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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante 2 -Il perdono- XIV


di Soundserio
27.03.2016    |    2.978    |    4 9.9
"–“Ahh cosi mi fai venire subito”- disse Edo, ma non mi fermai, aggrappai le mani alla cravatta che pendeva dal collo e proseguii ad affondare tutto il palo..."
Concluso il week end il lunedì pomeriggio risalii sul treno per ritornare in metropoli. La sera prima risposi ai messaggi di Edoardo chiarendo la situazione –“Va bene cosi, non preoccuparti”- volevo un po’ tirarmela insomma. Se volevo riprendermelo era questa la tecnica giusta da utilizzare, d’altronde siamo uomini, conosciamo benissimo certe situazioni come vanno a finire. La sua insistenza divenne tale che feci finta di cedere e accettai il suo invito per un caffè, ovviamente macchiato. Quando rientrai nel mio appartamento cenai con l’inquilino, quella sera era libero dal lavoro, e dopo aver visto un thriller ci rinchiudemmo ognuno nella propria camera. Quel martedì mattina saltai la lezione, non avevo proprio voglia, feci una doccia e pensai tutto il giorno a che indossare per l’appuntamento. Ci saremmo dovuti incontrare dopo il lavoro, sarebbe venuto a prendermi subito all’uscita dalla banca senza andare a cambiarsi. Avevo previsto la sua eleganza, perciò per non sentirmi a disagio tirai fuori dalla valigia un pantalone, una camicetta carina che indossai con un golfino. Intorno alle diciannove scrisse –“Sono sotto, scendi”-. Quando lo raggiunsi in auto mi salutò con gran piacere ma allo stesso tempo con un po’ di dispiacere. Mantenni la compostezza senza sbragarmi troppo e feci finta che tutto andava bene. Andammo al solito posto. Arrivati all’antica botte gli occhi caddero sull’ abbigliamento, a bordo potevo solo sbirciare, elegante come al solito indossava un abito grigio, camicia bianca e cravatta. L’occhiale a lenti rotonde sormontava il naso, la barba brizzolata sempre curata e il ciuffo un po’ arruffato. Edoardo era proprio un gran bel pezzo d’uomo. Chissà quante donne e quanti uomini nella vita gli avevano fatto il filo. Seduti a tavolino tentò di rompere l’imbarazzo –“Com’è andata a casa? I tuoi tutto bene?”- che domanda del cazzo, mai avevamo parlato dei miei e mai li aveva visti neppure in fotografia, ma va beh apprezziamo lo sforzo. Una volta iniziato a parlare e sciolto il ghiaccio arrivammo subito al punto –“Devo chiederti scusa perché ho preso una decisione avventata, mi sono messo paura. Per me era ed è una situazione nuova. Ho sbagliato anche il modo di comunicartelo, ma cerca di capirmi, il giorno dopo avrei rivisto la mia famiglia, avevo paura che mia moglie potesse accorgersi di qualcosa”- , -“Non preoccuparti, è normale che ti sia messo paura”- parliamoci chiaro, noi uomini davanti a nuove situazioni scappiamo, nonostante queste ci piacciano, è la nostra natura, tendiamo sempre a fuggire credendo che il mostro cattivo non ritorni più, senza sapere però che sta sempre nell’angolo in agguato! –“No, ho sbagliato davvero, pensavo fosse colpa dell’alcol, davo la colpa al vino, ma in realtà ho pensato tanto questo week end, anzi ti ho pensato. Non so che mi stia succedendo, ma ti penso. Mi piaci e mi eccita qualsiasi cosa tu faccia o dica.”- rimasi completamente spiazzato da quella confessione. Mai avrei pensato che un uomo potesse sbottonarsi cosi, lasciandosi andare totalmente alle sensazioni ed emozioni. Inutile dirlo, mi sciolsi completamente su quella sedia. –“Quello che mi dici mi fa piacere e mi lusinga moltissimo, ma non corriamo Edoardo”- , -“Tranquillo Gabriele, ho quarantacinque anni e ho pensato bene a tutto, non voglio e non pretendo niente, ma volevo solo essere chiaro con te e con me stesso”- Dio quanto mi piaceva quell’uomo cosi elegante e sincero. E’ davvero un uomo d’oro. –“Anch’io Edoardo ti penso spesso. Mi piaci”- risposi creando un minuto di silenzioso imbarazzo. Un gran caldo invase il mio corpo, non era il solito calore, era imbarazzo, stavo arrossendo. –“Beviamo un’altra cosa?”- domandò lui –“Si, meglio”-. Chiacchierammo e chiarimmo un po’ la situazione finché –“Bene dopo tutta questa serietà che dici una carbonara? Ti va?”- domandò con spigliatezza –“Dove?”- , -“A casa da me”- , -“Ci sto, ma questa volta cucino io”-. Ci alzammo e andammo via nel suo appartamento. Appena chiusa la porta Edoardo, che stava dietro, mi afferrò voltandomi e scaraventandomi al muro –“Scusami davvero”- e mi baciò con gran passione. Furono degli istanti indimenticabili, l’uomo più affascinante che avevo visto e conosciuto mi aveva portato a casa e mi stava desiderando. Il baciò duro a lungo, le nostre mani iniziarono ad accarezzare i nostri corpi. Sentivo già il suo membro caldo e gonfio nel pantalone che si scontrava contro il mio nell’avvinghiata. Le grandi mani scorrevano lungo tutto il corpo, ero eccitatissimo, con una mano portò in alto le mie tenendole bloccate alla parete sopra la testa, con l’altra mi palpava e tastava tutto baciandomi. Lentamente accarezzò la mia pelle partendo dal viso e scendendo giù al pacco che palpò abbondantemente a lungo –“Ti piace?”- mi sussurrò all’orecchio –“Si”- risposi ansimando delicatamente. Tornò su con la mano, mi baciò e portò il dito alla bocca, voleva che lo baciassi. Lo feci, ma lo mordicchiai anche sino a infilarlo in bocca. Ero caldissimo e lui non era da meno. Cominciò a spogliarmi liberandomi le mani e baciandomi da per tutto. Prima la camicia, ogni bottone un bacio. Quando rimasi a petto nudo iniziò un lungo corteo di baci e bacetti tra collo, capezzoli e pancia. Tentai di spogliarlo –“No, ancora no”- disse fermandomi, mi voltò faccia a muro e tenendo di nuovo le mani bloccate in alto cominciò ad accarezzarmi delicatamente la schiena che inarcai, le mani percorrevano ogni angolo della pelle. Scese sui glutei, ancora coperti dal pantalone, che palpò bramosamente. Istintivamente allargai le gambe, la mano scivolò tra le chiappe –“Aaaah”- esclamai senza neppure rendermi conto della piacevole sensazione che sentii con quel contatto. Mi chinai offrendo il posteriore. Sentire quelle mani tra le gambe che strofinavano il buchetto mi eccitava parecchio. Non resistevo più, cercai di fare forza per liberarmi da quella stretta e feci scivolare il tatto tra le sue gambe. Era di marmo. Mi voltai per baciarlo e il suo sguardo era profondo ed erotico. Durante il bacio lo spogliai della giacca che feci cadere a terra, allargai il nodo alla cravatta e sbottonai la camicia. Restituii lo stesso gioco, ogni bottone un bacio su quel petto villoso. Che corpo. Amavo sentire i suoi peli tra le labbra, erano soffici e profumati. Tolsi completamente la camicia lasciando addosso solo il cravattino. Inginocchiandomi poggiai la testa sul pacco iniziando a strusciarla sopra. Lentamente lo sbragai, tolsi le scarpe, e feci scivolare giù pantalone e slip. Finalmente sul mio volto poteva svettare ancora la cima di quella montagna. Succhiai impazientemente il glande dal sapore di uomo. Edoardo sussultava di piacere, assaggiavo passionalmente il suo membro ingoiandolo fino alla base e risalendo a metà, riscendendo fino alla base e risalendo subito sino alla cima. Scesi ancora a metà e risalii per poi riaffondarlo tutto fino alle palle. –“Ahh cosi mi fai venire subito”- disse Edo, ma non mi fermai, aggrappai le mani alla cravatta che pendeva dal collo e proseguii ad affondare tutto il palo restando sospeso con la nerchia in gola. –“Ooh sii”- continuò a mugolare, se proseguivo cosi sarebbe venuto in un batter d'occhio, ma non volevo ancora, era solo l’inizio. Mi alzai e lo baciai, lo presi per mano e andammo verso la camera. Continuammo a baciarci mentre mi denudò dei pantaloni e dello slip, gli sciolsi la cravatta e tornai giù inginocchio, la misi dietro al mio collo passandogli le due estremità alle mani. Volevo che desse il ritmo. Accolsi tutti i venti centimetri in gola con le spinte delle cravatta guidate da lui. Che sensazione fantastica farsi dominare, soprattutto da un uomo cosi. Spompinai quel cazzo a lungo prima di mettermi a gattoni sul letto. Toccò a lui ora chinarsi. Quando la lingua sfiorò il buco gemetti di piacere in maniera incredibile –“Oooh si”- il movimento si fece più intenso e voglioso –“Non fermarti ti prego”- in preda a un piacere indescrivibile. Sapeva usarla alla perfezione, lo volevo dentro di me, mi sentivo pronto. –“Voglio farlo”- dissi voltandomi –“Voglio che tu sia il primo. Prendimi”- aggiunsi. –“Sicuro?”- , -“Si, voglio essere tuo”-. Dal cassetto del comodino tirò fuori una confezione di preservativi, ne estrasse uno indossandolo. Mi fece sdraiare a pancia in su, si bagnò due dita e iniziò a lubrificarmi il culetto facendosi spazio. –“Aah” ansimavo sentendo quel nuovo piacere dentro me. Quando mi lubrificò e allargò un pochino si inginocchiò sul letto a gambe larghe davanti al mio culetto caldo. Sollevò leggermente le mie aprendole e portandole sopra le sue cosce, io stavo inclinato, dall’ombelico al viso si formò una discesa (posizione della piovra). Le sue mani scivolarono delicatamente sui miei fianchi e sul fondo schiena per tenermi a se. Proseguì ad allargarmi dolcemente con due dita mentre continuavo ad ansimare dal piacere che quelle dita mi regalavano. Iniziò piano a farsi spazio dentro, la grandezza del suo glande mi fece provare dolore –“Rilassati, dimmi tu quando scendere”- disse con pazienza, percepiva il mio dolore. Mi abituai a quelle sensazione che lentamente scomparì, scese ancora ed entrò tutto con la cappella –“Ahi”- dissi involontariamente. Dio che dolore stavo provando. Il più era fatto, dopo la punta il resto dovrebbe essere più semplice. Stando fermo e aspettando fino a quando fossi pronto, Edoardo mi guardò con ardore e passione. Piano il buchetto si abituò a quella nuova presenza che iniziò a regalare piacere e piano lo feci entrare tutto –“Oohmm”- sussultai. Quando arrivò in fondo iniziò lento un movimento di andirivieni, inizialmente non lo trovai piacevole, ma dopo qualche istante provai un piacere indescrivibile. Mi sentivo riempito e la cosa mi piaceva da morire. La sensazione di quel palo dentro era stupenda. Piano Edoardo aumentò sempre più il ritmo regalandomi forti scosse di godimento. –“Oh si cosi mmh”- dicevo in preda al piacere. Iniziò a scoparmi lento e con passione mentre le sue mani accarezzavano tutto il corpo, dal sedere al seno. –“Siii non fermarti”- incitai spingendolo a farmi suo e ad aumentare la velocità dell’entrata e dell’uscita. –“Sii cosi cosi, non fermarti”- ero completamente in estasi. Il ritmo si fece più forte e sostenuto, si stava trasformando in toro finalmente. –“Si cosi cosi dai”- cominciai a sentire le sue palle sbattere sui glutei. –“Ti piace?”- domandò tra un gemito di piacere e l’altro –“Si cazzo, non fermarti. Sono tuo”- , -“Aaahhh”- cominciò un concerto di sussulti di piacere che si arrestarono solo quando sfilò il palo e voltò a pecorina. –“Sei mio”- diceva –“Si sono tuo, prendimi dai”- risposi completamente rapito da quella nuova e piacevole sensazione. Sentii che la sua velocità e i colpi divennero più forti e intensi. Stava per raggiungere l’orgasmo –“Aaah sii”- , -“Non venirmi dentro, voglio sentirti sopra di me”- . Scopò ancora un po’ prima di sfilarmelo, lo scappucciò e iniziò a segarsi maestosamente finché tanti schizzi caldi di sborra mi riempirono petto e pancia. –“Siiii”- esclamai sentendo quel piacevole caldo addosso. –“Aaah aah ah”- subito si accasciò su me baciandomi a stampo. -"Voglio che godi tu ora"- disse allungando la mano sul mio cazzo duro. La sua stretta fu dura e piacevole, il suo movimento non tardò a farmi impazzire –“Dai godi”- sussurrava segandolo –“Voglio che mi perdoni”- disse aumentando il ritmo –“Non lo so, devo pensarci”- risposi dimenandomi sopra quel letto e sotto la grande mano che continuava a fare su e già -"Perdonami"- proseguendo con insistenza. –“Vediamo se cosi posso meritarmi il tuo perdono”- non feci in tempo ad aprire gli occhi che sentii la sua bocca e la lingua avvolgermi il cazzo iniziandolo a succhiare. –“Aaaah”- che linguone caldo e umido. La sua mano non arrestò la sega. Stavo per bagnarmi –“Vengo vengoooo”- prima di inondarlo. –“Siiii ah ah ah”- schizzai con forza dentro le sue labbra. Quel gesto mi sorprese e soddisfò da matti. Alzo i suoi occhi verso i miei e prima di sputare a terra sorrise mostrandomi il nettare. Tornò su e mi baciò. –“Ho meritato il perdono?”- , -“Forse”- , -“Ma come Forse? Antipatico”- rispose solleticandomi il corpo -“Dai farò questo sforzo, sei perdonato”- mi baciò carezzandomi le guance. Quella notte ci addormentammo abbracciati. La mattina dopo prima di andare a lavoro mi riaccompagnò a casa dandomi appuntamento per la sera stessa. Da quel momento li tra me ed Edoardo nacque una vera relazione sessuale e sentimentale che durò otto mesi, finché non venne mandato a lavoro nella città d’origine. A malincuore accettammo la situazione e ci “lasciammo”. I rapporti rimasero ottimi, ogni tanto ci si sentiva e quando capitava non ci tiravamo indietro a trascorrere delle ore insieme a divertirci. Fu lui poi a dirmi un giorno, sapendo che cercavo nuova casa, che nel suo vecchio appartamento (il nostro nido d’amore) si era trasferita la figlia da Roma –“Ha una camera libera e cerca qualcuno con il quale condividere l’appartamento e dividere le spese”-. Rimasi un po’ titubante davanti a quelle proposta ma alla fine accettai, d’altronde la casa era comoda e spaziosa, tutto sommato questo mi avrebbe anche permesso di vederlo più spesso. Si fidava di me, sapeva che mai avrei potuto tradirlo, cosi mi lasciò il contatto dell’annuncio postato online –“Tieni, contattala e dille che hai trovato l’annuncio su ********* , cosi non sospetterà di nulla. Si chiama Raffaella"-.
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