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Jane, una vera troia Part. 1


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
18.04.2025    |    1.960    |    1 9.6
"Jane urlò, il piacere che la scuoteva, ogni colpo che la faceva sobbalzare, i seni che ondeggiavano, il suono bagnato della scopata che echeggiava nella..."
Jane, 32 anni, era una forza della natura, una ninfomane ceca il cui desiderio ardeva come un incendio indomabile. Con un fisico da modella – alta 1,74, una terza di seno soda e perfetta, gambe lunghe e affusolate, un culo tondo scolpito come marmo – era una visione che toglieva il fiato. I suoi capelli biondi, tagliati in un bob moderno, incorniciavano un viso dai lineamenti delicati, con occhi verdi che scintillavano di una fame insaziabile. Di giorno, Jane era una manager impeccabile in una multinazionale a Praga, il tailleur che nascondeva la sua vera essenza. Ma di notte, si trasformava in una troia che viveva per il cazzo, il suo corpo un tempio di lussuria. Ogni settimana, a Praga, trovava un uomo diverso – un collega, uno sconosciuto in un locale – per essere scopata in ogni posizione immaginabile, il suo squirt che esplodeva come una fontana a ogni orgasmo, un marchio della sua passione sfrenata.
Quell’estate, stanca della routine, Jane volò a Santorini, Grecia, attratta dal mare turchese e dalle case bianche che sembravano sospese tra cielo e terra. Non immaginava che lì avrebbe incontrato Roberto, un italiano di 33 anni, 1,80 di altezza, con un fisico da modello mediterraneo: spalle larghe, addominali scolpiti, pelle abbronzata che brillava sotto il sole, occhi castani che bruciavano di passione. La prima sera, in un bar sul lungomare di Oia, mentre il tramonto incendiava l’orizzonte, Jane sorseggiava un ouzo, avvolta in un vestito bianco aderente che esaltava ogni curva del suo corpo. Le gambe accavallate attiravano sguardi, ma fu Roberto a catturare la sua attenzione. Indossava una camicia di lino bianca, sbottonata quel tanto che bastava a mostrare il petto, e jeans che aderivano ai fianchi. “Posso offrirti un drink?” chiese, la voce profonda che le fece fremere la pelle, un brivido che le bagnò subito la fica sotto il vestito. Jane sorrise, il desiderio già vivo nei suoi occhi. “Solo se mi fai compagnia,” rispose, il tono carico di promesse peccaminose.
Parlarono, risero, la chimica tra loro come un fulmine in una notte d’estate. Jane sentiva il calore tra le cosce, la sua fica che pulsava, il suo squirt pronto a esplodere al minimo tocco. Roberto la guardava come se volesse strapparle il vestito, e lei adorava essere la sua preda, il suo corpo che implorava di essere reclamato. “Andiamo a ballare,” propose lui, ma Jane aveva altri piani. Si sporse, sfiorandogli la mano, le unghie laccate che tracciavano cerchi sulla sua pelle. “Oppure,” sussurrò, la voce un sussurro roco, “andiamo da te.” Gli occhi di Roberto si scurirono, il desiderio che prendeva il sopravvento. In pochi minuti, erano nella sua villa affacciata sul mare, le finestre aperte che lasciavano entrare la brezza salmastra, la porta che si chiudeva con un tonfo che sigillava il loro destino.
Jane non perse tempo. Con un movimento fluido, si tolse il vestito, lasciandolo cadere sul pavimento come una promessa. Restò in un perizoma di pizzo nero, i seni perfetti che si ergevano sotto la luce lunare, i capezzoli turgidi che spiccavano contro la pelle chiara. Roberto si spogliò, i boxer che cadevano per rivelare un cazzo duro, spesso, una promessa che Jane voleva assaporare in ogni modo. “Sei una troia,” le disse, un sorriso malizioso sulle labbra, e lei annuì, gli occhi che brillavano di lussuria. “La tua troia,” rispose, inginocchiandosi davanti a lui. Prese il suo cazzo in bocca, le labbra che scivolavano sulla punta, la lingua che leccava l’asta, il gusto salato che la faceva gemere. Succhiava con avidità, la gola che lo accoglieva fino in fondo, le mani che accarezzavano i suoi testicoli, il profumo muschiato di lui che la ubriacava. Roberto le afferrò i capelli biondi, spingendo con forza, il suo grugnito che echeggiava nella stanza. “Cazzo, Jane, sei una dea,” disse, e lei sorrise, la bocca piena, il controllo tutto suo, il suo squirt che minacciava di esplodere solo per l’eccitazione.
Ma Jane voleva di più, voleva tutto. Si alzò, spingendo Roberto sul letto, il materasso che cigolava sotto il loro peso. Si mise a cavalcarsi sopra di lui, sfregando la fica bagnata sul suo cazzo senza penetrarlo, un gioco crudele che li faceva tremare entrambi. Il perizoma era fradicio, il profumo di sesso che emanava dalla sua fica che saturava l’aria, un misto di dolcezza e lussuria. “Scopami,” ordinò, la voce un comando, e Roberto non si fece pregare. La girò a pecorina, il culo tondo di Jane in aria come un’offerta sacra, il perizoma strappato via con un gesto deciso. Le accarezzò la fica, le dita che scivolavano tra le pieghe, il clitoride che pulsava sotto il suo tocco, poi la penetrò con un affondo profondo, il cazzo che la riempiva, le pareti che si contraevano intorno a lui. Jane urlò, il piacere che la scuoteva, ogni colpo che la faceva sobbalzare, i seni che ondeggiavano, il suono bagnato della scopata che echeggiava nella villa. “Più forte!” gridò, e Roberto accelerò, i fianchi che sbattevano contro il suo culo, il cazzo che colpiva ogni punto sensibile. Jane venne in pochi minuti, il suo squirt che schizzava sul letto, un fiotto caldo che odorava di sesso puro, il corpo che tremava, un orgasmo vaginale che la sconvolse, le gambe che cedevano sotto l’intensità.
La notte era solo all’inizio. Roberto si inginocchiò dietro di lei, leccandole la fica ancora pulsante, la lingua che esplorava ogni piega, il clitoride che rispondeva a ogni tocco. Il gusto di Jane era dolce e salato, un nettare che lo faceva gemere, il suo squirt che gli bagnava il viso mentre lei urlava, le mani che si aggrappavano alle lenzuola. “Voglio il tuo culo,” disse lui, la voce roca di desiderio, e Jane, che non aveva mai dato la sua verginità anale, sentì il desiderio sopraffarla. Il pensiero di essere presa lì, di essere la troia definitiva, la fece fremere. “Fallo,” sussurrò, il cuore che batteva all’impazzata. Roberto prese del lubrificante dal comodino, spalmandolo con cura sul suo buco, le dita che lo allargavano lentamente, il profumo muschiato del suo culo che lo eccitava oltre ogni limite. Inserì un dito, poi due, preparandola, i gemiti di Jane che si mescolavano al suono del mare fuori. Poi, con un movimento lento, posizionò il cazzo contro il suo buco stretto, un cerchio rosa che si contraeva di anticipazione, e la penetrò.
Il dolore iniziale fu acuto, ma si trasformò subito in un piacere travolgente. Jane urlò, il corpo che si tendeva, le mani che si conficcavano nel materasso, ma il calore del cazzo di Roberto nel suo culo era un’estasi che non aveva mai conosciuto. “Scopami il culo, sono una troia!” gridò, la voce spezzata, e Roberto affondò con forza, ogni colpo che la dilatava, il buco che lo stringeva come un guanto. Il ritmo era lento all’inizio, poi sempre più veloce, i fianchi di Roberto che sbattevano contro il suo culo, il suono della penetrazione che si mescolava ai suoi gemiti. Jane si toccava la fica, le dita che sfregavano il clitoride, e il suo primo orgasmo anale arrivò come un’esplosione: urlò selvaggiamente, il corpo che tremava in convulsioni, un squirt abbondante che schizzò sul letto, un fiotto caldo che odorava di lussuria, il suo culo che pulsava intorno al cazzo di Roberto, stringendolo fino a fargli gemere.
Non si fermarono. Jane, insaziabile, lo fece sdraiare e lo cavalcò, il cazzo nella fica, i seni che ondeggiavano, i capezzoli turgidi che lui pizzicava con forza, il dolore che si trasformava in piacere. “Fammi il culo di nuovo,” implorò, e Roberto obbedì, sollevandola per penetrarla di nuovo nel buco stretto, il cazzo che scivolava dentro con facilità ora che era aperto. Jane urlava, il ritmo della cavalcata che accelerava, il suo squirt che schizzava a ogni orgasmo, il pavimento che si bagnava dei suoi umori. Lo prese contro il muro, le gambe di Jane intorno ai suoi fianchi, il cazzo che alternava fica e culo, ogni affondo che la faceva venire, il suo squirt che colava lungo le cosce, il profumo di sesso che saturava la stanza. Sul letto, a missionario, Roberto la scopò nella fica, leccandole i capezzoli, poi tornò al culo, il buco ormai dilatato che lo accoglieva, ogni colpo che la portava al confine. Jane era un vulcano, ogni orgasmo più intenso, il suo squirt che trasformava la villa in un mare di piacere, il suo corpo che tremava a ogni tocco.
Dopo ore di scopate selvagge, Roberto non resistette più. La mise a pecorina, il cazzo nel culo, e affondò con forza, ogni colpo un’esplosione. Jane urlò, un altro orgasmo anale che la travolse, il suo squirt che schizzava come una fontana, il buco che si contraeva intorno al cazzo di Roberto. Lui venne dentro di lei, il suo sperma caldo che la riempiva, prima nella fica, poi nel culo, un’esplosione che li fece urlare insieme, il loro piacere che si mescolava, il profumo di sesso, sudore e lussuria che era la loro firma. Crollarono sul letto, sudati, appagati, il respiro affannoso che si intrecciava al suono delle onde fuori. Jane lo baciò, un bacio che sapeva di passione e promesse, il gusto della sua bocca che era un rifugio. “Non ho mai scopato così,” disse, la voce roca, e Roberto rise, accarezzandole i capelli. “Neanche io, troia.”
Quella notte segnò l’inizio di una passione travolgente. Per tutta la vacanza, Roberto non fece altro che incularla. Ogni giorno, in ogni luogo – sulla spiaggia al tramonto, il cazzo nel culo mentre il mare lambiva i loro piedi; in una caletta nascosta, Jane piegata su una roccia, il suo squirt che si mescolava all’acqua; nella villa, contro le finestre, il buco aperto per ore; persino in un vicolo di Fira, il rischio che li eccitava – Jane desiderava il suo cazzo nel culo, il buco che era diventato il suo tempio di piacere. “Scopami il culo, Roberto,” lo implorava, e lui obbediva, il cazzo che la dilatava, ogni orgasmo anale che la faceva squirtare, il loro desiderio che non conosceva limiti. Ogni scopata era un’esplosione, il suo squirt che bagnava ogni superficie, il profumo di sesso che li seguiva ovunque.
Quando Jane tornò a Praga, la relazione con Roberto continuò a distanza, il desiderio che bruciava attraverso le videochiamate. Roberto, con la sua passione mediterranea, la spingeva a essere ancora più troia. “Scopa il tuo capo,” le disse una sera, la voce che la eccitava, descrivendole come sedurlo. Jane, obbediente e ninfomane, non esitò. Il suo capo, un uomo di 45 anni, sposato e potente, era attratto da lei. Durante un incontro serale in ufficio, Jane indossò una gonna corta senza mutandine, il culo tondo che sporgeva quando si chinò per “raccogliere una penna”, mostrando la fica bagnata e il buco anale che ancora pulsava per Roberto. In pochi minuti, era piegata sulla scrivania, il cazzo del capo nella fica, poi nel culo, i suoi gemiti che echeggiavano nell’ufficio vuoto. Jane venne più volte, il suo squirt che bagnava il pavimento, il piacere di essere una troia che la consumava, ogni orgasmo che la faceva squirtare come una fontana. Raccontò ogni dettaglio a Roberto, la sua voce che descriveva ogni affondo, ogni schizzo, il cazzo di Roberto duro mentre ascoltava, venendo a distanza.
Nei periodi di vacanza, si rivedevano, scopando come porci. A Ibiza, Roberto la inculò su una barca, il mare che ondeggiava sotto di loro, il suo squirt che si mescolava all’acqua salata. A Parigi, la scopò in un hotel di lusso, il culo di Jane aperto per ore, il suo squirt che bagnava le lenzuola di seta. Ogni incontro era un’escalation, Jane sempre più porca, il suo culo sempre pronto, la sua fica che schizzava a ogni tocco. Poi, un giorno, Jane fu trasferita a Monaco per lavoro. Roberto, senza esitare, chiese il trasferimento nella stessa città. Andarono a vivere insieme, ma quella era un’altra storia, un nuovo capitolo di lussuria e amore che avrebbe scritto il loro futuro.
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