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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante 3 -A dovere- XIV


di Soundserio
20.04.2016    |    7.456    |    7 9.4
"?”- , -“Tutto bene, fortunatamente abbiamo finito mezzora prima, ero a pezzi”- , -“E hai fatto una doccia da poco vero? Sento il profumo”- sorrise..."
Completamente scosso da quella risposta inaspettata rimasi immobile sul telefono a leggere e rileggere quel messaggio –“Il principale, Giacomo”- non potevo crederci. Improvvisamente tutte le mie convinzioni e teorie sull’accaduto caddero lasciandomi completamente spiazzato, Minuto dopo minuto però la cosa iniziò a prendere una diversa piega. Giacomo era il baffuto serio e silenzioso e , a dire il vero, mi sarebbe piaciuto farmi martellare dal suo picco. L’inaspettata verità cominciò ad eccitarmi tanto che quella sera comodo sul divano tirai fuori il cazzo e dedicai una sega immaginando la veranda, io a pecora a spompinare il biondo e Giacomo che da dietro mi fotteva il culo. Inutile dirlo, sborrai come un dannato. Da quella scoperta passarono giorni, a Giovanni non dissi nulla, la cosa oramai era stata superata, ma da quel giorno li cominciai a guardare con occhi diversi il baffuto che, sentendosi a disagio dalle mie continue occhiate, cominciò ad arrossire, ma ricambiò gli sguardi. Claudio non si accorse di nulla, me lo tenni buono buono con vari giochini piccanti telefonicamente. Giunto venerdì mi alzai presto e dopo aver fatto una doccia all’alba pulii per bene il bagno, non potevo lasciarlo sporco, quella sera sarebbe passata la proprietaria con l’acquirente. Prima di uscire di casa feci un sorriso a Claudio e lo salutai indiscretamente dandogli appuntamento alla prossima settimana. Dopo aver raggiunto il prof. iniziammo a discutere sul da farsi davanti a un caffè, quella mattina mi presentò gli altri due docenti che avrebbero partecipato al progetto. Le ore passarono in fretta, come previsto facemmo la pausa pranzo insieme per poi proseguire il lavoro fino al pomeriggio come stabilito. Quella sera sarebbe passato a trovarmi anche Edoardo che, come previsto dal lavoro, aveva la tappa in città. Alle sedici e trenta ero particolarmente stanco, il caffè non faceva effetto e, tra uno sbadiglio e l’altro, il prof. ruppe il silenzio –“Beh ragazzi direi che per oggi abbiamo finito, possiamo andare via a goderci il week end”- incredulo da quelle parole sul voltò si stampò un maxi sorriso –“Va bene, allora ci vediamo settimana prossima”- salutai tutti e scappai via incamminandomi verso casa e la testa cominciò a fare progetti “Allora Edo arriva alle diciannove, la casa è pulita e io posso riposarmi almeno un’oretta. Perfetto”. Prima di rincasare passai come al solito al bar per comperare le paste surgelate, ma appena arrivai davanti alla porta dell’appartamento mi resi subito conto che vi era qualcosa di insolito. Fuori all’angolo c’era un vecchio ombrello, anche se la giornata non era perfettamente soleggiata, il caldo era pazzesco. Facendo ingresso in casa udii subito la signora Domenica che mostrava minuziosamente ogni angolo dell’appartamento –“Il bagno tutto nuovo, l’abbiamo ristrutturato due mesi fa”- cazzate! quante balle si sparano pur di vendere un qualcosa. Andai incontro alla voce raggiungendola. Davanti mi trovai due figure –“Ahh Gabriele eccoti, perdonaci siamo ancora qui, abbiamo fatto tardi”- e quando l’uomo in giacca e cravatta si voltò ebbi quasi una sincope –“Lui è Marco, l’acquirente o meglio, rappresenta l’agenzia che vuole acquistare l’immobile”- . I nostri occhi si riempirono di terrore, ci presentammo come se nulla fosse, cercando di mantenere il controllo e come se non ci fossimo mai visti prima ci stringemmo la mano in segno di presentazione –“Ho quasi finito il giro Gabriele, manca solo la tua stanza”- , -“Prego”- dissi invitandoli ad entrare. Mentre Domenica parlava e parlava, mi rinchiusi in bagno per bagnarmi il viso -“Cazzo Cazzo Cazzo”- ripetei senza farmi sentire. Tirai cinque o sei respiri profondi e uscii in corridoio raggiungendoli nella stanza –“Bene noi abbiamo finito, grazie mille Gabrielino, scusaci per il disturbo”- disse l’anziana signora –“Si figuri, nessun disturbo”- strinsi ancora una volta la mano ai due e chiusi la porta. Dio che colpo, ho quasi rischiato un vero infarto. Non potevo ancora crederci e non potevo neppure immaginare, non mi aveva detto si trattasse di un’agenzia, pensavo un privato. Fanculo che colpo. Preso da una strana agitazione scrissi a Edoardo –“Eilà bello, per che ora arrivi?”- volevo assicurarmi che i due non si incontrassero in strada –“Alle diciannove sono da te”- , -“Perfetto, a dopo”-. Sintonizzai un canale radio a massimo volume e mi infilai in doccia, oramai era impossibile dormire, avevo ancora l’adrenalina che circolava nel sangue. Attesi l’arrivo di Edo in fibrillazione e alle diciannove precise sentii bussare alla porta –“Ciao bello”- salutò baciandomi a stampo –“Ciao a te”-. Andammo in cucina e sistemò al solito posto la valigia –“Allora come stai?”- domandò abbracciandomi di spalle –“Tutto bene, e te?- , -“Stanco dal lavoro”- , -“Cosa posso offrirti?”- , -“Qualcosa di fresco, fa un caldo oggi”- disse allargando il nodo alla cravatta –“Si, un’afa terribile”-. Ci accomodammo sul divano e iniziammo a bere –“Allora com’è andata con il prof.?”- , -“Tutto bene, fortunatamente abbiamo finito mezzora prima, ero a pezzi”- , -“E hai fatto una doccia da poco vero? Sento il profumo”- sorrise accarezzando un ciuffo di capelli. Ancora scosso dall’incontro avvenuto qualche ora prima mi alzai fingendo di sistemare la cucina –“Gabri sicuro che vada tutto bene?”- domandò. Edoardo mi conosceva troppo bene, era difficile nascondergli le cose. –“Si tutto ok, solo un po’ stanco come ti dicevo”- , -“Vieni qui”- poggiò il bicchiere al tavolo e mi porto a sé abbracciandomi. Quella stretta mi fece distrarre dai pensieri e qualcosa nelle gambe cominciò a gonfiarsi –“Se vuoi chiamo un B&B”- disse –“Non voglio disturbarti se sei stanco e hai bisogno di stare solo.”- alzai subito l’occhio guardandolo –“Ma scherzi? È una settimana che attendo questo momento”- e lo baciai sulle labbra. Tra noi scoppiò la passione, il bacio divenne infinito facendo avvinghiare i corpi l’uno sull’altro –“Mi sei mancato”- sussurrò al mio orecchio –“Anche tu”- risposi leccando il padiglione auricolare –“Mmmm”- ansimò di piacere. Prendendomi a cavalcioni cominciammo una appassionante pomiciata con petting, amavo quell’uomo. Lo afferrai per mano e andammo in camera da letto. Wow era sempre bello ed elegante, camicia bianca a righe blu verticali, gilet azzurro abbinato alla cravatta e per la prima volta indossava un paio di jeans che mettevano in risalto le gambe toniche e in perfetta forma. Prima di sdraiarci a letto lo baciai e cominciai a sbottonare il suo gilet facendolo cadere a terra, afferrai la cravatta e lo tirai a me con forza –“Tu mi piaci”- dissi con desiderio di possessione. Si avvinghiò con forza alla bocca infilando la lingua più che poteva e, mentre le due sue mani stavano aggrappate sui glutei, la mia destra stava già palpando il suo membro gonfio. –“Dimmi che sono tuo”- supplicai all’uomo tra un bacio e l’altro, volevo sentirmi dominato e proprietà di qualcuno –“Sei mio”- , -“Dillo ancora”- , -“Sei mio sei mio”-. Lo spinsi contro il muro e scivolai con la bocca sul cazzo che subito liberai da quel jeans. –“Oh wow”- svettava grosso e duro sul mio viso –“Mmmmh”- godeva già a sentire la lingua sulla cappella –“Succhialo”- desiderò a bassa voce e con un sol colpo lo affondai tutto in gola iniziando a fare un bellissimo e voglioso su e giù –“Aaaah aaahhh”- impazziva mentre arrivavo in cappella leccando due volte il glande e scendendo giù alla base, risalendo al glande con due leccate e scendendo ancora alla base –“Aaaah si sii sii”-. Tornai su e proseguii a spogliarlo, cravatta, camicia e cinta. Lo buttai seduto a letto e mi feci spogliare completamente –“Come sei caldo oggi”- disse con il cazzo marmoreo. Tornai giù in ginocchio, slacciai le sue scarpe sfilandole, feci scivolare via jeans e slip e infine sollevando una gamba per volta gli levai i calzini tenendolo per i piedi. Non so che mi prese, ma per la prima volta afferrai la pianta del piede nudo e cominciai a leccarla sotto il suo silenzioso stupore –“Mmmmm”- sorprendentemente la cosa mi piacque e iniziai a leccare per bene tutti e due i piedi salendo tra le dita che infilai per bene in ogni fessura e portandomi infine l’alluce alla bocca succhiandolo come se fosse un cazzo –“Woww”- esclamò sul letto con piacevole sensazione. Fu una gran sorpresa per me trovare piacere nel succhiare quelle dita grandi. Lentamente mi portai su con la lingua percorrendo l’intera gamba fino ad arrivare a quelle grosse e piene palle che subito acchiappai tra le labbra leccandole per bene –“Mmmm sii”-. Leccai la cappella e con piccoli bacetti mi portai sul petto fino alle sue labbra intrecciandoci in un caloroso bacio profondo. Lo guardai dritto negli occhi –“Voglio che mi scopi”- dissi con ardore –“Scopami a dovere”- aggiunsi con estrema serietà. Non disse nulla, mi scaravento sul letto mettendomi a pecora con fare duro e, dopo avermi fatto leccare due dita, le porto sul culetto e cominciò a farsi spazio nel buchetto –“Aaaahh si”- ansimai tirando indietro il capo. Le dita sparirono rimpiazzate dal nerchione del toro che velocemente mi piazzò completo nel culo e cominciò a sbattere forte. Per farmi sentire il suo dominio prese le mie mani e le blocco dietro la schiena –“Sii cosi scopami”- lo supplicai –“Si sii siii cazzo”- impazzivo di piacere –“Sculacciami”- , -“Sculacciami dai”- BANG! Finalmente mi colpì forte sulle chiappe –“Aaaammh siii- , -“Ti piace cosi vero?”- , -“Sii non fermarti”- , -“Dominato come una maiala”- BANG! –“Siiii siiii”-. Era la prima volta che tra noi ci fu una scopata del genere, avevo bisogno di essere dominata da lui –“Prendimi. Prendimi tutta”-. Si sedette sul letto –“Dai monta su”- e salii sopra il trapano che inghiottii tutto in un sol colpo iniziando a saltarci sopra con una velocità pazzesca –“Cavalca dai, cavalca”- gemeva lui –“Siii siii”- portò le due mani sui miei glutei che strinse forte accompagnandoli e sbattendoli contro il cazzone turgido –“Siiii scopami”- , -“Prendilo tutto dai”- BANG!. Stavo godendo come non mai, Edoardo era davvero un cavallo da corsa. Si fermò sotto di me lasciandomi muovere e montare liberamente la sua mazza che non feci uscire neppure per mezzo secondo fuori dal culetto, proseguii ad andare avanti e indietro con un ritmo pazzesco –“Dai sborra maiala”- disse iniziando a segarmi il cazzo –“Riempimi di sborra il petto”- , -“Siiii”- . Aumentai la cadenza in maniera incontrollata –“Siii siii siiii”- gemevo come un pazzo oramai –“Eccomiii”- , -“Dai sborra sborra”- supplicò lui –“Aaaahhhhh aaahhhh”- tremai sul cavallo inondandolo di sborra caldo, qualche schizzo arrivò persino al mento dalla forza –“Aaahhm si”- ansimavo con ancora la mazza dentro –“Sborrami tu ora dai”-. Si alzò in piedi sul letto lasciandomi sdraiato a pancia in su e cominciò a segarsi forte il cazzo fino a tremare di piacere. Quattro abbondanti e densi schizzi della sua sborra mi invasero il corpo procurandomi un ulteriore piacere –“Ssiiii”- gemevo di felicità spargendola addosso. –“Sei una maialina”- disse sdraiandosi accanto prima di infilarmi la lingua in bocca. –“E’ stato bello”- dissi riprendendoci dalla furiosa scopata –“Si, mi piaci molto”- ci baciammo ancora sdraiandoci l’uno accanto all’altro e ci coccolammo. –“Senti, visto che sono già le otto e trenta che ne dici di una pizza?”- , -“Si, vada per una pizza”- , -“Prendiamo una gigante?”- , -“Si”- , -“Ok chiamo”-. Ordinai la pizza a domicilio e nel mentre che attendevamo, dopo esserci pulito, trascorremmo i minuti a letto a giocare come due bambini.
-ZZZZZZZ-
-“La pizza”- dissi alzandomi dal letto -“Aspetta aspetta”- mi trattene baciandomi ancora -“Dai, lasciami andare”-. Andai alla porta e senza neppure domandare chi fosse dissi direttamente -“Quarto piano”-. Socchiusi la porta della camera e il campanello suonò -“Arrivooo”-. Aprii la porta e senza neppure rendermi conto di chi fosse mi sentii spintonare contro la parete alle mie spalle e una lingua si infilò a frugare nella bocca. Misi a fuoco bene e –“Oh cazzo”- pensai alla vista di Marco sul mio corpo. Lo spinsi indietro e guardandoci intensamente, come mai prima, ci avvolgemmo in un altro incontrollato bacio.
–“Allora sta pizza?”- Sentimmo dalla camera da letto.
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