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Il racconto di Giorgio: La notte di Giulia e


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
19.04.2025    |    1.109    |    3 6.9
"Giulia veniva senza sosta, orgasmi vaginali e anali che la scuotevano, il corpo che tremava, il suo squirt che trasformava la stanza in un mare di lussuria..."
Sono Giorgio, e questa è la storia di come mia moglie Giulia, una porca senza vergogna, ha trasformato una cena in casa nostra in un’orgia che mi ha cambiato per sempre. Giulia, 30 anni, è una donna che incarna la lussuria: alta 1,70, 60 kg, un corpo scolpito con una quarta di seno che sfida ogni legge della fisica, capezzoli sempre turgidi che bucano qualsiasi tessuto, e una fica da paura – depilata, stretta, sempre fradicia, pronta a ingoiare qualsiasi cazzo. Giulia sa di essere una troia, e lo adora. Le piace far eccitare gli uomini, guardarli perdere la testa, e io, suo marito, un uomo robusto di 38 anni, sono diventato il suo cornuto perfetto, anche se all’inizio non lo sapevo. Ora, ogni volta che penso a quella notte, mi sego, il cazzo duro per l’umiliazione e il piacere di vederla scopata come una zoccola.
Tutto è iniziato con Juan, un collega di Giulia, 40 anni, un toro spagnolo con un fisico da palestra, capelli neri e un cazzo che lei descriveva come “doppio”, 20 cm di pura potenza, largo come una lattina, con vene che pulsavano come corde. Juan era rude, porco, un uomo che viveva per scopare in ogni posizione e situazione, e da mesi ci provava con Giulia. Le mandava foto del suo cazzo in erezione, messaggi tipo “Ti sfondo il culo, zoccola” o “La tua fica è mia, troia”, e lei si eccitava da morire. Una sera, mentre eravamo a letto, me li mostrò, ridendo, la fica che si bagnava mentre scorreva le foto, il cazzo di Juan che riempiva lo schermo. “Guarda che bestia,” disse, la voce roca, poi mi guardò, un sorriso malizioso. “Ti piacerebbe fare il cornuto, Giorgio? Guardarmi mentre me lo sbatte dentro?” Io arrossii, il sangue che mi ribolliva, geloso ma con il cazzo che si induriva. “Non lo so,” balbettai, ma lei rise, accarezzandomi sopra i boxer. “Ci penserai, amore.”
All’inizio, quei messaggi mi davano fastidio, la gelosia che mi stringeva lo stomaco, ma poi l’eccitazione prese il sopravvento. Mi segavo pensando a Juan che la scopava, immaginandola piena del suo cazzo, il suo squirt che bagnava tutto. Giulia lo sapeva, e mi stuzzicava, mandandomi foto di lei in perizoma mentre era al lavoro, con messaggi tipo “Juan dice che mi scopa in pausa pranzo, cornuto”. Alla fine, cedemmo.
Decidemmo di invitare Juan a cena a casa nostra, un appartamento moderno in centro a Milano, con un divano di pelle nero che sarebbe diventato il nostro altare del peccato.
Giulia si preparò come una pornostar. Indossò un vestito nero aderente, cortissimo, che le copriva a malapena il culo, senza reggiseno, i seni che ondeggiavano liberi, i capezzoli duri che spuntavano come chiodi, e un perizoma di pizzo rosso che era più un invito che una barriera. Ai piedi, tacchi a spillo da 12 cm, smalto rosso fuoco su mani e piedi, rossetto scarlatto che urlava “fottimi”. Si girò davanti allo specchio, mostrandomi il culo tondo, e disse: “Stasera Juan mi sfonda, e tu sarai cornuto. Tu filma tutto.” Il mio cazzo era già duro, l’idea di essere un cornuto che mi eccitava come una droga.
Juan arrivò alle otto, elegante ma con l’aria di un predatore, una camicia bianca che tirava sui muscoli, jeans stretti che non nascondevano il rigonfiamento del suo cazzo. La cena fu un preliminare infinito. Giulia aveva cucinato un risotto al tartufo e un filetto, ma il vero piatto era lei. Rideva, si chinava per servire il vino, il vestito che saliva a mostrare il perizoma, il culo che ondeggiava, e Juan non staccava gli occhi, il suo sorriso che diceva “Ti distruggo, zoccola”. Io ero un fascio di nervi, geloso ma eccitato, il cazzo che premeva nei pantaloni. Bevemmo tanto, il vino rosso che scioglieva ogni barriera, e Giulia iniziò a provocare apertamente, sfiorando la gamba di Juan sotto il tavolo, ridendo alle sue battute, il suo sguardo che prometteva sesso.
Dopo cena, ci spostammo sul divano, e la serata esplose. Giulia si sedette tra me e Juan, le cosce aperte, il vestito che saliva, il perizoma rosso che brillava sotto le luci soffuse. “Facciamo un gioco,” disse, la voce roca, e si sporse verso di me, baciandomi con foga, la lingua che invadeva la mia bocca, le mani che mi accarezzavano il cazzo sopra i pantaloni. Io gemevo, il cuore che batteva, ma lei si girò verso Juan, e il bacio che gli diede fu selvaggio, animalesco, le labbra che si divoravano, le mani di Juan che le afferravano i seni, pizzicando i capezzoli attraverso il vestito. “Cazzo, sei una troia,” grugnì Juan, e Giulia rise, la mano che scivolava sul suo cazzo, ancora nei jeans, accarezzandolo con decisione. “E tu sei il toro che mi scopa, porco,” rispose, il tono che era puro porno.
La situazione sfuggì di mano in pochi secondi. Juan le strappò il vestito, il tessuto che si lacerava, lasciandola in perizoma, i seni perfetti che sobbalzavano, i capezzoli duri come pietre. La girò, mettendola a pecorina sul divano, il culo in aria, e le sculacciò con forza, il suono che echeggiava, la pelle che si arrossava. Giulia urlò, il piacere che la scuoteva, la fica che schizzava umori sul perizoma, il pizzo ormai fradicio. “Guarda la tua zoccola, cornuto,” mi disse Juan, e io, tremante, tirai fuori il telefono, iniziando a filmare, il cazzo duro che premeva nei pantaloni, l’umiliazione che mi consumava. Juan le strappò il perizoma, il filo di pizzo che si spezzava, e la sua fica apparve, rosa, bagnata, pulsante, pronta a essere devastata.
Juan si slacciò i jeans, e il suo cazzo uscì come un’arma: 20 cm, largo, con vene che pulsavano, la cappella gonfia che gocciolava. Giulia gemette, la lingua che leccava l’aria, e lui la afferrò per i capelli, infilandole l’asta in bocca, spingendo fino alla gola. Giulia succhiava con avidità, le labbra che si tendevano, la saliva che colava sul mento, il gusto salato che la faceva gemere. “Cazzo, che bocca da troia,” grugnì Juan, scopandola in gola, ogni affondo che la faceva tossire, gli occhi che lacrimavano, ma lei non si fermava, le mani che accarezzavano i suoi testicoli, il profumo muschiato che la ubriacava. Io filmavo, zoomando sulla sua bocca piena, il mio cazzo che esplodeva nei pantaloni, e mi segavo, la mano che scivolava furiosa, l’eccitazione che mi consumava.
Juan la girò a pecorina, e la penetrò nella fica con un affondo brutale, il cazzo che la riempiva, le pareti che si contraevano intorno a lui. Giulia urlò, il piacere che la scuoteva, il suo squirt che schizzava sul divano, un fiotto caldo che odorava di sesso. “Scopami, toro, fottimi!” gridava, e Juan obbediva, i fianchi che sbattevano contro il suo culo, ogni colpo che la faceva sobbalzare, i seni che ondeggiavano, il suono bagnato che echeggiava. Io filmavo, il telefono che tremava, la voce di Giulia che mi chiamava: “Guarda, cornuto, guarda come mi scopa questa zoccola!” Juan la sculacciava, le dita che lasciavano segni rossi, poi le infilò un dito nel culo, allargandolo, il buco che si contraeva, pronto per di più.
“Culo, adesso, troia,” disse Juan, e Giulia annuì, il desiderio che la consumava. Lubrificò il buco con la crema sul tavolino, spalmandola con cura, il profumo chimico che si mescolava al suo odore di fica. Juan la penetrò nel culo, il cazzo che forzava il buco stretto, un dolore che si trasformava in piacere, Giulia che urlava, il suo squirt che schizzava di nuovo, il divano ormai un lago. “Sì, rompimi il culo, toro!” gridava, e Juan affondava con forza, ogni colpo che la dilatava, il buco che lo stringeva, il suono della penetrazione che era musica. Io mi inginocchiai accanto a lei, il cazzo in mano, segandomi furiosamente, gli occhi fissi sul culo di Giulia aperto dal cazzo di Juan, i suoi piedi perfetti, con lo smalto rosso, che si contraevano a ogni affondo. Non resistetti: venni, lo sperma che schizzava sui suoi piedi, colando tra le dita, il suo sguardo che mi trafiggeva, un misto di disprezzo e piacere. “Si bravo tesoro segati mentre vedi quanto sono zoccola” mi disse, e io gemetti, filmando i suoi piedi bagnati, il cazzo di Juan che continuava a devastarla.
Juan la girò in ogni posizione, un toro instancabile. La prese a missionario, le gambe di Giulia sulle sue spalle, il cazzo che alternava fica e culo, ogni affondo che la faceva venire, il suo squirt che bagnava il petto di Juan, il profumo di sesso che saturava l’aria. La fece cavalcare, il cazzo nella fica, poi nel culo, i seni di Giulia che sobbalzavano, i capezzoli che lui pizzicava, il suo urlo che era puro piacere. Contro il muro, la scopò in piedi, il cazzo nel culo, le mani che le strizzavano i seni, il suo squirt che colava sul pavimento, il suono dei loro corpi che sbattevano. Giulia veniva senza sosta, orgasmi vaginali e anali che la scuotevano, il corpo che tremava, il suo squirt che trasformava la stanza in un mare di lussuria.
Juan era un maestro del porno. Le infilò due dita nella fica mentre la inculava, il buco che si contraeva, un altro orgasmo che la fece urlare, il suo squirt che schizzava sul mio telefono, la lente che si bagnava. Le leccò la fica, la lingua che esplorava ogni piega, il clitoride che pulsava, un altro squirt che gli bagnava il viso, il suo ghigno che diceva “Questa troia è mia”. La fece inginocchiare, il cazzo in bocca, scopandola in gola mentre le pizzicava i capezzoli, il suo squirt che colava dalle cosce, il pavimento che brillava. Io filmavo, segandomi di nuovo, l’umiliazione che mi faceva venire, lo sperma che schizzava sul divano, le foto che scattavo come un ossesso.
Dopo 2 ore di scopate, Juan decise di finire in grande. La rimise a pecorina, il cazzo nel culo, e affondò con una forza che fece urlare Giulia, un orgasmo anale che la devastò, il suo squirt che schizzava come una fontana, il buco che pulsava. “Leccale il culo, cornuto,” ordinò Juan, tirandosi fuori, il buco di Giulia aperto, rosso, che colava sperma e umori. Io mi inginocchiai, la lingua che scivolava sul suo buco dilatato, il gusto salato dello sperma di Juan mescolato al suo squirt, l’umiliazione che mi faceva gemere. Giulia urlava, un altro orgasmo che la scuoteva, il suo squirt che mi bagnava il viso, il suo buco che si contraeva sotto la mia lingua. “Sì, lecca, cornuto!” gridava, e io obbedivo, il telefono che filmava ogni dettaglio, il suo culo aperto che era un’opera d’arte.
Juan tornò dentro, il cazzo ora nella fica e fini di venire, lo sperma caldo che la riempiva, un’esplosione che li fece urlare insieme, il suo cazzo che pulsava, il suo squirt che non si fermava. Crollammo sul divano, esausti, sudati, il profumo di sesso che era la nostra firma. Giulia, nuda, i seni arrossati, il culo dolorante, mi baciò, un bacio che era amore e depravazione. “Ti è piaciuto, cornuto?” chiese, e io annuii, il telefono pieno di video e foto che avrei riguardato mille volte. Juan si rivestì, il ghigno soddisfatto. “Ci rivediamo, zoccola,” disse a Giulia, e lei sorrise, il perizoma rotto sul pavimento, il corpo che vibrava ancora.
Da quella notte, i video e le foto sono la mia ossessione. Mi sego guardandoli, il cazzo di Juan che devasta Giulia, il suo squirt che bagna tutto, i suoi piedi coperti del mio sperma, il suo culo aperto che lecco, la mia umiliazione che è il mio piacere. Giulia lo sa, e mi stuzzica, raccontandomi di Juan, dei suoi messaggi, delle sue promesse di scoparla ancora. E io, cornuto, aspetto la prossima cena, il prossimo cazzo che la farà urlare, il prossimo video che mi farà venire.

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