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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante 5 - Attrazioni Fatali - XIII


di Soundserio
13.06.2016    |    2.604    |    5 9.7
"Feci una doccia e, non contento, intorno alle diciotto mi misi a pulire il frigo, avevo bisogno di tenermi occupato, tra un ortaggio e una bottiglia sentii..."
Quella notte presi sonno facilmente, ero distrutto, ma pensai e ripensai. Amavo sentirmi la loro donna, mi facevano godere da matti, però sentirmi usato cosi spudoratamente provocò in me un po’ di malinconia dei primi tempi, non volevo essere solo troia, ma anche il loro complice amante. Quando arrivò giorno aprii gli occhi frastornato e particolarmente triste, forse l’accaduto e tutti quei pensieri successivi influenzarono lo stato d’animo. Mi sentivo una merda, non volevo mettere piede fuori di casa e tanto meno volevo vedere nessuno, forse volevo un po’ d’affetto, era giunto il momento di appendere la “troiaggine” al chiodo?!? Non seppi dare una risposta a quell’interrogativo, l’umore non cambio. Trascorsi l’intera mattinata sotto il piumone, rifiutai persino l’invito di Vincenzo per bere qualcosa, finsi di non stare tanto bene. Le ore passarono ed io continuai ad oziare a letto, a pranzo mangiai un panino, dovevo reagire, cercai di distrarmi da quell’umore attraverso un po’ di musica allegra e spensierata. Feci una doccia e, non contento, intorno alle diciotto mi misi a pulire il frigo, avevo bisogno di tenermi occupato, tra un ortaggio e una bottiglia sentii bussare alla porta “Chi mai sarà?” pensai “Non ho voglia di vedere nessuno oggi” poggiai gli ingredienti sul tavolo ed andai ad aprire –“Ciao”- trovai davanti Giacomo –“C-c-ciao”- risposi sbigottito –“Che ci fai qui?”-, –“Mi fai entrare?”- , -“Si, scusami”- spalancai la porta –“Vincenzo mi ha detto che non stai bene, sono venuto per vedere se hai bisogno di qualcosa”- si preoccupò per me –“Ora va un po’ meglio, vieni accomodati”- lo invitai a sedersi in cucina –“Perdona il disordine, ma ne ho approfittato per pulire il frigorifero”- , -“Non preoccuparti”- si poggiò allo schienale del divano –“Qualcosa da bere?”- , -“Non credo che tu abbia molto di fresco”- indicando il frigo vuoto –“Ahahahaha”- ridemmo spontaneamente –“Già, però posso fare una spremuta d’arance”- cercai di rimediare –“Vada per la spremuta”-. Feci spazio sul tavolo e incominciai a spremere delle arance fresche –“Com’è andata oggi a lavoro?”- cercai di evitare silenzi imbarazzanti –“Tutto bene, siamo qui vicino”- , -“Dai, allora una di queste mattine vengo a farvi visita”- riempii il primo bicchiere porgendoglielo -“Se ti va, un operaio in più non fa mai male”- assaggiò la bevanda –“Farò il bravo, indosserò le mutandine”- sorridemmo senza imbarazzo –“Tu non bevi?”- domandò vedendomi accomodare accanto –“No, ho scolato più di due litri d’acqua oggi”- aggrottò la fronte -“Un cammello”- bevendo l’ultimo sorso –“Più o meno”- andai a sistemare l’ultimo pannello in vetro del frigo –“Vuoi una mano?”- mi vide in difficoltà –“Non riesco a trovare l’incastro”- , -“Guarda”- si chinò accanto a me –“Lo stai infilando al contrario”- arrossii vergognandomi –“Pasticcione”- aggiunse ridendo su –“Non sono molto pratico in queste cose”- , -“Ho visto”-. L’inaspettata visita di Giacomo cominciò a farmi voltare pagina, la gentilezza e la pacatezza dei suoi gesti mi fecero sentire bene –“Tieni”- cominciò a passarmi le verdure, le bottiglie e tutto il resto –“Grazie”-. In un batter d’occhio risistemammo il frigo e tornammo a sederci sul divano –“Sei stato davvero gentile a passare”- , -“Figurati, mi avevi invitato e sapendo che non stavi bene ne ho approfittato”- ci guardammo dritti negli occhi senza dire nessuna parola, ci prendemmo per mano, eravamo inspiegabilmente attratti l’uno dall’altro –“Che dobbiamo fare noi due?”- domandò con tono di sconfitta –“Sssh penso che dobbiamo viverci il momento”- accostai il mio corpo al suo e, prima di esplodere in un lungo bacio, facemmo nasino-nasino. Il papà di Vincenzo era un uomo molto protettivo, abbracciò forte il mio corpo accarezzando la schiena, mi baciò come se fossi la sua amata donna. Ogni tanto le nostre labbra si staccavano e i nostri occhi si guardavano piacevolmente –“Stiamo combinando un bel casino noi due”- disse a due centimetri dalla bocca –“Lo so, ma non riesco a resistere”- baciai ancora Giacomo con passione. Delicatamente afferrò il mio corpo portandolo sopra a cavalcioni, le sue mani si infilarono sotto la maglietta arrivando sino alle spalle, il suo pacco era già teso sotto il fondoschiena, mi teneva stretto a baciare –“Forse è meglio fermarsi”- cercò di trattenersi –“Lasciati andare Giacomo”- sibilai tra un bacio al collo e uno all’orecchio –“Noi due ci desideriamo”- aggiunsi e sentii le sue braccia stringermi nuovamente forte facendomi sentire suo –“Vuoi farlo ancora?”- domandò –“Si, voglio farlo”- mi spogliai della maglietta, portò le mani sui fianchi lasciandomi ondeggiare sul pacco –“Sei bellissimo”- sussurrò all’orecchio prima di riprendere a baciarmi collo e capezzoli –“Tu di più”- acchiappai la nuca facendolo sostare a lungo sui capezzoli il contatto dei baffi sulla pelle mi piaceva e il suo modo di roteare la lingua sul capezzolo ancor più –“Voglio essere tuo”- sfilai la sua maglietta riempiendolo di baci sul torace villoso e piccoli morsi ai capezzoli grandi e scuri –“Ahia”- non era abituato a farseli mordere, ci presi gusto –“Lo fai apposta?”- ridemmo complici. Le mie mani andarono in esplorazione, mentre continuavo a muovermi sopra la montagna, andando a finire sul gonfiore che palpai bramosamente, fissai i suoi occhi e scivolai in basso tra le gambe, senza fretta sbottonai il pantalone e tirai fuori la verga dura –“Uhmm”- gemette sentendo il palmo della mano chiudersi attorno e cominciare una sega –“Aaaah”- continuò ad ansimare quando le labbra inghiottirono il glande roseo e rotondo riempendolo di attenzioni –“Mi fai impazzire aaaaahhhh”- non feci finire la frase che con un colpo di bocca feci scivolare giù fino in fondo il cazzo –“Oooh si”- iniziai a percorrerlo in lungo e largo con estrema passione e delicatezza. Lo affondavo e tiravo fuori avvolgendolo interamente con lingua, una goccia di liquido trasparente si divagò in bocca, un sapore salato avvolse il palato, non mi fermai proseguii ad andare su e giù, su e giù. Giacomo accarezzava i miei capelli con il palmo della mano e ad occhi chiusi si godeva il magistrale pompino che stavo mettendo in pratica. Tornai su al suo viso –“Ti è piaciuto?”- sussurrai bramosamente –“Si”- infilò la lingua nella mia bocca senza fermarla un secondo, le mani scivolarono sui glutei che toccò come quelli di una donna. Staccai le labbra e mi portai in piedi spogliandomi dei pantaloni e di tutto il resto, tornai a cavalcioni legando le mie mani dietro la sua nuca, riprendemmo a baciarci facendo strusciare il palo sulle chiappe, portai due dita alla bocca e inumidendole di saliva le poggiai sul buchetto lubrificandolo, impugnai la sua mazza dalla base e tenendola dritta iniziai ad accoglierla dentro –“Aaaah”- godetti scivolando piano lungo tutta l’asta –“Aaah cazzo”- ansimò allargando le mie pareti interiori. Poggiai le ginocchia sul divano e a ritmo lento iniziai a fare avanti e indietro facendo entrare ed uscire il pacco –“Aaahh si”- aumentai sempre più la velocità senza però cadere nel volgare , Giacomo era eccitatissimo, si godette la penetrazione senza muoversi, lasciò fare tutto a me –“Ti piace?”- domandai fissandolo in volto –“Si, a te?”- replicò –“Da morire”- esplodemmo in un lungo bacio senza fermare il bacino –“Sto per venire”- avvisò staccando le labbra –“Si? Dai allora”- aumentai l’intensità ingoiando il tronco per intero e con forti e precisi movimenti lo feci esplodere di piacere –“aaahhoooaaahh”- eruttò al mio interno regalandomi una piacevolissima sensazione calda –“Siiii”- lo baciai appassionatamente –“Fammi venire”- chiesi prendendo le sue mani e portandole sui miei capezzoli –“Stringili”- senza liberarmi il buchetto dal suo pacco cominciai a masturbare il mio fino a raggiungere l’orgasmo –“Aaaaaaahhhhhhhh”- tremai su quel corpo riempendo la pancia di sperma –“E’ stato bellissimo”- poggiai il viso su una spalla e senza neppure accorgerci ci addormentammo sul divano incastrati l’uno sull’altro. Mezzora dopo venimmo svegliati dal suono di un telefono –“Si?”- rispose Giacomo -“Ma dove sei? Sono le ventuno”- dall’altra parte la voce di Silvia –“Si amore scusami, sono passato al brico per cercare del materiale da lavoro e non mi sono accorto dell’ora, arrivo subito”- chiuse la chiamata –“Cazzo!”- esclamò liberandosi dal mio corpo –“Ci siamo addormentati senza accorgerci”- dissi aiutandolo a raccogliere i vestiti –“Ei vai al bagno a darti una rinfrescata”- consigliai indicando il segno della sborra asciutta sulla sua pancia. Prima di andar via ci baciammo sul ciglio della porta. Tornai in cucina e sistemarmi e il telefono suonò –“Domattina ha il turno in ospedale, che dici? Sei libero?”-
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