incesto
Incesti nella Tenuta – Parte I


09.04.2025 |
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"Parlarono a lungo, le loro conversazioni che si facevano sempre più personali..."
Elena aveva 38 anni e un cuore spezzato. Dopo la separazione dal marito, un uomo che l’aveva tradita ripetutamente, aveva deciso di prendersi una pausa dalla sua vita caotica e tornare nella tenuta di campagna della sua famiglia, un luogo che le aveva sempre dato conforto. La tenuta, immersa nelle colline toscane, era ora gestita dai suoi zii, Mario, 58 anni, un uomo robusto e severo, e Carla, 48 anni, una donna calorosa ma riservata. Con loro viveva Davide, il figlio diciannovenne, un ragazzo giovane e affascinante, con i capelli castani mossi, gli occhi verdi e un corpo scolpito dal lavoro nei campi. Quando Elena arrivò, fu accolta con affetto dai suoi zii. “Siamo felici di averti qui,” le disse Carla, abbracciandola, mentre Mario le dava una pacca sulla spalla. Davide, invece, le sorrise timidamente, un sorriso che la colpì per la sua dolcezza. “Ciao, zia Elena,” le disse, e lei, scherzando, rispose: “Non chiamarmi zia, mi fai sentire vecchia!” Risero, ma c’era qualcosa nel modo in cui Davide la guardava, un’intensità che la fece arrossire.
I primi giorni trascorsero tranquilli: Elena aiutava in cucina, passeggiava tra i vigneti, cercando di ritrovare sé stessa. Ma ogni volta che incrociava Davide, sentiva il suo sguardo su di lei. Il ragazzo era giovane, inesperto, ma aveva una sensualità naturale che la turbava. Una sera, dopo una giornata di lavoro nei campi, Mario e Carla decisero di andare a letto presto, lasciando Elena e Davide soli nel salone della casa. “Ti va un bicchiere di vino?” propose Elena, accendendo qualche candela per creare un’atmosfera intima. “Volentieri,” rispose Davide, sedendosi accanto a lei sul divano.
Parlarono a lungo, le loro conversazioni che si facevano sempre più personali. “Non pensavo che la solitudine potesse pesare così tanto,” confessò Elena, gli occhi lucidi. “Dopo la separazione… mi sento persa.” Davide le posò una mano sul ginocchio, un gesto che avrebbe dovuto essere innocente ma che le fece battere il cuore. “Sei bellissima, Elena,” le disse, la voce bassa, “non capisco come qualcuno possa lasciarti.” Quelle parole la colpirono, e prima che potesse rendersene conto, si avvicinò a lui, le loro labbra che si sfioravano in un bacio timido.
“Non dovremmo…” mormorò Elena, ma Davide la baciò di nuovo, questa volta con più passione, la lingua che cercava la sua, le mani che le accarezzavano il viso. “Ti desidero,” le sussurrò, e quelle parole la fecero cedere. Si alzarono, come spinti da una forza incontrollabile, e si spostarono nella camera di Davide, al piano superiore, lontano dagli occhi dei suoi genitori.
Si spogliarono con mani tremanti, i corpi nudi che si rivelavano l’uno all’altra. Davide era giovane, il corpo snello ma muscoloso, il membro duro che pulsava di desiderio, già eretto e pronto per lei. Elena, con le sue curve morbide, il seno pieno, la pelle chiara, era una visione per lui, il sesso già umido di attesa. Si sdraiarono sul letto, i loro respiri che si mescolavano, il calore dei loro corpi che accendeva la stanza. Elena, inizialmente titubante, si lasciò andare al desiderio che le bruciava dentro.
Si chinò su Davide, il viso a pochi centimetri dal suo sesso, e iniziò a leccarlo, la lingua che scivolava lenta lungo l’asta, assaporando il suo sapore salato, un misto di sudore e lussuria che la fece fremere. Succhiava la cappella con dolcezza, poi con più avidità, prendendolo in bocca fino in fondo, le labbra che si stringevano intorno a lui, i gemiti di Davide che la incitavano a continuare. Con una mano, gli massaggiava le palle, la lingua che le accarezzava con movimenti circolari, succhiandole una a una, mentre lui si inarcava, il corpo teso, il respiro spezzato. “Cazzo, zia… sei incredibile,” ansimava, le mani nei suoi capelli, spingendola più a fondo.
Ma il desiderio di Elena cresceva, un fuoco che non poteva più contenere. “Ti voglio dentro,” gli sussurrò, alzandosi per guardarlo negli occhi, il viso arrossato, gli occhi pieni di fame. Davide, però, non aveva ancora finito con lei. La fece sdraiare, le cosce aperte, e si girò, posizionandosi sopra di lei in un 69 che li fece tremare entrambi. La sua lingua trovò la vagina di Elena, leccandola in profondità, esplorando ogni piega, succhiando il clitoride con una passione che la fece urlare di piacere. “Sì, così… non fermarti,” gemeva lei, mentre lui, non contento, le infilava due dita nel culo, lubrificandolo con la saliva, spingendo piano ma con decisione.
Elena era in estasi, il corpo che si abbandonava completamente a quella penetrazione doppia: la lingua di Davide nella sua vagina, le dita nel suo culo, un piacere che la travolgeva. Cominciò a muovere i fianchi, agevolando il movimento delle dita, il respiro corto, i gemiti che si trasformavano in suppliche. “Scopami dentro, ti voglio dentro,” urlava, mentre un primo orgasmo la colpiva, un’esplosione che le fece tremare il corpo, il suo nettare che inondava la bocca di Davide, che continuava a leccarla, bevendo ogni goccia di lei.
Davide si girò, il viso ancora bagnato dei suoi umori, e la guardò in estasi, il desiderio che gli bruciava negli occhi. “Zia, sei la mia porca,” le disse, la voce roca, e così dicendo la penetrò nella vagina con un affondo forte, il suo cazzo giovane e duro che la riempiva completamente. Elena urlò di piacere, le mani che si aggrappavano alle lenzuola, mentre Davide la scopava con un ritmo selvaggio, affondi profondi che la facevano tremare. “Sì, Davide, scopami, sono tua,” gemeva lei, il corpo che si inarcava, un secondo orgasmo che montava rapido. Venne di nuovo, il sesso che si contraeva intorno al membro di Davide, un urlo che squarciò la notte, il piacere che la travolgeva come un’onda.
Davide, sentendo il proprio orgasmo avvicinarsi, fece per uscire, consapevole di non avere un preservativo. “Sto per venire,” ansimò, ma Elena lo fermò, le mani sui suoi fianchi, tirandolo a sé. “Vieni dentro a tua zia, riempimi tutta,” gli ordinò, la voce carica di lussuria. Quelle parole lo mandarono oltre il limite: Davide esplose dentro di lei, schizzi caldi che la inondavano, il suo sperma che la riempiva mentre anche lei veniva di nuovo, un orgasmo condiviso che li fece tremare, i loro corpi uniti in un atto proibito.
Dopo l’orgasmo, si sdraiarono vicini, il peso di ciò che avevano fatto che li schiacciava. “Non possiamo più farlo,” disse Elena, le lacrime agli occhi. “Siamo… siamo parenti.” Davide annuì, il viso segnato dal tormento. “Lo so,” rispose, “ma non riesco a non desiderarti.” Si baciarono ma non sarebbe stata l’ultima volta, e poi Elena tornò nella sua stanza, il cuore pensieroso.
La mattina dopo, al risveglio, Elena si trovò in cucina con Davide, un’evidente eccitazione ancora nell’aria. Mentre gli zii Carla e Mario erano fuori, lo sfiorò con la mano, un gesto rapido ma carico di desiderio, e gli sussurrò: “Torna per pranzo, ho una sorpresa per te.” Davide la guardò, un sorriso malizioso sulle labbra, e annuì.
La mattinata scorse tranquilla, ed Elena aiutò Carla in cucina per preparare il pranzo, tagliando verdure e chiacchierando del più e del meno. Ma quando Mario rientrò in casa, i suoi occhi si posarono su di lei, uno sguardo intenso che le accarezzava il seno, un’intensità che la fece rabbrividire. Sapeva che quella tenuta nascondeva segreti, e che il suo soggiorno lì avrebbe portato altre tentazioni proibite.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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