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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante 3 -Claudio- XIII


di Soundserio
19.04.2016    |    4.982    |    6 9.9
"Quanto avrei voluto fosse il suo cazzo..."
Da quello splendido week end trascorso in compagnia di Edoardo passò qualche giorno, era mercoledì mattina quando, dopo aver fatto la doccia, rientrai in camera a vestirmi notando l’arrivo dei tre in veranda. Quella mattina non si godettero lo spettacolo, ero già vestito, alle nove avevo appuntamento con il professore. Sorrisi andando a chiudere il balcone e scappai via dall’appartamento. Intorno alle undici stavo ancora a parlare con il docente su come muovermi per vincere quel bando che mi consigliò, presi il telefono alla mano per controllare e trovai un sms –“Questa mattina non ci fai vedere nulla?”-. Memorizzai il numero e cercai su whatsap il contatto visualizzando l’immagine profilo. “Eccolo”, non avevo alcun tipo di dubbio ora, si trattava del biondino. Dopo aver salutato il docente andai via dalla facoltà e in strada risposi a quel messaggio –“Sentiamo, cosa vorreste vedere?”-. Quella mattina faceva un caldo pazzesco, non sembrava ottobre ma bensì primavera. Incamminandomi verso casa il telefono squillò ancora, una chiamata, guardai lo schermo: signora Domenica –“Salve Gabriele, vorrei confermarle la visita per venerdì nel primo pomeriggio”- , -“Benissimo signora, io sarò via dalla mattina, rincaso intorno alle diciassette, gliela lascio trovare ordinata”-. Ottimo, almeno non mi sarei sorbito la visita della signora con l’acquirente, il prof. aveva stabilito un incontro proprio per quel venerdì. –“Sembri molto bravo nei lavori di bocca”- rispose contemporaneamente al messaggio il biondino –“Lo lascio dire a chi mi prova”- replicai –“Fatti vedere”- , -“Non sono a casa, rientro a breve. Perché non vi fate trovare tutti e tre sotto casa al mio arrivo”- , -“Buongustaia”- , -“Vi offro un caffè da macchiare”- , -“Lascia stare, non ci interessa”- , -“Peccato”-. Quando arrivai a casa erano circa le dodici passate e i tre erano andati a pausa pranzo, insoddisfatto del rifiuto cercai di escogitare un piano per conquistare e portarmi a casa almeno il biondo. Dopo aver lavato le stoviglie attesi l’arrivo degli operai seduto dietro la scrivania. Al loro ingresso mi brillarono gli occhi, erano solo in due, il baffuto non era con loro. Il biondo, del quale ancora non conoscevo il nome, buttò subito lo sguardo nella stanza e sorrise prima di mettersi a lavoro. Fingendo attenzioni verso il computer allungai la mano destra sulla bottiglia dell’acqua che stava posta sul piano e la impugnai per bene come se fosse un pisello. I nostri occhi iniziarono a incrociarsi più spesso, soprattutto quando lentamente cominciai a fare su e giù flemmaticamente sulla bottiglia di due litri. Quanto avrei voluto fosse il suo cazzo. Volevo proprio maneggiarlo con cura e domandargli quante seghe si era fatto pensando alla scena nel ripostiglio. –“Guarda che rischi di consumarla con quel su e giù”- scrisse al telefono con uno smile –“Portami la tua che te la consumo un po’”- risposi con occhiolino proseguendo a simulare la sega. –“Sei proprio maiale”- rispose prima di scomparire dietro la tenda. Passati dieci minuti dalla sua assenza continuai a scrivere –“Se torni in veranda ti faccio vedere qualcos’altro”-. Contai i secondi, lesse il messaggio senza rispondere, ma poco dopo ricomparì fuori dandosi il cambio con il bono muscoloso dalle labbra carnose. Senza perdere tempo lasciai lo schermo del pc e andai all’armadio cominciando a spogliarmi. Prima la t-shirt, dopo le tennis e proseguii con i calzini, mi voltai e il muscoloso dalle labbra carnose prima di sparire mi guardò. Sorrisi e tornai di spalle sbottonando il jeans e prima di farlo scivolare giù cominciai lenti e sensuali movimenti di bacino fino a che chinai in avanti la schiena e feci cader giù l’indumento rimanendo con addosso lo jockstrap. Mi chinai a terra a quattro zampe e ponendo in evidenza il culetto iniziai a muovermi calorosamente in segno di invito a trapanarmi. Il biondo stava a fissarmi senza dire una parola, prese il telefono alla mano –“Sei bello aperto”- , -“Vuoi venire a vedere di persona?”- risposi senza alzarmi da quella posizione –“Potrei farti male”- , -“Perché sei superdotato?”- , -“No perché vengo a sfondarti con un piede di porco”- , -“Lascia stare il piede, vieni tu a fare il porco”- , -“Fammi andare, qui abbiamo finito, devo concludere i lavori in cucina”- , -“Ti aspetto dopo per il caffè”- risposi guardandolo rintanarsi nelle quattro mura. Mi alzai e andai in cucina a bere un sorso d’acqua fresco, ero eccitato. Attesi con ansia le diciassette, ora di smonto dei due, li vidi iniziare a sistemare la veranda raccogliendo gli attrezzi sparsi un po’ ovunque. Presi il telefono alla mano –“Ho preparato la caffettiera, allora che ne pensi di fare un salto?”-. Quando lesse il messaggio alzò lo sguardo al mio e sorridendo cominciò a scrivere –“Ma smettila, non mi interessa. E poi non riusciresti neppure a farmelo diventare duro”- , -“Che ne sai, prova. Io invece sono sicuro che te lo faccio diventare duro quanto il granito”- , -“Seee, a me piacciono le donne”- , -“So essere migliore delle donne in queste cose se ti fidi”- , -“Lasciami stare dai..”- , -“Come vuoi, comunque questo è i’ indirizzo ******* il campanello è ********. Ti aspetto”-. Chiusi la conversazione e sparii in cucina con intrepida emozione. Dopo qualche minuto ricevetti un sms –“Sei sparito?”- , -“No, sono in cucina. Allora che fai?”- , -“Senti ma a me davvero non interessa, piacciono le donne”- , -“Beh prova, mai dire mai. Magari ti piacerà”- , -“Solo cinque minuti però”- , -“Perfetto”- , -“Solo un pompino”- , -“Va bene”- , -“Arrivo!”-. Quando il campanello suonò aprii direttamente il portone e attesi l’arrivo sul ciglio della porta –“Ciao, piacere Gabriele”- dissi allungandogli la mano –“Ciao, Claudio”- era palesemente impacciato e ansioso –“Vieni andiamo in cucina”- e mi feci seguire. Da vicino devo dire che era proprio un bel trentenne in forma. Indossava una canotta bianca un po’ sporca di cemento dalla quale si intravedeva un bel petto non particolarmente muscoloso, ma abbastanza in forma e glabro. Le mani erano grandi e sporche, le gambe coperte dal jeans erano toniche e al piede portava due grandi scarpe antinfortunistiche con minimo un quaranta di piede. I suoi occhi erano castani e i capelli lunghi sino alle spalle, ma sempre tenuti stretti da un codino –“Vuoi qualcosa di fresco?”- domandai per cercare di allentare la tensione che lo avvolgeva –“No grazie, sono di fretta”-. Non mi feci molti problemi, allungai subito la mano tra le gambe cominciando a tastarlo –“Come preferisci fartelo succhiare?”- , -“Non lo so, fai te”- , -“Vuoi che mi metta in ginocchio?”- , -“Si, inginocchiati”-. Poggiai le ginocchia al mattone e con la mano destra iniziai una lunga palpata sul pacco che ancora non aveva mostrato segni di vita –“Rilassati”- dissi –“Non è semplice”- , -“Ssshhh”- e sbragai il pantalone facendolo scendere alle sue ginocchia –“Vediamo un po’”-. Indossava un paio di mutande nere che cominciai a tastare stuzzicando l’uccello rinchiuso all’interno –“Vedi non si sveglia”- , “Lasciami fare”-. Calai giù le mutande trovandomi in viso un piccolo uccello scuro ancora moscio perfettamente rasato, lo afferrai scappellandolo e cominciai a fare una sega con molta calma –“Non funziona dai”- disse in preda all’agitazione già pentito di ciò che stava facendo –“Ssshhh, aspetta un po’”- e avvicinai la punta alla bocca accogliendo la cappella che cominciai a bagnare con saliva –“No no no, meglio di no”- tentò di fermarmi, ma non glielo permisi, con un colpo di gola inghiottii tra le labbra l’intero cazzo ancora morbido –“Oooohm”- esclamò Claudio. Iniziai a fare su e giù con la bocca mettendoci grande impegno, non potevo permettermi di deluderlo. Il palo cominciò a prendere forma, lo sentii crescere in bocca, lui non credeva ai suoi occhi –“Mmmmh”- ansimai togliendolo fuori per vederlo bene prendere vigore davanti al viso –“Non male”- e lo ingoiai ancora tutto pompandolo –“Aaahhh”- iniziava a godere. Lo spinsi contro il divano facendolo sedere e distendere e non mollai per un secondo il cazzone che oramai era gonfissimo –“Ti piace?”- domandai allungando le mani sotto la sua maglia arrivando sino ai capezzoli che pizzicai –“Allora che dici?”- , -“Sssshhh continua”- rispose godendosi quel nuovo piacere. Il pompino si fece molto caldo e avido –“Aaah cazzo”- sussultava sotto le mie discese e risalite di bocca lungo tutta la sua asta che misurava intorno ai diciotto centimetri pieni –“Bravo cazzo cosi”- . Con la lingua scesi lateralmente sull’asta e affondai bene sulle palle –“Aaaaahh siiii”- ansimò il porco. I coglioni avevano uno strano sapore di chiuso, chissà da quanto nessuno glieli lavava bene di saliva –“Succhiali”- chiese guardandomi ancora incredulo. –“Mmmmmh”- gemevo di piacere leccandoli bene uno ad uno e ciucciandoli infilandoli in bocca come un aspirapolvere –“Cazzo come sei bravo”-. Riprese il glande in bocca e ciucciai avvolgendolo con la lingua vogliosa. Facevo una ciucciata alla cappella e una alle palle, una alla cappella, una alle palle –“Aaaaaaah”- sborrò il porco mentre ciucciavo i coglioni. Cinque caldi e potenti schizzi ricoprirono completamente il mio volto. Capelli, occhi e naso erano grondanti di sborra –“Mmm quanta sborra”- e sorrise imbarazzato. Ripulii subito il glande, non vedevo l’ora di assaggiare il suo gusto, -“Mmmmm”- ansimai ingoiando quel che restava di sborra, era davvero buona e calda. Velocemente si tirò in piedi sollevando i pantaloni mentre ancora avevo il cazzone in bocca –“Lascia andare”- disse spostandosi e tirando su la braga –“Devo andare. Ciao”- e andò via di casa lasciandomi imbrattato del suo nettare. Andai in bagno soddisfatto e deliziato da quel sapore e cominciai a ripulirmi. Fu davvero bello ed eccitante regalargli quel fantastico pompino. Qualche ora dopo volevo sapere –“E allora visto che ha funzionato? Ti è piaciuto?”- Claudio rispose all’istante ma di un altro umore –“Lasciami stare”- , -“Che succede?”- , -“Niente, sarà bene che la cosa non esca, altrimenti ti spacco”- , -“Ma scherzi? Stai tranquillo rimarrà solo nostra”- , -“Domani se vuoi te ne faccio un altro a pausa pranzo”- , -“No lascia stare”- , -“O preferisci nel ripostiglio degli attrezzi?”- , -“Dove?”- , -“A casa del signor Giovanni”- , -“Ti piacerebbe succhiarmelo a lavoro?”- , -“Si molto”- , -“Lo faresti?”- , -“Si”- , -“Se vieni ora te lo faccio all’aperto in veranda da Giovanni”- , -“Magari”- , -“Dai ti va?”- , -“Si, ma non ho le chiavi”- , -“Come no? E chi le ha?”- , -“Il principale, Giacomo”-.
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