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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante del Mercato IV


di Soundserio
24.02.2016    |    10.895    |    9 9.7
"Gli ripulii il cazzo con la bocca e subito si rialzò il pantalone, si chiuse la zip e fuggì via senza dire una parola..."
Abbasso la serranda della camera e lascio una piccola fessura in maniera tale che entri un po’ di luce e si riesca a intravedere fuori. Lascio aperta la porta dell’appartamento e mi dirigo in camera, mi posiziono sul letto di spalle alla porta e assumo la posizione della pecorina. Lascio addosso la t-shirt e lo slippino piegato a perizoma e aspetto l’ingresso in casa di quell’uomo. Qualcuno chiude la porta dell’appartamento e dei passi incerti si dirigono verso la mia stanza. E’ li, lo sento dietro di me, finalmente il venditore ambulante può farmi sua. Chiude la porta della camera alle mie spalle, si avvicina senza dire niente e sento la sua mano che inizia ad accarezzarmi le gambe e salire su verso il culetto caldo e voglioso. Inizia a palparmelo prima delicatamente per proseguire poi in maniera forte e determinata. Decido di non girarmi a vederlo ancora, voglio che si goda prima il mio fondoschiena.
- “Che bel culetto”
Esclama l’uomo alle mie spalle mentre mi palpa piano piano e inizia a far scivolare le mie mutandine sulle gambe sino a levarmele. Assumo di nuovo la posizione a pecora e allargo le gambe lui si china ai piedi del letto e mi fa sentire la sua lingua curiosa e calda tra le chiappe. Inizia a leccarmi bene il culetto con voga mentre poggia le sue grandi mani sulle mie chiappe e inizia a sculacciarle tra una leccata e l’altra mentre inizio a sentire la sua lingua umida e vogliosa farsi spazio dentro di me, ero già caldissima e ansimavo come una puledra in calore. Più ansimavo e più lui si eccitava e sculacciava.
- “Oh si, sculacciami e leccami tutta” dissi con voce vogliosa
- “Ti piace puttana?”
- “Si, non ti fermare porco”
La sua lingua era abilissima, godevo come una maiala, ansimavo e gemevo di piacere sempre di più. Finalmente decisi di girarmi e lo vidi in faccia, dritto negli occhi, che bel sessantenne caldo e arrapato mi ritrovo davanti, si alzò e rimase in piedi davanti a me, io a gattoni sul letto iniziai a sbragarlo lentamente, finalmente avevo quel suo pacco davanti e potevo gustarmelo tutto , prenderlo tra le mani e non solo.
- “Succhiami il cazzo troia” Esclamò a gran voce
Quelle parole mi fecero impazzire e lo sbragai subito, sentivo già quel cazzo maturo e vissuto bello duro e voglioso della mia bocca. Abbassai le sue mutande e finalmente mi ritrovai in viso un bel pacco tanto atteso. Era scuro, scappellato, non tanto lungo ma di una grossezza mai vista prima. L’uomo aveva tra le gambe un cazzone davvero grosso e duro. Alzai lo sguardo verso il suo e affondai quel cazzo intero nella mia bocca senza l’aiuto della mani. Lo ingoiai subito tutto e iniziai a muovere bene la lingua per leccare tutta l’asta. Salivo e scendevo su quel cazzo con la bocca e con gran maestria. A lui piaceva da morire lo sentivo gemere di piacere. Mi mise entrambe le mani sulla nuca ed iniziò a spingermi tutto quel pacco in gola con forza. Aumentando sempre il ritmo e scopandomi.
- “Dai succhia troia, ti piace il cazzo?” mi disse levandolo dalla bocca
- “Si, mi piace il cazzo”
- “E allora succhia troia”
E mi rinfilò in bocca quell’asta senza preavviso godendo come un porco e sbattendomi due coglioni enormi e penzoloni sul viso. Era un gran maiale quell’uomo, mi scopò la bocca per un infinità. Mi staccai e mi alzai dal letto per prendere i preservativi dal comodino. Ne aprii subito uno e glielo infilai.
- “Vuoi farti scopare porca?”
- “Si, voglio essere la tua troia”
Non ci pensò due volte a voltarmi di spalle e mettermi a pecora sul letto. Non avevo mai preso un cazzo cosi maturo e grosso. Avevo un po’ di paura ma la voglia di averlo tutto dentro di me era troppa, superava qualsiasi paura. Iniziò a leccarmi ancora un po’ il culo e poi sentii prima un suo dito umido farsi spazio dentro di me e poi due dita che iniziarono a sditalinarmi quel culo da troia che mi ritrovo. Quell’uomo ci sapeva fare, non amo particolarmente farmi sditalinare, ma lui mi fece impazzire e scoprire un piacere enorme, mi penetrava con un ritmo veloce e deciso tanto da farmi ansimare come se fossi penetrato da un cazzo. Dopo avermi aperto bene il buchetto puntellò la sua mazza tra le mie chiappe e cominciò a spingere dentro. Impossibile non sentire dolore mentre quella cappella gonfia e grossa si faceva spazio dentro di me. Trovò un po’ di fatica a entrare, cercai di rilassarmi il più possibile per riuscire ad accoglierlo tutto e dopo tanto dolore finalmente lo sentivo tutto dentro e piano piano entrò tutto il resto della mazza. Con un colpo secco me la infilò facendola scomparire tra le mie chiappe, lui emise un grido di piacere ed io ebbi un sussulto. Lentamente iniziò a scoparmi afferrandomi per i fianchi e facendomelo sentire bene. Mi teneva stretta a lui, non mi lasciava e cominciava ad aumentare il ritmo.
- “Ti piace il mio cazzo?” mi domandò mentre il suo ritmo aumentava
- “Si, non fermarti, scopami” risposi come una gatta in calore
- “Sei una gran puttana!”
- “Sono la tua puttana. Non fermarti scopami tutta!”
Il ritmo aumentò intensamente e il rumore delle sue palle contro le mie natiche si fece sempre più rumoroso. Stavo godendo come una maiala e lui era un vero toro. Mi mise una mano sul collo per abbassarmi la testa, premeva forte voleva possedermi e dominarmi per bene. Rimasi su solo con il culetto che oramai era sfondato da quel cazzone che continuava a sbattermi forte.
- “Porca, ti sfondo”
- “Si, non fermarti” mugolavo oramai completamente abbandonata al piacere di quell’uomo
Mi prese per i capelli e mi tirò su la testa mentre continuava a sbattermi dentro con forza la sua verga vogliosa ansimando e godendo come un porco. Chissà da quanto non scopava.
- “Dai puttana godi, vieniii” mi diceva lui
- “No scopami ancora, aspetta..” lo fermai, mi sfilai il suo cazzo dal culo e andai a prendere la sedia della scrivania e la posizionai davanti alla serranda, mi misi sopra a pecora poggiando le mie mani sullo schienale.
- “Voglio che mi scopi davanti a tuo figlio” dissi pronta a riceverlo ancora tutto
- “Sei proprio una puttana!” disse lui venendomi incontro e notando che dalla fessura si vedeva la sua bancarella e il figlio che iniziava a ritirare la merce. Appena si avvicinò mi lanciò una sculacciata fortissima alle chiappe, poi ancora un’altra e un’altra ancora. Erano fortissime, sentii dolore ma anche piacere nel sentirmi il suo oggetto. Si posizionò dietro di me e mi infilò di botto il suo cazzo dentro. Ebbi un male pazzesco, ma meritavo quella punizione. Scopava forte come un toro senza fermarsi, mi sbatteva talmente tanto che per un secondo pensai che la sedia crollasse sotto di noi. Continuava senza fermarsi, un cavallo impazzito che trapanava e sculacciava il mio culo.
- “Sei proprio una troia birichina tu!”
- “Si, sono la tua troia, scopami dai”
Continuava a sbattermi con una forza e una velocità mai sentita prima. A ogni colpo gridavo di piacere, senza aver tempo di respirare tra uno e l’altro. Ero martoriata di minchia. Sentii la sua mano che mi arrivò sul viso e mi tappo la bocca mentre continuava a sbattermi forte. Ero sfinita, ma ne volevo ancora. Lui non si fermava più, sino a che si fermò di punto in bianco:
- “Sborro cazzo!”
- “No aspetta! “ Dissi girandomi verso di lui, inginocchiandomi di tutta fretta e levando il preservativo dal nerchione
- “Riempimi di sborra calda” Gli dissi segando il suo cazzo
Dopo qualche secondo scoppiò, quattro schizzi di sborra bianca, calda e densa mi invasero il viso, il collo e il petto. Lui emise un gemito di piacere non indifferente e soddisfatto. Gli ripulii il cazzo con la bocca e subito si rialzò il pantalone, si chiuse la zip e fuggì via senza dire una parola. Io rimasi inginocchio in camera a segarmi finché anch’io sborrai. Mi ripulii e indossai qualcosa addosso perché non potevo non salutarlo con un ultimo sguardo. Mi affacciai e lo vidi finire di caricare gli scatoloni con suo figlio, ignaro della perversione del padre, e salire a bordo, mi guardò con faccia seria e soddisfatta e partì.
Andai in bagno per sciacquarmi il viso fischiettando e poi in cucina per prendere dell’acqua, ma li ebbi un attimo di gelo. Notai qualcosa che quella mattina non avevo ancora visto, sul tavolo della cucina ci stava la valigetta di lavoro di Marco e le chiavi della sua macchina.
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