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Gay & Bisex

La rimpatriata (2° parte)


di crigio
30.08.2013    |    8.469    |    2 9.5
"“Ovviamente, la regia della scopata di poco fa era tua, vero?”, gli chiedo..."
Entrati in bagno, mi abbandono sul bidet, ignorando Pino. Apro l’acqua, lui mi viene alle spalle e con una mano mi lava le pudenda. Mi infila due dita nel culo e sospira: “Wow, quanto sei largo!”. Poi mi alzo e, mentre mi asciugo, anche lui si dà una rinfrescata. A mia volta vado ad ispezionargli il culo e, penetrandolo con due dita, lo sfotto: “Che caverna, ragazzi!”. “Quanto sei puttana!”, mi apostrofa lui, scherzando.
“Ma dove l’hai trovato quell’energumeno?”.
“Umpf, lo svendevano all’Auchan di Bologna…”, e si spara una risata tuonante. “No, seriamente: faceva il buttafuori in una discoteca dell’interland bolognese, mi sono fatto sbattere nei bagni e, dopo aver visto la sua dotazione impressionante, non me lo sono più lasciato scappare”.
“Ovviamente, la regia della scopata di poco fa era tua, vero?”, gli chiedo.
“Ovviamente!”, risponde lui ridendo.
“Quanto sei troia!”, e stavolta sono io ad insultarlo bonariamente.
“Ascoltami bene adesso”, soggiunge Pino. “Ricordi che sulla nave abbiamo goduto molto di più la seconda volta che la prima?”.
“Oh, sì!”.
“Bene. Adesso torniamo di là e ci scopiamo quei due cazzoni fino all’esasperazione, sia loro che nostra, ok? Stasera sono talmente aperto che voglio darci dentro di brutto. Anche tu dovresti approfittarne: questa dilatazione è del tutto eccezionale”.
“Ah, lo so bene. E sono pienamente d’accordo con te. Dai, andiamo!”.
“Aspetta! Vorresti prendere il cazzo di Knut?”.
“Davvero me lo faresti fare?”, gli chiedo stupito.
“Certo! A te sì! Sei la mia amica troietta! Non potrei mai negartelo!”.
“Ok, grazie, tesoro!”, e gli stampo un bacio sulle labbra.

Usciamo dal bagno e ci dirigiamo verso la camera da letto. Appena rientriamo, Knut dice, col suo accento teutonico: “Guarda, Enrico! Le troie stanno tornando. Chissà cos’hanno in mente per noi adesso!”. Quest’affermazione del tedesco mi fa capire che ha imparato a conoscere bene Pino, il quale ha sempre delle idee originali.
Io mi inginocchio tra le gambe di Enrico e Pino tra quelle di Knut e insieme cominciamo a fare ai due stalloni una pompa mozzafiato. Loro ci accarezzano la schiena e scendono giù fino alle nostre chiappe. Knut infila le dita nello sfintere del suo amante e, voltandosi falsamente allibito verso Enrico, esclama: “Cazzo, amico! La mia puttana ha un traforo al posto del culo!”.
“E la mia ha il tunnel della Manica!”, e ridono a crepapelle. Poi si abbandonano sugli schienali delle poltrone e si godono la nostra vorace suzione. Naturalmente riusciamo a prendere in bocca solo una parte di quelle mazze colossali, ma Enrico e Knut paiono gradire comunque.
Quando Pino mi fa un cenno, spalanchiamo le fauci sbavando abbondantemente sui loro cazzoni in modo da lubrificarli bene, poi ci alziamo, mettiamo i piedi sui bordi esterni delle poltrone e ci caliamo lentamente sulle aste svettanti. I nostri sfinteri le ingoiano piano fino in fondo ed Enrico e Knut reclinano indietro la testa sospirando. Quindi, torniamo su finché ci rimane dentro solo la cappella, che iniziamo a masturbare per un po’ con un saliscendi veloce. Poi, li ingoiamo nuovamente per tutta la loro lunghezza e risaliamo replicando il movimento precedente.
Con voce strozzata, Knut dice ad Enrico: “Ehi, amico! La mia troia mi vuole fare impazzire!”.
“A quanto sembra sono d’accordo, perché anche la mia ha la stessa intenzione!”, ribatte Enrico.
Io e Pino ci guardiamo sorridendo, ma Knut aggiunge, sempre rivolto al gigantone: “E allora si meritano una bella punizione, non credi?”.
“Oh sì, una punizione esemplare!”.
Io e Pino ci giriamo l’uno verso l’altro con sguardo interrogativo, proprio mentre i due stalloni ci assestano un colpo secco di bacino nelle viscere facendoci scivolare dalle poltrone. Rimaniamo impalati sui loro cazzoni senza la possibilità di rialzarci. Loro ci sollevano sorreggendoci dalla schiena e ci buttano sul letto. Si caricano le nostre gambe sulle spalle, si appoggiano con le mani sul letto ai lati delle nostre teste, puntano i piedi e iniziano a sbatterci facendoci urlare come degli ossessi. Ci affondano dentro colpi su colpi, sbragandoci gli sfinteri. Un nuovo orgasmo anale mi esplode istantaneo, senza alcun preavviso: nessun calore, nessuna scossa lungo la schiena, nessun tremore alle gambe, ma solo un terremoto interiore che mi devasta tutto il corpo e mi fa diventare il cervello completamente liquido.
Sento che anche Pino accanto a me è colto da convulsioni violente e sbatte la testa a destra e a sinistra, mentre Knut gli lacera il culo. I due stalloni continuano a trapanarci, incuranti del nostro stato, finché, d’un tratto, con uno strattone estraggono i loro cazzoni da noi trascinandoci fuori dal letto per metà dei nostri corpi, lasciandoci con le chiappe sospese nel vuoto e ancora in preda a spasmi incontrollabili.
Knut ed Enrico si levano in piedi davanti a noi, ansimanti per la prestazione appena sostenuta e con i cazzi ancora pieni di vigore, e, dandosi il cinque, ci fissano con sguardo infoiato mentre ci contorciamo sul letto.
Io e Pino ci giriamo l’uno verso l’altro abbracciandoci nella speranza di arrestare gli spasmi, ma i miei non fanno altro che eccitare di più lui e viceversa. “Scusa, Giò. Questo non l’avevo previsto”, mi fa con voce tremante, e stavolta sembra sincero.
Quando pare che ci stiamo calmando, Knut si china su Pino, gli tappa la bocca con la mano e gli sussurra: “Ehi, tesoruccio. Non ti dispiace, vero, se mi sbatto anche la tua amica puttanella?”. Pino è praticamente costretto a dire di no con il capo, mentre io, sentendo quelle parole, ho un moto di terrore. Nonostante quella fosse anche la nostra idea iniziale, ora che sono in preda ad un orgasmo che non accenna a finire, il pensiero di essere ancora scopato mi fa accapponare la pelle.
Ma Knut non se ne cura e si sdraia sul fianco sinistro dietro di me, mi solleva la gamba destra e mi perfora il culo con un colpo secco. Io urlo, non di dolore, ma perché le convulsioni, che non sono mai cessate completamente, riesplodono violente. Intanto, Enrico solleva la gamba sinistra di Pino appoggiandosela sul petto, si accovaccia leggermente puntando le ginocchia sulla sponda del letto e affonda la sua mazza tra le chiappe del biondino. Allora anche lui ricomincia a scuotersi: la sua testa sembra volersi staccare dal collo, tanto forte la sbatte in tutte le direzioni.
Mentre Knut ed Enrico continuano a violentarci, io e Pino andiamo in apnea quasi contemporaneamente e quando ricominciamo a respirare ci ritroviamo in ginocchio davanti alle due verghe che un secondo dopo sono già nelle nostre gole a sputare sborra in abbondanza. L’eccitazione ci spinge ad ingoiare tutto, finché l’energumeno e il gigantone si tirano indietro complimentandosi a vicenda, questa volta dandosi il cinque a due mani.
Io e Pino sveniamo accasciandoci l’uno sull’altro.
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