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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante 2 -Il Party dei Saluti- VII


di Soundserio
20.03.2016    |    5.164    |    9 9.7
"Vado a salutare gli altri, ci vediamo dopo!”-..."
Arrivato il fine settimana andai alla festa con Alessandro ed Erika, la sua ragazza. Era l’ultimo week end, quel lunedì mattina mi sarei trasferito nella nuova città. Il party si svolgeva in un casa estiva di famiglia, a pochi km dal mare. Circondata da un bellissimo giardino e immersa tra gli alberi, l’abitazione era situata lontana dalle altre case, in maniera tale da non venire disturbati dal frastuono dei vicini durante le vacanze. Quando arrivammo un’infinità di gente si presentava ai nostri occhi. Compagni di squadra con rispettive fidanzate, compagni di scuola, ragazze e ragazzi estranei. Forse il nostro amico aveva esagerato con gli inviti. Una volta dentro salutammo tutti e prendemmo dal frigo delle birre mentre Erika ci lasciò per andare incontro alle amiche. La musica era alta, il deejay suonava pezzi moderni, e quando passava Roma–Bangkok la folla impazziva portando le mani al cielo cantando a squarcia gola. Io e Ale decidemmo di sederci fuori in giardino per sentirci meglio. –“Allora come va con la matematica?”- iniziai a domandare –“Meglio. Finalmente riesco a calcolare un logaritmo” rispose felice –“Siii finalmente”- esultai portando la birra contro la sua e brindammo. Da lontano vedemmo arrivare Federico, anche lui invitato al party. –“EI campioni come va?”- domandò avvicinandosi –“Tutto bene mister e lei?”- un po’ d’imbarazzo si fece spazio nei miei pensieri, era la prima volta che lo vedevo dopo il pompino in auto. –“Tutto bene, divertitevi mi raccomando. Vado a salutare gli altri, ci vediamo dopo!”-. Scolammo una birra dietro l’altra e senza neppure renderci conto ci ritrovammo brilli in veranda tra la gente a ballare e cantare. Ci stavamo divertendo da matti muovendo il corpo a ritmo di reggaeton, i nostri occhi si incrociavano e sorridevano. Alessandro non era gay, ma tra noi c’era qualcosa, un attrazione inspiegabile. Andammo in cucina a fare uno shot. –“Alla nostra serata. Uno, due e treee”- alzammo il bicchierino e buttammo giù tutto d’un fiato. Non so cosa mi prese, ma visto che la cucina era semideserta, mi avvicinai al suo corpo e iniziai a tastarlo. Lui sorrise –“Eieiei calma, che fai?”- , -“Volevo vedere come stava”- risposi trascinandolo verso la porta del retro. –“Dove andiamo?”- domandò curioso, ma gli feci segno di far silenzio. Allontanandoci dal caos ci fermammo tra gli alberi, spinsi il suo corpo contro un tronco –“Pensi che possa partire senza salutarti con un regalino?”- dissi guardandolo dritto negli occhi. Mi inginocchiai ai suoi piedi e il suo sguardo cambiò espressione, inaspettatamente portò la mano alla mia nuca che spinse contro il suo pantalone già gonfio. Sapevo che desiderava ardentemente un pompino. Sbottonai il pantalone e la sua verga mi invase il viso. Wow era dura come una pietra. La impugnai dalla base scappellandola, completamente in preda all’alcol, iniziai a succhiarla avidamente senza inibizioni. Anche lui era sciolto e disinibito, portava la mia testa affondo con la mano. Il ritmo sotto le sue spinte era veloce e determinato. Ogni tanto quando le sue palle mi cadevano sul mento mi teneva stretto e fermo qualche secondo e poi mi liberava di botto facendo risalire la lingua sulla cappella. –“Ti piace?”- domandai mentre leccavo le sue palle piene -“Continua dai”- affondai per intero la mazza in gola succhiandola bramosamente. Continuava a mugolare di piacere –“Si cosi”- , -“Non fermarti continua”- , -“Pompinara”- quelle parole mi eccitarono da matti, era la prima volta che lo sentivo desiderarmi mentre mi prendevo cura del suo cazzo. Nelle mutande sentivo sempre più caldo e una nuova voglia si stava impossessando di me. Percepivo che il buchetto si stava scaldando e aveva una gran voglia di assaggiare qualcosa di turgido. Alessandro mi afferrò per i capelli iniziando a stantuffarmi la bocca con forza. Sentivo il cazzo entrare e uscire con una velocità pazzesca –“Si cosi, cosiii”- mugolava il porco. Non fermai la lingua che continuava a slinguare tutto il palo che con forza entrava e usciva. Senza nessuno avvertimento sentii cinque caldi schizzi che mi riempirono. Mi staccai e per la prima volta ingoiai tutto il suo sperma prima di ripulire la verga che perdeva consistenza. Mentre si ricomponeva con estremo silenzio mi alzai –“Ci vediamo dentro!”- e lo lasciai al buio a riprendersi da quel regalino. Quando arrivai in veranda Erika mi corse incontro –“Dove sta Ale?”- , -“Siamo andati a pisciare, gli girava un po’ la testa, ma sta arrivando”- la liquidai e con ancora il sapore del nettare in gola andai a prendere una birra. –“Ei ma che fine avete fatto?”- sentii alle spalle. Voltandomi vidi Federico che mi veniva incontro, presi un’altra lattina di birra e gliela lanciai –“Stavamo qua in giro, Ale aveva un po’ di mal di testa e l’ho accompagnato a prendere un po’ d’aria. Ora ci sta la sua tipa con lui”-. Quella sera il mister era in versione casual, slim jeans chiaro, tennis bianche e maglia scollata dalla quale si intravedeva tutta la folta peluria che gli ricopriva il petto. –“Pronto per la partenza?”- domandò aprendo la lattina –“Si, lunedì finalmente parto per la nuova avventura”- facemmo un brindisi e ci trasferimmo in giardino. In lontananza vidi Alessandro con Erika appiccicata, sorrisi e tornai a concentrarmi sul mio interlocutore. –“Hai trovato il carica batterie poi?”- , -“Si, lo aveva preso Alessandro”- . Scolammo altre due birre –“Dov’è il bagno?”- chiese lui –“Sta in fondo alla cucina sulla destra, ma è riservato alle ragazze, le conviene andare fuori tra gli alberi”-. Alzandosi si voltò –“Tu non devi svuotare?”- beh sinceramente anche la mia vescica era piena –“Si”- allungò la mano per aiutarmi ad alzare. Alle nostre spalle il frastuono festaiolo e davanti a noi la campagna buia. Tirammo fuori gli uccelli e iniziammo a pisciare uno accanto all’altro. –“Beh allora hai trovato l’amichetta?” mentre scrollava il membro –“Ancora no”- risposi finendo di orinare –“Quindi ancora nessuna ti ha fatto divertire?”- , -“Purtroppo no”- . Allungò la mano sinistra verso il mio pisello che ancora stava libero all’aria aperta. –“Vuoi che ti dia una mano?”- , -“Non sarebbe male come idea”- risposi. Sentivo che maneggiava con cura il mio pisello che iniziava a farsi sempre più duro e voglioso mentre stavamo accanto. Quando diventò di marmo si portò avanti e inginocchio lo accolse con un sol boccone tra le labbra. –“Oh siii”-. Il mister affondava con estrema maestria e abilità tutto l’uccello in gola. –“Mi piace il sapore del tuo cazzo”- disse continuando a succhiarlo. Emetteva mugolii di piacere, amava il cazzo quanto lo amavo io. Lo acciuffai per i capelli e iniziai a scoparlo con ritmo. –“Si brava ingoialo tutto”-. Con una mano si aggrappava a me e con l’altra aveva estratto il suo cazzo che menava con furia. Godeva come una porca e io mi sentivo il suo porco. –“Ti piace succhiare vero?”- domandai in preda all’eccitazione –“Si, mi piacciono i giovani cazzi”-, -“Succhia puttana”- , -“Si, dimmi che sono la tua puttana”- , -“Sei la mia puttana”- dissi spintonando nella gola il palo. Il mister era proprio un gran pompinaro, aveva una gran maestria nell’usare bocca e lingua. –“Riempimi di sborra”- disse segandomi forte il cazzo tenendolo sulla punta della lingua –“Dai porco”- continuava a supplicare –“Si cazzo cosi cosi”- . Sborrai sulla sua lingua e si gustò tutto il mio seme, mi ripulì il cazzo e poi sputò a terra. Continuava a segarsi il cazzo ai miei piedi finché sborrò tra le gambe con gran godimento. Ci ricomponemmo e ritornammo in mezzo alla festa. Raggiunti Erika e Ale scolammo altre birre e dopo qualche ora, salutai tutti andammo via. Una volta a casa accesi il computer e con notevole piacere trovai un messaggio di Hantaro. –“Ho pensato tanto in questi giorni. Mi fido di te e non trovo nulla di male nell’inviarti una foto”-. Aprii il file con gran curiosità e finalmente mi ritrovai davanti il viso di quell’uomo sconosciuto. Gli occhi si spalancarono…
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