Gay & Bisex

Malta (1)


di crigio
15.05.2014    |    19.003    |    3 9.1
"Una roba incredibile! Così da lontano lo vedo distintamente in tutta la sua potenza e se mi appare tanto grosso da questa distanza, chissà com’è a due passi!..."
Dopo aver prenotato mesi prima per poter andare a Malta, tutti i miei amici hanno detto di avere degli impegni improvvisi e quindi di non riuscire a venire. A me non va di perdere i soldi già anticipati all’agenzia e comunque non ho altro da fare. Quindi, faccio le valigie e parto da solo.
Volo fino a Catania, transfer fino a Pozzallo e poi catamarano (con un mare da incubo!). Quando finalmente sbarchiamo, avrei voglia di baciare la terra. Chiamo un taxi e mi faccio portare in albergo.
È ancora pieno giorno, perciò decido di preparare lo zaino per andare in spiaggia. Al mio ritorno vado sul balcone a stendere il costume e il telo prima di sdraiarmi un po’ sul letto a riposare. Dopo aver sistemato bene i panni umidi sulla ringhiera, alzo lo sguardo sulla schiera di finestre dell’albergo di fronte, alcune aperte e altre chiuse. Da una di quelle spalancate mi ritorna l’immagine di un ragazzo sul letto, completamente nudo e con le gambe tirate su e divaricate. Osservando bene, mi rendo conto che, inginocchiato ai piedi del letto, c’è un tipo, nero direi, con la faccia immersa tra le chiappe del ragazzo, il quale si contorce, presumo per il gran lavoro di lingua che il leccafiche gli sta facendo. Ogni tanto tira su la testa e fissa il suo stallone con un ampio sorriso di soddisfazione, per poi farla ricascare giù e ricominciare a godere come una troia. Anzi, apre ancora di più le cosce per far sì che il nero possa arrivare in profondità nel suo solco.
D’un tratto, lo stallone si alza in piedi e inizia a sventolargli tra le chiappe il suo sciabolone. Una roba incredibile! Così da lontano lo vedo distintamente in tutta la sua potenza e se mi appare tanto grosso da questa distanza, chissà com’è a due passi! Il ragazzo però non sembra affatto preoccupato: anzi, fissa la nerchia possente dell’energumeno e si lecca le labbra. Poi, distoglie lo sguardo dal quel meraviglioso manganello e lo rivolge alla finestra e più oltre fuori da quella fino a me.
Mi gelo. Mi sta guardando e continua a sorridere. È come se mi invitasse a rimanere a godermi lo spettacolo. Non mi fa nessun cenno, ma capisco che è questo che vuole. Quindi, torna a fissare il cazzone del nero e, con uno scatto veloce, si piega in su e lo afferra con una mano. Lo tira verso di sé e si porta il glande a contatto con la sua rosellina. Mi lancia un altro sguardo e subito dopo si pianta in corpo la mazza. Questa gli scivola dentro lentamente ma senza mai fermarsi e sono esterrefatto dalla facilità con cui se la prende senza tradire alcuna smorfia di dolore. Sembra che non ci sia nulla che possa togliergli dalla faccia quel sorrisetto impertinente e al suo stallone questo non dispiace visto che, appoggiate le mani sul letto, comincia a muoversi avanti e indietro. La troietta allunga le mani sulle sue chiappe d’ebano e lo accompagna nell’andirivieni; gliele stringe e sembra quasi che gli detti il ritmo, anzi che gli imponga di scoparlo sempre più forte. Il nero, allora, aumenta la velocità e il ragazzo spalanca la bocca e ride a squarciagola.
Dalla mia posizione riesco a vedere perfettamente il cazzo scorrere attraverso l’anellino della puttanella ed è davvero stupefacente come quella minuscola apertura possa accogliere un obelisco di quello spessore. A volte la minchia esce completamente e il buco della troietta rimane aperto per qualche secondo: un’apertura innaturale, ma che fa capire esattamente di che dimensioni è il palo che lo sta deflorando.
All’improvviso, due cosce nere compaiono ai lati della testa del ragazzo. Lui abbassa il capo e, guardando verso l’alto, fissa il tipo che lo sovrasta. In mezzo a quelle cosce pende prepotente un secondo attrezzo dalle proporzioni inaudite, che si appoggia ad una guancia della troia scivolandogli verso la bocca. Il ragazzo lo impugna e inizia a mungerlo. Poi, schiude le labbra e accoglie con ingordigia la cappella tra le sue fauci. Le sue guance si incavano, segno che ha cominciato a succhiare, mentre il primo stallone continua a fotterlo in culo. Ed è proprio su questo che si posano gli occhi della puttanella che, come stesse facendo una passeggiata, prosegue il suo pompino e si fa sbattere contemporaneamente. Una mano è ancora sulla chiappa del nero e lo accompagna avanti e indietro. L’altra ora soppesa i coglioni del secondo stallone e li massaggia. Di questo non riesco a vedere la faccia, perché la finestra è un piano sotto rispetto al mio, ma suppongo che stia godendo di gusto.
Dopo qualche minuto, il ragazzo si solleva sui gomiti e si sfila la nerchia dallo sfintere; si gira e si mette a pecorina col culo rivolto al secondo arrivato. Si volta a guardarlo e gli sorride, invitandolo a penetrarlo. Mentre quello gli sprofonda in corpo, lui guarda nuovamente oltre la finestra fino a me, socchiude gli occhi e inspira di piacere. Poi prende il primo cazzo e se lo inghiotte.
Il secondo stallone è meno gentile del primo: infatti, afferra la troia per i fianchi e comincia a scoparla senza pietà, ma anche così quella non fa una piega e continua a spompinare l’altra minchia come non avesse fatto altro nella sua breve vita. Il nero si piega in avanti e finalmente il suo viso appare nella cornice della finestra: per lo sforzo, digrigna i denti e ansima forte, ma non ottiene nessun gemito dalla puttana, che invece si dedica anima e corpo a quell’altro gingillo. Ogni tanto si volta e sorride al suo stallone, mentre con la mano masturba quella biscia di carne, per poi tornare ad ingoiarla e succhiarla con voluttà.
D’un tratto, il nero cinge la troietta ed entrambi si ribaltano indietro. Il ragazzo finisce sopra lo stallone e si sdraia sul suo petto; le sue gambe si spalancano e così riesco a vedere perfettamente la nerchia che gli trapassa l’anellino. Lo stallone gli mette le mani sotto le cosce e, piegando le ginocchia, ricomincia a fotterlo, mentre il suo compare si china sulla rosellina sbragata e, tirando fuori la lingua, la titilla energicamente. Sul volto del ragazzo compaiono i primi segni di cedimento. Guarda in direzione delle sue chiappe e respira affannosamente. Quella doppia stimolazione sta sortendo un effetto devastante per lui e lo sta portando ad un godimento vero e profondo, non di facciata come fino a poco fa. Il leccafiche unisce alla lingua due dita, con le quali strofina sempre più velocemente il buco della puttanella. Adesso le fonti di piacere sono tre: non può più sottrarsi ai suoi aguzzini e quasi sicuramente verrà portata al piacere estremo.
Il suo corpicino inizia a tremare e le sue mani non lo reggono più: cade, ora dall’una, ora dall’altra. Cerca di rimanere in equilibrio sul petto del suo stallone, mentre questo lo scopa e mentre gli spasmi lo sballottano, ma non ci riesce e scivola da una parte e dall’altra. Il vaso trabocca quando il leccafiche gli infila anche un dito su per il culo: l’anellino si dilata a dismisura e il ragazzo si lascia andare sul tipo che lo sta scopando. Le sue chiappe cominciano a contrarsi ripetutamente e le sue mani stringono le lenzuola.
Un urlo straziante attraversa la finestra, la strada e giunge fino alle mie orecchie e forse anche a quelle di qualcun altro. La bocca del nero si incolla al suo ano e le sue guance si incavano: succhia tutti gli umori che la troia sta secernendo e li assapora di gran gusto, a quanto si può capire dai suoi occhi chiusi.
Con mia enorme sorpresa, il ragazzo non si lascia dominare dall’orgasmo: si tira su, appoggiandosi nuovamente sulle mani, e inizia a cavalcare il suo stallone. Vuole farlo esplodere e, da come quello si dimena, non sembra che ci voglia molto. Non passano neanche trenta secondi, che il nero tira su il capo e spalanca la bocca, rantolando come un ossesso. La troia si alza e si sfila il cazzone, si mette a sessantanove su quel corpo d’ebano, stringe l’asta in pugno e apre la bocca più che può sopra il glande, smanettando la minchia. Uno schizzo infinito di bianco nettare fuoriesce dal buchino in cima alla cappella e va ad irrorare le ghiotte fauci del ragazzo, che, a bocca sempre spalancata, inghiotte tutto quel succo a mano a mano che gli arriva in gola. Finito lo zampillo, si abbatte sulla nerchia e la divora per ripulirla di ogni più piccolo residuo di sborra.
Poi, si solleva, si allunga verso l’altro stallone e lo limona, facendogli assaggiare lo sperma del suo amico. Questo gesto fa infoiare il nero, che si stende sul letto e pare dire al ragazzo di montargli sopra, stavolta con le spalle rivolte alla finestra. La minchia precipita nelle viscere in un batter d’occhio e la troia ci rimbalza sopra di gran lena. Le sue chiappe sbattono sul ventre dello stallone ripetutamente ed entrambi si agitano per il travolgente godimento. Le mani del nero stringono, aprono e chiudono le natiche della puttana, di modo che, mentre questa si scopa il cazzone, lui se lo massaggia tra quelle morbide rotondità.
D’improvviso, le gambe dello stallone saltano sul letto: è in prossimità dell’orgasmo. Il ragazzo sputa la minchia e questa comincia a fiottare succo sulla sua schiena e nel suo solco, per poi riaffondargli in corpo per tutta la sua lunghezza. La troia, non contenta, continua a mungerla con i muscoli del suo sfintere, torturando il nero, che si contorce, forse chiedendogli di smetterla.
Alla fine, la puttanella smonta dallo stallone, si gira e inghiotte l’asta per succhiare quel che resta dei suoi umori e della sborra. Poi, i due neri scendono dal letto e spariscono dalla mia visuale, mentre il ragazzo rimane sdraiato a riposarsi.
L’ultima cosa che vedo sono delle banconote che svolazzano sopra il corpo della troia fino a cadergli sulla pancia. Dopo, qualcuno chiude le tende e lo spettacolo si conclude.
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