ininterrottamente duro e chiuso nei pantaloncini da ancor prima che prendessi in mano le macchinine e più giocavo e meno accennava a redimersi.
All'ennesima scavalcata di gambe di Giulia dissi
- ehi Bo, ho trovato un nascondiglio andiamo alla Vecchia miniera D'Oro la polizia non potrà inseguirci
- ottima idea yuk presto insegnami la strada
Feci tenere tesa la gonna ai bordi appoggiandola sulla panchina ed infilai il Generale Lee sull'interno coscia della gamba sinistra di Giulia sotto la gonna stessa.
La polizia fece altrettanto
- accidenti, dove sono finiti quei due malviventi?
- sì capo cerchiamoli non possono esserci fuggiti
Giulia se la rideva come una matta per il solletico mentre io feci percorrere l'interno coscia della gamba destra alla macchina della polizia
Avevo la cappella infiammata e molto sensibile. Ogni piccolo movimento nei pantaloncini mi stimolava e mi eccitava ancor di più.
Giulia divaricò le gambe e sollevò le gonne. Stavo impazzendo spinsi le macchinine fin sulle sue mutandine bianche e li fu l'apoteosi. Non riuscivo più a trattenermi. Stavo per venire nei pantaloncini.
- Giulia devo correre in bagno!!
Lasciai li tutto ed iniziai una folle corsa verso il bagno della mia casa al primo piano.
Giulia ha spento la radio, preso le macchinine e mi è corsa dietro.
Abbiamo salito le scale nel modo più veloce e silenzioso possibile per non svegliare i nonni. Sono corso in casa e subito in bagno. Non ho fatto in tempo ad abbassarmi i pantaloncini che sono venuto.
Sono riuscito a schizzare dappertutto tranne che dentro al water.
Ero ancora con i pantaloni abbassati ed il pisello in mano e Giulia che mi guarda ridendo, ma è arrivata appena ho finito di venire
- nooo perché non mi hai aspettato? Volevo giocare anch'io. Lo sapevo che stavi per esplodere. Hai fatto un casino. Guarda hai sporcato dappertutto. Se lo dicevi venivamo dentro prima
- non me l'aspettavo neanch'io. Dai aiutami a pulire.
Mi sono tirato su i pantaloncini ed abbiamo pulito il bagno con della carta igienica, poi siamo andati in cucina a bere e poi lei mi fa
- giochiamo qui in sala? Fuori fa troppo caldo
- è meglio che andiamo da te per non svegliare i nonni
Cosi senza lasciare alcuna traccia siamo saliti da lei che mi precedeva sulle scale. Sapeva benissimo dove stavamo andando. Ondeggiava il bacino e faceva svolazzare la gonna. Io mi sono attaccato alla gonna stessa e la seguivo facendomi quasi trainare . La alzavo e le guardavo le mutandine ed il culo, ma più che altro cercavo con lo sguardo la patatina.
Arrivati in casa lei si è seduta a gambe socchiuse con la gonna sulle cosce sul divano e mi ha ridato le macchinine
Tutto succedeva in modo del tutto spontaneo al solo scopo di divertirci entrambi e passare il tempo assolutamente non curanti del fatto che eravamo cugini.
Io ho ripreso a percorrere il corpo partendo dai piedi saltando tutte le tappe di prima.
- brum brum... hihihi.... ( la sgommata)
ho girato un po' attorno alle caviglie piano piano, poi ho perlustrato il polpaccio e lentamente salivo percorrendo le sue gambe in lungo ed in largo.
Il gioco era cambiato, non c'era più l'inseguimento tra guardie e ladri ed erano spariti anche i dialoghi. Ora si giocava ai dottori e le macchinine le stavo usando come sonde .
Quando ho passato le ginocchia che sono arrivato all'interno coscia, lei ha ritratto un po le gonne ed allargato le gambe. Ho iniziato ad intravedere le sue mutandine bianche ed il pisello mi è tornato duro come il muro alche mi sono alzato in piedi per far vedere la sporgenza a Giulia. Lei mi ha preso i pantaloncini dai bordi e me li ha abbassati. Sono rimasto con gli slippini e questo curioso paletto . Lei sorrise e senza staccargli gli occhi di dosso mi ha abbassato anche quelli. Subito la parte dell'elastico davanti è rimasta attaccata al pisello, allora me li ha tolti completamente sollevandoli perché sapeva bene quanto male mi faceva quando ce l'avevo duro e cercava di tirarlo in basso.
Lui prepotentemente rimbalza sugli attenti, dritto parallelo alla mia pancia.
Lei ha sorriso mi ha guardato e mi ha detto
- a che cosa giochiamo oggi?
- ai soldatini ti va? O alle ballerina, al saldo in lungo, ai dottori?
- si dai va bene ai soldatini
Sfilo pantaloni e slip dai piedi e divarico le gambe. Giulia con la mano sinistra comincia a massaggiarmi lo scroto stringendomi piano le palle e con la mano destra mi sta facendo una sega avendo cura di far scorrere bene tutta la pelle fino a coprire completamente la cappella e poi a scoprirla tutta. Io infilo la mano sinistra dentro la maglietta passando dal collo e gioco con i sui capezzoli. Le sue improbabili tettine hanno delle puntine molto turgide e sensibili. Il suo respiro si fa più pesante, e riesco a sentirlo. Continua a muovere le gambe, le apre e le chiude.
Siamo evidentemente entrambi molto accaldati ed eccitati.
Ci togliamo le magliette.
Lei conosce il gioco e si toglie anche le mutandine. Tra tutti e due rimane solo la gonna indossata.
Le dico
- fai piano... I soldatini si stanno svegliando. Tra un po' escono dalla torre.
- cosi va bene?
- si così va bene. Sei bagnata?
- si tra sudata e bagnata, qua sotto c'è un lago
- fammi sentire e bagna anche me
Allora prima lei infila la mano destra sotto la gonna, si strofina la patata e con la mano umida mi stringe nuovamente il pene riprendendo la sega.
Io mi spiego un po di lato, le appoggio la mano sul ginocchio, le accarezzo la pelle morbida e sottile, ascolto il suo respiro, mi spingo oltre e mi infilo sotto la gonna, le accarezzo l'interno cosce ed arrivò all'inguine. Sento le sue mani stringermi palle e cazzo, ed io le agguanto la patata. Il palmo della mia mano si bagna completamente. Le scorro il dito medio sul taglietto. Non è solo calda e bagnata, ma è anche morbida e leggermente aperta. Le appoggio il dito al centro delle grandi labbra. Non capisco che temperatura ci sia nella stanza. I movimenti delle sue mani si fanno più intensi. Lei chiude gli occhi. Ansima intensamente.
- giulia attenta arrivano i soldatini!
Lei lascia le mie palle e con entrambe le mani mi sega. Si avvicina col viso ed appoggia le sue labbra alle sue mani. Stringendomi così la cappella e tutta l'asta. Sto per venire. Lei spalanca le gambe, le inserisco tutto il dito nella vagina e stringo la mano in modo da spingerle forte su quello che poi ho scoperto essere il clitoride. Gliela meno intensamente facendo entrare ed uscire il dito medio ma senza mai staccarle il palmo della mano.
Ce l'avevo enorme. Era duro come il muro. Il mio pisello stava per esplodere un'altra volta. Ricordo perfettamente il calore della carne cruda e bagnata. La sentivo mugulare e succhiare avidamente il mio pisello, ma non durai molto. Il calore della sua bocca e la sua lingua che si muoveva attorno al pisello mi fece venire un'altra volta. Come fosse la prima. Finché venivo lei ondeggiava anche il bacino ed io avvicinai l'indice al medio ed iniziai ad inserire le due dita fino in fondo.
Al suo ennesimo lamento misto dolore e piacere, ma credo più piacere da come si muoveva, iniziai a venire. Non ne faceva mai uscire nemmeno una goccia dopo che glielonchiesi una volta, e poi non mi dava nemmeno il tempo di riprendermi che continuava a succhiare e leccare. Mi stringeva forte il pene per contrastare gli scatti che davo mentre venivo. Il mio pisello non accennò a diminuire la tensione.
Aveva imparato col tempo che più mi faceva godere e più io facevo godere lei. Me lo continuava a menare con le mani e con la bocca e la sentivo respirare. Aveva già ingoiato tutto. Senza un minimo accenno di esitazione, quelli erano i nostri giochi. Lei aveva imparato da me ed io da lei.
Eravamo sudati ma entrambi felici.
Le dissi
- ma che caldo fa?
- mamma mia sono sudatissima
Io mi sono seduto vicino a lei e lei di tutta risposta ha scavallato la sua gamba sulla mia, aprendo ancor di più le gambe.
- vuoi che ci gioco ancora?
E lei annuì con il suo splendido sorriso.
- sdraiati
Io non l'avevo più duro come prima, si era momentaneamente rilassato. Ero venuto due volte in pochissimo tempo.
Lei si sdraiò con un piede a terra e laltro appoggiato sul cuscino del divano con la gamba piegata ed il ginocchio appoggiato allo schienale .
Si lasciò andare con le braccia distese dietro la testa.
Io mi sdraiai con il viso tra le sue gambe a pochi centimetri dalla sua patatina. Iniziai ad accarezzargliela con entrambe le mani. Mi insalivai una mano come se non fosse già abbastanza bagnata e le inserii prima un dito e poi due e con laltra mano continuavo a massaggiarle sopra dove finiscono e si incrociano le labbra della vagina. A lei questa cosa piaceva tantissimo. Mugulava e si dimenava. Aveva un profumo di pelle e di purezza che non riesco a dimenticare.
Era bellissimo guardare tra quelle gambe quel taglietto al posto del pisello, quel pezzi di carne mollicci e sempre caldi, quel buco che nascondeva chissà quali segreti.
Indipendentemente dal gioco che facevamo, dopo un po che la menavo mi veniva spontaneo avvicinarmivici con la testa, annusarla e guardarla da vicino, piaceva tanto a me, quanto a lei. Mi soffermavo a pochi millimetri e le ansimavo sopra finché le respiravo il calore, nonostante il caldo che c'era. Lentamente facevo uscire la lingua ed iniziavo a leccargliela. Con una mano le tenevo metà patata aperta, con laltra continuavo ad entrare ed uscire con le due dita e con la lingua gliela leccavo senza preoccuparmi della saliva che mi usciva dalla bocca e si mischiava ai suoi umori vaginali. Lei si dimenava ed inarcava la schiena. Ad un certo punto un tremolio di tutto il corpo e con le mani mi spinse via la testa.
Io mi rimisi seduto e guardai questa splendida creatura sdraiata sudata con occhi chiusi e le gambe rannicchiate. Sembrava, idealmente, quelle atlete che si vedono oggi arrivare scremate alla fine delle maratone.
- Giuliaaaaaaa Gianniiiiiiiiiiii dove sieteeeeee?
Ops la nonna si era svegliata e dal cortile ci stava chiamando.
In un battibaleno ci siamo rimessi quei due indumenti e siamo corsi al poggiolo
- siamo qui nonna
- cosa state facendo?
- giochiamo
- dai venite giù a bere qualcosa di fresco. Giocherete dopo...
- si nonna arriviamo
Abbiamo sistemato il copridivano, raccolto le macchinine e scesi giù. Giulia ha preso con sé anche una bambola




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