Racconti Erotici > Gay & Bisex > Il Venditore Ambulante 4 -Panoramica- I
Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante 4 -Panoramica- I


di Soundserio
06.05.2016    |    3.681    |    9 9.9
"BANG! Ancora un’altra sculacciata..."
Fortunatamente Marco non riconobbe la voce di Edoardo, scostò le labbra dalle mie e, preso dallo spavento, scappò via giù per le scale. Ignaro di tutto invece il papà di Raffaella stava a letto ad aspettare l’arrivo della pizza, prima di raggiungerlo andai al bagno e sciacquai il viso prima di tirar su un respiro profondo. Quando tornai a letto mantenni il controllo fino al giorno successivo senza destare sospetti. La mattina dopo il banchiere partì e io mi godetti un po’ di calma in solitudine a pensare e ripensare a quel bacio. Non vedevo l’ora di sentire Marco, ma prima di scrivere un sms attesi qualche giorno, volevo valutare bene la situazione, ma soprattutto volevo vedere se si fosse fatto vivo. I giorni passarono e , oltre a non ricevere notizie, i lavori di ristrutturazione del dirimpettaio vennero conclusi. Purtroppo non vi fu neppure occasione di entrare in contatto con Giacomo, non potevo neppure slacciarmi con Claudio che, a distanza di giorni, pareva pentito della nostra esperienza. Alla fine dopo cinque giorni di attesa decisi che spettava me fare il primo passo, d’altronde lui aveva fatto una grande cosa presentandosi inaspettatamente a casa. –“Ciao Marco, come va? Volevo dirti che la sorpresa dell’altra sera mi ha fatto molto piacere, peccato non fossi solo”-. Attesi con ansia una risposta che non arrivò. Qualche giorno dopo misi l’anima in pace, questo matrimonio non s’ha da fare pensai. Cercai di concentrarmi più che potevo sul lavoro universitario cercando di non farmi distrarre dal testosterone, ma una mattina dirigendomi in sede incontrai per strada Bachisio che, di tutta fretta, passava di li e guardandomi dal finestrino con possessività, notai che non era solo, accanto vi era una donna, probabilmente Laura, la moglie. Tra noi non vi fu alcun saluto, solo occhiate finché il semaforo si illuminò di verde. Una volta giunto in facoltà mi accomodai dietro la solita scrivania e attesi l’arrivo del prof., controllai il telefono e lessi un messaggio –“Hai sempre un bel culetto”- era Bachisio –“Quando vuoi è sempre tuo”- e riposi l’apparecchio nella tasca del giubbino. Quando il docente fece ingresso, notai che era in compagnia di un altro uomo –“Buongiorno Gabriele, perdona il ritardo, ma spiegavo un po’ di cose al Signor Martino”- , -“Non si preoccupi. Piacere Gabriele”- risposi ai due allungando la mano per presentarmi –“Piacere mio, Martino”-. Non sapevo chi fosse e cosa avesse da dire con il prof. ma subito capii che oltre ad essere un amico di lunga data era anche un collega ricercatore che ci avrebbe dato una mano nel lavoro. Lo squadrai bene, non era molto alto, qualche centimetro più di me, carnagione scura, naso pronunciato, occhio castano e labbra medie. Era calvo, ma non completamente, infatti sui fianchi, anche se si rasava completamente, vi erano dei capelli corti bianchi che si diramavano sino al viso andando a creare una leggera barba incolta. Rimase in ufficio per circa mezzora e quando andò via, Luca (il prof.) mi raccontò che avrebbe potuto darci una grande una mano per il progetto in corso che, visto e considerata la proroga del bando, ci venne in mente per far curriculum. Il progetto prevedeva lo studio di una pianta rara in Sardegna, la Pinguicula Sehuensis, una pianta carnivora scoperta da poco tempo. Ci saremo dovuti affiancare a un gruppo di studenti con rispettivi tutor che, non solo focalizzavano l’attenzione sulla teoria, ma anche sulla pratica, infatti erano previsti dei viaggi sui monti dove cresceva l’organismo vivente. Il progetto prevedeva una sosta di qualche giorno in piccoli bungalow montagnini messi a disposizione del comune d’appartenenza. Parliamoci chiaro, non è che l’idea di trascorrere intere giornate immerso nella natura con il prof. e altri studenti fosse il massimo, ma era lavoro, dovevo farlo. Luca dopo la notizia mi liquidò, lo salutai e prima di andar via mi soffermai nell’atrio dell’università per un caffè dalle macchinette, presi il telefono alla mano e trovai un messaggio e una chiamata di Bachisio –“Dove andavi di bello stamattina?”- Buttai il bicchierino nel cestino e mi incamminai verso casa portando il telefono alla mano –“Perdona il ritardo, ero dal prof. per un lavoro, sto uscendo ora dall’uni. Tu che fai invece?”- nel frattempo che attendevo la risposta controllai l’ultimo accesso whatsap di Marco, era online, che ansia quando lo beccavo on. -“ Stamattina ho preso ferie, accompagnavo mia moglie a fare delle visite ed ora sono in auto che aspetto fuori dal parrucchiere”- , -“Che culo!”- risposi sarcasticamente -“Ehehe hai visto cosa vuol dire essere sposati?”- , -“Non ti invidio per niente.. caffè nel mentre?”- cercai di corromperlo a mollare Laura in salone per godermelo un po’ -“Dove sei? Ti raggiungo”-. Dopo qualche minuto mi raggiunse in strada caricandomi –“Buongiornooo”- dissi entrando –“Buongiorno a te”- rispose mettendo in moto e partendo –“Dove andiamo di bello?”- , -“Non so, giriamo un po’”- , -“Conosco un bel posto tranquillo”- dissi dando le indicazioni. Bachisio era sempre bello, in qualsiasi veste sapeva di stallone solo a vederlo. La bellissima pelata, la barba grigia sotto l’occhio nero penetrante e quelle due grandi braccia possenti e pelose che stavano sul volante mi facevano impazzire. Per non parlare poi di quella lieve pancia ricoperta da pelo scuro che sbucava poco sopra la cintura. Un sogno di maschio che quella mattina indossava una camicia celeste con un blue jeans, la barba stranamente curata e la testa lucida, appena rasata. Una volta arrivati davanti a noi si estendeva l’intera città vista dall’alto, completamente immersa nella natura, un bellissimo spettacolo. Il luogo fu quello dove Edoardo mi portò la prima volta mostrandomi la città illuminata, una veduta pazzesca anche di giorno. Scendemmo dall’auto e ci sedemmo sul cofano anteriore a goderci la visuale l’uno accanto all’altro. Intorno a noi nessuno, solo il rumore degli uccelli che volavano nel cielo limpido e chiaro –“Allora che si fa?”- domandò voltandosi verso me –“Non so, tu che proponi?”- , -“Sei tu quello intraprendente!”- replicò- Mi alzai avvicinandomi al suo corpo a pochi centimetri dalle sue labbra che sfiorai con un filo di lingua –“Ti va di giocare qua?”- , -“Parecchio”- rispose guardandosi intorno prima di avvinghiarmi con un abbraccio. Fece scivolare le mani sui glutei stringendomi forte e infilò la lingua dentro la mia bocca cominciando a baciarci senza fretta e senza preoccupazioni. Le nostre mani viaggiavano delicatamente sui nostri corpi che accarezzavano desiderandosi, lui mi piaceva parecchio, oltre all’aspetto fisico ciò che mi attraeva erano i suoi modi bruschi e selvaggi, ma allo stesso tempo delicati e ricchi di passione. Riusciva sempre a farmi sentire sua possedendomi totalmente, sin dalla prima scopata. Quando le nostre labbra si staccarono BANG! –“Mmmmm”- Sentii sul culetto tenendomi ben stretto a se e strusciando i nostri pacchi già gonfi l’uno sull’altro. BANG! Ancora un’altra sculacciata. –“Controlla se passa qualcuno”- sussurrai all’orecchio prima di portarmi ai suoi piedi ad annusare il pacco –“Tranquillo”- rispose mentre accostai il muso sul gonfiore e cominciai a dare piccoli morsi al membro che esplodeva nelle mutande. Portai lo sguardo verso il suo e con complicità tirai giù la zip facendo sbucare fuori il martello pronto all’uso. Scappellai il calciatore e cominciai ad affondare il glande gustandolo e avvolgendolo con la lingua calda –“Mmmmm”- mugolò –“Ti piace?”- domandai –“Si, continua. Prendilo tutto”- senza levarmi gli occhi di dosso. Lentamente scivolai sull’intera asta che sapeva di maschio, arrivai alla base cacciando fuori la lingua e leccai bene la base e i testicoli, risalii lento sino a metà e affondai ancora una volta alla base slinguando bene –“Aaaah cazzo”- godeva. Tornai su in cima alla cappella e dopo averla ciucciata piacevolmente impugnai il manico e lo picchiettai sul viso. Amavo sentirlo sbattere duro sulla faccia. Acchiappai ancora tra le labbra il membro e cominciai a gran ritmo a percorrerlo in discesa e salita con velocità. Le due grandi mani dello stallone si posarono sulla nuca e cominciarono a dare ritmo spintonandomelo interamente in gola –“Aaahhh brava. Ciuccialo cosi!”- iniziava a perdere il controllo. I peli pubici non permettevano ai miei occhi di restare aperti cosi mi abbandonai totalmente al resto dei sensi: tatto, gusto, olfatto e udito. Fu eccitante non vedere cosa accadeva intorno mentre un cazzo duro continuava ad entrare e uscire dalla bocca. Lo stallone ansimava a bassa voce mentre tutto intorno silenzio, riuscivo a udire solo gli uccelli –“Oh cazzo”- disse poi interrompendo bruscamente il pompino e spintonandomi indietro per rimettere dentro l’uccello. Aprii gli occhi non capendo che fosse successo e in lontananza notai un ciclista che era appena passato dietro di noi e continuava a guardarci –“Merda”- , -“Forse è meglio spostarci”- dissi a Bachisio sollevandomi da terra e invitandolo ad entrare in auto -“Che figuraccia”- disse preoccupato –“Peccato, potevamo invitarlo”- sdrammatizzai sorridendo e chinando la testa fra le sue gambe per finire il lavoretto. –“Succhialo bene troia”- ordinava con mani sul volante –“Mmmmh”- avevo ripreso a ciucciarlo con ingordigia –“Voglio che mi scopi”- supplicai -“Dove?”- , -“C’è un piazzale di sosta più avanti”- dissi cominciando a infilare in bocca le sue palle per ciucciarle con ardore. Accostò l’auto e tirò il freno a mano –“Dai spogliati e monta su puttana!”- esclamò il toro. In trenta secondi mi ero già denudato dei pantaloni e dello slip, in un batter d’occhio ero già a cavalcioni, tirò indietro il sedile e BANG! –“Mmmmh si sculacciami”- , -“Ti piace vero?”- , -“Si”- BANG! Prima di infilarmi la lingua in bocca leccò due dita e, nel mentre ricominciammo a pomiciare, le massaggiò sul buchetto già caldo. –“Ti piace fare la troia vero?”- , -“Si, scopami cazzo”- ansimavo calda. Le sue mani spintonavano i miei glutei facendomi sentire la nerchia dura, portai dietro una mano e presi la mira per affondarla tra le chiappe –“Aaaahhmm siiii”- sussurrai iniziando a sentire il glande farsi spazio dentro di me –“Prendilo tutto dai”- incoraggiava lo stallone tenendomi ben aperte le chiappe –“Siii”- e inghiottii completamente il palo che mi regalò una scossa di piacere incredibile –“Scopami!”- ordinai con tono imperativo. Il calciatore diede iniziò a una cavalcata maestosa, saltavo sul quel cazzo con grinta e passione, amavo follemente farmi possedere da lui –“Si cosi cosi, non fermarti”- lo imploravo nel pieno dell’eccitazione BANG! Continuava a sculacciarmi tenendomi saldo per i glutei mentre la testa sfiorava la cappotta della macchina –“Dai cavalca maiala. Prendilo tutto siiii cosi”- dava di matto infilzandomi a dovere. –“Sei la mia puttana vero?”- , -“Si sono la tua puttana”-. I martellamenti non si fermarono per un’istante, il culetto era completamente aperto e caldo –“Si sfondami, sfondami cazzo”- gridavo in calore, mi tappò la bocca con mano e rallentò lasciandomi libera di cavalcare come meglio credevo. Afferrai le sue mani e le portai sui miei capezzoli mentre intensamente proseguii a muovermi con dentro la nerchia. Ondeggiavo sopra come le vere maiale, amava guardarmi in viso mentre godevo. Oltre a muovermi avanti e indietro diedi inizio a movimenti rotatori come se fossi un compasso, disegnavo dei cerchi con il culetto, -“Cosi mi fai venire”- sussurrò con ardore –“Voglio che mi riempi di sborra”- , -“Non farmi sporcare”- , -“Dai sborra sborra”- lo incitai aumentando la velocità dei cerchi –“Vengo cazzo vengo”- mi fece alzare e tornando sul mio sedile presi subito alla bocca la mazza che cominciò a schizzare –“Mmmmhh siiii”- ansimai sentendo gli schizzi dentro la bocca –“Oooh cazzoo siiiii”- gridò sfinito dalla scopata. Ingoiai tutto per bene, il primo schizzò gli sporcò la camicia, ma la ripulii per bene con la lingua. Ci guardammo sorridendo, oramai eravamo due complici di gioco, ognuno di noi amava la parte porca dell’altro e con calma mi rivestii, fumammo una sigaretta e dopo tornammo in città. Una volta tra le palazzine mi feci lasciare nel negozio vicino casa, dovevo comperare il pane –“Grazie, alla prossima”- , -"Fai da bravo"- ci salutammo. Entrai all’alimentari e incamminandomi verso casa presi il telefono alla mano: messaggio di Bachisio -“Mi fai impazzire”- mi brillarono gli occhi, provavo anch’io la stessa cosa –“Anche tu”- portai su lo sguardo e il cuore iniziò a battere forte in gola, l’auto di Marco era li
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.9
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Il Venditore Ambulante 4 -Panoramica- I:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni