tradimenti
Scatti Riservati Cap.08 - Filo d'ombra

27.06.2025 |
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"Indossa pantaloni chiari, camicia sbottonata fino al petto e un sorriso che non arriva agli occhi..."
Il sole è basso sull’orizzonte quando Marco e Maddie riemergono sul ponte. I corpi lucidi degli ospiti si riflettono nell’acqua azzurra della piscina. Risate, cocktail, musica d’ambiente. Una nuova atmosfera. Andrei Zorban è lì, seduto su una chaise longue in pelle bianca, con una sigaretta accesa tra le dita e un paio di occhiali da sole Ray-Ban. A torso nudo, il fisico scolpito e abbronzato racconta ore di palestra e una certa ossessione per l’apparenza. Attorno a lui, due modelle dell’Est, forse sorelle, forse solo comparse, lo accarezzano come un trofeo.
«Quel pavone greco?» mormora Marco, sistemandosi la tracolla della macchina fotografica.
Maddie si sistema il bikini. Nero, taglio brasiliano, top allacciato dietro il collo. Sorride. «Scommetto che sta aspettando esattamente questo.»
Scende lentamente i gradini, i fianchi che ondeggiano appena. Zorban la nota subito. Si toglie gli occhiali e si sporge in avanti.
«MadSex. Che onore.»
«Andrei Zorban, dico bene?» replica lei, ignorando le due modelle «mi piace chi conosce il mio nome prima ancora che io parli.»
«Mi piacciono le donne che fanno parlare il corpo.»
Maddie si avvicina. «E gli uomini che non si limitano a guardare?»
Zorban ride. «Dipende da cosa si offre.»
Marco scatta in silenzio, da una decina di metri, mimetizzato tra gli altri invitati. Zorban lo nota e lo saluta con un cenno.
«Il tuo fotografo?»
«Il mio specchio.»
Zorban riflette per un attimo, poi si alza e si dirige verso di lui.
«Markus Roggia, giusto? Ti va una sfida artistica?»
Marco inarca un sopracciglio. «Dipende da quanto si può spingere il soggetto.»
Zorban ride, poi indica l’interno. «C’è una spa privata sotto coperta. Vasca termale, cromoterapia, privacy totale. Io, te, Maddie… e uno dei miei ragazzi. Un gioco a quattro. Tu scatti, io conduco. Vediamo se la tua ragazza regge la pressione.»
Maddie sorride. «Se è un test… ti avverto, ho la pelle dura.»
La vasca termale è avvolta dal vapore, la luce azzurra filtra dal basso e scolpisce i corpi. Il ragazzo inginocchiato davanti a Maddie ora la lecca con maggiore convinzione, guidato da sussurri greci e gesti imperiosi di Zorban.
Lei si abbandona, schiena contro la parete calda della vasca, le mani nei capelli del giovane amante improvvisato. Ogni tanto lancia un’occhiata a Marco, che fotografa in silenzio, l’obiettivo stretto su dettagli che nessun altro vedrà mai.
Zorban si spoglia completamente e si tuffa nella vasca con un gesto teatrale. Si avvicina lentamente, tocca Maddie sulle cosce, poi afferra il ragazzo per i fianchi e lo guida dentro di lei con autorità calma. Maddie non resiste, non protesta: lo accetta, il suo corpo vibra.
Il giovane la penetra con lentezza sotto lo sguardo di Zorban, che osserva, accarezza, comanda. Poi si porta dietro di lei, le prende i polsi, glieli blocca contro il bordo della vasca.
Marco scatta. E dentro, qualcosa si agita.
La scena si fa più esplicita. Il rumore dell’acqua si mescola ai respiri accelerati, ai gemiti di Maddie, agli incoraggiamenti del greco. Lei geme, si contorce, accoglie tutto, mentre Marco continua a documentare, anche se ogni scatto gli pesa come un pugno nello stomaco.
Quando il ragazzo geme e si irrigidisce, Zorban lo allontana. Poi si avvicina a Marco, ancora nudo, con l’acqua che gli scivola addosso come olio.
«Incredibile. La vostra coppia è… un’arma. Ti sei eccitato?»
Marco non risponde subito. Gli occhi fissi sull’obiettivo.
Zorban ride. «Dai, fotografo. Non dirmi che non ti è salito il sangue. È normale. Anche la gelosia. La voglia di strapparmi di dosso le mani.»
Marco abbassa la macchina. «La parte difficile non è scattare. È restare freddo.»
«E tu ci riesci?»
Maddie si avvicina, con il corpo ancora tremante ma il volto lucido, lucido di razionalità. «Lui ha imparato a congelare l’inferno.»
-due settimane prima-
Una stanza anonima. Luci fredde, pareti spoglie. Solo due sedie, un tavolo basso, una tazza di tè.
Lo psicologo è un uomo dai capelli sempre perfetti e lo sguardo quieto. Parla con tono pacato, guardando Marco e Maddie uno per volta.
«Le emozioni sono la vostra minaccia peggiore. Non i proiettili. Non i sospetti. Non il sesso. Ma la gelosia. La rabbia. L’impulso di proteggere o vendicarsi. Dovete imparare a isolarle.»
Marco lo fissa, le mani intrecciate.
«Come si fa?»
L’uomo sorride. «Visualizzatele come oggetti. Le chiudete in una cassaforte. Ogni volta che qualcosa vi ferisce, vi accende, vi infiamma… la prendete, la catalogate, la infilate lì dentro. E chiudete. La cassaforte è nel fondo della mente. Nessuno la apre, finché non siete soli, al sicuro, lontani da tutto.»
Maddie mormora: «E quando siamo soli?»
«Allora… potete aprirla. Ma solo allora. Altrimenti, è lei ad aprirvi.»
-Presente, spa dello yacht-
Marco chiude la fotocamera. Zorban si avvicina, si asciuga con un asciugamano di lino, poi versa due bicchieri di vodka.
«Brindiamo alla recita perfetta. Vi rispetto. E vi temo.»
Porge i bicchieri. Marco lo guarda dritto negli occhi.
«Non siamo qui per essere temuti. Solo per essere dimenticati.»
Zorban sorride. «Troppo tardi.»
Maddie prende entrambi i bicchieri, ne beve uno d’un fiato, poi lancia l’altro in piscina.
«Quello era per la cassaforte.»
Marco sorride appena.
Escono dalla spa senza voltarsi. Il silenzio tra loro è denso ma non ostile. Solo sospeso.
Domani sarà un altro giorno. Ma stasera… resta chiuso a chiave.
Dopo la spa, il ponte è tornato tranquillo. Il cielo si è fatto rosato, il sole si spegne lentamente dietro le isole lontane. Zorban li accompagna fino all’ingresso del salone principale, ancora avvolto in un accappatoio bianco.
«Dopo cena, una chiacchierata. Solo noi tre. Niente spettacoli, niente giochi. Voglio sapere chi siete davvero.»
Marco annuisce. Maddie si limita a guardarlo. E poi lo ignora.
Rientrano in cabina senza dire una parola. Appena chiusa la porta, Maddie prende un cuscino e lo colpisce. Ancora. E ancora. E ancora. I pugni sordi affondano nel tessuto mentre i suoi capelli ricadono disordinati sul viso, il respiro diventa affannoso, quasi ansimante.
Marco si ferma. La osserva. Inspira profondamente. Conta mentalmente fino a dieci. Poi si avvicina in silenzio, le prende i polsi con delicatezza e la tira a sé. L’abbraccia.
Lei resta rigida. Poi si abbandona. Un secondo. Due. Infine crolla contro di lui.
«Oggi sono stata violata tre volte» mormora, la voce bassa, spezzata. «Pensavo di essere preparata a queste cose. Ma invece…»
Marco le accarezza la schiena nuda, lenta, profonda. «È molto diverso dagli shooting. Di solito li comandi tu. Qui… siamo completamente in balia degli altri.»
Silenzio. Poi Maddie alza lo sguardo, gli occhi lucidi. «Tu come stai?»
Marco le prende il viso tra le mani. «Tranquilla. È tutto in cassaforte.»
Lei sorride amaramente. «Non so quanto posso andare avanti.»
«Ehi, no. Tu non puoi mollare.» Le stringe il volto. «Tu sei MadSex. Sei quella forte dei due. Se crolli tu… io cado nel vuoto.»
Maddie scuote la testa, un sorriso smorzato che affiora dalle lacrime. «L’addestramento con lo psicologo ti ha fatto crescere tantissimo. Hai sempre la frase giusta per ogni situazione.»
Marco le risponde con un sorriso stanco. Sembra tutto sistemato. Ma dentro di lui, dietro quella maschera calma, qualcosa si muove. Una tensione silenziosa, cupa, compressa. Sta diventando troppo. E la cassaforte non basterà a lungo.
La sera cala lentamente sul ponte dello yacht. L’acciaio lucido riflette le ultime luci del tramonto, e il vento tiepido porta odore di mare e vaniglia. Marco e Maddie si sono preparati in silenzio, vestiti con la calma strategica di chi va in scena.
Lui camicia nera, pantaloni chiari, macchina al collo. Lei, abito lungo color rame, schiena scoperta, sguardo lucido e distante. Nessuna parola superflua. Sanno che l’appuntamento non sarà un semplice drink.
Zorban li attende nel salottino di poppa, un sigaro acceso tra le dita e un bicchiere di rum Diplomatico tra le mani. Indossa pantaloni chiari, camicia sbottonata fino al petto e un sorriso che non arriva agli occhi.
«Puntuali. Mi piace chi sa rispettare il tempo… anche se mente su tutto il resto.»
Maddie si siede con eleganza calcolata, gambe accavallate, spalle scoperte. Marco resta in piedi, macchina fotografica al collo, sguardo vigile.
«Sembri uno che ha preparato le domande in anticipo,» dice lei, con tono leggero.
Zorban ride piano. «Solo una. Ma mi darà tutte le risposte.»
Li guarda uno alla volta. Poi si appoggia allo schienale.
«Chi cazzo siete davvero?»
Silenzio. Il rumore del mare fuori, lontano. Un bicchiere viene riempito. Il sigaro crepita. Marco si siede. Maddie sorseggia lentamente.
«E tu perché sei così interessato?» chiede Marco.
«Perché nessuno che arriva qui per caso sa restare così calmo mentre la propria donna viene usata come una bambola da spa. Nessuno che viva di foto e luci accetta di essere… accessorio.»
Maddie ride piano. «Ti ferisce di non essere al centro della scena?»
Zorban la fissa. «Mi diverte chi crede di poter dominare il gioco senza sapere chi sono i veri giocatori.»
«Allora illuminaci,» ribatte lei, «chi sei tu, davvero?»
Zorban si alza. Cammina lentamente. Si avvicina a Marco, si piega verso di lui.
«La guardi mentre viene scopata da un ragazzo che non conosci. La fotografi. Poi ti alzi, ti ricomponi, e le dici che è tutto normale. È questo il tuo lavoro? O una perversione?»
Marco lo fissa. «Tu la guardi e cerchi di capire come spingerla oltre. Io la conosco. Tu no. Questo è il problema.»
Zorban si volta. Si avvicina a Maddie, troppo vicino. Le sfiora la spalla con una lentezza calcolata.
«E tu? Ti piace davvero? O stai solo testando i limiti del tuo corpo per dimenticare qualcosa?»
Lei gli prende il polso, lo stringe con forza. Lo guarda negli occhi.
«Tu non mi interessi. Né come uomo, né come minaccia.»
Zorban sorride. «Eppure sei qui. A cena con me. Con il tuo uomo che tace mentre ti sfioro. Dite di essere liberi, ma siete schiavi di qualcosa. Non so ancora di cosa.»
-Una settimana prima, Forte dei Marmi-
«Quando vi spingono contro il muro, non reagite con paura. Non spiegatevi. Non giustificatevi.»
La voce di Gerini è tagliente, nella stanza spoglia del centro operativo. Lui cammina avanti e indietro, mani dietro la schiena.
«La paura puzza. Le spiegazioni sono crepe. La vostra unica salvezza è l’attacco.»
«E se non abbiamo niente da dire?» chiede Maddie.
«Allora fate in modo che sia l’altro a sentirsi esposto. Fate domande. Ribaltate i ruoli. Dovete far credere che siete voi a sapere qualcosa su di lui o lei.»
Marco incrocia le braccia. «E se fallisce?»
Gerini si ferma. Lo guarda.
«Allora siete già morti. Ma almeno li avrete fatti tremare.»
-Oggi, saletta di poppa-
Marco si alza. A passo lento, si porta a pochi centimetri da Zorban.
«Sai cosa mi fa pensare che sei più nervoso di noi? Che continui a parlare. E a cercare conferme. Se avessi davvero capito chi siamo, ci avresti già denunciati. Ma non lo fai. Perché ti divertiamo. Perché sei curioso. O forse… perché speri di usarci.»
Zorban lo fissa. Sguardo duro. Ma non replica.
Maddie si alza, lo affianca. «Ti facciamo paura, Andrei?»
«No.»
«Peccato.»
Marco si volta verso l’uscita. «Grazie per il rum. Ma non berremo niente con un uomo che non riesce a capire se siamo un’opportunità… o una bomba.»
Maddie lo segue. Prima di varcare la soglia, si gira.
«Se vuoi giocare con noi, la prossima volta porta qualcosa di vero. Una verità. Non solo i tuoi sospetti.»
Zorban resta solo. Sorride. Ma stavolta è un sorriso teso.
Il cielo è limpido, nero, trapunto di stelle. Marco e Maddie si sono seduti su un divanetto a prua, coperte addosso, gin tonic in mano. Non parlano. Solo respiro e spazio.
«Hai tremato?» chiede Maddie, con voce bassa.
«No. Ma ho sudato. Dentro.»
Lei appoggia la testa alla sua spalla. «Lo hai fatto tremare tu.»
Lui sorride appena. «Tattica. Addestramento.»
Un momento di silenzio.
Poi una voce. «Markus.»
Si voltano. È Rade, solo, giacca leggera, mani in tasca. «Ho riflettuto sulla proposta.»
Marco si alza. «E?»
«Ci sto.»
Maddie si fa avanti. «E perché adesso?»
«Perché Martini sta per fare qualcosa di grosso. E non voglio essere lì quando succede.»
Marco annuisce. «Domani. In fondo al ponte poppa. Colazione. Solo noi.»
Rade annuisce. «Porterò qualcosa. Ma voi… portate la verità.»
Scompare nella notte.
Marco e Maddie si guardano. Non serve altro.
Stanno danzando su un filo. Ma almeno, per ora, insieme.
Continua nella sezione "Scambi di Coppia"...
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