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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante - La sorpresa - XIII


di Soundserio
01.03.2016    |    4.510    |    6 9.7
"–“Sei la puttana più calda che conosco..."
Quella domenica mattina mi sveglia tardi, erano circa le 12 quando aprii gli occhi, avevo un leggero mal di testa per via dell’alcol della sera prima e il culetto mi faceva ancora un po’ male. Il prezzo da pagare per il gioco a tre della notte prima si faceva sentire, ma non mi preoccupai più di tanto, la soddisfazione sessuale che provai valeva quel prezzo. Dall’appartamento non proveniva alcun tipo di rumore o brusio, udivo solamente il rumore di qualche motore dalla strada. Una volta stiracchiato sgusciai fuori dal letto e appena mi ritrovai nel corridoio qualcosa focalizzò la mia attenzione. La casa era completamente pulita e profumata da cima a fondo, la cucina in perfetto ordine, il bagno pulito e la camera degli ospiti ordinata con cura. Cavoli, Marco ha pulito tutto senza che mi rendessi conto. Mi lavai il viso con un getto d’acqua fredda per scrollarmi di dosso l’intorpidimento della notte e con passo da lumaca recuperai il telefono. Risposi al messaggio di Marta e al venditore ambulante –“Quale sorpresa tieni in riserbo?”-. Mentre scorrevo tra i contatti mi accorsi che un messaggio ancora non era stato letto. Lo aprii: –“Spero questa mattina di non aver disturbato con Bachisio. Abbiamo sistemato la casa visto l’arrivo di Raffaella. A pranzo non ci sarò, Laura (la moglie di Bachisio) mi ha invitato a pranzo e mi tratterrò qui da loro. Ci vediamo intorno alle 21, ti andrebbe di accompagnarmi alla stazione? P.s. la caffettiera in cucina è pronta. Fai il bravo!”-. Rilessi quel messaggio per un’infinità di volte, non credevo ai miei occhi. Era raro che Marco mi mandasse messaggi al telefono, se non per affari di casa o liti con la Raffa, invece si era spinto a tanto. Davanti a quelle parole mi sciolsi completamente e la mia giornata non poteva ricevere un miglior buongiorno. Accesi il caffè con un maxi sorriso da ebete e pensai a cosa rispondere al messaggio, scrissi e cancellai le parole centinaia di volte, ma alla fine trovai la forma giusta: -“Buongiorno, scusatemi voi se non sono riuscito a svegliarmi per darvi una mano. Certo, comunque ti accompagno stasera. Ah.. grazie del caffè!”- . Non volevo risultare appiccicoso, pensai che come risposta poteva andare. E’ superfluo dire che quella mattina la trascorsi di buon umore non solo per il piacevole messaggio di Marco, ma anche per la forte curiosità che attanagliava i miei pensieri, chissà cosa aveva in mente il sessantenne. Dopo una lunga serie di messaggi, non volle proprio dirmi di cosa si trattasse. La mia curiosità era talmente tanta che non mi resi neppure conto che durante il pranzo il telefono squillò due volte. Intorno alle 14 rinfrescai il mio corpo sotto la doccia, mi depilai e spalmai l’olio alle gambe. Stavo pensando di accogliere il venditore ambulante direttamente in slip sul tappetino d’ingresso per prenderglielo direttamente in bocca senza perder tempo. (Che troia che sono, lo so). Alle 15 e qualche minuto scrisse che stava arrivando. –“Lasciare aperta la porta d’ingresso”-. Cosi feci aspettandolo sul divano della cucina con addosso una t-shirt e lo slip. Il suo arrivo questa volta fu più calmo e mansueto, non fugace come le altre volte, mi venne incontro e ci salutammo con un –“Ciao bella”- e -“Ciao porco”- . Era evidente che la sorpresa non era suo figlio o qualche suo amico voglioso, ma qualcos’altro. Mi scordai di quel pensiero perché finalmente potevo osservarlo bene senza fretta. La sua barba era incolta, le sue labbra fini, l’occhio di un castano chiaro e i suoi cappelli erano tirati in alto alla perfezione come un giovanotto. Era un bel sessantenne. Indossava un jeans della misura giusta che metteva in evidenza il pacco e una camicia celeste dalla quale sbucava una peluria grigio/nera dal primo bottone aperto. Al polso portavo un grande orologio elegante e per mano teneva una busta di abbigliamento in carta. Porgendomela disse che era per me. Buttai subito l’occhio dentro a sbirciare. All’interno era presente un babydoll trasparente nero e corto, un perizoma in pizzo nero, reggicalze nere e delle calze in seta di colore nero. Indubbiamente rimasi piacevolmente colpito, ho sempre avuto un debole per la lingerie femminile soprattutto da ragazzo quando di nascosto rovistavo tra la biancheria intima di mia madre, ma mai mi capitò di indossarla per un uomo. Voleva scoparmi come una maiala a tutti gli effetti. La situazione davanti a quegli indumenti si fece subito bollente. Mi avvicinai all’uomo ancora in piedi che attendeva una risposta alla sorpresa e accostai la mia bocca al suo orecchio: -“Vuoi che indossi la lingerie per te?”- domandai con tone di voce rovente. Lui mi guardò –“Mi piacerebbe molto”-. Gli scivolai dietro sfiorando il suo corpo con un dito, si girò a guardarmi mentre andavo in camera: -“Accomodati pure, io arrivo subito”-. Entrai in camera e iniziai a indossare la lingerie, mi guardai allo specchio e mi eccitai, il mio corpo era davvero caldo e sensuale sotto quella biancheria, ma mancava qualcosa. Entrai in camera di Raffaella e dal suo beauty case rosa, che stava sul comodino, presi il rossetto rosso fuoco che utilizzava per le occasioni speciali, quella per me era una di quelle perciò una volta davanti al famoso specchio mi riempii le labbra del colore della passione. Non poteva immaginare che cosi facendo avrebbe scatenato in me una tempesta ormonale. Prima di raggiungerlo ritornai in camera e presi il disco di Lou Reed. Quando entrai in cucina lui stava comodo sul divano ancora vestito e con una mano sul pacco che alla mia vista strinse forte. Stava per alzarsi quando lo fermai, gli feci segno portando l’indice al naso di fare silenzio, ora dirigevo io il gioco. Infilai il disco nella tv al plasma, alzai il volume e “Walk on the wild side” iniziò a suonare. Mi voltai verso lui,che stava inerme sul divano, e iniziai a fare un ballo sensuale e provocante davanti ai suoi occhi castani che brillavano e sprizzavano voglia ovunque. Stavo in piedi e lentamente muovevo il bacino con le gambe aperte. Giocavo con la biancheria davanti al suo sguardo caldo e arrappato. Simulavo posizioni sessuali e giocavo con la punta delle dita toccandomi l’intero corpo come farebbe una donna. Volevo farlo impazzire, ero sicuro che mai nessuna donna aveva osato regalargli uno spettacolo del genere. Feci scivolare ai piedi il babydoll e mi chinai sul mattone a gattoni per raggiungerlo. Afferrai le sue gambe e comincia a salire su gli arti inferiori di quell’uomo che, mettendomi a cavalcioni, esclamò –“Sei bellissima”-. Era duro come una pietra. –“Le piace maialone?”- “Si tantissimo”-. Continuai a strusciarmi e dimenarmi sul suo corpo ancora vestito finché poggiai le mie labbra sulle sue lasciandolo sorpreso, lo presi per mano e lo portai con me in stanza mentre il disco di Lou Reed continuava a cantare in cucina. Appena entrammo gli iniziai a sbottonare la camicia e la feci cadere a terra. Non era robusto e glabro, anzi aveva un fisico tenuto in forma, sportivo e avvolto da un pelo nero/grigio che saliva sulle sbraccia e scendeva dal petto giù verso la pancia e non solo. Mi inginocchiai e una volta slacciata la cintura tirai giù il suo zip e feci sbucare il suo cazzo scuro e grosso, lo afferrai dalla base scappellandolo e prima di ingoiarlo lo guardai domandando –“Sei pronto maiale?”- mi prese per i capelli e mi affondò tutto il suo uccello in bocca. Era profumato e bagnato da liquido prespermatico. Il mio spettacolo aveva avuto successo. Iniziai un lungo pompino come solo una vera puttana sa fare. Il rossetto oramai sbavato stava cosparso anche lungo la sua asta dura. Gli tirai giù i pantaloni insieme agli slip e le mie labbra iniziarono ad accogliere dentro la bocca le sue grandi palle penzoloni che con estrema maestria leccavo prima di ingoiarle e succhiarle. L’uomo ansimava come un porco e continuava a incitarmi –“Cosi, brava troia non fermarti”- mentre mi teneva per i capelli. Non ero ancora soddisfatta cosi lo afferrai e buttai sul letto facendolo sdraiare nudo e sistemandomi sopra iniziai del petting. Le sue vecchie e grandi mani mi palpavano l’intero corpo prestando molta attenzione ai glutei. Dopo aver giocato un po’ era arrivata l’ora di prendere quel cazzo. Presi un preservativo dal comodino, glielo misi e scostando il perizoma mi infilai il suo grosso palo tra le gambe. Non vi era bisogno di lubrificarlo, ero già bagnata di mio dall’eccitazione. Iniziai a montarlo in maniera selvaggia. Le sue mani mi tenevano stretta per il culo mentre il suo arnese mi stantuffava il buchetto. –“Si cosi porco scopami!”- gridavo gemendo di piacere sopra quel corpo maturo . –“Sei la puttana più calda che conosco. Godi dai. Troia”-. Mi sentivo davvero troia in quei momenti. Alzai le chiappe e sfilandomi il palo mi girai di spalle mentre lui stava sdraiato a pancia in su nel mio letto e mi feci trapanare cosi. –“Si che bel culo che hai puttana”-, -“Prendilo cosi troia”- continuava a vaneggiare. Mi scopavo il suo cazzo con ritmo serrato, non gli lasciavo il tempo di respirare. Le sue palle erano schiacciate sotto il mio culo. –“Cosi porco”- ansimavo in preda allo sballo più totale che un cazzo può regalare. Stavo per sborrare, ma non volevo bagnarmi prima di lui. Mi alzai e misi a 69 stando sopra di lui, gli levai il preservativo e iniziai a spompinarlo e segarlo con ritmo sostenuto in attesa del suo caldo seme. Lui leccava il mio buchetto largo e sculacciava forte ora. Finalmente il suo cazzo esplose di calda e densa sborra sul mio viso. Succhiai quel cazzo ancora a lungo mentre si afflosciava tra le labbra e anch’io schizzai. Ci ricomponemmo e ci salutammo davanti alla porta con bacio a stampo, una palpata sul culo e una sul cazzo. –“La lingerie è tua. Tienila pure”- e andò via. Le 20 arrivarono in un battibaleno, iniziai a prepararmi, Marco poco prima mi mandò un sms sul quale mi avvisava che ,una volta arrivato sotto casa, mi avrebbe avvisato con un colpo di clacson. Insomma come fanno gli uomini mentre attendono le proprie donne. Quando arrivò suono due volte il clacson e io lo raggiunsi. –“Ei ciao”- dissi appena aprii lo sportello anteriore. –“Ciao a te, com’è andata tutto solo? Non hai sporcato vero?”- domandò con ironia. –“No tranquillo, la casa è in perfetto ordine. Se no chi la sente poi Raffaella”- ci ridemmo sopra e proseguimmo il viaggio in silenzio canticchiando le canzoni che quella sera la radio trasmetteva. Una volta arrivati in stazione parcheggiammo in attesa dell’arrivo del treno, eravamo in anticipo e fatalità del momento Marco ricevette un messaggio –“Leggero ritardo. Il treno tarderà di una decina di minuti. Baci”-. Fumammo una sigaretta fuori dall’auto e poi ritornammo dentro. Un lungo imbarazzo tra noi prese il via, i nostri occhi si guardavano in silenzio finché non trovo la forza e disse: -“Senti, riguardo a quanto accaduto..”- , -“Ssshh”- , lo bloccai subito io. –“Non preoccuparti, non è successo niente. La cosa rimane solo tra noi..”- dissi afferrando la sua mano che stava poggiata sulle ginocchia, e aggiunsi –“..e Bachisio”- scoppiamo a ridere come due matti. Ci guardammo dritti negli occhi, intorno non c’era anima viva, tra noi scappò un bacio e poi un altro. Le mie mani si portarono dritte al suo pantalone che slacciai subito. Lui cerco di tirarsi indietro –“Ei dai qui è troppo rischioso, sta arrivando Raffa”- , -“Ssshh tranquillo facciamo subito, qui non ci vede nessuno e abbiamo ancora dieci minuti di solitudine. Ricordi?”- . Tirò indietro la testa sul sedile chiuse gli occhi e si abbandono al piacere del lento e passionale pompino. Riuscii a farlo schizzare in pochi minuti senza perdere nessuna goccia del suo seme che ingoiai tutto. Aprì gli occhi per chiudere la zip e io sollevai la testa dalle sue gambe. Ci bloccammo impietriti ed esterrefatti. Davanti a noi una sgradevole sorpresa. Una giovane donna stava in piedi di fronte all’auto con la valigia alla mano e le lacrime agli occhi. Era Raffaella.
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