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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante 2 -Festeggiamenti- III


di Soundserio
16.03.2016    |    4.803    |    4 9.7
"Non era originario della città, ma fu trasferito per lavoro qualche mese..."
Quella sera tornai a casa spensierato e felice. Quel nuovo gusto che aveva conosciuto mi piaceva e, dopo aver consumato la cena , mi rinchiusi in camera eccitato. Ancora sentivo la sensazione e il piacere di quel pisello duro nella bocca. Stando attento a non farmi beccare iniziai una lenta sega ripensando a quanto avvenuto prima con Alessandro, ma non bastò a placare i miei ormoni impazziti. Mezzora dopo ne feci un’altra pensando al corpo del mister. Federico aveva quarantun’anni , un fisico atletico e sportivo, occhi color nocciola, naso pronunciato e la sua barba castana era un tutt’uno coi capelli. Il corpo muscoloso era ricoperto da un’affascinante peluria castana che partiva dalle caviglie arrivando fin su al petto. Sposato da dieci anni era sempre un bell’uomo, si teneva in forma, a differenza della compagna che con gli anni trasformò il fisico di modella in panzerotto. Ma l’amore è cieco (credeteci pure). Schizzai talmente tanto che due gocce andarono a finire sul tappeto. Una volta ripulito accesi il computer per inviare e-mail di iscrizione all’università. Era fine luglio, da li a poco, avrei cambiato città per proseguire gli studi. La mia felicità era alle stelle, finalmente avrei approfondito le mie voglie conoscendo nuove persone alla ricerca di nuove opportunità che una città può offrire. Iniziai a vagare su siti di incontri, all’epoca le chat andavano molto di moda. Iniziai con largo anticipo a conoscere in maniera virtuale diversi ragazzi e uomini della futura dimora. I giorni passarono in fretta e la lista di contatti aumentò notevolmente. Corpi nudi, muscoli, peli, pance, piedi, pettorali, spalle, fondoschiena e piselli invasero lo schermo. Piano piano iniziai a focalizzarmi solo su tre contatti ritenuti davvero interessanti. Josh87 , Hantaro e Fedex. Il primo era un ragazzo gay della città, diciannove anni, corpo curato, viso pulito, maschile e molto simpatico. Il secondo era un uomo di quarantacinque anni, misterioso, affascinante e intrigante. Non era originario della città, ma fu trasferito per lavoro qualche mese. L’ultimo era uno studente fuori sede come me, ventidue anni, timido, maschile e fidanzato. Non aveva alcuna esperienza omosessuale, ma ne era fortemente attratto da sempre. Il suo corpo era virile e nei suoi atteggiamenti insospettabile della cam. Per la fine di agosto avrei deciso chi incontrare per primo, nel frattempo dedicai la concentrazione al calcio. L’ultima partita di quel campionato si sarebbe dovuta giocare quel fine settimana. Durante gli allenamenti tra me e Alessandro non ci fu più alcun contatto fisico. Le voglie in me crescevano ma lui iniziò a frequentare una ragazza e di conseguenza le nostre uscite diminuirono. Quel fine settimana riuscimmo a vincere la partita e ci classificammo terzi. Festeggiammo con tutta la squadra al pub. L’alcol iniziò a dominare tra noi. Una birra, due birre, un chupito, tre birre, quattro birre, un chupito, cinque birre, un chupito e via. L’ora si fece tarda, alcuni cantavano al karaoke, altri andarono via, altri ballavano sbronzi. Alessandro dopo il secondo chupito andò via, quella sera doveva vedersi con la tipa. Rimasi seduto a tavolino osservando i colleghi fare baldoria, i pensieri erano offuscati dall’alcol e una volta che anche l’ultimo compagno si alzò dal tavolo il mister si avvicinò. –“Ei campione, allora non festeggi?”- disse sedendosi accanto –“Certo mister. Ma cantando sono una frana, meglio evitare”- dissi ridendo. –“Ci facciamo un’altra birra?”- , -“Perché no” risposi a quell’invito. Quando si alzò per ordinare notai che le sue gambe non erano del tutto stabili, anche Federico aveva alzato il gomito. Tornò con le birre –“Alla nostra salute”- disse facendo cincin e portando il boccale alla bocca. –“Sai che il prossimo anno quando vuoi puoi venire a trovarci ”- , “Lo farò sicuramente mister, non posso mica lasciarvi cosi”- dissi indicando l’intera squadra sbronza, -“Qualcuno dovrà pur mettere un po’ d’ordine”- aggiunsi sorridendo. Continuammo a parlare a lungo su quel tavolo dei miei studi, degli obiettivi che volevo raggiungere ect . Fu la prima volta che tra me e il mister si creò un dialogo cosi confidenziale. Dopo la terza birra domandai –“Posso chiederle una cosa?”- lui annui con la testa –“Mi dica la verità, le sto un po’ sul cazzo? Perché spesso noto che mi guarda storto “- iniziò a ridere –“Ma no, ma figurati! Da te pretendo molto perché sei bravo”- , -“Allora perché ogni volta mi punisce con i piegamenti facendoli fare solo a me e Alessandro ?”- , -“Vedi, gli altri sono pischelli, basta un solo rimprovero e stanno buoni. Tu e l’altro casinista siete un caso a parte, oltre ad esser bravi calciatori, siete due rompi coglioni e un solo rimprovero non basta mai, continuate a fare sempre quello che volete, perciò le punizioni sono più dure”-. In effetti non aveva tutti i torti, io e Ale, ci fregavamo dei suoi richiami e continuavamo a far casino. –“Scusami, devo andare al bagno”- disse alzandosi –“Anch’io me la sto per fare addosso”- , -“Allora chi arriva prima piscia!”- gridò a passo svelto sfidandomi. Non potevo credere alle mie orecchie, Federico era ritornato un bambino con l’alcol. Ovviamente arrivò primo, lo attesi nell’atrio del bagno, una volta uscito entrai io. Quando finii di urinare lui stava nell’atrio sotto l’asciugamani elettrico. –“Sai devo essere sincero, mi dispiace che vai via”- disse con un filo d’imbarazzo mentre insaponavo le mani –“Cosi mi emoziono mister ”- guardandoci sorridemmo e un abbraccio tra noi nacque spontaneo. Durante la forte stretta, che durò qualche lungo secondo, riuscii a sentire il profumo della sua pelle. Era buono, fresco e maschile. Qualcosa tra le gambe iniziò a muoversi. Il mio pene si eccitò di botto andando a sfiorare quello di Federico che dormiva. Diventai rosso e imbarazzato, lui staccò il suo corpo –“Eiei non emozionarti troppo ora”- mi spettinò e ci incamminammo verso la sala. Che figura di merda, non potevo credere che fosse successo davvero. Per dimenticare ordinai altre due birre e dopo averle scolate –“Mi sa che vado, si è fatto tardi”- dissi rivestendo la giacca della tuta –“Aspetta due minuti, saluto i restanti e ti do uno strappo con l’auto”- tentai di rifiutare, volevo far due passi per smaltire l’alcol, ma lui mi convinse con insistenza –“Dai che la tua casa è distante, ti accompagno, non mi costa niente”-. Il mio cazzo ritornò subito duro.
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