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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante del Mercato


di Soundserio
23.02.2016    |    20.281    |    6 8.1
"Lo vidi fissarmi dal finestrino del furgone e notai che una mano l'aveva tra le gambe e indiscretamente palpava il suo uccello dentro il jeans..."
Ogni giovedì mattina nei pressi della mia abitazione da studente, una palazzina di cinque piani, si svolge il mercato cittadino dove bancarelle e furgoncini di città e paesi limitrofi occupano e allestiscono la via sotto il terrazzino del primo piano. Tutti i giovedì, sin dalle prime luci del mattino, si iniziano a intravedere e sentire uomini, donne, anziane signore e bambini che via via bancarella dopo bancarella acquistano i prodotti in vendita. Nonostante la poca distanza non sono mai sceso al mercato, l’ho sempre osservato dal terrazzo della camera. Vivo in questa casa da cinque anni, da quando ne avevo venitidue, ma mai mi sono recato a sbirciare un po’ tra i vari prodotti in vendita, anzi ogni tanto, mentre fumo una sigaretta o stendo i panni, mi soffermo a osservare i vari clienti e venditori ambulanti per rifarmi gli occhi, ma nessuno mai mi ha incuriosito e invogliato a scendere. Questo accadeva fino qualche settimana fa, finché da qualche mese tra i venditori si fece spazio una nuove bancarella di prodotti tipici del posto che trovò spazio proprio sotto il terrazzino, ma alla parte opposta della mia veranda. Si trattava di un uomo non particolarmente bello, ma attraente. Sulla sessantina ben portati, nonostante la sua età evidente, porta la fede al dito, un capello brizzolato tirato su a spazzola con del gel, mani grosse e da gran lavoratore, occhio castano e fisico nella media, ne grasso ne magro. Indossa spesso un cappotto che non lascia intravedere le forme del corpo, se grosso e villoso o magro e glabro. Parliamoci chiaro, io sono un ragazzo molto maschile, insospettabile, fisico nella media, mediamente peloso, barbetta incolta e castana. Maschio, ma insospettabilmente con voglie da ragazza. Quando notai l’uomo la prima volta dissi tra me e me “Carino”, ma niente di più. Passarono le settimane e mercatino dopo mercatino iniziai a notarlo sempre più e le mie voglie, represse e tenute a bada, continuavano ad aumentare. Cercai di farmi notare iniziando a fumare spesso nel terrazzo nelle mattine del giovedì, a volte stavo affacciato al balcone con il telefono alla mano e altre senza per tenerlo d'occhio. Un giorno notai che si accorse di me, ma non come desideravo, ma solo come un abitante del palazzo di fronte, perciò niente di che, ogni tanto gli sguardi si incrociavano e un sorriso si stampava sulle nostre facce per un saluto, ma nulla di più. Dopo tutti quegli anni conoscevo alla perfezioni gli orari del mercato, persino le ore in cui c’è la folla e le ore morte in cui i proprietari delle bancarella avevano il tempo di rilassarsi e respirare. Di conseguenza le mie pause studio/sigarette, connubio perfetto per uno studente, avvenivano sempre negli orari che vanno dalle 11.45 - 13.30, minuti in cui i venditori ambulanti si rilassano. Due settimane fa, (il racconto risale alla scorsa primavera), faceva un gran caldo, il primo vero caldo alle porte della stagione estiva, iniziava il cambio dell'armadio e conseguentemente il mio corpo cominciava a svestirsi. perciò quando uscivo a fumare e stendere i panni non lo coprivo più come facevo d'inverno. Spesso indossavo dei pantaloncini aderenti corti, una canotta e me ne rimanevo scalzo. A volte invece uscivo anche senza la t-shirt a petto nudo giusto per mettermi in mostra e farmi ammirare. Lui era un uomo vissuto, si vedeva che amava il corpo delicato di una donna e non veniva attratto da piccoli ometti come me. Ma ciò nonostante notai che ogni tanto buttava lo sguardo ma finiva li, io ovviamente volevo provocarlo infatti, mentre stendevo gli indumenti bagnati, facevo cadere delle mollette per chinarmi di spalle ai suoi occhi castani, volevo mettere in evidenza le mie forme e il culetto sodo. Non so se le forme invitanti del mio posteriore lo conquistavano, ma notai da li a poco che i suoi sguardi, dopo alcune settimane, aumentavano e anche i suoi sorrisi divennero più numerosi. Ma ancora niente. La scorsa settimana invece, dopo aver scoperto in anticipo di qualche giorno, che sarei rimasto solo a casa quel giovedì mattina, volevo approfittarne e osare un po’ di più con quell'uomo sconosciuto. Il mercoledì sera decisi infatti, con gran determinazione, di depilarmi le gambe, il culetto e curarmi un po’ di più per risultare più delicato, sensuale e femminile agli occhi del venditore. Quando il giovedì mattina tanto atteso arrivò, iniziai da presto, circa le 9, a circolare in terrazzo per farmi notare. Diedi inizio a una sfilata: prima mi presentai a petto nudo con addosso un corto pantaloncino bianco aderente , una seconda volta con addosso la canotta e il boxer e infine, intorno alle 12.30, feci capolinea a fumare indossando una t-shirt molto corta di colore nero e un piccolo slippino, in tono con la maglia, che piegai a tanga sul mio culetto in maniera tale che il fondo schiena poteva essere sbirciato, lasciando vedere e non vedere. Non so cosa mi prese quelle mattina, ma avevo una gran voglia, rischiando anche di farmi vedere dai vicini, ma il mio interesse era rivolto solo esclusivamente al sessantenne. Devo dire che quest'ultima volta mi notò subito e mi sorrise, andai a ritirare i panni dandogli le spalle, ma tenendolo d'occhio con la coda dell’occhio (perdonate il gioco di parole). Sotto il suo sguardo maturo iniziai a far cadere le mollette e cominciai a fare una sorta di ginnastica sotto il suo sguardo, su e giù, chinandomi e lasciando intravedere il culetto per raccogliere le mollette. Tra un piegamento e l'altro mi voltavo e vedevo che mi puntava con un filo d'imbarazzo e stando attento a non farsi beccare da nessuno. Quando ebbi finito accesi una sigaretta e con imbarazzo continuavo a guardare quel signore che pareva quasi incuriosito dai miei sguardi provocatori. Non riusciva a tenere fisso lo sguardo e ogni tanto lo scostava guardandosi intorno, e subito dopo i suoi occhi castani ritornavano a posarsi sopra di me. Concluso la sigaretta rientrai in camera e vista l’ora che segnava l'orologio, le 13, gli uomini del mercato ritiravano la mercanzia. Accostandomi al vetro del balcone cercai di catturare la sua attenzione per farmi sbirciare. Mi spogliai delicatamente sfilando la maglietta e senza perdere di un secondo il suo sguardo, mi muovevo lentamente girandomi di spalle per mettere in evidenza la schiena ed il culetto, che a quanto pare forse non dispiaceva al venditore. Quando concluse di ritirare scatole e scatoloni e caricato il furgone, sali a bordò sedendosi sul sedile guidatore senza partire. Lo vidi fissarmi dal finestrino del furgone e notai che una mano l'aveva tra le gambe e indiscretamente palpava il suo uccello dentro il jeans. Mi eccitai tantissimo e anch'io iniziai a toccarmi e palparmi ardentemente davanti a quei suoi occhi profondi e curiosi. La mia mano si portò alla bocca e iniziai a leccare intensamente il dito medio simulando un gustoso pompino. A quella vista l'uomo si strinse forte il pacco gonfissimo e continuò a palparlo voglioso. Il suo telefono squillò, se lo portò all’orecchio, probabilmente era la moglie, mi guardò lasciando il pacco, girò le chiavi e partì senza dire e fare nulla. Rimasi un po' deluso, avevo sprecato un’occasione. Ma ero caldissima e vogliosa, mi consolai accarezzandomi il buchetto e pensando che al prossimo giovedì non mancava poi cosi tanto, d’altronde tutto e subito non è poi cosi soddisfacente. L’attesa aumenta il desiderio.
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