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Una giornata al fiume (3)


di crigio
18.11.2013    |    7.836    |    2 9.8
"D’un tratto il sole si oscura..."
Sguazziamo un po’ nel fiume ed io mi ripulisco dei succhi degli stalloni che mi hanno scopato. Mi avvicino a Enrico e pomiciamo. Scollandosi un momento dalle mie labbra, mi sussurra: “Allora: ti è piaciuta la sorpresina?”.
“Ah, quindi avevi organizzato tutto! Che stronzo! Ecco con chi smanettavi al cellulare quando siamo arrivati!”.
“Già! Eheh!”, e mi schiocca un bacio sulla bocca.
Nel frattempo, sull’altra sponda quattro ragazzi fanno un baccano infernale, urlando e tuffandosi in acqua. Noi ci ritiriamo sul bagnasciuga e ci sdraiamo sui teli. Enrico mi monta sopra e riprende a limonarmi. Dopo un po’, però, mi fa: “Ah, scusa! Devo andare a saldare i conti con Georg e l’altro tipo! Sai: sono degli escort…!”. Eh già! Che mi credevo? “Torno subito! Aspettami!”, e sparisce tra i cespugli.
Non appena il mio ragazzone se ne va, i quattro tipi sull’altra riva guadano il fiume e corrono verso di me, e in men che non si dica mi sono addosso. Due si inginocchiano ai lati della mia testa, si calano i costumi e mi sbattono in faccia le loro mazze. Uno mi infila la mano tra le cosce e mi penetra e mi scopa con due dita. Il quarto si china sul mio petto e mi strappa letteralmente i capezzoli. Il ragazzo alla mia destra mi stringe il naso e mi pianta in bocca il suo cazzo, muovendosi e fottendomi energicamente.
“Che succhiaminchie spaziale! Ti abbiamo visto prenderti i tre cazzi prima! E che culo aperto che hai! Ti sei fatto montare da due tubi di carne insieme! Da non credere!”. Vomita parole il tipo, mentre mi sbatte il ventre contro il muso. Di colpo, quello a sinistra mi strattona per i capelli e prende il posto del primo. Le dita nel mio sfintere diventano tre e il ragazzo che mi sditalina le rigira violentandomi le viscere. Anche quello che mi divora le aureole insinua una mano tre le mie chiappe e spinge due dita dentro di me sopra quelle del suo amico, tirando verso l’alto e sbragandomi di brutto.
“MMMMMMMMMMMMMM!!!”, urlo soffocato dal palo che ho conficcato fino in gola. Poi, le mani escono da me e, dopo qualche secondo, una verga bella dura prende il loro posto su per i miei intestini.
“OOOOOHHHHH… GLUGH… UFF… OOOOOOHHHHHH… GLUGH…!!!”, godo, mentre anche i due stalloni ai miei lati abusano di me scopandomi la bocca. Il ragazzo che era concentrato sui miei capezzoli, li abbandona e scende a succhiarmi il cazzo.
Sento un rumore di frasche e alzo lo sguardo. Enrico esce fuori dai cespugli e rimane impietrito. Lentamente si dirige verso il solito masso e ci si siede sopra osservandomi basito. Io provo a chiedergli aiuto con lo sguardo, ma lui non capisce o, forse, fa finta di non capire. E allora mi rassegno a farmi lavorare in ogni pertugio dai quattro stronzi e, anzi, comincio a fare la puttana e a godermela.
Impugno la mazza che ho in bocca e, mentre la ciuccio, contemporaneamente la masturbo. Allargo le cosce accogliendo fino in fondo lo stallone che mi fotte e il mio membro comincia a indurirsi nella bocca del succhiacazzi.
“Che troia! Si sta prendendo tutta la mia mazza! Guardate!”, sbotta il tipo che ho nel culo. Quello alla mia destra allunga una mano e mi penetra con le dita scivolando sopra la verga che ho in corpo, esclamando: “Sì! Proprio una gran troia! Ed è anche tutta bagnata! Dai, fammela provare!”, e il cazzo e le dita escono dal mio sfintere. Vengo spinto su un fianco. Qualcuno mi solleva la gamba, poi avverto il contatto di un corpo alle mie spalle e, un secondo dopo, i miei intestini sono di nuovo pieni di carne. Il tipo ci va giù pesante. Mi sbatte alla grande e la mia bocca rimane spalancata a gemere, nonostante sia piena della mazza di un altro ragazzo. Il succhiacazzi si intrufola tra le mie cosce e mi lecca la rosellina dilatata. Una scossa mi scuote, e poi un’altra e un’altra ancora ogni volta che la lingua lappa il mio anellino sbragato. Poi la lingua sparisce e viene sostituita da diverse dita: alcune mi penetrano, altre mi accarezzano, e intanto lo stallone non desiste dal fottermi come un forsennato.
D’improvviso si ferma e, con un colpo di reni, ci ribaltiamo, lui sulla schiena ed io impalato sul suo bacino, col cazzo piantato fino in fondo. Mi afferra le cosce e me le apre, offrendo agli altri la vista del mio buco spalancato. Il ragazzo che stavo spompinando si precipita tra le mie gambe e piomba dentro di me scorrendo sull’asta del suo amico.
“Oh merda! Come siete grossi!”, li adulo io, facendo la parte della vacca, e quelli si infoiano e cominciano a pistonarmi da pazzi. “Sì, dai, così! Così, che godo così! Uff! Ma siete enormi!”, sbraito, godendo e sbavando. Il succhiacazzi mi monta sulla faccia e mi zittisce con le sue chiappe. Inizio a lappargli il solco e a torturargli la rosellina e lui si contorce e mugola come una gatta in calore. Piegandosi in avanti mi agguanta il cazzo e me lo masturba senza ritegno. Quando si sente ben lubrificato, si volta e si impala sul mio membro, cominciando a cavalcarmi come un cowboy ad un rodeo. Il quarto ragazzo mi scavalca la testa e divarica le gambe. Mentre io gli lecco le palle, la troia che mi monta si inghiotte il suo palo.
“Che vacche! Che vacche!”, esclamano i tre stalloni. Il mio sfintere è solcato profondamente da due cazzoni sempre più gonfi.
“Amico, non credo di resistere ancora a lungo!”, fa, d’un tratto, il tipo sotto di me.
“Sì, anche io sto per arrivare”, risponde quello sopra. Le loro verghe pulsano con maggiore frequenza e, dopo pochi secondi, sento il primo fiotto in fondo agli intestini. Ne segue subito un altro, e poi un altro e un altro ancora.
“Che sborrata! Che spremuta di coglioni!”, fanno i due tipi e con uno strattone estraggono i cazzi, lasciandomi il buco lacerato e sbrodolante. In un lampo la troia che mi cavalca smonta dal mio bacino e corre a bersi la sborra dei suoi amici dal mio culo, mentre il tipo a cui sto leccando le palle si piega in avanti e comincia a succhiarmi la mazza impiastricciata degli umori di quello.
D’un tratto il sole si oscura. Scosto un po’ la testa e vedo che Enrico si è avvicinato a noi e si sta portando alle spalle della troietta, che, mentre continua a dissetarsi col nettare dei suoi amici, ha le terga al vento. Il mio ragazzone non resiste alla visione e, sistemandosi alle spalle di quello, lo sbraga di brutto con un colpo secco. Il tipo tira su la testa di scatto e la sua mascella si apre a dismisura lasciando fuoriuscire un grido spaventoso. In men che non si dica, la sua espressione di dolore si trasforma in una di lussuria estrema: un sorriso libidinoso gli solca il volto da guancia a guancia e si volta verso Enrico incitandolo a sfondarlo ancora più forte. Il gigantone lo monta come un toro: le sue chiappe sobbalzano ad ogni colpo di ventre di Enrico. Poi si rituffa tra le mie chiappe e riprende a grufolare come un gran porco, finché comincia ad emettere un lamento soffocato che testimonia il raggiungimento dell’orgasmo anale. Aggredisce le mie cosce in una morsa strettissima e incolla le labbra alla mia rosellina. Le gambe e il culo gli tremano. Salta su e inizia ad andare incontro a Enrico col suo culo. Lentamente la sua schiena si inarca: si scuote e schiuma dalla bocca. Infine, si accascia a terra.
Il mio ragazzo estrae la verga con uno strattone e la troia si contorce tutta, rigirandosi sulla schiena, coprendosi il buco con una mano e stringendo le cosce. Enrico lo guarda con gli occhi fuori dalle orbite: è sovraeccitato e cerca un altro buco da sfondare. Punta gli occhi sul culo del tipo che mi sta sopra a sessantanove e velocemente ci gira intorno, si accovaccia alle sue spalle e lo penetra spingendo per farsi strada in quello sfintere che appare abbastanza stretto. Il ragazzo non si accorge di questo spostamento repentino, tutto concentrato com’è a succhiare il mio cazzo, e, quando l’obelisco di Enrico comincia ad aprirlo, cerca di protestare.
“Ma che minchia faaaaaaaiiiiiii!!! AHIA!!!”, urla, ma il palo è ormai dentro. Io sguscio via, mi rigiro, scorro di nuovo sotto di lui e, allargando le cosce, mi infilo la sua mazza in culo. “Aiutatemi!”, rantola rivolto ai suoi amici, ma quelli riprendono a masturbarsi eccitati dallo spettacolo, e allora, rassegnatosi, inizia a scoparmi e, di conseguenza, a scoparsi col cazzo di Enrico. Allungo le braccia e gli dilato le chiappe, in modo che il gigantone possa entrare meglio e lui, quasi per vendicarsi, mi assesta un colpo profondo nelle viscere.
“Sìììììììììì!!!”, esclamo. “Fammi sentire che toro che sei!”.
“Toh! Toh! Toh! Puttanazza!!!”, mi insulta, ormai del tutto fuori controllo. Enrico lo sta pestando di brutto e pare che lui stia cominciando a godere. Il suo cazzo si ingrossa e mi dilania lo sfintere.
“Bravo, così!!!”, lo esorto. Poi, il suo volto si contrae e un calore improvviso inonda i miei intestini. Sta venendo, e mi urla in faccia, sputando e sudando.
“Basta! Basta!”, prega Enrico di fermarsi: ora che ha sborrato la penetrazione deve fargli proprio male. Allora il gigantone estrae il cazzo da lui, lo spinge via e, sempre più eccitato, sprofonda dentro me.
“Oh, amore! Era ora!”, sospiro contento di averlo finalmente tutto per me. Ma lui appare trasformato: è paonazzo, sudato e rantola sonoramente. Mi fotte con tutto il suo peso e non si preoccupa di darmi piacere.
“Amore, così mi fai male!”, mi lamento.
“Sta’ zitta, zoccola!”, sbotta. “Ah, io ti faccio male, eh? E quelli di poco fa no? Prendi, e non protestare!!!”, e mi sferza con la sua mazza dura e vibrante.
La sua eccitazione, però, è tanta che non riesce a controllarsi. Dopo qualche affondo inizia a tremare in segno dell’imminente orgasmo. Il cazzo si gonfia e schizza fiotti su fiotti di sborra. Mi allaga e mi ravana lo sfintere. Non so dire dove mi arrivi, ma è certamente la sborrata più potente che gli abbia visto fare.
Svuotatosi i coglioni, si abbandona su di me, pesante e incurante di avermi sotto. Quando torna in sé mi bacia e mi lecca il viso, strusciandosi come se non fosse successo nulla.
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