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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante 2 - Le Origini - I


di Soundserio
14.03.2016    |    7.570    |    4 9.6
"Dalle nostre spalle si udì: -“Ei voi due! Che state combinando?”-..."
Avevo circa quindici anni quando per la prima volta ebbi il coraggio di masturbarmi pensando a un uomo. Capii da molti anni prima che qualcosa in me non andava, o meglio, a differenza dei miei compagnetti mi sentivo completamente attratto e incuriosito dal corpo maschile. Spesso l’uccello mi diventava duro nelle ore più improbabili della giornata: mentre guardavo qualche attore in tv, sfogliando riviste di intimo maschile o semplicemente quando il mio sguardo incrociava quello di un uomo per più di tre secondi. La prima dedica di piacere fu per il bidello della scuola. Era un giovane trentenne dal viso pulito, portava gli occhiali da vista che sormontavano un naso poco pronunciato, due labbra scure e un capello nero spettinato cadeva sul volto. Fisicamente non era grosso, ma neppure magrissimo. Non so per quale motivo quel ragazzo mi piacesse. Non era tanto il suo aspetto fisico ad attrarmi, ma il suo modo di parlare e fare le cose. Era intrigante e coinvolgente. Se solo sapesse cosa tutto macinavo con la testa probabilmente non mi avrebbe rivolto parola. Da quel giorno iniziai a dedicargli innumerevoli seghe, una volta persino nel bagno dello stabile scolastico mentre in classe si svolgeva la lezione di matematica. Gli anni passarono da quella prima sega e con il tempo i protagonisti delle mie fantasie cambiavano diventando sempre più numerosi. Militari, marinai, guardie, carabinieri, camionisti ect ect.. insomma di certo le fantasie non mancavano. A diciotto anni ero ancora uno sportivo, da diversi anni facevo parte della squadra calcistica del paese. Da poco tra noi arrivò un nuovo compagno di squadra. Si chiamava Alessandro, anche lui aveva appena compiuto diciotto anni, era poco più alto di me e fisicamente era davvero in forma, oltre al calcio praticava anche ginnastica libera. Il suo corpo era muscoloso, pettorali e addominali scolpiti, glabro. I suoi occhi erano verdi, il viso pulito e i capelli sempre arruffati. Indubbiamente quel ragazzo non passò inosservato ai miei occhi. All’epoca anch’io mi tenevo pulito e delicato radendo la pelle. Con quel ragazzo si instaurò subito un bel rapporto amichevole, entrambi centrocampisti, avevamo trovato un’ottima sintonia sia nel gioco in campo sia fuori. Il nostro allenatore spesso ci riprendeva perché noi due insieme eravamo sempre una festa. Un giorno infatti Federico, il nostro mister, ex calciatore sulla quarantina ben portati, durante un allenamento ci punì per le nostre distrazioni –“Voi due, trenta piegamenti e andate pure a fare la doccia, oggi non parteciperete alla partita di fine allenamento. Aspettate pure il resto della squadra negli spogliatoi”-. Io e Alessandro dispiaciuti dalla decisione andammo all’angolo del campo e sotto l’occhio vigile di Federico ci prestammo a fare quegli esercizi. Quando finimmo il mister dalla parte opposta ci fece cenno con mano di smammare via negli spogliatoi. Durante la corsa verso le docce io e Alessandro riprendemmo a giocare e scherzare –“Chi arriva ultimo stasera paga la birra”- disse aumentando inaspettatamente il passo e lasciandomi alle spalle. –“Sei uno stronzo, cosi non vale!”- risposi entrando dentro lo stabile sportivo col fiatone. Lui in pieni festeggiamenti per la vittoria iniziò a spogliarsi. Non era la prima volta che vedevo il suo corpo nudo, ma prestavo molta attenzione al non farmi beccare da nessuno mentre indiscretamente buttavo sguardi qui e là tra le gambe dei compagni di squadra. Rimase con addosso l’accappatoio aperto mentre continuava a prendermi ancora in giro insinuando che fossi lento come una lumaca. Lo raggiunsi e mi scaraventai addosso con fare giocoso, ma con grande abilità mi giro di spalle contro il suo petto tenendomi bloccato per un braccio. –“E adesso cosa vuoi fare?”- disse in tono ironico mentre cercavo di liberarmi da quella presa dalla quale non riuscivo proprio a dileguarmi visto che l’altra sua mano teneva bloccato un braccio mentre con l’altra avvolgeva il mio collo impedendomi di fare movimenti bruschi. Aveva molta più forza, pensai che l’unico modo per liberarmi dalle sue possenti braccia fu quello di colpirlo nel punto debole di tutti gli uomini. Con scatto riuscii a infilare la mano libera tra le sue gambe e acchiappare le palle. –“Ah però, sei furbo!”- disse senza lasciarmi andare. Le sue palle erano grandi e piene, continuai a tenerle strette in pugno –“Vediamo quanto resisti”- dissi con tono di sfida portando la mano alla base del suo membro. Sorrise e mi lasciò subito libero. Notai che il suo pene non era del tutto moscio, durante quella presa mi accorsi che la base si era ingrossata. Una volta spogliato lo raggiunsi sotto l’acqua calda nella doccia accanto. Inizialmente ci fu un piccolo momento di silenzio tra noi, lui era già insaponato su tutto il corpo mentre io stavo ancora sciacquandolo. Alle spalle sentii le sue mani che mi riempirono di bagnoschiuma in maniera giocosa. Voltandomi presi lo shampoo e glielo schizzai addosso come fanno i bambini. Iniziammo una lotta insaponata sotto le docce. Ridevamo come due bambini, le nostre mani scivolavano sui corpi con estrema facilità. Inconsciamente svuotammo un flacone di shampoo addosso ai nostri corpi nudi che dopo un una lotta movimentata si arrestarono l’uno davanti all’altro rallentando i movimenti. Lui insaponava il mio petto e io il suo. I nostri sguardi si incrociarono in silenzio. La mia mano iniziò a scendere lenta sul suo torace, l’acqua calda scivolava sul corpo, percorsi il suo addominale arrivando alla base del suo pene. Afferrai per la prima volta tra le mani un pisello che non era il mio. Un brivido di piacere attraversò la mia schiena. Impugnai il suo arnese che piano piano iniziava a gonfiarsi sotto la mia stretta mentre facevo avanti e indietro con la mano. Stavo facendo una sega ad Alessandro. Il suo corpo era rilassato ed eccitato, i suoi occhi erano dentro i miei, la mia mano teneva in pugno con estremo piacere la sua mazza che oramai era diventata turgida e lunga. La sua lunghezza era intorno ai diciotto centimetri. Alessandro cominciò ad ansimare di piacere indietreggiando la testa, con le sue mani palpava i miei capezzoli che divennero subito duri. Il mio pene era talmente eretto che arrivò a toccare l’ombelico. Aumentai il movimento sotto quella leggera peluria del pube. Ero eccitatissimo, Alessandro lo era ancor di più. Il suo corpo iniziò a irrigidirsi e poco dopo tremò. Cinque caldi schizzi mi arrivarono dritti sulla pancia e sul bacino. Fu una sensazione fantastica che però venne subito interrotta dall’arrivo del mister e i restanti compagni di squadra. Lasciai subito l’uccello oramai quasi moscio e cercai di nascondere il mio che stava in tiro. Dalle nostre spalle si udì: -“Ei voi due! Che state combinando?”-.
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