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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante 3 -Vita Nova- I


di Soundserio
07.04.2016    |    7.874    |    3 8.2
"Vedendomi con addosso solo un paio di short si intimidì pensando di aver invaso la mia privacy, ma in realtà il mio era un invito ad ammirare..."
Era ormai settembre e quell’estate trascorse in fretta dopo i fatti con Marco e Raffaella, trascorsi un periodo “no” di inizio stagione, ma la mia vita riprese a tornare serena e tranquilla settimana dopo settimana. Passati i mesi non avevo più visto nessuno degli ex coinquilini e, dopo qualche giorno trascorso a casa di Marta, trovai una nuova casa. Fu un’anziana signora a mostrarmela –“Sa mio figlio si è trasferito da più di un anno e ancora non sono riuscita a venderla, perciò l’affitto”-. Fu un vero affare, il costo mensile non era alto, si trattava di un monolocale situato nel centro città composto da una grande e moderna cucina, uno piccolo ripostiglio, un bagno appena ristrutturato e una camera da letto intima e confortevole. Accettai l’offerta, il monolocale era perfetto, solo e indisturbato avrei potuto fare tutto ciò che desideravo senza incombere in situazioni particolari come la precedente. Durante la fase del trasferimento Marta mi diede una mano e confessò di aver visto, qualche sera prima, Marco in compagnia di Raffaella, i due avevano ripreso a frequentarsi, la conferma arrivò da Mauro che saltuariamente si vedeva ancora con la mia amica. Immaginavo una cosa del genere, lei era innamorata e pendeva dalle labbra di quell’uomo. Il periodo estivo non fu facile per nessuno dei tre, cercai di contattare Marco ma non ebbi mai una risposta, in compenso mi contattò Edoardo, papà di Raffaella, che domandò cose fosse successo, ma non ebbi il coraggio di raccontare la verità, lo mentii per la prima volta dicendo che vi erano state delle incomprensioni di convivenza, d’altronde sapevo che Raffaella non avrebbe mai raccontato il tradimento di Marco con un altro uomo. Troppo scandaloso. Edoardo credette a quella storia e rimanemmo in contatto senza raffreddare i rapporti, anzi quando capitava in città faceva un salto a trovarmi. Passai l’intera stagione a sistemare e vivere quella nuova casa personalizzandola. All’arrivo di settembre avevo già sistemato bene tutto, amavo trascorrere i pomeriggi al balcone, il panorama di quel quarto piano era fantastico, oltre alle palazzine adiacenti riuscivo a vedere anche la natura che circondava la città grazie alla posizione strategica del palazzo. Uno dei tanti pomeriggi trascorsi al balcone in short notai che, dal terrazzo dell’appartamento di fronte, sbucarono due uomini in caschetto e cinghia degli attrezzi legata in vita accompagnati da un terzo signore più elegante con il quale dialogarono a lungo. Dopo aver sbirciato l’intera scena i due uomini in vesti da muratore andarono via e il terzo, presumibilmente il proprietario, rimase solo a girovagare per la veranda. Sollevando completamente la serranda catturai la sua attenzione. Era un signore sulla cinquantina, volto liscio, capello biondo/grigio e piccole labbra. Indossava un vecchio occhiale da vista, un pantalone con scarpa comoda e una camicia. Vedendomi con addosso solo un paio di short si intimidì pensando di aver invaso la mia privacy, ma in realtà il mio era un invito ad ammirare. Ritornai a sedere dietro la scrivania dalla quale potevo ammirare tutto il panorama, compresa l’intera abitazione del dirimpettaio, iniziando a giocare con le mani. Lo sguardo cadeva su lui che pensieroso continuava a fare avanti e indietro sul terrazzo e fingendo di non esser visto, cominciai delicatamente a sfiorarmi il corpo. Accarezzai piacevolmente il petto stuzzicando i capezzoli. Inevitabilmente l’occhio del vicino si fece curioso cadendo sulla mia immagine, dalla sua posizione riusciva a vedere l’intera camera da letto. Il suo occhio era curioso e studiava indiscretamente chi fossi e che stavo facendo, probabilmente abituato a vedere l’appartamento chiuso o il figlio dell’anziana signora. Continuai a far finta di nulla prestando attenzione al computer proseguii ad accarezzare la pelle nuda, amavo essere sbirciato in intimità da sconosciuti. Le coccole che mi dedicavo non tardarono a provocarmi un eccitazione. Scrutando l’uomo feci scivolare una mano tra le gambe che stavano nascoste sotto la scrivania, palpai a lungo il cazzo duro e lentamente tirai indietro la testa in segno di goduria, palpai più affondo e vistosamente risalendo poi con lo sguardo e beccando il signore osservarvi. “Qualcuno è curioso” pensai, ma non volevo fermarmi ancora. Alzandomi andai verso l’armadio posto dietro e diedi le spalle all’uomo chinandomi a novanta gradi aprendo il cassetto inferiore. Afferrai un tanga maschile e facendo scivolare lo short e il boxer rimasi nudo mostrando i glutei nudi. Allargai le gambe e indossai con sensualità l’intimo appena preso. Quando mi voltai incrociai il suo sguardo che, appena incontrò i miei occhi, si voltò sparendo dalla veranda. Ero eccitatissimo, il cazzo sbucavo dal tanga, non persi altro tempo, lo tirai completamente fuori e sedendomi a terra con gambe divaricate cominciai una piacevole sega davanti al balcone dove poco prima lo sconosciuto sbirciava. La voglia di cazzo era implacabile, completamente calda dalla situazione avevo bisogno di un uomo. Presi il telefono alla mano e scrissi –“Ti va di giocare?”-.
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