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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante 4 -PinguiculaSehuensis- VIII


di Soundserio
13.05.2016    |    3.376    |    1 8.9
"Quando facemmo ingresso una vampata di profumo arrivò ai nostri nasi, era davvero un ambiente piccolo e accogliente, si trattava di una stanza con due letti..."
Il lunedì mattina arrivò in fretta e, dopo aver finito la valigia, puntuale come un orologio svizzero alle otto e trenta del mattino mi trovai già nel piazzale dell’università –“Buongiorno Gabriele”- salutò Luca arrivando alle mie spalle con occhi ancora gonfi dal sonno –“Caffè?”- , -“Volentieri”-. Entrammo nello stabile e ne prendemmo due lunghi –“Allora sei pronto?”- , -“Si, non vedo l’ora”- finsi di essere entusiasta di quella gita. Svuotammo il bicchierino e tornammo in strada in perfetto silenzio, quella mattina indossava un pantalone comodo, una camicia bianca e un golfino sopra. Non era un bell’uomo, ma aveva il suo fascino, nonostante il gran senso di noia che provocava appena si parlava di qualcosa di scientifico. A distanza vedemmo arrivare Serafino che ci salutò con cenno di mano –“Buongiorno a tutti”- e lentamente il piazzale cominciò a riempirsi di gente. Prima di salire a bordo ci fu una serie di presentazioni che, tra il sonno mattutino e il menefreghismo, qualche secondo dopo scordai già i nomi, l’unico che mi rimase a mente fu Andrea, un giovane studente del secondo anno obiettivamente carino, ma visibilmente gay. Il viaggio durò circa due ore e mezza, quando arrivammo in montagna eravamo completamente esausti, c’era chi dormiva, chi schiamazzava come se non avesse mai visto montagne e chi, come me, squadrava ogni singolo movimento intorno. Quando le porte del bus si aprirono erano già le undici passate, ad aspettarci il sindaco del paese insieme a un geologo e un biologo che, mentre ci accompagnarono ai bungalow, parlarono di come fosse la vita in montagna e di quanto fosse importante il clima per la crescita della famosa Pinguicula Sehuensis. Arrivati in un piazzale circondato da alte siepi, alberi e rocce secolari i tre ci mostrarono i mini appartamenti predisposti davanti ai nostri occhi, sembrava di essere in un mini villaggio turistico, davanti a noi cinque bungalow, sulla destra il laboratorio di ricerca e studio, a sinistra la mensa e in fondo dei bagni comuni –“Tranquilli ragazzi, ogni bungalow ha i propri personali”- rassicurarono il gruppo dopo aver sentito i primi schiamazzi provenire dalla seconda fila –“Bene direi che ora potete iniziare a sistemarvi, ci vediamo in sala mensa alle dodici”- salutarono andando via –“Ah scordavo, là sul banchetto troverete i vostri nomi con il mazzo di chiavi, a causa del poco spazio un bungalow ospiterà due coppie”-. Fu il delirio, tutti i ragazzi si precipitarono alla ricerca delle proprie con la speranza di capitare nella singola. Quando arrivai vi erano rimasti solo due mazzi, iniziai a leggere dall’alto:
Bung 1 – Serafino e Francesco
Bung 2 – Gavino e Andrea
Bung 3 – Matteo e Giovanni
Bung 4 – Luca e Gabriele
Bung 5 – Antonio e Paolo – Raffaele e Vincenzo
“Che fortuna” pensai afferrando il mazzo preoccupato di capitare in coppia con Andrea, bastò la noia di Luca, figuriamoci la presenza di un altro gay in quello strettissimo spazio. Quando facemmo ingresso una vampata di profumo arrivò ai nostri nasi, era davvero un ambiente piccolo e accogliente, si trattava di una stanza con due letti vicini, un divano, un piccolo tavolino e una televisione, all’angolo in fondo il piccolo bagno –“Dai non male, pensavo peggio”- esclamò Luca poggiando lo zainetto sul divano –“Si anch’io”- stranamente ci trovammo d’accordo su qualcosa –“Credo che farò una doccia per mandar via la pesantezza del viaggio. Ti serve il bagno?”- domandò –“No faccia pure sistemo il bagaglio e dopo esco a fare due passi”-. Scelsi il lettino accanto alla parete e adagiai sopra la valigia, cominciai a tirar fuori le cose utili mentre nel frattempo Luca non era ancora entrato in doccia e, liberatosi delle scarpe, gironzolava per la stanza scalzo iniziando a spogliarsi. Fu la prima volta che vidi il suo torso nudo, leggermente panzuto presentava due capezzoli grandi e scuri circondati da un manto nero di peli che percorrevano l’intera parte alta del corpo –“Scusami eh.. prendo le cose dalla valigia”- tirò fuori l’asciugamano –“A dopo”- e sparì dietro la porta. Un po’ impacciato da quella scena conclusi di sistemare le cose e uscii fuori a prendere una boccata d’aria. Quel posto era davvero meraviglioso, un cielo limpido ne faceva da cornice. –“Ei già a spasso?”- sentii alle mie spalle mentre percorrevo il viale di fronte ai bungalow, voltandomi trovai Andrea –“Si faccio un giro”- , -“Posso unirmi?”- , -“Certo”- finsi di non aver alcun problema –“Allora sei già laureato?- cercò di intavolare un discorso –“Si, faccio la specialistica”- , -“Bello, anch’io voglio farla appena concludo la triennale”- non stava un attimo in silenzio, però tutto sommato era simpatico, ma anche molto bello, altissimo con occhio azzurro, barba castana corta, capello ordinato e corpo atletico molto virile, peccato per il suo sbandieramento sessuale, ci avrei fatto davvero un pensierino se no. Non avevo assolutamente nulla contro lui, ma amo l’uomo virile e riservato, ma soprattutto sposato ed etero. Avevo solo paura che potesse accorgersi dei miei gusti, nonostante fossi molto maschile e insospettabile è risaputo che siamo dotati di antennino, il cosiddetto radar, non potevo permettermi di essere scoperto, dovevo stare molto attento. Finita la passeggiata rientrai nel bungalow trovando Luca quasi vestito, era alle prese con la cravatta “Che diamine se ne farà in montagna” pensai –“Vuole una mano?”- dopo aver fatto trascorrere cinque lunghi minuti di vani tentativi –“Riesci?”- , -“Certo”- risposi avvicinandomi al suo corpo e afferrando la cravatta. Mentre facevo il nodo i nostri occhi si incrociarono in un silenzioso sguardo –“Ecco qua”- dissi poggiando il palmo della mano contro il petto e perfezionando la discesa della cravatta sulla pancia –“Grazie”- rispose con sguardo strano. Una volta pronti ci dirigemmo in sala mensa prendendo posto nelle due lunghe tavole allestite, una per gli studenti e l’altra per i tutor, ovviamente capitai vicino ad Andrea , meno male che di fronte si sedette Vincenzo, uno studente dell’ultimo anno. Tra un boccone e l’altro riuscimmo a conoscerci meglio e pian pianino anch’io iniziai a sciogliermi lasciandomi andare a battute e grasse risate, Vincenzo era davvero un ragazzo simpatico e alla mano, aveva una mimica facciale pazzesca, riusciva ad imitare Serafino alla perfezione. Le ore passarono in fretta e dopo la mensa ci organizzammo per la prima spedizione. Muniti di zainetto e divisi in coppie raggiungemmo la pianta carnivora che ammirammo con entusiasmo dando inizio alla ricerca. E’ vero la situazione era un po’ noiosa, ma devo dire che grazie alla compagnia di quei due nuovi “amici” l’operazione Pinguicula Sehuensis prese una nuova e inaspettata piega di allegria e spensieratezza. Quando l’aria iniziò a farsi fresca e il sole iniziò a calare ritornammo ognuno nelle proprie abitazioni –“Faccio una doccia”- avvisai Luca mentre era intento a leggere i primi referti sulla pianta –“Si fai pure”- . Cominciai a spogliarmi lentamente alle sue spalle rimanendo addosso con solo un piccolo slip che metteva in risalto le forme e con l’asciugamano alla mano gli sfilai davanti –“Attento a non prendere freddo”- disse alzando lo sguardo verso il corpo nudo –“Non si preoccupi, sono d’acciaio prof!”- replicai scomparendo dietro la porta del bagno. Non volevo portarmelo a letto, ma amavo farmi ammirare e desiderare da tutti gli uomini belli o brutti che siano, il mio era solo un gioco. L’appuntamento per la cena era previsto per le venti e quando finii di risistemarmi ero intenzionato a fare un altro giretto tra le siepi, magari avrei trovato qualche operatore carino della mensa da svuotare –“Esco a far due passi”- gridai mentre entrava sotto la doccia –“Va bene”-. Lungo il viale dei bungalow non vi era anima viva e, dopo aver fumato una sigaretta, scambiato due parole con Paolo, un altro studente che beccai per caso, decisi di ritornare dentro. Facendo ingresso nel bungalow non vi fu traccia di Luca, l’acqua della doccia non si sentiva scorrere e preso dalla curiosità sbirciai silenziosamente. Mi inginocchiai davanti alla porta e chiudendo un occhio sbirciai dentro il buco della serratura “Non ci credo” pensai alla vista di quella scena. Luca stava seduto sul vaso completamente nudo che si ravanava l’uccello duro mentre con l’altra mano teneva lo smartphone a guardare un video. Non so cosa mi prese, ma subito una ventata calda avvolse il mio corpo, in pochi secondi mi ritrovai con il culo voglioso e con una erezione pazzesca. Le gambe del prof. erano tozze e molto chiare, ricoperte da un filo di pelo nero che raggiungeva il pube. Il cazzo stava in piedi dritto da solo, non era lunghissimo, ma molto grosso, la cappella era scura e gonfia. Ansimava a bassa voce, la mano percorreva quei centimetri in maniera stretta e con ritmo continuava a fare su e giù scappellando bene l’arnese. Le palle penzolavano fuori dal vaso gonfie, quanto avrei voluto leccarle in quell’istante. Il gonfiore nel pantalone si fece davvero vistoso, cautamente sbragai la zip e lo tirai fuori iniziando a massaggiarlo bene, mi godevo quello spettacolo inaspettato –“Aaaah siii”- ansimava il prof. senza fermarsi, con la mano seguivo il suo ritmo, volevo che godessimo contemporaneamente –“Siii porcellina”- chissà che filmato stava guardando il porco –“Bella fighetta”- , -“Aaahh aaahh”- era molto resistente, stavo per sborrare, ma il suo orgasmo non era ancora in vista –“Siiiii”- trattenni l’ansimo prima di sborrare e -“Toc Toc”- qualcuno bussò alla porta del bungalow
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