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Luca: Un desiderio Proibito Cap.8


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
03.05.2025    |    1.018    |    4 9.1
"“Sai cos’ha fatto zio Alberto oggi?” sussurrò, ridendo, mentre si sciacquava, le mani che trovavano il mio cazzo, massaggiandolo con dolcezza, le dita che..."
L’odore di gelsomino di mia sorella Sonia e il profumo di lavanda della mamma erano ormai il mio ossigeno, un fuoco che mi consumava giorno e notte. Io sono Luca, 19 anni, 1,75 m, magro, capelli castani incasinati, e un cazzo che viveva per loro, per il nostro patto di lussuria che si era espanso, includendo ora anche zio Alberto, il fratello della mamma, il fighetto di 39 anni con la Ducati Panigale rossa. Quel sabato pomeriggio, verso le 16:00, la casa era un’arena di desiderio pronta a esplodere, e ogni respiro era carico di tensione erotica.
Zio Alberto si presentò alla porta, il suo sorriso arrogante e il profumo di cuoio e dopobarba che lo seguivano come un’ombra. Io ero al circolo a giocare a tennis, la mamma al supermercato, e Sonia, sola in casa, lo accolse con un sorriso malizioso. Indossava una canotta aderente bianca, i capezzoli duri visibili sotto il tessuto, e pantaloncini di jeans corti che le lasciavano il culo mezzo scoperto. Non ci fu bisogno di parole: Alberto, con la fame negli occhi, si tolse i pantaloni, il cazzo già duro, venoso, pronto. “Succhiamelo, piccola,” ordinò, sedendosi sul divano, e Sonia, che adorava il sapore del cazzo dello zio fin da quando era adolescente, si inginocchiò, la bocca che lo avvolgeva con una maestria che lo fece gemere. Il sapore salato, muschiato, del suo pre-sperma le riempiva la bocca, la lingua che danzava sulla cappella, le palle che le sbattevano sul mento. Alberto, con un ghigno, le sfilò i pantaloncini e il perizoma rosso, le dita che trovavano la fica bagnata, il clitoride gonfio, e il culo stretto che implorava attenzione. “Cazzo, Sonia, sei sempre una porca,” ringhiò, infilando un dito nel suo buco, il calore che lo faceva tremare.
La situazione si scaldò in un istante. Sonia, troppo eccitata, si girò, il culo in alto, le mani appoggiate al bracciolo del divano. “Inculami, zio, non resisto,” implorò, la voce roca, e Alberto, senza esitare, lubrificò il cazzo con la saliva e lo infilò nel suo culo, un affondo lento ma deciso che la fece urlare. “Cazzo, sì!” gridò Sonia, il corpo che si inarcava, mentre si toccava la fica, le dita che scivolavano sul clitoride, il liquido che gocciolava sul divano. Alberto pompava con forza, il suono della carne che sbatteva, i gemiti di Sonia che si trasformavano in urla. Il suo orgasmo esplose come un vulcano, il corpo che tremava, un urlo roco che si spezzava in gola. Uno squirt violento schizzò ovunque, schizzi caldi che bagnavano il divano, il pavimento, le cosce di Alberto, la fica che pulsava, il culo che si contraeva attorno al cazzo, un piacere che la devastava. “Porca, Sonia!” ringhiò Alberto, ma non si fermò, il cazzo che continuava a sfondarla.
Proprio in quel momento, la porta si aprì, e la mamma entrò, le buste della spesa in mano, gli occhi castani che si spalancavano alla vista della scena. Ma la sorpresa si trasformò in eccitazione, un sorriso complice sulle labbra. Posò le buste a terra e si avvicinò al fratello, le mani che scivolavano sulle sue palle, accarezzandole con dolcezza. “Le sento piene, Alberto,” sussurrò, la voce roca, “stai per riempirle la fica?” Sonia, sdraiata con le gambe alzate, la fica esposta, si eccitò ancora di più sotto lo sguardo della mamma. La mamma, con un gesto audace, le toccò le tette, pizzicando i capezzoli duri, poi si chinò, succhiandoli con fame, la lingua che danzava, il sapore salato della pelle di Sonia che la faceva gemere. Alberto, con colpi violenti, sfondava la fica di Sonia, il cazzo che affondava fino all’utero, il suono bagnato che echeggiava. Sonia esplose in un secondo orgasmo, uno squirt che schizzava sul petto della mamma, il corpo che vibrava, un urlo che si mescolava ai gemiti di Alberto. “Cazzo, vengo!” ringhiò lui, sborrando dentro di lei, fiotti caldi che le riempivano la fica, la sborra che colava lungo le cosce, un piacere che lo scuoteva.
La mamma, con un sorriso perverso, si inginocchiò, leccando il cazzo di Alberto, pulendo ogni traccia di sborra e succhi, il sapore salato e muschiato che la travolgeva. Poi passò alla fica di Sonia, la lingua che scivolava sulle grandi labbra, succhiando il mix di sborra e squirt, il sapore intenso che la faceva gemere. “Siete bellissimi,” sussurrò, alzandosi, mentre Sonia, ancora tremante, la baciava, le lingue che si intrecciavano, un patto di lussuria rinnovato.
Il pomeriggio era partito con il botto. Sonia e la mamma sistemarono la spesa, ridendo come complici, mentre Alberto, sdraiato sul divano, guardava lo sport in TV, il cazzo ancora mezzo duro nei pantaloni. Io rientrai alle 19:00, sudato e stanco dopo il tennis, il borsone buttato nell’ingresso. “Vado a fare la doccia,” dissi, “i bagni al campo erano rotti.” Salii al piano di sopra, la porta del bagno spalancata come ormai era consuetudine, e mi infilai sotto il getto caldo, l’acqua che scioglieva la tensione. Pochi minuti dopo, Sonia si unì a me, nuda, il suo corpo perfetto che brillava sotto l’acqua, il profumo di gelsomino che mi colpiva come una scossa. “Sai cos’ha fatto zio Alberto oggi?” sussurrò, ridendo, mentre si sciacquava, le mani che trovavano il mio cazzo, massaggiandolo con dolcezza, le dita che scivolavano sulle palle. “Cazzo, Sonia, mi fai impazzire,” gemetti, il cazzo che si induriva, pulsante sotto il suo tocco. Mi baciò, la lingua che si intrecciava alla mia, poi si girò, spingendo il culo contro di me, il cazzo che scivolava nella sua fica, calda e stretta.
Cominciai a pomparla, l’acqua che ci bagnava, il suono della scopata che si mescolava al rumore del getto. “Cazzo, Luca, sì,” gemeva, il culo che sbatteva contro le mie cosce. Ma proprio in quel momento, la voce della mamma ci chiamò: “Ragazzi, la cena è pronta!” Nonostante l’erezione e la voglia, Sonia rise, leccandomi la punta del cazzo con un gesto provocante. “Dopo, fratellino,” sussurrò, uscendo dalla doccia. Ci avvolgemmo negli accappatoi, il cazzo ancora duro che spuntava dal tessuto, e scendemmo in sala da pranzo.
Zio Alberto sedeva a capotavola, il suo sorriso arrogante che mi irritava. La mamma e Sonia erano ai suoi lati, io di fronte a lui. La mamma, per metterci a nostro agio, indossava un grembiule sopra una gonna leggera, ma mentre serviva la pasta, si sfilò gonna e slip con un gesto fluido, restando nuda sotto il grembiule, il culo perfetto esposto. Alberto, visibilmente eccitato, non perse tempo: le sue mani scivolarono sulle cosce di Sonia, accarezzandole, poi trovarono la fica della mamma, le dita che scivolavano sul clitoride. Mi guardò, un sorriso di sfida, e io sentii una fitta di gelosia: quelle erano le mie donne. La mamma, alzandosi per prendere la carne e l’insalata, mostrò il culo, un invito che fece indurire il cazzo di Alberto nei pantaloni. Sotto il tavolo, Sonia, con un ghigno, lo segava, il cazzo duro che pulsava nella sua mano.
La mamma, notando il mio imbarazzo, mi chiamò in cucina, l’open space che si apriva sul salone. Appena arrivai, slacciò il mio accappatoio, lasciandolo cadere, il cazzo duro che svettava. Si girò, appoggiandosi al bancone, e guidò il mio cazzo nella sua fica, calda e bagnata. “Scopami, tesoro,” sussurrò, e io affondai, pompando con forza, il suono bagnato che echeggiava. La mamma si toccava il clitoride, gemendo, mentre Alberto mi guardava, eccitato, con Sonia che, scesa sotto il tavolo, gli succhiava il cazzo, la bocca che lo avvolgeva, i gemiti soffocati che si mescolavano ai nostri. La mamma esplose in un orgasmo, uno squirt che bagnava il pavimento della cucina, il corpo che tremava, un urlo che si spezzava. “Cazzo, Luca!” gridò, il clitoride che pulsava, la fica che mi stringeva. Si girò, lasciandomi in piena erezione, e prese la carne e l’insalata. “Portala a tavola, amore,” disse, come se nulla fosse.
Tornammo in sala, io con il cazzo duro, Alberto con un’erezione evidente. La mamma, ridendo, guardò Sonia. “Forse dobbiamo far sfogare i nostri omini,” disse, e in un istante, lei e Sonia si posizionarono a 90 gradi sul divano, i culi in alto, un invito irresistibile. Mi lanciai sulla mamma, lubrificando il cazzo e infilandolo nel suo culo, il calore stretto che mi faceva gemere. “Cazzo, mamma, sei perfetta,” ringhiai, pompando con forza, il suono della carne che sbatteva. Alberto, non da meno, inculò Sonia, il cazzo che la riempiva, i gemiti di Sonia che si trasformavano in urla. “Zio, sì!” gridava, toccandosi la fica, squirtando sul divano, schizzi che bagnavano il tessuto, il corpo che tremava.
Ci scambiammo, io che inculavo Sonia, il suo culo che mi stringeva, Alberto che sfondava la mamma. Entrambe venivano senza sosta, i loro orgasmi che si susseguivano, almeno quattro per ciascuna, squirt che inzuppavano il divano, urla che si mescolavano, i corpi che vibravano. Sonia, con il culo pieno, squirtò ancora, il liquido che mi bagnava le cosce, la fica che pulsava. La mamma, scopata da Alberto, urlava, il suo squirt che colava sul pavimento, il clitoride che tremava sotto le sue dita.
La mamma, volendo farmi venire, prese il mio cazzo in bocca, succhiando con fame, la lingua che danzava, il sapore del lubrificante e della mia pelle che la faceva gemere. Sonia, con un sorriso perverso, infilò due dita nel mio culo, allargandolo, il piacere che mi faceva tremare. Poi, con un gesto improvviso, mi spinse a 90 gradi sul divano, la mamma che continuava a succhiarmi. Sentii un cazzo grosso, vero, premere contro il mio culo: era Alberto. “Ho sempre desiderato scoparmi anche te,” ringhiò, infilandolo tutto, un dolore bruciante che si trasformava in piacere, il mio culo che si apriva, accogliendo ogni centimetro. La mamma succhiava più forte, il cazzo che pulsava nella sua bocca, mentre Alberto pompava, colpi violenti che mi sfondavano, la prostata che vibrava, un piacere che mi devastava.
Sonia, dietro Alberto, prese un vibratore nero dalla borsa della mamma, lubrificandolo e infilandolo nel culo dello zio, accarezzandogli le palle con le dita. “Cazzo, Sonia!” urlò Alberto, il vibratore che lo trapanava, il cazzo che pulsava nel mio culo. Non resistette a lungo: dopo pochi minuti, mi riempì il culo di sborra, fiotti caldi che colavano dentro di me, un orgasmo che lo scuoteva. Io, travolto, sborrai nella bocca della mamma, getti densi che le inondavano la gola, il sapore salato che la faceva gemere, il corpo che tremava, un piacere che mi spezzava.
Ci accasciammo sul divano, l’odore di sborra, squirt, gelsomino e lavanda che impregnava l’aria. “Quanto è bella la famiglia unita,” sussurrò la mamma, leccandosi le labbra, e Sonia, abbracciandola, annuì. Ma la nostra storia era solo all’inizio, un fuoco che non si sarebbe mai spento.

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