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Incesti nella tenuta - Parte II


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
09.04.2025    |    6.415    |    1 10.0
"“Sì, Davide… riempimi, ” sussurrò, mentre anche lei veniva di nuovo, un orgasmo condiviso che li lasciò senza fiato, i loro corpi uniti nell’erba..."
La mattina dopo l’incontro con Davide, Elena si sentiva un groviglio di emozioni: il desiderio che l’aveva travolta, il senso di colpa per ciò che aveva fatto con il nipote, e un’eccitazione che non riusciva a spegnere. In cucina, mentre preparava il pranzo con Zia Carla, aveva sfiorato Davide con una promessa sussurrata: “Torna per pranzo, ho una sorpresa per te.” Ma quando Zio Mario rientrò in casa, il suo sguardo la fece rabbrividire. I suoi occhi, duri e penetranti, si posarono su di lei, indugiando sul suo seno con un’intensità che non lasciava spazio a fraintendimenti.
Zio Mario aveva 58 anni, sei anni meno del padre di Elena, morto l’anno precedente a 64 anni. Era il fratello più giovane, ma da quando aveva preso in mano le redini della famiglia e della tenuta dopo la morte del padre, era diventato severo, un uomo che comandava con pugno di ferro. Robusto, con i capelli brizzolati e le mani segnate dal lavoro nei campi, aveva un’aura di autorità che lo rendeva quasi intimidatorio. Elena lo ricordava come un uomo più mite in passato, ma ora, vedendolo fissarla in quel modo, capì che il potere lo aveva cambiato, e che il suo desiderio per lei era una minaccia.
Durante il pranzo, mentre Zia Carla chiacchierava allegra e Davide cercava di non incrociare lo sguardo di Elena, Zio Mario si avvicinò a lei, sedendosi al suo fianco. “Sei proprio bella, Elena,” le disse, la voce bassa, un tono che aveva qualcosa di predatorio. Lei arrossì, cercando di mantenere la calma. “Grazie, Zio Mario,” rispose, ma lui le posò una mano sul ginocchio sotto il tavolo, un gesto che la fece sobbalzare. “Non chiamarmi zio,” le sussurrò, avvicinandosi al suo orecchio, “non dopo quello che so.”
Elena sbiancò, il cuore che le batteva forte. “Cosa… cosa vuoi dire, Zio Mario?” balbettò, ma lui sorrise, un sorriso che non aveva nulla di gentile. “Ti ho sentita ieri sera, con Davide,” le disse, la voce carica di un misto di desiderio e minaccia. “I muri di questa casa sono sottili, e tu… non sei stata esattamente discreta. Ti piace fare la porca, eh?” Elena sentì il sangue gelarsi nelle vene, il senso di colpa che la schiacciava. “Zio Mario, io… non è come pensi,” cercò di giustificarsi, ma lui la interruppe, stringendo la presa sul suo ginocchio.
“Non mentire, Elena. So esattamente cosa è successo,” continuò, il tono che si faceva più duro. “E se non vuoi che Carla lo sappia, se non vuoi che tutta la famiglia scopra che razza di troia sei, farai meglio a stare al mio gioco.” La guardò negli occhi, un’ombra di lussuria che gli attraversava il viso. “Tuo padre, mio fratello, sarebbe disgustato da te… ma io no. Io ti voglio, e tu me lo darai.”
Elena era paralizzata, il terrore e l’eccitazione che si mescolavano in un vortice che non riusciva a controllare. “Zio Mario, ti prego… non farmi questo,” mormorò, ma lui si avvicinò ancora di più, il suo alito caldo sul suo collo. “Non hai scelta,” le disse, la mano che risaliva lentamente lungo la sua coscia, sotto la gonna. “Stanotte, dopo che Carla sarà andata a dormire, ti voglio nella rimessa. E non farmi aspettare.”
Elena abbassò lo sguardo, le mani che tremavano, mentre Zio Mario si alzava, tornando al suo posto come se nulla fosse successo, un sorriso soddisfatto sulle labbra. Sapeva che non aveva scampo: Zio Mario aveva il potere di distruggerla, e lei, intrappolata dal suo stesso desiderio e dalla vergogna, avrebbe dovuto cedere.
Il pomeriggio di Elena fu molto movimentato. Dopo il pranzo e l’inquietante confronto con Zio Mario, la sua mente era un vortice di preoccupazione. Non sapeva cosa l’aspettava quella sera nella rimessa, e l’idea di cedere alle richieste di Zio Mario la terrorizzava. Era combattuta: una parte di lei voleva confidarsi con Davide, raccontargli tutto, ma era troppo rischioso. Se Zio Mario lo avesse scoperto, avrebbe potuto distruggerla, e non solo lei, ma anche il fragile equilibrio della famiglia.
Davide, però, si accorse dell’agitazione di Zia Elena. La vide mentre sparecchiava, le mani che tremavano leggermente, lo sguardo perso nel vuoto. “Zia Elena, tutto bene?” le chiese, avvicinandosi con un sorriso gentile. Lei forzò un sorriso, cercando di nascondere il suo turbamento. “Sì, Davide… solo un po’ di stanchezza,” rispose, ma lui non si lasciò convincere. “Sai cosa ti farebbe bene? Una passeggiata in campagna. Ti va di venire con me? Magari a cavallo,” propose, con un entusiasmo che la fece sorridere davvero, per la prima volta quel giorno.
“Sei mai stata a cavallo?” le chiese, mentre si dirigevano verso le stalle. “In verità solo da piccola, ma non sono certa di ricordare,” rispose Elena, un po’ incerta. Davide le posò una mano sulla spalla, rassicurandola. “Abbiamo due cavalle molto docili e uno stallone nella tenuta. Se ti fa piacere, andiamo a fare una passeggiata. Ti aiuto io, vedrai, sarà rilassante.” Elena annuì, grata per la distrazione, sperando che un po’ di aria fresca potesse calmare i suoi pensieri.
Le stalle odoravano di fieno e cuoio, un profumo caldo e terroso che le riportò alla mente i ricordi d’infanzia. Davide sellò due cavalli: una cavalla bianca, dolce e tranquilla, per Elena, e lo stallone nero, più fiero, per sé. “Questa è Stella,” le disse, accarezzando il muso della cavalla. “Ti porterà senza problemi.” Aiutò Elena a montare, tenendola per i fianchi mentre lei si sistemava sulla sella, un contatto che le fece battere il cuore più forte. Partirono al passo, attraversando i sentieri della campagna toscana.
L’aria era fresca, profumata di erba tagliata e fiori selvatici, con il sole che filtrava tra le foglie degli ulivi, tingendo tutto di una luce dorata. Passarono accanto a un campo di lavanda, il suo aroma dolce che si mescolava al profumo del legno e della terra umida. Le colline si stendevano davanti a loro, un mosaico di vigneti e cipressi, mentre in lontananza si sentiva il canto delle cicale. Elena, nonostante i suoi pensieri, si lasciò trasportare dalla bellezza del paesaggio, il ritmo del cavallo che la cullava, la presenza di Davide accanto a lei che le dava un senso di sicurezza.
Dopo un po’, si fermarono in un piccolo bosco, sotto un grande albero di querce, le cui fronde creavano un’ombra fresca e accogliente. Davide legò i cavalli a un tronco, poi aiutò Elena a scendere, le sue mani che le sfioravano i fianchi con una dolcezza che la fece arrossire. Si sedettero sull’erba, il silenzio rotto solo dal fruscio delle foglie mosse dal vento. Elena era ancora pensierosa, lo sguardo perso, e Davide lo notò. “Zia Elena, sei sicura che vada tutto bene?” le chiese, posandole una mano sulla spalla.
Lei sospirò, incapace di mentirgli. “È… complicato, Davide,” mormorò, ma prima che potesse aggiungere altro, lui si avvicinò e la baciò sulla bocca, un bacio dolce ma carico di desiderio, che le fece dimenticare per un istante tutte le sue paure. “Lasciati andare,” le sussurrò, e i suoi baci scesero lungo il collo, sul seno, mentre le sue mani le slacciavano la camicetta, rivelando la pelle chiara e morbida. Elena si abbandonò, il desiderio che prendeva il sopravvento, e quando Davide le sollevò la gonna e le abbassò le mutandine, lei non oppose resistenza.
Davide si chinò tra le sue cosce, la lingua che scivolava sulla sua fica, leccandola con una passione che la fece gemere immediatamente. Succhiava il clitoride con dolcezza, poi con più avidità, la lingua che entrava in profondità, assaporando il suo nettare dolce e salato. Elena si inarcò, le mani che si aggrappavano all’erba, i gemiti che si mescolavano al canto degli uccelli. “Sì, Davide… così,” ansimava, il corpo che tremava di piacere, mentre lui la portava al confine dell’estasi.
Ma il desiderio di Elena era troppo forte per fermarsi lì. “Ti voglio dentro,” gli disse, la voce roca, gli occhi pieni di fame. Davide si alzò, slacciandosi i pantaloni, il suo cazzo grosso e duro che si ergeva davanti a lei, una visione che la fece fremere. La fece sdraiare sull’erba, le cosce aperte, e si posizionò sopra di lei, la cappella che sfiorava il suo sesso bagnato. La penetrò con un affondo lento, il suo membro che si faceva strada dentro la zia, aprendola, riempiendola completamente. Elena urlò di piacere, il corpo che si inarcava, mentre Davide la scopava con un ritmo crescente, affondi profondi che la facevano tremare.
“Cazzo, zia, sei così stretta,” ansimava lui, le mani che le stringevano i fianchi, il suo cazzo che entrava e usciva con forza, il suono dei loro corpi che si scontravano che riempiva il bosco. Elena era in estasi, il piacere che la travolgeva, un orgasmo che montava rapido. Venne con un urlo, il sesso che si contraeva intorno al membro di Davide, un fiotto caldo che lo bagnava, mentre lui continuava a scoparla, il ritmo selvaggio, il desiderio che lo consumava.
Sentendo il proprio orgasmo avvicinarsi, Davide fece per uscire, ma questa volta non chiese nulla. Elena, ancora sconvolta dal suo piacere, lo guardò negli occhi, e lui, senza dire una parola, esplose dentro di lei. Il suo sperma schizzò dentro l’utero della zia, schizzi caldi che la riempivano, un’unione proibita che la fece gemere di nuovo, il corpo che tremava sotto di lui. “Sì, Davide… riempimi,” sussurrò, mentre anche lei veniva di nuovo, un orgasmo condiviso che li lasciò senza fiato, i loro corpi uniti nell’erba.
Tornarono alla tenuta in silenzio, i cavalli che procedevano al passo, il sole che iniziava a calare. Elena si sentiva molto più calma, rilassata, il calore del corpo di Davide ancora sulla sua pelle. Non aveva più paura di quello che l’aspettava quella sera con Zio Mario: dopo il piacere che aveva provato con Davide, si sentiva pronta ad affrontare qualsiasi cosa.

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