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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante 5 - A casa di Vincenzo - VII


di Soundserio
07.06.2016    |    2.779    |    5 9.7
"Feci pipi e lavai il viso, stavo per andar via quando all’angolo, dietro la porta, notai una cesta di biancheria sporca, non so che mi prese, ma sapevo..."
Interdetto da quell’interrogativo cercò di essere ancora più convincente –“Dai domani mattina ti riaccompagniamo a casa con papà”- l’idea di trascorrere la notte in quella casa mi eccitava parecchio, ma fu lo strano atteggiamento di Vincenzo che mi lasciò titubante –“E’ già tardi”- aggiunse –“Va bene dai”- accettai l’offerta e andammo in cucina a comunicare la decisione ai genitori –“Ei mamma Gabri si ferma qui a dormire”- la signora asciugò le mani –“Ah bene, allora ricorda di cambiare le lenzuola prima di andare a letto. Dillo al papà”- uscimmo dalla cucina raggiungendo la sala dove Giacomo stava seduto in poltrona davanti al televisore –“Papà domattina presto ci dai uno strappo in città? Gabri rimane a dormire”- l’uomo fece una strana smorfia –“Ah.. va bene”- e tornò a concentrarsi sullo schermo lasciandoci liberi. Risaliti in camera diedi una mano a cambiare le lenzuola, avremo dormito nello stesso letto, Vincenzo aveva un letto matrimoniale e quella sera l’avremo condiviso –“Passami la federa”- , –“Aaahh”- si tuffò sopra –“Finalmente disteso, film stanotte?”- domandò –“Si potrebbe fare”- accomodandomi su quel letto morbido e profumato –“Tieni”- disse passandomi il telecomando –“Vado a prenderti qualcosa per la notte”- e andò nell’altra stanza. Devo dire che la famiglia di Vincenzo era benestante, a vedere la casa e il costoso arredamento penso che non se la passassero cosi male, -“Allora scelto qualcosa?”- rientrò in camera lanciando contro un pantalone di tuta con una t-shirt –“Mmm no”- passai il telecomando –“Vediamo un po’ cosi ci offre On demand”- cominciò a spulciare il decoder –“Vado al bagno”- ne approfittai. Feci pipi e lavai il viso, stavo per andar via quando all’angolo, dietro la porta, notai una cesta di biancheria sporca, non so che mi prese, ma sapevo benissimo che stavo per fare. In maniera disinvolta infilai una mano alla ricerca di qualcosa che non tardai a trovare, un paio di slip maschili neri, erano di Giacomo. Chiusi a chiave la porta e in fronte allo specchio annusai l’intimo che profumava di maschio, il pacco si gonfiò all’istante e la lingua cominciò automaticamente a leccare il tessuto. Strofinai le mutande sull’intero corpo, ero eccitato, tirai fuori l’uccello e lo impugnai segandolo con lo slip dell’uomo, fu davvero una situazione intrigante, volevo sborrare, ma la situazione venne interrotta –“Ci sei sceso?”- udii scherzosamente Vincenzo dal corridoio –“Arrivo, mi sto cambiando”- con gran dispiacere dovetti riporre lo slip e mi spogliai indossando gli abiti per la notte –“Eccomi”- dissi trovandolo nel corridoio ad attendermi –“Me la sto per fare addosso”- disse entrando a orinare lasciando aperta la porta –“Ho scelto il film”- gridò sgrondando l’uccello. In camera mi scaraventai sul letto e attesi il suo arrivò –“Bello comodo vedo!”- disse spogliandosi nudo davanti ai miei occhi e scoprendo due meravigliosi glutei glabri –“Scusami eh!”- tirò subito su un paio di pantaloncini corti e indossò una canotta raggiungendomi accanto –“Hai già visto Lucy con Scarlett Johansson?”- divaricò le gambe –“No”- non sono un’amante dei film, preferisco le serie tv –“Ti va di guardarlo?”- grattò un testicolo –“Si certo”- cercai di non farmi prendere dall’imbarazzo, non avevo mai condiviso un letto matrimoniale con un ragazzo senza farci niente -TOC TOC- sentimmo alla porta –“Ciao ragazzi buonanotte, pochi schiamazzi eh! Domattina si parte alle otto”- augurammo la buonanotte a Giacomo e schiacciammo play. Il film non era poi cosi male, molta azione, ricordava un po’ il vecchio Matrix, Vincenzo non scostava gli occhi dallo schermo mentre io ogni tanto buttavo giù lo sguardo verso quelle lunghe gambe depilate sino alle forme del pacco che ogni tanto, come fanno tutti i ragazzi, si toccava e sistemava. Ero in imbarazzo, non capivo che mi stesse succedendo , non avevo mai avuto attrazioni verso lui, era diventato un amico e quella situazione mi stava davvero turbando l’animo, ma continuavo a pensare agli spogliatoi a quando durante la visione del video il suo uccello si stava gonfiando. Senza neppure accorgermi, tra un pensiero e l’altro mi addormentai senza neppure concludere il film, quando aprii gli occhi guardai il telefono che segnava le due della notte, la stanza era buia, Vincenzo dormiva e avevo una gran sete. Senza far rumori saltai giù dal letto e uscii dalla stanza richiudendola, scesi per le scale e appena arrivai al piano terra notai che dalla sala proveniva la luce della tv accesa, non sapevo che fare, ma per arrivare in cucina a prendere un goccio d’acqua, dovevo per forza attraversare la sala. Presi coraggio e aprii la porta che era socchiusa, di spalle sul divano vidi la testa di Giacomo che, appena sentì rumori alle sue spalle, si voltò –“Scusi signor Giacomo, avevo bisogno di un bicchier d’acqua”- avvicinandomi e trovandolo spaparanzato in slip scalzo –“Vieni”- disse alzandosi e dirigendosi verso la cucina. Non credevo ai miei occhi, il papà era un vero maschione, gambe toniche ricoperte di pelo scuro, un piede grande e dalla maglia si intravedeva un torso davvero ben messo –“Tieni”- mi passò alla mano un bicchiere d’acqua e tornò a sedersi sul divano. Rimasi solo in cucina a pensare, non sapevo che fare, quando mi sarebbe capita un’altra occasione del genere? Era molto rischioso, ma amo camminare sul filo del rasoio. Poggiai il bicchiere vuoto nel lavandino e lo raggiunsi sedendomi accanto –“Che fai?”- guardandomi stranito –“Come mai sveglio?”- domandai –“Non riesco a prendere sonno.. e tu dovresti stare su a dormire ora”- spiegò cautamente –“Perché?”- rimase in silenzio qualche secondo –“Perché non mi sembra il caso che se scende mia moglie o peggio ancora mio figlio ci trova qui”- allungai la mano sulla coscia –“Perché? Non stiamo mica facendo niente”- cominciai ad accarezzare quella carne ricoperta di pelo –“Gabriele dai smettila, non mi sembra davvero opportuno”- tentò di allontanare la mano –“Non gradisce la mia compagnia? Sto qui buono buono”- insistei carezzandolo ancora –“Non è questo.. è che non è il luogo e il momento adatto”- ma il gonfiore delle mutande parlò chiaro –“Stia tranquillo, su dormono tutti”-. Non lasciai il tempo di rispondere, scivolai a gattoni sul tappeto e cominciai a toccare le gambe dalle caviglie sino alle cosce –“Si rilassi”- continuai a dire mentre con piccoli movimenti cercò di svincolarsi –“No dai”- cercò si sfuggire –“Sssshh”- dissi prima di sollevare il piede e infilare in bocca l’alluce –“Sei pazzo?”- domandò –“E’ lei che mi fa impazzire Signor Giacomo”- tornai giù con la bocca su quelle grandi dita leccandole una per una non scordando di dare attenzioni anche alle fessure tra l’una e l’altra –“Ooooh”- iniziò a deliziarsi il momento. Leccai la pianta e il tallone e flemmaticamente, con piccoli bacetti, percorsi l’intera gamba arrivando sino all’intimo che stava per esplodere –“No ti prego non farlo”- ma non fu convincente. Piano feci sbucare il glande che accolsi subito tra le labbra e lentamente tutto il resto che con molta passione e senza fretta cominciai a succhiare. L’uomo ansimò cautamente con timore e tra una discesa e una salita sui centimetri –“Aaah cazzo”- esclamò non riuscendo più a contenersi –“Le piace?”- poggiò delicatamente le mani sulle spalle –“Sei bravissimo”- lasciandomi continuare il lavoro senza fretta. Il cazzo di Giacomo era scuro e grosso, abbastanza lungo con una cappella rosea e gustosa –“Vieni”- mi prese per mano portandomi in cucina di fianco al frigo –“Mettiti giù”- con gentilezza –“Voglio godere”- volevo accontentarlo, abbassai il suo slip e con un colpo solo inghiottii l’intero membro –“Aaaaah”- sussurrò a bassa voce portando le due mani sul capo a tenerlo stretto –“Si”- dissi sentendolo dare spinte. Muovevo la lingua calorosamente su tutta l’asta, profumava di maschione, non avevo paura e neppure fretta, sentivo che provava un gran piacere e questo mi faceva stare bene portandomi a succhiare ancora con più passione. Non ci fu violenza, nonostante le spinte e le mani sul capo, fu molto passionale –“Sto per venire”- avvisò prima –“Non fermarti”- lo lasciai proseguire a spingere in gola finché non lo sentii portarsi in punta di piedi, stringere i denti trattenendo gli ansimi e tremare dentro di me –“Aaaaaahhh”- sussurrò a tono basso –“Mmmm”- gustai quel sapore ingoiandolo tutto e ripulendo con calma l’uccello –“Merda, siamo pazzi”- disse portandosi su le mutande –“Sssshh sarà il nostro segreto”- tornai in piedi baciandolo sulla guancia e lasciandolo spiazzato –“Tieni prendi questa”- mi diede una bottiglia d’acqua da portarmi dietro –“Cosi hai la scusa”- afferrai la bottiglia e diedi le spalle all’uomo andando verso le scale dove ebbi un infarto. Dei piccoli e veloci passi risalirono le scale
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